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Nel nome del padre (Seconda parte)
Feci roteare il pomello del rubinetto della doccia e lo richiusi. Strizzai i capelli nel lavandino e li lasciai ricadere sulle spalle nude.
Afferrai l'asciugamano e mi ci avvolsi dentro. Chiusi gli occhi e trassi un sospiro.
Non ero agitata, ma l'idea di tornare in commissariato dopo essere stata sospesa e di rivedere certi volti, mi metteva addosso stranezza e allo stesso tempo mi rendeva più combattiva di quando ero andata via.
Il vetro della mensola vibrò, e spalancai gli occhi. Allungai un braccio e abbassai il volume della radio.
Erano le sei del mattino, e a quell'ora c'era solo una persona che avrebbe potuto chiamarmi. Recuperai il cellulare, e il display confermò la mia ipotesi. Risposi.
"Allora, come ti senti?", mi domandò il mio partner.
"Sto rientrando in servizio, Lentini. Non uscendo da una clinica riabilitativa."
"Mi mancavano le tue gentilezze."
Risi sottovoce benché lui non potesse vedermi.
"Spero che tu sia super carica", riprese.
"Due volte."
"Allora ti sarei grato se ne tenessi una scorta anche per me."
Aggrottai la fronte e attesi.
"Oggi ti reintegrano dopo due mesi di astinenza, e per regalo ci spediscono al Valentino."
"Scherzi?"
"Magari", fece una breve pausa. "Hanno trovato due cadaveri, e da come me li hanno descritti è meglio se rimandi la colazione."
Quando arrivai sul posto, l'intera area era stata invasa da giornali, TV, curiosi e delimitata dai nastri gialli.
Per telefono, Lentini mi aveva solo accennato riguardo due cadaveri: uno dei quali ritrovato presso il Po, dalla parte vicino al Parco del Valentino.
Parcheggiai e m'incamminai a piedi. Indossai gli occhiali da sole, anche se di sole non ce n'era. Quello era il modo che avevo per celare il dolore che mi si creava negli occhi ogni volta che m'imbattevo nel mio lavoro.
Mancavo dalla scena da due mesi: non erano poi tanti, ma tornare tra quella gente e quell'odore di morte, mi ricordava che non c'era modo di abituarsi a quello che facevo e vedevo.
Mi feci strada tra la folla e in lontananza scorsi Lentini e LoRusso.
Mentre camminavo, sulla destra notai i sommozzatori in azione.
Una volta raggiunti il mio partner e il vicequestore, quest'ultimo mi fissò compiaciuto. "So che ieri sera sei passata a riprendere le tue cose."
"Sì, lei non c'era più."
"Sono felice che tu sia tornata."
Io annuii e sorrisi appena.
"Lentini ti spiegherà, io devo tornare in centrale. Vi aspetto là", concluse.
Mi diede una pacca sulla spalla, si allontanò ed io lo seguii con lo sguardo.
Quando tornai a fissare il mio partner, notai che mi stava sorridendo.
Seria, gli chiesi: "Che c'è?"
"Non ti va di abbracciarmi?"
Attesi un istante. "No."
Lui annuì. "Ti voglio bene anch'io."
"Cos'è successo?", domandai.
Nello spiegare prese a gesticolare, e indicando ora il Po ora la grande quercia, disse:
"Sembrerebbe che il nostro assassino abbia escogitato un insolito meccanismo di morte."
"Di che tipo?"
Mi fece presente che il secondo dei due cadaveri, quello di una donna, era stato rinvenuto appeso ad un albero.
"Crediamo che chiunque sia stato, abbia legato entrambi i corpi ad un'unica corda e che poi gettando l'uomo nel fiume, la donna si sia elevata fin sopra l'albero", fece una pausa. "Il sollevamento le ha spezzato il collo."
Fissai poco più in là, e in terra notai due cerate gialle. M'incamminai e mi misi sulle ginocchia.
Sollevai il nylon di una, e un brivido mi percorse la schiena fino a ramificarsi sulle braccia, riportandomi in quello stato odioso dove mi trovavo a percepire il dolore che una persona poteva provare mentre soffriva.
Mi ritrovai così ad incrociare l'espressione terrorizzata di una donna: gli occhi spalancati, il viso pallido posizionato in maniera errata in confronto al resto del corpo, e attorno al collo, l'evidente segno violaceo della corda che le aveva tolto la vita.
Poi scostai l'altro telo.
Le acque fredde ne avevano limitato la decomposizione, ma i liquidi imbevuti durante la notte mostrarono il loro lavoro: l'uomo era piuttosto gonfio, e diverse parti del corpo erano posizionate in maniera anormale.
Senza toccare con mano, indicai le spalle, le ginocchia e i gomiti.
"Ha gli arti spezzati", osservai.
"È esatto", udii.
Mi voltai e vidi il collega della polizia scientifica venirci in contro.
Ricoprii i corpi e mi alzai.
"L'abbiamo recuperato da poco e dobbiamo eseguire gli esami autoptici per accertarcene", fece presente. "Ma a primo impatto i sommozzatori che l'hanno raccolto hanno riscontrato la frattura degli arti."
"Causati dalla caduta?"
"Non lo sappiamo ancora."
Annuii.
"Erano coniugi?", chiesi.
"Stanno ancora recuperando i documenti, ma entrambi hanno le fedi al dito", mi spiegò.
Distolsi lo sguardo e fissai oltre il suo viso.
Mentre pensai che l'assassino si aggirava indisturbato tra le strade di Torino, un tuono si ergeva in cielo: il temporale era in arrivo.
Tornammo in centrale per stilare rapporto e per cominciare a lavorare sul caso, ma prima di entrare mi fermai a fissare quella struttura.
"Sei agitata?"
Feci spallucce. "Neanche più di tanto."
Mi cinse le spalle. "Vedila così. Ora che sei tornata, potrai aiutarmi con Ilaria."
Lo fissai. "Chi?"
"Ilaria. È una recluta arrivata da poche settimane."
"Tu non stavi con Marina?", gli chiesi liberandomi della presa.
Lentini si sfregò il capo. "Non te l'ho detto?"
"Non lo voglio sapere."
"Comunque dovresti vederla. Giovane e bella, sembra tanto indifesa. Sperduta in mezzo a un sacco di agenti più grandi di lei."
Assumendo un'aria da presa per il culo, dissi: "Come non ci ho pensato. E tu vuoi solo aiutarla ad ambientarsi, no?"
"Esatto!", esclamò con un sorriso a trentadue denti.
"Scordati il mio aiuto."
"Il primo approccio è importante", disse con ovvietà.
Risi ironica. "E vuoi che ce l'abbia con me?"
"Sei una donna, no?"
Annuii. "Sei un tipo sveglio."
Lentini fece una smorfia. "Di te si fiderà. Le parli un po', la fai sentire a proprio agio e poi me la presenti. Io non so quali siano i vostri discorsi."
"I nostri discorsi?", sottolineai. "Eh già. Perché sforzarsi di parlare con una donna, quando a te interessa solo quella cosa là?"
"Ti prego, la predica no."
"Quando capirai che le donne non sono degli oggetti, allora la predica no."
"Suppongo che non mi aiuterai."
"Supposizione esatta."
"Prova a capirmi. Io ho delle esigenze diverse dalle tue: sono un uomo."
Lo fissai stupita. "Credo di essermi persa qualcosa, allora."
Lentini scosse il capo, sconsolato, e lasciò perdere il discorso.
Feci per muovermi verso il commissariato quando una sensazione mi costrinse a voltarmi e ad osservarmi intorno.
"C'è qualcosa che non va?", mi chiese.
Fissai il posto ancora per qualche secondo.
"Ho avuto come l'impressione che qualcuno ci stesse spiando", risposi tornando a guardare dinnanzi a me.
"Paranoia da rientro", suggerì Lentini.
"Non perdi mai occasione per stare zitto", gli risposi riprendendo a camminare.
Poco più in là, nascosto tra i pochi edifici adiacenti, un uomo impegnato a sfregarsi ossessivamente le mani l'una contro l'altra, vestito con un lungo cappotto scuro e sformato, li osservava.
"La lussuria è un peccato, ispettore Lentini", si disse. "E il peccatore va punito."
Infine prese a fischiettare un inquietante motivetto e si allontanò scomparendo nella nebbia.
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l'autore Roberta P. ha riportato queste note sull'opera
Questo racconto è una "Round robin story", ovvero un racconto a staffetta. Perchè possiate capire la mia seconda parte, dovrete leggere la prima pubblicata da Vincenzo Mottola. Buona lettura!
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0 recensioni:
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- Ahahahah!
Ciao, Michele!
Dunque... ti spiego: come ho scritto nella nota qua sopra riportata, questo è un racconto a staffetta. Lo sto scrivendo in collaborazione con un amico del sito, Vincenzo Mottola.
Quindi per capire meglio questa parte, dovrai andare a leggere la prima scritta da lui e pubblicata sul suo profilo.
In questo caso funziona così: a lui la prima parte, a me la seconda, a lui la terza, a me la quarta, a lui la quinta e a me la sesta ed ultima.
Tutti gli interessati dovranno fare un po' di saltelli da un profilo all'altro, dunque. Però se la storia interessa, ne vale la pena!
Grazie mille di seguire i miei racconti con attenzione ed interesse: lusingata! 
ps: comunque, anche volendo pubblicarli un giorno dopo l'altro, non sarebbe fattibile: si richiede la pubblicazione un dato giorno e, volendo essere ottimisti, si resta in attesa per i tre successivi. 
- Cara Roberta ti confido che seguo questi tuoi racconti con molta attenzione e interesse però devo farti una piccola critica, non so se li scrivi al momento e poi li pubblichi o se li hai scritti a suo tempo perchè in questo secondo caso faresti meglio a pubblicarli un giorno dopo l'altro. Il perchè? facilmente si perde il filo, soprattutto per chi, come me, cerca di leggere tutto o quasi quel che viene pubblicato.
Per il resto in questo racconto sei in ottima forma, sarà stato il riposo o il bagno tonificante non so, ma è così.
Ciao
- @ Ste:
ehiii, grazie infinite!!! 
Sì, confermo: la mia idea è quella di far viaggiare il racconto in quella direzione.
Come scritto nel commento sotto, volevo che Fermi e Lentini fossero coinvolti in prima linea affinchè la storia risultasse maggiormente avvincente!
Come te, anche io non vedo l'ora di leggere la terza parte!
Auahahahah!!! Sì, ho fatto sterminato un po' troppa gente ultimamente! 
Ma no, dai: Torino, pecche a parte, è meravigliosa! 
- @ Mottola:
eh sì, ora non si torna più indietro ( e dicendolo mi torna in mente: "Dobbiamo tornare indietro!"... Lostalgia vattene via.
)
A parte questo sono davvero molto contenta che tu abbia apprezzato.
Sì, è vero: entrare in una storia già iniziata non è facile, ma devo dire che a mano a mano che leggevo la tua prima parte, il seguito mi è venuto spontaneo!
Ovviamente anche nel mio caso, e come hai fatto notare pure tu, questa seconda parte è solo una presentazione: tutto deve ancora venire!
Comunque dopo aver terminato di leggere la tua parte, ho pensato a come poter coinvolgere direttamente Fermi e Lentini.
Poi mi sono ricordata che l'ispettore in questione è sempre alla ricerca di una ragazza, e che quindi il tuo killer avrebbe potuto prenderlo di mira.
Vai, ora tocca nuovamente a te. Non vedo l'ora di scoprire cosa gli riservi (non me lo trattare troppo male, però. Ahah!) 
A prestissimo!
- ... e grande Robi, sapevo avresti dato questa piega al racconto!!! Inutile dire che è una piega molto gradita

Sì, la persona che ti può confermare la difficoltà di entrare in una storia non tua è qui presente... e per l'appunto te lo conferma. Sei stata davvero molto brava, hai spostato l'attenzione sulla nostra detective facendo capire che il seguito probabilmente si snoderà su due binari paralleli: assassino e polizia. E quelle righe finali sono il tocco in più, quello che riporta alla prima parte di Mottola.
Si nota il cambiamento di penna, ma ho l'impressione che verrà fuori un ottimo lavoro.
Ora tocca a te Vincenzo... e stavolta non ho idea di cosa scriverai quindi, la mia curiosità aumenta ancora di più.
Ps. dovrò ricordarmi di non andare ad abitare a Torino
Caspita, dagli ultimi racconti letti sembrerebbe possedere lo stesso tasso di criminalità di Los Angeles o New York 

- ... e il peccato ha sempre una conseguenza...
Ecco che torna la nostra dura detective e subito è alle prese con un pazzoide creativo, si direbbe che Torino sia diventata la nuova New York!! 
Brava, davvero, entrare in una storia già iniziata non è semplice, e qualcuno qui potrà confermarlo, perciò sei stata bravissima a trattare un omicidio che avevi vissuto nella prima parte come se così non fosse, trattandolo come un fatto ancora marginale, come fai all'inizio degli altri tuoi racconti, prima che le cose si schiariscano.
Bene, direi che ora non si torna più indietro, abbiamo dato un colpetto alla ruota e la storia si è messa a girare, bisogna assecondarla!!
A presto per il seguito!! 

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