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Squali
La musica è cessata e anche chi è in fondo riesce ora a vedere quello che sta succedendo lassù in consolle, dove il DJ sta abbracciando con forza Magda (nome fittizio per non insultare l'intelligenza di alcuni lettori), l'ospite speciale della serata. È chiaro che c'è qualcosa che non va. Hanno acceso le luci e quest'anomala illuminazione mostra l'ambiente che circonda la marea di vampiri che riempie la discoteca, le pareti consumate dagli anni di feste, la fanghiglia d'alcool e mozziconi - chi ha fumato? Tu? - che c'è per terra. E guarda quanto è brutta la tipa che ti stavi limonando!
C'è qualcosa che non va, aldilà degli occhi umidi che si stanno abituando alla luce, aldilà del vampiro che stava ballando con te. Lassù, quel DJ non sta abbracciando nessuno, Magda si agita ma non abbastanza da riuscire a scappare. Da cosa?
- Prova, prova. - dice il DJ (è lui?) al microfono, - Si sente? Okay: cosa ci fate qui?
La domanda rimbalza ovunque, di bocca in bocca, moltiplicandosi in ogni angolo della saletta, anche la coppietta che era nel privè immersa nel sesso è ora ferma, lei cavalcioni, e guarda là in fondo. Con questa luce lui nota delle strane macchie che permeano tutti i divanetti che hanno attorno. Compreso il loro. Entrambi capiscono che quegli aloni non sono così strani e si alzano e raggiungono i loro amici che sono da qualche parte.
- Ho chiesto: cosa ci fate qui? - ma nessuno risponde e lì nella marea rimbalzano di onda in onda battute veloce, sospirate, incuriosite, qualcuno scherza e ammicca all'amico. Un tipo al centro della folla, con una canotta bianca e jeans attillati si chiede ad alta voce: - Ma che domanda è? - e uno vicino, smette di sorseggiare un cuba libre pieno di ghiaccio e gli risponde, senza guardarlo: - Boh.
Il rumore aumenta, decine di voci che si mischiano e qualcuno delle prime file allunga il braccio verso la consolle e schiaccia il tasto REC del cellulare. Qualcosa succederà, meglio tenersi pronti.
Il DJ - il dubbio che non sia lui aumenta - chiude gli occhi e muove la testa, Magda è sempre stretta dal braccio intorno al collo e non riesce proprio a liberarsene.
- Va bene. Devo arrivare al dunque, - e con la mano libera fruga da qualche parte della giacca, - Non potete fare a meno dello spettacolo. - e ora sulla tempia della sfortunata star in rampa di lancia c'è il cannone di una pistola.
Sì.
Quella è proprio una pistola.
Il passaparola gira di bocca in bocca e un po' di gente che è all'esterno dal nucleo centrale di folla comincia a sparire, allontanarsi, al contrario degli altri che rimangono, forse per la paura, più probabilmente per beata incoscienza. La marea si agita, ma non abbastanza, non c'è confusione. Dietro ai banconi i barman sono a braccia conserte, qualcuno beve, un altro si accende una sigaretta: - Figurati se con questo casino vengono a prendere me perché fumo -, dice al collega che dopo l'iniziale timore, si convince e lo emula. Tutto è così strano, lassù c'è un tipo che punta una pistola contro una donna e fa la stessa domanda da almeno dieci minuti.
Qualcuno azzarda, un po' divertito e un po' furbo, l'ipotesi che sia tutta una messinscena della discoteca, l'ennesimo azzardo che scavalca l'ennesimo limite già scavalcato, un po' come quello spettacolo della compagnia russa che prende in ostaggio la platea facendole vivere, per finta, l'esperienza del sequestro collettivo, oppure invitare come grande ospite la tizia che ha confessato di essersi scopata mezzo governo, e tra poco dalla pistola uscirà vodka che solo i fortunati là davanti potranno bere e quel tipo rimetterà musica e avremo qualcosa da raccontare agli amici domani pomeriggio. Ma non c'è nessuna telecamera, obietta qualcun altro, meno divertito e più furbo e i barman, i camerieri, i guardarobieri, i buttafuori, i cuochi, quelli che puliscono (esiste un modo per definirli?) danno davvero l'impressione che non ci sia nulla di preparato e che non sappiano nemmeno loro cosa fare, se non aspettare la prossima mossa di questo sconosciuto.
La discoteca è ferma, silenziosa, un affollato museo delle cere. Ogni tanto si sente un colpo di tosse. Non si è visto nessun poliziotto e da fuori non si sente ancora nessuna sirena.
Intanto sono aumentate le braccia alzate le cui mani trattengono un cellulare fisso alla consolle, i più fortunati, stasera c'erano almeno tre compleanni e quattro feste di laurea, sono attrezzati di fotocamera e reflex. Dalla marea, di nascosto, parte qualche flash. Dalla marea si alzano sempre più spirali di fumo che puzzano di cenere. Non si respira bene, la sala è più piccola di quando c'era buio.
C'è una tipa seduta al bancone, minigonna nera e top rosso, curva su un block notes che scrive freneticamente, alzando ogni tanto la fronte verso il centro della serata (colore degli occhi impercettibile a causa dei capelli, castano scuro, che li coprono). Scrive tanto, tantissimo, e pur non standole vicino si sente la penna che scorre frenetica sulla carta, il suo fruscio.
- Ma che cazzo vuole questo? - è una piccola voce, nervosa, potrebbe averlo detto chiunque. E qualcuno va dal suo amico barman a farsi allungare il rhum.
- Siete qui per lei? - il DJ è ora rabbioso e il viso di Magda, accartocciato nella morsa del sequestratore, è sporco di trucco e lacrime, il quadro mal riuscito di un pittore ubriaco.
Nella marea quest'ultima domanda è una barchetta di carta che sprofonda e lascia pezzi ovunque, nuove domande e nuove domande. Siamo qui per lei? Tu? Che cosa vuol dire? Dove vuole arrivare? Ce ne andiamo? Stai registrando? Mi fai accendere?
Nessuno tace, tutti sono impegnati a farsi domande l'un l'altro e si dimenticano di rispondere al DJ, della sua pistola, che qualcuno nota senza corona rossa alla fine del cannone, scorrono ipotesi, c'è chi rinnova la tesi del reality fatto in casa, chi lo smentisce e spreme l'acume per venirne fuori, bisogna trovare una soluzione, la discoteca ci sta stringendo il collo. Tutti abbiamo un'arma puntata alla tempia. Fino a quando, un tizio con gli occhiali da sole (li ha addosso da quando è entrato) lancia la risposta, ha capito tutto e chi gli è vicino non può fare a meno di ascoltarlo: - È un tranello. È ovvio che voglia che qualcuno risponda "sì", è ciò che gli serve per combinare qualche casino. Ma proprio stasera, dico io? -.
Ora è chiaro. Ora quel qualcosa che non va può tornare al suo posto, possiamo sconfiggere il mostro. Piccoli "no" scivolano e si appiccicano sul pavimento e contagiano i presenti, che si convincono che questa semplice risposta rimetterà la serata sui binari giusti e la marea potrà tornare a muoversi liberamente. E poi, grazie ai flash, tutti vedono quanto sia anonimo quel tizio armato, vestito con una giacca nera delle bancarelle, un taglio di capelli orribile e quella barba incolta che non affascina. Non è un folle, è solo un povero diavolo, che cerca attenzione, il perbenista di turno che deve rompere le palle proprio il sabato sera. Aumentano i sorrisi, che cancellano la tensione accumulata, e i "no" sottovoce stanno per uniformarsi in unica onda.
Bang.
Dal soffitto, sostenuto da travi di legno che per miracolo sono ancora fisse, cadono stucco, calce e scintille sulle prime file. C'è la bassa marea, tutti sono per terra, sdraiati, nascosti nel vicino, protetti da braccia, gambe e giacche e le orecchie fischiano più di prima, alcune donne urlano, altre pure, dietro i banconi non c'è nessuno. Ha sparato. È un folle. Ha ucciso una donna senza motivo e ora chi gli vieta di svuotare il caricatore su di noi? Tu stai bene? Ma come fa a scrivere quella adesso? È sangue questo? Ma queste cose non succedevano solo in America? Ma dov'è la polizia? Tu, stai ancora riprendendo?
Ma non c'è stato nessun omicidio. Qualcuno se ne accorge. Il DJ ha il braccio verso l'alto e la pistola è il suo cellulare. Magda ha smesso di urlare e dimenarsi, è svenuta e come biasimarla? Dai banconi spuntano ciuffi e occhi e la marea riprende lentamente ad alzarsi, sui lati c'è gente che striscia verso improbabili vie di fuga e pazienza per i vestiti.
Il DJ lascia cadere la pistola e Magda. Si toglie il sudore con il braccio e si stropiccia gli occhi e si avvicina al microfono: - È solo colpa vostra. Non dovevate essere qui.
In tutto questo nessuno si è fatto una particolare domanda.
Il resto della storia è banale e per niente avvincente. Il giorno dopo nessuna notizia su telegiornali e radio, su internet i forum dedicati ai fatti di questa serata chiudono per scarso rating. Su Youtube nessun video alla voce "Folle terrorizza discoteca milanese" oppure "Paura ieri sera al Buco Rosso". Niente assolutamente nulla.
Eppure su Google la parola più ricercata del momento è "Magda". Eppure una settimana dopo al Buco Rosso c'è la coda chilometrica, macchine in tripla fila, l'ospite della serata è il sequestratore della settimana prima.
Quindi, non posso non fare questa domanda. Devo fartela: chi è Magda?
Rispondi. So che c'eri anche tu quella sera.
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