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L'eredità (parte 2/2)
Nell'istante in cui i passi cessarono la porta da cui era uscita Silvia poco prima si aprì; Valentina e suo fratello si concentrarono su ciò che sarebbe apparso dietro di essa, ma inaspettatamente videro solo il corridoio deserto.
"Chi è la?" domandò la ragazza trovando persino il coraggio di alzarsi dalla poltroncina. Era terrorizzata e sentiva il cuore stretto in una morsa glaciale, ma una piccola parte di lei l'aveva convinta a muoversi. Max invece sembrava una statua e avrebbe dato qualsiasi cosa per poter scomparire e ritrovarsi nuovamente a casa sua.
Valentina lo ignorò e con lentezza esasperante raggiunse la porta, fermandosi e cercando di captare qualsiasi rumore proveniente dal corridoio, anche il più insignificante.
Un lamento soffocato ma continuo giunse alle sue orecchie e le fece perdere ogni tipo di inibizione. Senza pensarci troppo abbandonò la stanza svoltando a destra lungo il corridoio.
Il corpo di Silvia era disteso a terra a pancia in giù, giusto poco più in là dell'ultimo gradino delle scale e i lamenti provenivano proprio dalla sua bocca.
"Presto Max, vieni ad aiutarmi," esclamò Valentina risvegliandolo dal torpore. "La Giansanti sta male."
"Ma se c'è qualcuno..."
"E saresti tu l'uomo?" lo schernì lei con l'intenzione di colpirlo nell'orgoglio. "Muovi il culo e vieni qui, non c'è nessuno a parte il notaio."
Il tentativo andò a buon fine, Max finalmente la raggiunse e insieme si inginocchiarono accanto alla donna. A prima vista non sembrava aver riportato ferite di alcun tipo e Valentina decise di girarla a pancia in su.
"Ma che cazzo..." esclamò allontanandosi di colpo in preda al disgusto. Il viso che stava osservando non era più quello della Giansanti, non poteva esserlo. La pelle liscia, i lineamenti morbidi e quegli occhi assolutamente stupefacenti non c'erano più, così come il fascino che riuscivano a trasmettere; al loro posto soltanto un volto scheletrico infestato dalle rughe e due occhi grigi, infossati e spenti.
"È un dannato scherzo vero? Questa non è la Giansanti, non può esserlo maledizione!"
"Ma i vestiti sono i suoi Max!" Valentina avrebbe volentieri accettato l'ipotesi dello scherzo, ma in cuor suo sapeva che non era così; l'urlo sentito poco prima era stato troppo disumano per poter pensare ad un trucco.
Dalla bocca raggrinzita di Silvia giunse un altro lungo, interminabile lamento, poi il suo respiro si spezzò. Ansimò una volta, due, tre fino a che non fu più in grado di inspirare aria.
"Oddio, sta morendo!" Valentina non fece in tempo a fare nulla che la mano del notaio scattò, bloccandole la caviglia in una morsa d'acciaio. Fece per divincolarsi ma quest'ultima disse due parole che entrambi i fratelli poterono udire molto chiaramente.
"Il v... v... vento!"
"Lasciami andare!" urlò Valentina ritraendo bruscamente la caviglia. Non si era neanche accorta che oramai la mano di Silvia era priva di vita, così come il resto del suo corpo.
"È morta!" annunciò Max arretrando sempre di più. "Oh mio Dio è morta! E ora cosa facciamo."
Valentina, già scioccata per le condizioni del viso della Giansanti, ripensò a quelle due semplici parole pronunciate in punto di morte.
"Mi vengono i brividi," sussurrò incrociandosi le braccia attorno al petto in un gesto di protezione. "Cosa voleva dire con la storia del vento?"
"Rischiamo di morire e tu pensi a questa assurdità?" l'attaccò Max con i nervi a fior di pelle.
"Certo che ci penso! Nessuno fa un simile sforzo se le parole da dire non sono importanti."
"Al diavolo tutto! Che i soldi e i quadri rimangano dove sono, io ne ho abbastanza di questo scherzo."
"Non è uno scherzo Max, credimi!" L'uomo si diresse verso le scale e iniziò a scendere.
"Ma certo che lo è, altrimenti nessuno verrebbe ridotto in quel modo in meno di dieci minuti. Sei tu la sciocca Vale, non io."
Una ventata di aria gelida investì la ragazza accarezzandole la schiena e facendole morire le parole in gola.
Non può esserci aria in un corridoio senza finestre! Com'è possibile?
La sentì ancora, questa volta però più insistente, come se volesse intrufolarsi sotto i suoi vestiti. Le parole della Giansanti tornarono a farsi sentire nella sua testa con prepotenza.
Non restare ferma sciocca, raggiungi tuo fratello e andatevene!
Le gambe non rispondevano ai suoi comandi, il gelo si era impadronito di loro paralizzando ogni singolo muscolo. E improvvisamente lo sentì cominciare a salire verso l'alto, inondandole dapprima le ginocchia e poi le cosce. Ma non era più del semplice vento, ora se lo sentiva addosso, ne percepiva la sua presenza quasi fosse stata una persona. E cosa ben peggiore, sembrava che qualcuno la stesse toccando, riuscendo chissà come a superare il leggero tessuto dei suoi vestiti per giungere direttamente sulla sua epidermide. Era tutto così raccapricciante.
"Max!" riuscì a dire con un filo di voce. "Aiutami ti supplico, non riesco a muovermi. Qualcosa mi blocca."
Il fratello la osservò un attimo stranito.
"Vieni qui e smettila di scherzare!" Nell'ascoltare quella risposta si sentì letteralmente morire; la cosa che la bloccava intanto aveva raggiunto la zona inguinale e qui si fermò di colpo.
Valentina non voleva credere all'ipotesi che stava formulando la sua mente, non la voleva nemmeno concepire e tentò in tutti i modi di scacciarla. Tentativo inutile.
Di qualunque cosa si tratti sembra proprio voglia entrare dentro di te!
"Ti scongiuro Max, aiutami!" Una lacrima solitaria uscì dall'occhio sinistro della ragazza colandole lungo la guancia e cadendo a terra sul pavimento. Max la seguì con lo sguardo e comprese che la sorella non stava scherzando quando la piccola lacrima si fermò a circa un metro da terra, rimanendo apparentemente sospesa nell'aria.
"Oh Dio!" esclamò precipitandosi subito in suo aiuto.
"Sbrigati," lo incitò lei rianimata da un piccolo spiraglio di luce. "Non riesco a sopportarlo!"
Le braccia del fratello le cinsero con decisione la vita e la strapparono da quel gelo.
"Andiamocene da qui!"
Senza perdere un secondo corsero verso le scale evitando di voltarsi. Le scesero così velocemente che Max ad un tratto rischiò persino di lasciarci l'osso del collo, ma fortunatamente giunsero nel salone ancora interi.
Il portone era a venti metri da loro, ultimo baluardo che li separava dal mondo esterno e dalla salvezza. Un miraggio verso il quale i due fratelli iniziarono a correre.
La fila di quadri disposti lungo la parete destra del salone fu scossa da una folata di vento e almeno un paio si staccarono dal loro sostegno cadendo a terra.
"Ci sta inseguendo dannazione!" sbraitò Max con il fiato corto. Fu superato da sua sorella, la quale non aveva la minima intenzione di distrarsi ad osservare i dipinti a terra.
"Non fermarti Max!"
Raggiunse per prima il portone e spinse una delle due ante pregando con tutta se stessa che non fosse chiusa.
Non ci fu nessuna resistenza e i suoi occhi poterono così vedere lo spettacolo degli abeti contornati dal cielo azzurro. Spettacolo che però venne spazzato via all'istante dall'ennesimo, fortissimo soffio di vento. La investì in pieno alle spalle, facendola letteralmente volare fuori dal portone e atterrare un paio di metri più in la, a faccia in gìù nell'erba.
"Vale!" urlò Max che le era di poco dietro. Subito andò in suo soccorso e quando vide che stava bene il suo cuore ricominciò a battere con regolarità.
"Mamma che botta!" esclamò lei rimettendosi lentamente in piedi con il suo aiuto.
"Stai bene?" le chiese lui arrivando alla macchina e aprendole la portiera.
"Sì, stavolta è stato diverso. Non ho sentito nessun gelo, solo una piccola scossa poi più nulla."
"Meglio così!" Max inserì la chiave, accese il motore e senza quasi dargli il tempo di carburare innestò la prima partendo a razzo. "Mettiamo più chilometri possibili tra noi e quel fottuto castello."
Aveva ancora il respiro corto per la paura e la fatica della corsa ma il sentiero che stavano percorrendo iniziò ben presto a rilassarlo.
"È finita!" disse dopo quasi cinque minuti, abbandonando la testa contro il sedile e rallentando l'andatura. Vale dal canto suo si girò a guardarlo e sorrise, un sorriso tanto stupendo quanto sincero.
"Grazie" mormorò appoggiandogli una mano sul braccio. "Il corpo della Giansanti stava iniziando a consumarsi interiormente, avevo davvero bisogno di un cambio. E tua sorella è perfetta."
Max inchiodò bruscamente e nel voltarsi verso Valentina il cuore si fermò. Il sorriso della ragazza era veramente incantevole, ma non lo vide nemmeno. L'unica cosa che notò furono gli occhi.
Un paio di misteriosi ed inquietanti occhi gialli.
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