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L'ingombrante presenza
Ecco che si avvicina di nuovo. Questa volta per prendere una pratica.
Indugia nel fascicolo alla ricerca di qualcosa, sicuramente non sta cercando niente.
Finge di leggere, si concentra su qualcosa. Estrae un foglio e lo esamina attentamente, finalmente lo prende e rimette a posto il fascicolo... ma non va via. Resta lì a leggerlo, fintamente assorto, chiede se può prendere una matita per scrivere degli appunti su un post-it " fa pure" "grazie, te la rendo subito" ... che gentilezza stucchevole! Scrive le sue maledette note appoggiandosi sulla sua scrivania avvicinandosi a stretto contatto, poi le rende la matita, ringraziandola di nuovo e sorridendo guardandola negli occhi con complicità ... finalmente se ne va. Lei ricomincia a respirare, aveva trattenuto il fiato tutto il tempo, ora pian piano aspira un po' d'aria e contemporaneamente si avvicina alla finestra per spalancarla e rimettere in circolo dell'aria pulita. Respira a pieni polmoni e lascia la finestra aperta nonostante fuori il termometro segni cinque gradi.
Tutti i giorni la stessa storia! ...
Non riusciva più ad evitare la vicinanza di quell'uomo sgradevole e maleodorante. Continuamente le imponeva la sua presenza con un pretesto nuovo e se lei non era accorta a schivarlo trovava un argomento per cominciare una banale e interminabile discussione a cui lei rispondeva a monosillabi, per pura cortesia: non volendo e non potendo essere scortese.
Lavorava in quell'ufficio ormai da un anno. Segretaria d'azienda con mansioni di organizzazione eventi e tenuta contabilità. L'inizio era stato buono, colleghi simpatici e disponibili, bell'ufficio, strumentazione informatica nuova e perfettamente funzionante. Si reputava fortunata, il suo primo lavoro a tempo indeterminato. Aveva conosciuto il suo diretto superiore solo dopo una settimana e, senza tema di smentita, era stato l'incontro più sgradevole che ricordava da una vita a questa parte. Lui si era presentato con grande pompa e un lungo discorso programmatico che avrebbe scoraggiato anche il più stacanovista tra i lavoratori, lei però non si era persa d'animo, aveva bisogno di quel lavoro dopo due anni da disoccupata. Per fortuna aveva percepito un piccolo sussidio, ma non riusciva più a fronteggiare le spese e quel lavoro era arrivato provvidenziale.
In fin dei conti non avrebbe dovuto lavorare nella stessa stanza del suo superiore, i loro uffici erano distanti e posizionati su piani diversi ma, come presto avrebbe avuto modo di appurare, la sua presenza si sarebbe fatta sentire molto e in molti sensi.
Il superiore, o Direttore dell'Organizzazione era un uomo sulla cinquantina, calvo e sgraziato, non proprio grasso ma pesante ed ingombrante. I suoi modi erano affettati ma sgradevoli, duro con i sottomessi e ipocritamente adulante con i superiori. Lei era entrata nelle sue grazie, e per questo usufruiva di un trattamento di favore misto tra paternalismo e stucchevole simpatia. Ma la peculiarità che più la colpì di quell'uomo fu il tremendo odore che emanava e che aveva il potere di penetrare nelle cose, di saturare l'aria, di ristagnare nei luoghi anche molto tempo dopo l'uscita di scena del legittimo proprietario.
Ebbe modo di constatare, dopo qualche tempo, che il nauseabondo superiore non era solito cambiare frequentemente gli abiti indossati ma li riproponeva alla vista e all'olfatto degli sfortunati collaboratori per più di una settimana consecutiva.
Quel giorno però le cose sembravano andare peggio del solito, il superiore era tornato all'attacco e pareva non voler più schiodare dall'ufficio della povera segretaria. Aveva una tale voglia di chiacchierare che si mise addirittura a raccontare della sua famiglia, dei rapporti un po' difficili con la moglie (... e chi avrebbe potuto darle torto!), dei problemi di socializzazione del figlio (forse aveva ereditato qualcosa di scomodo dal padre?). L'infelice partecipava con sofferenza al discorso, dispensando massime scontate di saggezza che sembravano molto apprezzate dallo scomodo interlocutore e anzi gli fornivano nuova verve per continuare il suo racconto.
Dopo una mezz'ora di estenuante raccontare lei cominciava ormai ad avere gli occhi cerchiati per la mancanza di ossigeno, respirava con affanno facendo attenzione ad aspirare l'aria dalla parte opposta a quella occupata dal mefitico collega. Non ascoltava più quello che lui le diceva, limitandosi a rispondere con interminabili "infatti!" o " ma dai!" o al massimo con dei clamorosi "addirittura!". Sentiva che stava per sentirsi male, aveva un terribile cerchio alla testa e cominciava a sentire tutto ovattato. Lui continuava a parlare e si era familiarmente seduto su un bordo della scrivania a pochi centimetri della sventurata segretaria. La stanza ormai era completamente satura, sarebbe bastata una piccola scintilla per far saltare tutto in aria. Con un ultimo sprazzo di lucidità lei cercò di uscire dall'accerchiamento in cui era tenuta prigioniera, compressa com'era tra il muro e il nauseabondo superiore, ma lui accortosi che la stava perdendo le si accostò di più con fare ammiccante per confidarle un segreto riguardante la sua imminente promozione: visto che aveva grande stima di lei l'aveva proposta come sua segretaria personale, perciò sarebbe salita al piano superiore, nell'ufficio dirigenziale, per lavorare a stretto contatto con lui e poter sveltire l'organizzazione e il decorso delle pratiche.
Convito di aver fatto colpo con quella eccezionale rivelazione il direttore si sollazzava aspettando i ringraziamenti della povera sottomessa. Era talmente soddisfatto del servigio reso che quasi non si accorse che la povera vittima stava perdendo i sensi. Quando la guardo vide che respirava con affanno, ma invece di lasciarle prendere aria le si accostò del tutto e parlandole con il viso sul viso le chiedeva se c'era qualcosa che non andava. Lei svenne, fu chiamata l'ambulanza, non riuscirono a rianimarla fino a quando non la portarono fuori dal fetido ufficio. La condussero a casa in ambulanza e la lasciarono sotto il suo portone nella gelida ma limpida aria invernale della sera, ormai quasi del tutto ristabilita. L'indomani non si presentò al lavoro. Si recò di buon ora all'ufficio postale per spedire la sua lettera di licenziamento.
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0 recensioni:
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- Lo ammetto! Non sono una persona complicata, e questo probabilmente traspare dai miei scritti. ... però proverò a crescere... prima o poi dovrò cominciare le superiori! thanks my friends!
- bello... riesci ad essere molto chiara e scrivi con semplicità disarmante
- ... che sia una storia triste o comica, fatto stà che mi sono sbellicato forse è merito di uno scritto diretto ed efficace, che riesce a restare semplice senza scadere nel banale: il più importante requisito di chi, innanzitutto, quando scrive vuole farsi capire... e non darsi arie. A proposito di arie, avevo un professore alle superiori, un supplente di chimica, che più o meno somigliava al direttore di questa storia; solo che la peculiarità di questo era l'alito, più che altro... e il bello è che, come se non bastasse, ogni tanto si metteva pure a interrogare... Puoi immaginare senz'altro senza bisogno che te le descriva come si dovevano svolgere quelle interrogazioni vero?
- ... è vero! sempre di molestie si tratta, e inducono grande sofferenza . Grazie per il tuo bel commento! leggerò presto un tuo racconto. Ciao valeria
- Divertente.
All'inizio pensavo si trattasse di qualcosa di più serio, come per esempio molestie o mobbing. Poi ho intuito che sempre di molestie si trattava, ma di ordine olfattivo.
Brava.