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Domenica allo stadio
Domenica scorsa metto in pratica quello che mi frullava per la testa da una settimana: andare a Palermo a vedere la squadra di casa contro il "mio" Cagliari. Ci sono tutti i presupposti per fare bene: la squadra sta attraversando un buon periodo di forma, e nel Palermo mancano Miccoli, Liverani, Succi e Bresciano. Di contro nel Cagliari è assente il portiere della nazionale Marchetti.
È l'occasione buona per cancellare l'onta della sconfitta per 5 a 1 dello scorso campionato.
La giornata si presenta bene, meteorologicamente parlando, e le previsioni del tempo sono buone. Unico vero problema: non ho il biglietto. Penso che troverò i botteghini aperti, oppure qualche Lottomatica.
Bando ad ogni indugio, decido di partire. Dopo le immancabili raccomandazioni di mia moglie, che mi raccomanda di non esultare se il Cagliari dovesse segnare, pena il linciaggio da parte degli ultrà Palermitani, e soprattutto di non fare un'invasione di campo se l'arbitro dovesse dimostrarsi troppo "casalingo", saluto la famiglia e parto per il "fronte".
Viaggio tranquillo e rilassante con la mia carriola, arrivo a Palermo abbondantemente in anticipo rispetto all'ora di inizio della partita.
Benché sia domenica, c'è un notevole traffico, e non trovo uno straccio di posteggio vicino allo stadio. Dopo mezz'ora di tentativi andati a vuoto, mi allontano sempre più dallo stadio e trovo un posto a più di un chilometro di distanza (molto più di un chilometro).
Poco male, la giornata è bella e sono sempre in grosso anticipo, e poi io amo camminare.
Arrivato nei pressi dello stadio, la strada è transennata e presidiata da innumerevoli vigilanti: passa solo chi ha il biglietto. Alla mia domanda se i botteghini siano aperti, la risposta è negativa, ma vista la situazione l'avevo già immaginato. Mi consigliano di andare alla Lottomatica di Piazza Leoni, almeno un altro mezzo chilometro più avanti, facendo un largo giro, sempre a piedi. Mi incammino, arrivo in Piazza Leoni e la Lottomatica è chiusa. Chiedo ad un edicolante se nei paraggi ce ne sia qualche altra, e lui mi consiglia di andare ancora avanti. Seguo le sue indicazioni, e dopo circa trecento metri ne trovo un'altra, anche questa chiusa.
Le cose si stanno mettendo decisamente male, rischio di fare la figura del perfetto idiota, soprattutto con me stesso.
Torno mestamente verso la piazza antistante lo stadio, occupata da venditori di bandiere, sciarpe e magliette del Palermo, e da decine di paninari e panellari. Decido di mettere qualcosa sotto i denti: a Palermo è d'obbligo pane e panelle, almeno per me! Passo in rassegna alcuni panellari, tutti affollatissimi, finché mi imbatto in uno dove c'è meno gente in fila. Quando è il mio turno mi faccio preparare un panino con panelle e crocchette, e chiedo al panellaro dove potrei trovare un biglietto. Lui mi risponde che nella piazza c'è sicuramente qualcuno che ne vende.
Pago, ringrazio e addento il panino: fa schifo... troppo salato. A questo punto realizzo che non è giornata!
Mangiare pane e panelle del cavolo a Palermo è il massimo della sfiga, più che non trovare il biglietto per entrare allo stadio.
Divoro il panino, più per fame che per il piacere di assaporarlo, e passeggio tra la folla, aspettando che qualche bagarino mi proponga di acquistare un biglietto, cosa che accade sistematicamente poco dopo. Un tizio ha in mano un mazzo di biglietti, e mi offre un Curva Sud Superiore (quella contrapposta alla curva degli ultrà) a 20 euro (lui l'ha pagato 9 euro). Ci accordiamo per 15 euro, e mi faccio accompagnare da lui stesso al primo sbarramento, dove un suo "amico" è addetto al controllo dei biglietti e dei documenti. Riesco a passare, il più è fatto, ora bisogna oltrepassare il tornello. Faccio come mi ha consigliato il bagarino, e all'addetto al controllo faccio vedere la mia patente coprendo in parte il biglietto: passo senza problemi. Vado all'ingresso dello stadio specificato sul biglietto, salgo la scala di accesso e vado a sedermi al mio posto. Penso che ce l'ho fatta, e sono stato pure fortunato a trovare un posto tranquillo, proprio dietro la porta, un settore occupato da gente tranquilla e genitori con i figli. Manca poco all'inizio della partita, quando arriva un gruppo di giovanotti che "ispirano poca fiducia", per intendersi quei tipi che non vorrei mai come amici di mio figlio. La gente che è davanti a me si sposta, e mi ritrovo quel gruppo sotto il naso. Li scruto, e penso che c'è aria di canne.
Le squadre entrano sul terreno di gioco, accolte da ovazioni il Palermo, e da antisportivi fischi ed insulti il Cagliari. Durante la presentazione dei componenti delle due compagini, fatta dallo speaker dello stadio, i nomi dei palermitani sono seguiti da applausi e cori di esultanza, quelli dei cagliaritani non li sento nemmeno, poichè vengono coperti da migliaia di fischi.
Comincia l'incontro, e i giovanotti cominciano a fumare spinelli, uno dopo l'altro.
Cerco di concentrarmi sulla partita: il Palermo attacca, il Cagliari cerca di difendersi come può: si mette male!
Contropiede del Cagliari e gol di Matri. Istintivamente mi ritrovo in piedi, sto per esultare, ma riesco a controllarmi portando le mani ai capelli e tramutando l'urlo "goooollll" in "nooooooo". Nessuno dei tifosi palermitani che mi stanno vicino si accorge che sono un infiltrato, meno male.
I fumatori si incarogniscono, e si sfogano urlando in coro, tra una canna e l'altra, la frase "poliziotto pezzo di merda", chissà perché poi!
La cosa mi infastidisce più delle canne che passivamente sto fumando, considerato che non ho mai fumato e che mio padre era poliziotto!
Cerco di ignorarli, ma non è facile. Finisce il primo tempo ed il gruppo di "fumatori" se ne va. Si mette bene!
Comincia il secondo tempo, e loro ritornano: erano andati a rifornirsi di erba...
Il Cagliari non c'è più, o forse è il Palermo che è rientrato in campo molto più agguerrito, tant'è che prima pareggia e poi va in vantaggio, tra l'esultanza di tutto lo stadio. Si mette male!
Quando il Palermo segna camuffo la delusione applaudendo e gridando "evviva sta... beep" (gli uomini mi capiranno), tanto nessuno mi sente!
La partita finisce, ma per fortuna la cocente delusione è attenuata dalle canne che mi sono fumato (passivamente).
Esco dallo stadio tra la folla esultante, e lentamente vado a recuperare la mia carriola. È una bella serata, e nonostante sia dicembre la temperatura è abbastanza mite.
Mi metto alla guida del mio trabiccolo e, a causa della mia scarsa conoscenza delle strade di Palermo, mi immetto nel corso principale, che porta all'imbocco dell'autostrada, attraversando una rotatoria teatro di un ingorgo che non si riesce a districare, uno di quegli ingorghi che ti darebbe il tempo di fare amicizia con gli occupanti delle auto che ti ritrovi accanto, per intendersi!
Bloccato in quel caos infernale ho modo di riflettere sul perché io, siciliano di Caltanissetta, mai stato in Sardegna, con nessun parente sardo e senza nessun legame di qualsiasi tipo con quella regione, sia rimasto fino ad oggi, dopo più di quarant'anni, tifoso del Cagliari. Quarant'anni trascorsi senza che la squadra mi desse, dopo lo scudetto del '70, nessun'altra soddisfazione particolare, a parte qualche vittoria di prestigio contro squadre blasonate o qualche risalita in serie A seguita ad amarissime retrocessioni. Io, tifoso del Cagliari, sempre e comunque, anche negli anni nerissimi della serie C, a soffrire tutte le domeniche, a collezionare troppo spesso delusioni a catena, solitario, nella mia condizione di tifoso mai pentito, diverso da tutti sti Interisti, Milanisti o Junventini abituati a vincere, coerente con una scelta fatta a sette anni.
Sarò geneticamente fedele o fesso?
Mentre sto immerso in questi pensieri l'ingorgo finalmente si sblocca, e lentamente mi avvio, in un traffico infernale, verso l'uscita di Palermo, finché finalmente riesco ad imboccare l'autostrada per tornare a casa.
Durante il viaggio prendo una decisione drastica ed irrevocabile: mai più Palermo-Cagliari, ma so già che questa volta la mia coerenza andrà a farsi friggere!
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- Caro Peppino queste sono le uniche e genuine passioni, quelle che non cambi mai per tutta la vita, nemmeno sottoposto a infernali torture. Te lo dice un tifoso di quelli che hai citato, parlando di sfigati indovina chi?
Negli anni settanta mi sono ritrovato in uno stadio nella tua stessa situazione, circondato da tifosi siciliani che tifavano contro la mia squadra, abbiamo perso per 4-2 e ho fatto esattamente come te.
Ciao

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