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Indian Summer
Era l'ultimo giorno di lavoro per Piero.
Per quarant'anni era stato il postino del quartiere; dall'indomani, al mattino, avrebbe potuto dormire più a lungo - non di molto, non era mai stato un pigro - e, finalmente, organizzarsi per fare qualche bel viaggetto:se solo avesse vinto quel problemino..
Era stato un postino diligente e cordiale; sempre di buon umore, qualsiasi tempo l'Onnipotente mandasse in terra, assai ben visto dagli abitanti del quartiere, molti dei quali erano gli stessi di quando lui era stato assunto, poco più che ventenne.
Praticamente erano invecchiati insieme.
La zona, lavorativamente parlando, era piuttosto impegnativa, per via di tutti quei palazzi senza ascensore in cui recapitare ogni mese quasi trecento raccomandate. Ma lui non se ne era mai voluto andare, neppure quando si era verificata la possibilità di sceglierne una più comoda o quando, di recente, addirittura, avrebbe potuto andare a stare al calduccio in un ufficio.
Non era da lui.
Tutto quello che desiderava, lo aveva già: distribuiva la corrispondenza scambiando due parole con tutti e, alla fine del giro, si fermava per un bianco al bar della piazzetta da cui cominciava il suo giro e dove, ad anello, finiva.
Quella mattina però sarebbe stata davvero una mattinata speciale.
Piero stringeva con la mano sinistra una busta il cui destinatario era l'inquilino del quarto piano del civico 38, interno 11: l'unico con cui non era riuscito a stabilire quella relazione amichevole che caratterizzava i suoi rapporti con il resto del vicinato.
E questa cosa a Piero era sempre dispiaciuta.
Un "Buongiorno", accompagnato da un vago cenno del capo, erano quanto il Signor Tinelli gli concedeva.
Un tipo schivo l'inquilino dell'interno 11, anche gentile a detta dei vicini, probabilmente un professore o un marittimo in pensione, le scuole di pensiero al proposito erano due, trasferito lì da un'altra città di sicuro, scapolo o vedovo non era lecito sapere, di certo nessuno andava a trovarlo, ma una volta l'anno lui partiva, per una decina i giorni, tornando abbronzato da qualche località balneare della Riviera.
In generale era, comunque, uno che si faceva i fatti suoi.
Le buste, come quella che Piero stringeva in mano, il Tinelli le riceveva, un giorno sì e l'altro pure, solo in autunno ed erano tutte dello stesso tipo: quei plichi imbottiti, usati per non rovinare nel trasporto qualcosa a cui si tiene e che si vuole fare arrivare integro, leggere di peso e provenienti sempre dall'Est degli Stati Uniti, là dove c'è la Regione dei Grandi Laghi e dal Canada.
Questo Piero se lo ricordava bene perché quei francobolli colorati, raffiguranti spesso animali o star del cinema, gli sarebbe piaciuto averli per la sua raccolta filatelica, ma non si era mai presentata l'occasione per chiedere al legittimo proprietario se gli involucri li conservasse o li gettasse nel cestino della carta straccia.
In tanti anni Piero non aveva mai portato la busta al piano perché non era una raccomandata e stava comodamente in cassetta ma, soltanto, avvisava, come gli era stato richiesto, al citofono con un "Posta per lei, signore!"
Questa volta, decise che un saluto di commiato potesse essere una buona scusa per rompere quel ghiaccio che, in tanti anni, non si era mai sciolto.
Era un punto d'onore.
Pigiò una, due, tre volte il campanello e solo dopo l'ultima sentì un secco "Arrivo", seguito dal rumore di strascicare di pantofole. La porta si aprì e Piero si trovò davanti il suo Punto d'Onore, in giacca da camera a quadri e braghe del pigiama a righe, per giunta con l'aria di chi fosse stato disturbato sul più bello di un libro giallo, quando tutti i nodi vengono al pettine e già pregusti la gioia di verificare se i tuoi sospetti siano o meno fondati.
L'espressione del viso, non particolarmente ben disposta, mutò rapidamente alla vista della busta che Piero, impercettibilmente, ritrasse, prima di recitare tutto d'un fiato: "Da domani non sarò più in servizio. Andrò in pensione. Volevo avvisarla così che lei prenda accordi con chi mi sostituirà, per la sua corrispondenza."
Colto un po' di sorpresa da quello che era stato il periodo più lungo mai sentito proferire dal suo interlocutore, il Signor Tinelli sembrò vacillare un attimo sulla soglia, arretrando di un passo tanto che Piero pensò che stesse per chiudergli la porta in faccia, senza neanche ritirare la busta.
Invece quello si fece da parte e, con un gesto largo del braccio, lo invitò a entrare. Facendogli strada lo condusse al fondo di un corridoio: questo immetteva in una stanza, priva di mobilio, alla cui porta finestra era applicata una griglia, di pari dimensioni, di fili di ferro cui erano appese, una vicina all'altra fino a sovrapporsi, centinaia di foglie di colore giallo, ambra, rossastro che catturavano la luce dei raggi del sole retrostante, trasformando così la stanza in un bosco d'autunno.
Davanti alla finestra, era posizionato un cavalletto, di quelli da fotografo, per terra attrezzature fotografiche e, alle pareti, foto di foglie incorniciate: sotto ognuna l'indicazione: "Estate Indiana" e un anno.
"Con quello che lei mi ha portato oggi potrò finire la mia versione 2009 e, poi, immortalarla. Che ci vuole fare? Ognuno di noi ha un sogno nel cassetto e il mio è di andare a vedere dal vivo una Indian Summer ma, vede, c'è un piccolo problema: ho paura a prendere l'aereo.
Per esaudire il mio desiderio allora mi sono venuti incontro gli amici conosciuti in rete e ad uno se ne è aggiunto un altro e poi un altro ancora: sono andati in giro nei boschi, nei parchi delle loro città, hanno raccolto foglie per me e me le hanno inviate, per anni da anni ogni ottobre e novembre così che anche io possa vivermi qualche giorno di quella magia, per loro così a portata di mano."
Quella mattina Piero e il Signor Tinelli, ora semplicemente Giacomo, stettero a lungo a parlare scoprendo di avere passioni e paure in comune, chiacchierarono di arte e letteratura, di animali e di gastronomia così come di sogni e di realtà, di desideri e di sentimenti, di gioie e di dolori e si salutarono con il proposito di rivedersi, cosa che, puntualmente, fecero e continuano a fare.
Questo ottobre non sono state recapitate buste con foglie all'interno 11 del civico 38, ma una cartolina dal New England è arrivata al bar della piazzetta, con i saluti per tutti da Piero e Giacomo.
Che cosa può fare l'amicizia: farti volare!
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