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Donna di nuvola remota

Donna di nuvola remota

Non poteva credere a se stesso... eppure l’aveva vista. Forse in un passato antico e memore di battaglie per la vita e la morte; o forse nei reconditi meandri della memoria involontaria della “Recherche”... eppure l’aveva vista. Come per incanto gli si dischiuse una epifania: era il viso che lo catturava transitando per le vie polverose nell’antica Roma; erano gli occhi che lo accendevano nei suoi anni giovani durante le battute di caccia in Mesopotamia, e che lo accompagnavano per difenderlo dalle fiere; erano le membra di lei ammantate di beltà che ornavano i suoi sonni agitati durante la guerra dei cento anni o dei mille; erano gli sguardi che si intrecciavano sorridendo lievemente prima di partire per le traversate dell’Atlantico. Lei era tutto questo e lui si sentiva il privilegiato custode di quella aria sottile che aleggiava ogni volta che i loro occhi si incontravano anche solo per dirsi un laconico “ciao”.

“Avrei voluto raccontarti mille storie di eroi... di eroi di ogni giorno impegnati a vivere per vivere e non morire... Avrei voluto scrivere pagine indelebili di storia per costruire il tempio dove gli eroi vivono e amano... e muoiono... per amore e per fede... Avrei dovuto chiedere alle mie mani, alla mia mente, al mio cuore un supplemento di lucidità per dire di te e di me... e di noi nell’ancestrale dimora che migliaia di anni non potrebbero intaccare perché troppo rispettosi delle parole sussurrate e non gridate... delle parole che cambiano le cose... delle parole che possono ferire ma a volte fanno amare... Avrei voluto tutto questo, ma il torpore delle convenzioni e di una civiltà rattoppata non apre certo la via al pensiero, unico e lucido interprete della vita... della morte... dell’amore”.

Quel dover dire le cose di sempre, le cose di ogni giorno... Dio che violenza per l’anima! Quel dover sorridere per circostanza e nel momento di pronunciare i suoni del pensiero e del cuore far stridere le corde vocali per riferire le ovvietà... Dio quanta violenza per l’anima!
Lui avrebbe voluto riandare al tempo degli Egizi, quando la vide per la prima volta e le parlò con occhi di cielo e parole di vento. Non aveva bisogno di mostrare muscoli o capelli o labbra o mani... no, non ne aveva affatto bisogno; lei era lì pronta ad accogliere la musica dei pensieri di lui tra le sue braccia per legarla in un dolce e caldo abbraccio che avrebbe superato gli scogli dei millenni... lì... al chiarore della luna vicino le acque del grande Nilo.
Lui avrebbe voluto riandare al tempo delle crociate quando le fiamme ardevano per la fede ma ancor di più per il rispetto degli altri... era lì che lei rischiò di perderlo perché egli rifiutava di uccidere il prossimo... e lo salvò dal rogo degli inquisitori grazie al candore delle sue parole... ah, le parole! Le parole di un amore dolcissimo e frastagliato che avrebbe oltre varcato i confini stessi dell’universo conosciuto.
E allora non rimaneva che tornare al futuro... migliaia di anni lontano da qui... tanto lontano che sembrava un passato... dove il solo pensarsi era bastante perché le labbra si unissero e le membra stringessero tra di loro il frutto di qualcosa che ora sarebbe stato proibito dai signori della civiltà contemporanea come attentato alla morale... Dio, ancora violenza... di nuovo violenza per l’anima!

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2 commenti:

  • alberto accorsi il 09/09/2006 14:55
    Buone idee e suggestive immagini sepolte in un mare di varie considerazioni di diverso valore.

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