C'era una volta un pianeta grande come una piccola luna, perduto nelle profondità dello spazio, chiamato Herses.
Su questo pianetino vivevano dei buffi esserini simili a gnomi chiamati Herserill, una razza di folletti piccoli come dita di una mano che abitavano in villaggi sparsi per tutto il loro mondo ma disuniti e spesso in ostilità reciproca, alcuni di loro avevano anche poteri magici. Per loro i grossi funghi erano grandi alberi che formavano sterminate foreste, rigagnoli d'acqua, pozzanghere più o meno grandi e laghi erano fiumi, laghi e mari che abbellivano il loro pianeta. Ma numerosi insetti che per l'uomo sarebbero solo dei parassiti, lucertole, grossi rospi, topi e i temutissimi gatti erano per loro predatori terribili che sparsi per tutto il pianeta contribuivano a isolare le loro comunità.
Questi buffi folletti malgrado avessero tradizioni, usi e leggi diverse avevano tutti una credenza in comune: ritenevano che un giorno una divinità sarebbe scesa dal cielo e li avrebbe istruiti con la sua conoscenza e guidati verso un'era di pace e unione.
Un herserill di nome Abian viveva in un villaggio chiamato zizoro, malgrado fosse perfettamente integrato nella sua comunità e avesse un lavoro (era in fatti il fabbro del villaggio) si sentiva diverso dagli altri e predestinato a qualcosa di grande, era uso osservare le stelle del suo mondo da una piccola collinetta e riflettere sul suo passato e il suo futuro. Abian era molto cordiale con tutti, era un sostegno per i genitori, una guida insostituibile per i figli, e sempre disponibile con i conoscenti, ma dentro di se aveva la sensazione che qualcosa di importante dovesse accadergli. Una sera successe qualcosa che terrorizzò il villaggio di zizoro e molti altri villaggi: una luce apparve nel cielo e cominciò ad avvicinarsi sempre più finchè non divenne splendente come il sole ed enorme. Molti piccoli folletti si misero ad urlare, si fecero addosso, si buttarono per terra o svennero credendo che fosse arrivata la fine del loro piccolo mondo. Ma l'oggetto luminoso invece che schiantarsi e provocare una rovinosa esplosione, man mano che scendeva rallentò la velocità, finchè non atterrò dolcemente nei pressi di un grande mare chiamato zelsan e allora smise di brillare.
Abian che aveva visto tutto dall'alto della collinetta dove soleva andare ad osservare il cielo, dopo essere rimasto tramortito dal terrore si riebbe e spinto da irrefrenabile curiosità si incamminò verso il luogo dove l'oggetto era atterrato, giunse nei pressi del mare zelsan sul far dell'alba e vide qualcosa di assolutamente incredibile: una specie di gigantesca nave argentata più grande di otto villaggi messi insieme giaceva sulle sponde del mare. Abian fece per avvicinarsi, ma si ritirò immediatamente perchè nella nave si aprì una enorme porta e ne venne fuori un essere gigantesco vestito di una specie di tuta nera e un grande casco.
Abian lo osservò con terrore e vide che il gigante si tolse il casco, rivelando un bel volto umano, con folti ma non lunghi capelli neri, occhi grigi, un candido ciuffo sulla fronte e uno strano pizzo di barba bianca sul mento. Il gigante si guardò intorno con aria triste e smarrita, come se non sapesse dov'era finito.