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Cuore testardo
Estate, per alcuni vuol dire farsi il bagno al mare, abbronzarsi, le vacanze, per altri è semplicemente non morire di freddo in strada o in una stazione della metropolitana.
Per Carlo significava, andare in vacanza dai suoi parenti in Calabria, aveva sedici anni, camminava per il paese con il cugino Bruno, quando un colpo di clacson li fece sussultare, " 'Acci tua..!!" esclamò immediatamente Carlo girandosi, la macchina gli si era fermata a pochi centimetri, il guidatore sembrò scusarsi, ma parlava una lingua che era un misto tra il tedesco ed il dialetto calabrese, "lo vojo vedè in faccia sto matto..." dicendo così, si abbassò verso il finestrino infilando tutta la testa dentro la vettura, ci vide quattro persone, una coppia di mezza età, una bambina, e una ragazza che avrà avuto la sua età.
Decise che era meglio lasciar perdere pensò tra sé "stavolta te perdono..." Il signore stava ancora parlando, ma Carlo voltò le spalle e se ne andò verso la piazza del paese.
Il giorno dopo Carlo si trovava in spiaggia, sdraiato al sole con il fedele cugino al fianco, guardavano le ragazze passare, ed a ognuna davano un voto con delle palette che si erano costruiti da soli, ad un certo punto passò davanti a loro il "culo del secolo" come lo definì subito Carlo che convinto alzò subito la paletta con il numero nove, " se la tua faccia è bella come il tuo sedere ti do 10..." la ragazza si voltò lentamente verso i due, ma lo fece in un modo estremamente sensuale e naturale, Carlo scattò in piedi, la ragazza lo guardava incuriosita, "piacere Carlo..." disse tendendole la mano, ma la ragazza continuava a guardarlo senza parlare, preoccupato pensò " non che è sorda?" ed emulando la Jane di Tarzan, toccandosi il petto ripeté "io Carlo, tu capire me..?" e si sentì un poco idiota, " je suis Rosanna.. et je suis francaise" . Bruno guardò il cugino perplesso, "A Bru' è na francesina.. Mò ce penso io il francese lo studiato a scola...", Carlo sapeva benissimo di non sapere più di cinque o sei parole in francese, ma quella ragazza era davvero molto carina per non provare almeno a strappargli un appuntamento.
Proprio mentre Carlo tentava di ricordare almeno una frase di senso compiuto in francese, Rosanna venne richiamata dal padre, Carlo si voltò verso quella voce e vide proprio il signore della macchina... "azzo, allora lei è quella che stava dietro, meglio annà via..."salutò frettolosamente Rosanna e andò via, lasciando il cugino sempre più perplesso. Gli era accaduto qualcosa di bizzarro
mentre osservava Rosanna sentì come una voce nella testa, che gli ripeteva frasi incomprensibili, e più che per la "paura" del padre di lei era andato via per quella strana sensazione che aveva provato.
Non diede molto peso alla cosa, "distratto" dalla visione di alcune ragazze in bikini, e decise di rintanarsi nella sua "residenza" estiva: lo stabilimento L'oasi.
La pallina del flipper sembrava impazzita, Uncino stava per mettere il record, anche perché non permetteva a nessun altro di giocare, bastavano altri cento punti, la pallina stava per posarsi sulla sua stecca sinistra, quando calò il buio davanti agli occhi di Carlo, " ma che cavolo di scherzo.." non finì la frase perché, afferrando le dita che gli si erano posate sugli occhi, sentì delle mani morbidissime, erano di Rosanna che si lasciò sfuggire una risata, Carlo le prese nelle sue e guardandola disse " addio record... " lei naturalmente sorrise, non che avesse capito, ma la faccia inebetita di Carlo sembrava parlare una lingua universale, la fissò, i capelli lunghi di Rosanna erano raccolti in una treccia, un fiocco color pesca la teneva ordinata, il costume due pezzi, anch'esso color pesca metteva in mostra un fisico da adolescente, ma già formato la cosa che più travolgeva i pensieri di Carlo era lo sguardo di Rosanna, uno sguardo triste, e anche se il suo viso si illuminava in un sorriso, i suoi occhi rimanevano tristi.
In un italiano stentatissimo Rosanna disse a Carlo che il padre voleva parlargli, "e mò che vole questo da me...?" con questa domanda in testa, si avvicinava lentamente verso il tavolino dove erano seduti i genitori, e la sorellina di Rosanna, il padre si mostrò subito una persona molto cordiale, offrì a Carlo da bere, il quale, vista l'arsura di quel giorno, fu lieto di accettare, con l'aiuto della madre e di Rosanna riuscirono a spiegare che volevano che la figlia apprendesse meglio la lingua italiana, e a avevano pensato che frequentando i ragazzi che si riunivano in spiaggia la cosa sarebbe stata molto più facile, naturalmente avevano chiesto al proprietario dello stabilimento chi fosse tra quei ragazzi, il più responsabile, e la risposta era stata semplice... Carlo.
"Grande Michelino, la prossima volta gli mando un'altra vagonata di turisti..." questo fu il primo pensiero di Carlo, Michelino era il proprietario dello stabilimento, un signore molto anziano, che però aveva la vitalità di un ragazzo, e si portava benissimo i suoi settanta anni, l'amicizia con Carlo era nata alcune estati prima, in un'afosa sera di Agosto, Carlo aveva voglia di un gelato, ma purtroppo aveva speso gli ultimi soldi della giornata al flipper, allora andò da Michelino e gli fece una proposta, "senta se io le faccio venire un po' di gente a prendere il gelato, lei me ne offre uno?" Michelino non rispose, ma dopo un niente, uscì dal bancone del bar con un cono gigante, "prendi figliolo e buona salute.." pronunciò queste parole in un calabrese molto stretto, Carlo rimase sorpreso da quel gesto, prese il gelato e fece una promessa a quel vecchietto, "preparate, tra un po' te porto tutto il paese a prenne il gelato..." si mise a correre, e si fermò proprio davanti un lussuosissimo albergo del centro di Tropea, li non fece altro che iniziare a mangiare il suo gelato, giunse poco dopo un pullman carico di turisti, e mentre scendevano osservavano Carlo che sembrava essere in estasi, "mmhh sto gelato è favoloso..." alcune signore gli domandarono, cos' avesse quel gelato di così speciale, lui rispose " signò che je devo dì è quarcosa de favoloso..."
" a Morè ma che sei romano?" " che nun se sente signo!!" "anvedi' pure noi semo de Roma!!! oh! Se sto pischello dice che è bono annamo tutti a sta gelateria...".
Michelino dovette faticare molto quella sera, e per poco non si sentì male, quando vide affluire quella fiumara di turisti guidati da uncino nel suo stabilimento, da quel giorno ogni volta che vedeva Carlo gli offriva un super cono, che in cambio lo aiutava nei piccoli lavoretti di manutenzione, poi la sera si sedevano entrambi davanti al mare, e complice la crema di limoncello, Michelino raccontava la sua vita, fatta di avventure alcune volte esilaranti, altre addirittura epiche, storie di amori impossibili, di scene romantiche, di paesaggi romanzeschi, in cui lui alla fine era sempre l'eroe, e poco importava se nella stessa "avventura" Michelino cambiava più volte il nome della sua eroina, a Carlo piaceva stare ad ascoltare, e molte volte dopo qualche lavoretto particolarmente faticoso, Michelino faceva trovare a Carlo oltre che il solito gelato, anche qualche banconota da diecimila lire.
Accettò di prendersi "cura" di Rosanna per la durata della vacanza, come poteva non farlo, e diede appuntamento alla ragazza per la sera, naturalmente sarebbe andato lui a prenderla a casa.
Rosanna aspettava impaziente seduta sulle scale della sua villetta, Carlo era in ritardo di mezz'ora
Il tramonto rendeva il cielo rosa, il sole sembrava sparire dolcemente nel mare, poche nuvole macchiavano il cielo, l'odore del mare si confondeva con quello molto più acre del fuoco dei barbecue accesi, Mimmo il papà di Rosanna era impegnato nel cucinare la cena, in fatto di carne alla brace era un vero specialista, ogni tanto però distoglieva lo sguardo dal fuoco e osservava sua figlia, in pochi anni quel fiore era sbocciato, e da semplice bambina, si era trasformata in una ragazza, era giusto farla vivere, poi Carlo sembrava davvero un bravo ragazzo, ma soprattutto da buon padre aveva capito in un baleno che alla figlia quel ragazzo era piaciuto subito.
"Ma porca troia!!!, proprio mò te dovevi bucà te..." Carlo guardava sconsolato la ruota del Si, era decisamente "molto" bucata, mancavano ancora tre chilometri fino a casa di Rosanna, così non ci pensò più di tanto, diede un calcio al motorino ed iniziò ad avviarsi a piedi, quando iniziò ad udire un rombo lontano, ma molto familiare, era Mauro amico "estivo" di Carlo, in sella alla sua Honda 250 nera e nuovissima, appena lo vide, Mauro inchiodò la moto con una sonora sgommata, " dove stai andando?" "devo arrivà alle ville delle rose, ma ho bucato, e mò ce vado a piedi..."
"dai ti presto la moto, e io spingo il tuo motorino fino in paese, tanto è tutta discesa..."
Carlo rimase da prima basito, ma immediatamente dopo, saltò in sella alla moto, "tu sei n' amico, grazie Maurè!!" arrivò con quaranta minuti di ritardo, già aveva immaginato la faccia arrabbiata di Rosanna, e già nella sua testa aveva trovato il modo di farsi perdonare, si era fermato alcuni isolati prima, ed aveva letteralmente estirpato una quindicina di rose rosa, facendo ben poca attenzione alle spine, con il risultato che la mano dal gonfiore, era diventata molto simile ad una bistecca!!.
Mentre si avvicinava, sentiva il cuore battergli sempre più forte, "nun c'ho più er fisico de na vorta" pensò tra sé, ma forse non si trattava del classico "fiatone".
Suonò il citofono, nascondendo l'insolito mazzo di fiori dietro la schiena, Rosanna saltò, era stata colta di sorpresa dal rumore del citofono, assorta nei suoi pensieri, non aveva sentito nemmeno il rumore della moto, si precipitò al cancello, " prego entra..." un sorriso candido illuminava il suo volto, Carlo quasi ci rimase male, non era arrabbiata, anzi, " questi sono per te..."Uncino mise i fiori sotto il naso di Rosanna, "ops.. scusa..." "ma cavolo perché oggi so così imbranato..." Rosanna prese delicatamente il mazzo di fiori, e diede un bacio sulla guancia a Carlo "Merci..."
Entrati in giardino Carlo non potette fare a meno di sentire l'odore della carne, aveva un gran fame, infatti subito lo stomaco si fece sentire, " un'altra figura di merda, e vinco un premio" dichiarò a se stesso, Mimmo andò incontro a Carlo stringendogli vigorosamente la mano, naturalmente era la mano punta dalle spine, tentò di resistere al dolore e con le lacrime agli occhi ricambiò la stretta, gli avevano insegnato da ragazzo che la mano andava stretta in modo vigoroso, e forse quello era stato uno dei pochi insegnamenti del padre che ricordava.
Lo invitarono a cena, a Carlo che ci aveva sperato si fece scappare un "evvai.. quasi quasi gli faccio cucinare anche la mia di bistecca... guarda che mano ao' ce mancava la stretta..." A tavola si accorse di quanto era diversa quella famiglia dalla sua, lì si mangiava tutti insieme, ma soprattutto non c'erano gli urli, anzi regnava solo l'allegria, si mise a fissare ancora una i commensali, Mimmo con una maglietta della Lacoste e dei bermuda sembrava il turista medio, anche se i suoi lineamenti e la sua pelle, lasciavano trasparire le origini italiche, la Mamma, Ursula, era invece la classica donna tedesca, avvolta in vestitino a fiori azzurro, sorrideva cortese, naturalmente, lei di italiano non parlava nemmeno una parola, i suoi capelli biondi e gli occhi verdi rendevano quella donna molto affascinante. Monica, la sorellina piccola di Rosanna, si mise subito sulle gambe di Carlo, e lo abbracciava stretto, infine c' era lei Rosanna, la magliettina rosa lasciava scoperto l'ombelico, una gonnellina molto corta di jeans metteva in mostra le gambe perfette, ai piedi un paio di Superga in tono con la maglietta, e infine l'immancabile fiocco sulla treccia. Anche lei lo stava osservando e per un'istante il loro sguardo s' incrociò, ma subito, entrambi fecero finta di guardare da un'altra parte.
Verso le undici Carlo chiese a Mimmo, se poteva portare Rosanna in spiaggia dove con gli altri ragazzi avevano organizzato un falò, il papà acconsentì, a patto che non avrebbero fatto più tardi delle due di notte, accettò, salutò calorosamente la piccola Monica, e la madre, e si avviò con Rosanna verso la moto.
Carlo sentiva le mani di lei sui suoi fianchi, era un abbraccio stretto, e pensò che era perché lei aveva paura, lasciò leggermente l'acceleratore, ma sentì che la presa non si allentava, gli piaceva quella sensazione, non era come con le altre ragazze, sentiva il seno di lei poggiato sulla sua schiena, d'improvviso una vampata di caldo lo fece sudare, la moto si fermò davanti l'unico semaforo del paese, la mano, scivolò sulla gamba di Rosanna, la pelle era morbida e liscia, lei non disse nulla, dopo alcuni minuti arrivarono finalmente in spiaggia.
Dallo stabilimento di Michelino la musica si diffondeva forte, alcuni ragazzi avevano iniziato a ballare attorno al fuoco, altre coppie invece si erano appartate, poco distanti, altri riuniti in gruppo cantavano la "canzone del sole" di Battisti.
Allungò la mano verso Rosanna, "Andiamo?" le domandò, lei fece di sì col capo, Bruno andò subito incontro al cugino, con due birre in mano, Carlo prese la sua e diede un sorso lunghissimo, ma per poco non si strozzò, quando vide Rosanna bere la sua birra tutta di un fiato, " guarda che te fa male..." " io sono tedesca, bevo sempre birra, però non più di due.." "Vabbè, basta che non stai male, sennò so guai."
Carlo prese il suo zaino, se lo portava dappertutto, dentro aveva gli oggetti per lui indispensabili: un telo da mare, una spazzola, un Walkman, gli occhiali da sole, le chiavi di casa, ed il giacchetto di jeans. Tirò fuori il telo da mare, e lo stese sulla spiaggia, vicino al fuoco, poi fece sedere Rosanna, e si sdraiò accanto a lei, era veramente molto bella, nonostante le difficoltà, riuscì a parlare e scherzare anche lei con gli altri, poi d'improvviso un urlò squarciò la notte, "l'ultimo che entra in acqua fa penitenza" naturalmente schizzarono tutti in piedi, tutti tranne l'unica che non capiva bene, ed infatti, fu l'ultima ad entrare in acqua, "devi fare una penitenza" le disse in francese, lingua che Rosanna parlava benissimo, Antonella, una delle ragazze della comitiva," scegli o ti rivai a fare il bagno stavolta senza costume, oppure dai un bacio con la lingua a chi vuoi.."Rosanna, ci pensò per un poco, poi in francese rispose ad Antonella, " il bagno già l'ho fatto, ed ho un po' di freddo, bacio Carlo se vuole..." Carlo che un po' di francese lo ricordava capì, e diventò rosso, "bacio, bacio" era questo il coro che si alzava dalla spiaggia, il bacio tra i due fu intenso, e durò alcuni minuti, tanto che ad un certo punto qualcuno esclamò, " non è che sono rimasti attaccati?" , a fugare questo dubbio, ci pensò lei che staccando le labbra, riprese a bere la sua birra.
Tutti guardavano la faccia stralunata di Carlo, sembrava che gli fosse passato sopra, un tir, si sentiva scombussolato, ma non ci pensò molto, prese il walkman e si buttò di peso sul telo, poi si mise con la testa sulle gambe di Rosanna che iniziò a coccolarlo come fosse un bimbo, lui si sentì come un gatto, e per un momento gli balenò in mente l'idea di iniziare a fare le fusa, ma non fece in tempo a finire il pensiero, che si ritrovò sommerso da una valanga d'acqua, "boni che affogo.." esclamò, poi osservando Rosanna vide che anche lei era stata "colpita" ed era ancora più bella, la maglietta bagnata mostrava un costume fucsia, ed un seno perfetto," quella è una terza, si, si... porca miseria ma quanto so maniaco..." mentre faceva queste riflessioni, si accorse che lei aveva iniziato a tremare dal freddo, allora aprì lo zaino, e tirò fuori il giacchetto di jeans, e glielo poggiò delicatamente sulle spalle, " Rosy, togli la maglietta ed indossa questo, altrimenti ti prendi un raffreddore e tuo padre mi uccide" .
Nonostante il giacchetto lei continuava a tremare, Uncino allora decise di tenerla abbracciata, anche perché iniziava ad aver freddo anche lui.
All'una e trenta, Carlo a malincuore iniziò a "raccattare " le sue cose, era ora di andare, prese per mano Rosy e salutarono tutti, accendendo la moto, si girò un'ultima volta verso la spiaggia, la notte era buia, riuscì a vedere solamente la luce delle barche dei pescatori in lontananza.
Giunti sotto casa lei stava per ridargli la giacca, ma lui la bloccò, "tienila me la ridai la prossima volta che ci vediamo... perché ci rivediamo vero?" per risposta lei lo baciò di nuovo, illuminati da un lampione, sembravano essere i protagonisti di un film.
"Ci vediamo alle 11, aurevoir.." fu questo il saluto Rosy, che di corsa andò via, " È proprio il culo del secolo..." sospirò.
Riportò la moto al suo amico, che nel frattempo si era prodigato ad aggiustargli la gomma del motorino, dopo una breve chiacchierata i due si salutarono, dandosi appuntamento per la sera dopo.
Arrivato a casa della zia, dove era ospite l'estate, Carlo si buttò sul letto era stanchissimo, ma non riuscì a prendere sonno, pensava a Rosanna, a quanto gli era venuto naturale tenerla per mano.
Gli occhi tristi Rosanna, erano lo specchio dei suoi occhi, era innamorato, e ancora non lo sapeva, spense la luce, ma il caldo era divenuto insopportabile, gocce di sudore nascevano dalla sua fronte, e morivano sul cuscino, si girò più volte nel letto, ma alla fine capì che era inutile, allora prese un quaderno, ed iniziò a scrivere, più volte strappò i fogli gettandoli a terra, ma alla fine, come folgorato trovò l'ispirazione, e scrisse una specie di lettera:
"Ciao Rosy, in questa calda notte, spero che tu sia più fortunata di me, e riesca a dormire.
Io invece, mi ritrovo a pensarti, sai, tu per me sei una persona speciale, sembri una principessa, come quelle delle favole, io non sono un principe, anzi, vorrei però essere il vento, almeno potrei accarezzarti quando voglio, e soffiare nelle tue orecchie tutte le frasi che affollano la mia testa..."
Rilesse molte volte ciò che aveva scritto, poi improvvisamente sottrasse violentemente anche quel foglio, gettandolo dalla finestra, "Non esiste l'amore.." pesante come una sentenza, inconfutabile come un teorema, era questa per lui la legge che aveva dominato la sua vita, " si soffre troppo a voler bene." Si mise in balcone, per provare a scacciare ogni pensiero, vide la luna specchiarsi nel mare, intorno c' era solo il silenzio, un silenzio che lo avvolgeva in un abbraccio, respirò l'odore della notte, poi il suo sguardo si posò su di un gabbiano, volava alto nel cielo, "vorrei essere libero come lui, volare alto...". La notte stava passando, portando con se tutti i sogni di tutto il mondo, per farli bruciare dal sole del mattino, Carlo decise, non sarebbe più uscito con Rosanna, l'avrebbe evitata per il resto della vacanza, e nel caso in cui l'avesse incontrata, l'avrebbe trattata male.
Sapeva che in lui c'era qualcosa di crudele, che chiedeva vendetta per i sorrisi che non aveva avuto, per ogni lacrima versata, e non voleva che a farne le spese fosse stata proprio la persona che, gli donava i sorrisi più dolci, e che per una sera lo aveva reso speciale, voleva evitare di sentire la mancanza di quella ragazza che tanto dopo qualche mese sarebbe fuggita lontano.
Il sole, sorprese Carlo addormentato, era mattina già da qualche ora, ma nemmeno le voci del mercato, che arrivavano da poco lontano sembravano dargli noia, lo svegliò invece il trambusto fatto da un enorme camion che passava di lì, diede un'occhiata all'orologio e si rese conto che era molto tardi.
Si fece una doccia velocissima, poi prese dall'armadio una maglietta blu della Nike, s' infilò gli immancabili Levi's 501 e le scarpe da ginnastica, prese il motorino ma invece di andare in spiaggia come era solito fare andò in paese, in un negozietto di quelli che vendono di tutto, ne uscì con due catenine di cuoio con attaccato un dente di squalo vero, come gli aveva assicurato il venditore, ne indossò immediatamente una, mentre l'altra la ripose con cura nella tasca.
Aveva scelto proprio quel ciondolo perché credeva che portando al collo quel dente, forse sarebbe riuscito a mordere i suoi problemi, e a divorare le sue paure.
Era già ora di pranzo quando finalmente giunse in spiaggia, i suoi amici erano tutti radunati attorno ad una grandissima tavolata, vide Rosanna, ed il posto accanto a lei, occupato soltanto dalla sua borsetta, il cuore gli balzò nel petto, se era possibile era ancora più bella, il costume bianco metteva ancora di più in risalto le sue forme, l'abbronzatura iniziava a tingere la pelle bianca dandole un colore dorato, inaspettatamente, si sentì chiamare a bassa voce, "a Carletto, guarda che è tutta la mattina che chiede di te, non puoi fare aspettare una ragazza cosi... Porca miseria, avessi cinquant' anni di meno... vedevi te..." era Michelino, che gli parlava dal magazzino dello stabilimento, con in mano una cassa di birra, " fammi un favore portagliela tu questa ai tuoi amici, che non ce la faccio proprio.." mentiva, e Carlo lo sapeva, lo aveva visto alzare pesi ben più pesanti, ma prese ugualmente la cassa e si diresse verso la tavolata.
Rosanna si trovò Carlo dietro la schiena, non lo vide, ma avvertì immediatamente la sua presenza, il viso dorato, divenne rosso un sorriso spontaneo le accese il cuore, si girò e lo fissò negli occhi, le piacevano, riusciva a vederci una bontà che nemmeno Carlo sapeva di avere, lui fece finta di niente, salutò allegramente tutti, ma sedendosi, le sfiorò le mani e ci lasciò scivolare dentro il ciondolo, lei strinse il pugno, cercando tramite il tatto di capire cosa fosse quell'oggetto, poi incuriosita abbassò lo sguardo, e vide che era lo stesso ciondolo che Carlo aveva al collo, si sentì felice, ma non capiva perché lui ancora non le aveva rivolto la parola, anzi notò che nemmeno la guardava, l'unico contatto tra i due, era la mano sinistra di Carlo, che lambiva la sua coscia destra.
Rosanna, talvolta tentava di attirare l'attenzione, facendo finta di urtare i piedi di Uncino, ma non otteneva praticamente null'altro che la sua indifferenza, il sorriso allora si trasformò in una smorfia di sofferenza, si alzò dalla tavola fuggendo verso la riva del mare, Carlo la osservò andare via, seguendola con gli occhi, in quella corsa, avrebbe voluto raggiungerla, ma una forza invisibile lo teneva ancorato alla sedia.
Era il peso della strada, e degli insegnamenti che da essa aveva appreso, "chi ama è un debole, perché ha qualcuno per cui temere, odia e nulla potrà deluderti" aveva visto molti dei suoi amici soffrire per una ragazza, fare gesti assurdi, essere presi puntualmente in giro, davanti a lui i suoi amici facevano finta di niente, c'era chi parlava della festa che a breve ci sarebbe stata, e chi continuava tranquillamente a mangiare.
La vide infine sedere su di uno scoglio, e tenersi la testa tra le mani, stava sicuramente piangendo,
le onde urtavano violentemente gli scogli, creando spruzzi che andavano e mescolarsi con le lacrime, in lontananza nuvole colme di pioggia, minacciavano quella giornata torrida d'Agosto.
"Tra un po' diluvierà... meglio togliere le sdraio." Sentenziò l'esperto Michelino, che da buon lupo di mare conosceva il tempo, i ragazzi si affrettarono a finire di mangiare, qualcuno se ne andò direttamente a casa, altri si andarono a "riposare" nelle cabine che Michelino lasciava volutamente aperte.
Passarono alcuni minuti, e la "profezia" di Michy si avverò: il cielo mutò colore, passò dall'azzurro limpido, al grigio scuro, un vento insolente, tormentava gli ombrelloni, la pioggia cominciò a cadere fitta sulla sabbia, tuoni e lampi si susseguivano in maniera crescente, Carlo dopo aver aiutato Michelino a fissare saldamente le finestre del bar, si mise cercare con gli occhi, tracce di Rosy, e la vide ancora lì, immobile, con il suo costume bianco, sotto a quell'acquazzone estivo, e con le onde che si facevano sempre più violente, "Porca puttana, perché non se ne va, tra un po' grandina pure..." rimuginò, e intanto senti una stretta, come se qualcuno gli avesse dato una scossa, fu un dolore lancinante, capì che non poteva lasciarla lì, che non poteva essere così crudele, non con lei, si fece dare la chiave della "sua" cabina da Michele, e corse verso quel puntino bianco, quando arrivò a pochi passi da lei, rallentò, " Dai Rosy andiamo..." lei non rispose, "guarda che se non vieni ti porto di peso..."ancora un volta lei non mosse un muscolo, ma si sentì ad un tratto sollevare da terra, Carlo l'aveva presa in braccio, la pioggia intanto era diventata grandine, che colpiva i due ragazzi, la spiaggia attorno a loro era divenuta deserta, Carlo affrettò ancora di più la sua corsa, arrivati nella cabina, lui la poggiò delicatamente a terra, e la esaminò attentamente il costume bianco, intriso di pioggia era diventato quasi completamente trasparente, i capelli lunghi si erano sciolti, il viso imbronciato e gli occhi gonfi di pianto, la facevano sembrare un cucciolo infreddolito e triste, stava raggomitolata in un angolo, con le spalle poggiate alla parete di legno della cabina, la testa sulle ginocchia, non riusciva ne a smettere di piangere, ne a fermare i brividi di freddo.
Carlo si tolse la maglia e la strizzò vigorosamente, si tolse anche i pantaloni e rimase in costume,
le gambe muscolose erano il risultato di anni passati ad allenarsi ed a giocare con gli amici, anche il resto del corpo era sufficientemente atletico, lei alzò gli occhi scrutandolo, il ciondolo bianco sulla pelle abbronzata spiccava ancora di più.
" Perché mi hai fatto un regalo, se poi nemmeno mi parli, perché sei così crudele con me? Puoi fingere di essere cattivo quanto vuoi, ma io so che la tua è solo una maschera... " Carlo ascoltando le accuse di Rosy, si rese conto che stava parlando un italiano perfetto, la guardò e ridacchiò, "perché mi prendi in giro..?" "Rosy, perché stai parlando in italiano, e a dire il vero lo parli meglio di me..." mentre le rispondeva tirò fuori dall'armadio della cabina una coperta, " la tengo qui per quando litigo con mio padre, la sera mi conviene non stare a casa altrimenti sono botte..."
"ti supplico non dire a mio padre che parlo italiano, altrimenti addio uscite di sera.." si raccomandò lei, Carlo non le replicò niente, ma la coprì delicatamente con la coperta, e si mise a sedere accanto a lei, un tuono più forte degli altri echeggiò nel cielo Rosanna spaventata abbracciò d'istinto Carlo, che la strinse forte a se, poi con una mano le sollevò il viso, " non aver paura, hai il cuore che ti batte fortissimo, riesco a sentirlo.." " non è la paura che mi fa battere il cuore, sei tu..."
Quella frase arrivò diretta, secca, come un terremoto fece crollare tutte le barriere che Carlo aveva nel suo cuore, i muri che aveva costruito con gli anni, nessuno gli aveva mai detto una frase così bella, "tu sei sicuramente un angelo fuggito dal paradiso, come faccio a non volerti bene..." istantaneamente, si sorprese, di aver detto quella frase, prese anche con l'altra mano il viso di Rosy e cominciò a riempirle il viso di baci, poi la mano di Carlo scivolò nel costume ed iniziò ad accarezzarle il corpo, proprio mentre la mano stava cercando di arrivare nella parte più intima, lei lo fermò.." Per me sarebbe la prima volta, e non voglio che accada in una cabina sulla spiaggia.." Carlo ritrasse la mano, ma continuò a baciarla, lei gli sorrise ancora una volta, poi lo fece sdraiare a terra, e ci si adagiò sopra, fuori si era scatenato l'inferno, ma a loro non importava, in quel momento erano in paradiso, per alcune ore rimasero fuori dal mondo, persi in un vortice di baci e carezze, a Carlo piacevano da impazzire le labbra di Rosanna, sapevano di fragola, poi le iniziò a baciarle voluttuosamente il collo, e si accorse, che anche lei aveva indossato il ciondolo, si sentì felice, felice di essere lì, non poteva desiderare di trovarsi in nessun altro posto.
"non possiamo restare qui, tra poco fa sera, andiamo a casa di Mauro e gli chiediamo se ci accompagna con la macchina.. anche perché altrimenti ci bagniamo ancora di più..."
Carlo suonò il campanello, aprì la porta Sara, la sorellina di sei anni di Mauro, che come vide Carlo gli si precipitò in braccio " ciao Carlooooo!!" " ciao bellissima, c' è tuo fratello?" " si.. si.. stiamo guardando i cartoni, entrate..." " Carlo fece entrare prima Rosanna, e un poco si sbalordì per quel gesto da cavaliere, Mauro era sdraiato in terra "incastrato tra il mobile della tv e il divano, "ragazzi sedetevi, stiamo guardando Peter Pan, sarà pure una cosa da bambini, ma è bellissimo..." Carlo e Rosanna si guardarono un attimo, trattenendo a stento le risate, ma decisero di far contento Mauro, si misero anche loro in terra, Carlo guardava attentamente la tv, mentre Rosanna con una mano gli accarezzava la schiena, Mauro da buon amico faceva finta di non vedere, anche se ogni tanto si lasciava scappare a qualche battutina.
"Quella sei tu!.." disse Carlo indicando a Rosanna Trilly uno dei personaggi del cartone," e bella e buffa come te..." "Ah.. si, allora tu sei quello brutto... Uncino... tu sei Capitan Uncino " "UNCINO.. UNCINO..." cominciò a gridare Sara sbeffeggiando Carlo, anche Mauro si unì al coro, aggiungendo: " tu da oggi sarai Uncino.. Vero?" "Si.. Si.." ribatterono in coro Rosanna e Sara.
Era nato così il suo soprannome, ed anche se ne aveva già altri, quello li rimpiazzò tutti, poi gli era stato dato dalla persona in quel momento più importante per lui, con Capitan Uncino aveva molto in comune, aveva dovuto anche lui mettere da parte i sogni e crescere in fretta, non si può essere bambini per sempre, finito il film, Mauro accompagnò Carlo e Rosy a casa naturalmente, appena rimase solo con Carlo lo tempestò di domande, "ti sei fidanzato?", "L'avete fatto?", ma Carlo invece di rispondere si limitava a sorridere.
L'estate stava finendo, così come le vacanze, Rosanna passeggiava con Carlo sulla riva del mare, il vento tiepido di Settembre, aveva preso il posto dell'ardente sole d'Agosto, il mare inquieto sfiorava con la sua schiuma i piedi scalzi di Rosy, il cielo era maculato di nuvole bianche, non c' era più molta gente in spiaggia, Carlo le teneva stretta la mano, sapeva che da lì a poco, la sua Rosy sarebbe andata via lontano, meditava sul quando l'avrebbe potuta stringere nuovamente, lei gli aveva promesso che si sarebbero rivisti a Natale, ma Dicembre sembrava a Carlo infinitamente lontano.
" Carlo devo dirti una cosa..." questa frase sussurrata con un filo di voce, fece preoccupare molto Uncino, "Dimmi amore.." " io ti amo più della mia vita, ad essa saprei rinunciare, ma a te no, giurami che non mi lascerai mai, e che se anche la vita dividerà le nostre strade, nel tuo cuore ci sarà sempre un posto per me.. Ti prego giuramelo.." " Perché parli così? Comunque posso dirti che anche io ti amo, anche se non credo che tutto quello che provo per te, si può racchiudere in cinque lettere, sei la parte bella della vita, non so dirti se staremo per sempre insieme, so solamente, che in ogni respiro che farò ci sarai tu...""Ho male al cuore Carlo, sento che mi si strappa dal petto, batte solo per te, e solo per te si potrebbe fermare.. non lasciarmi sola" " Rosy, quando ti sentirai sola, cercami nei sorrisi di un bambino, in un fiore che sboccia, io non ci sarò, ma sicuramente troverai tutto il mio amore.."
Una lacrima scendeva lentamente dal viso dolce di Rosy, "Voglio fare l'amore con te..., sapere che il sapore della tua pelle sarà sempre con me, voglio sentirti dentro, voglio che tu sia il primo..."
Uncino ascoltava quelle parole, il viso tradiva tutta la sua emozione, "guarda che dovrei diventare io rossa, comunque se non ti va..." "no.. mi va, mi va, sto solo pensando ad un posto speciale...".
Uncino voleva che fosse un "incontro" indimenticabile, inizialmente, pensò di affittare una lussuosissima camera d'albergo, ma difficilmente ne avrebbe trovata una per ventimila lire, e soprattutto pensò che l'albergo era una cosa squallida, si ricordò all'improvviso di una grotta nascosta, che aveva scoperto con il cugino l'anno prima, " sai nuotare bene, e restare in apnea per una quarantina di secondi?" "faccio piscina da quando avevo tre anni, certo che si!" "allora andiamo..."
Dopo una breve nuotata, Carlo disse a Rosy, di prendere fiato e tenerlo per mano, si immersero sotto l'acqua limpida, dopo alcuni metri fatti in un cunicolo subacqueo, riemerso nella grotta.
La luce filtrata dalle rocce rendeva tutto azzurro, il rumore del mare arrivava ovattato, la spiaggia fine e bianchissima, rendeva la grotta ancora più bella.
"Ma è una favola..." Rosy era incantata da quel paesaggio, "già, è una favola, e tu sei la mia principessa..." l'amore avvolse la grotta, i corpi sudati dei due ragazzi si confondevano tra la sabbia e il mare, il tempo si fermò a guardarli, non c' è niente di più bello di due persone innamorate.
Il tempo era corso in fretta ormai erano tre anni che Carlo e Rosy si erano fidanzati, ormai anche le famiglie si erano conosciute, Uncino pensava che quell'estate avrebbe chiesto a Rosy di sposarla, l'amava così tanto che avrebbe voluto passare il resto della sua vita con lei.
Intanto contava i giorni, mancava un giorno al Natale, e con il nuovo anno sarebbe arrivata per pochi giorni anche Rosanna.
Casa di Carlo era in fermento, Annamaria stava preparando l'albero, mentre Carlo era alle prese con il presepe, non l'aveva mai fatto prima, ma pensava che al suo amore sarebbe piaciuto, e poco importava se l'angelo sopra la stalla invece che tenere il festone con la scritta alleluia, teneva un pezzo di stoffa con su scritto un irriverente "forza Lazio".
Erano le venti in punto, e Uncino prese la cornetta del telefono per fare gli auguri a Rosy e ai suoi genitori, ma stranamente non gli rispose nessuno,"mah? Staranno a festeggià... Proverò dopo..."
Il telefonò squillò alcuni minuti dopo, Carlo lo afferrò felice, ma il suo viso si fece pallido, il cuore ebbe una contrazione violenta, le gambe gli tremarono, la voce non riusciva ad uscire dalla gola, lasciò cadere la cornetta, ed urlò con tutta la forza: "Noooooo!! Ti prego no.." Annamaria accorse prendendo il telefono, dalla sua voce uscì solamente un "Oddio... no.."
Il padre di Rosanna con la voce rotta dal pianto aveva appena detto loro che Rosanna era scomparsa, il suo cuore l'aveva tradita all'improvviso, in piscina e a nulla era valsa la corsa in ospedale.
Carlo prese il treno il giorno di Natale, il dolore e la disperazione lo accompagnarono in quel viaggio lunghissimo, le lacrime cadevano come pioggia dal suo viso, " perché non hai preso me, Tu non esisti, non puoi esistere ed essere così cattivo... " con questo pensiero si staccò la catenina con il crocefisso dal collo e la gettò dal finestrino del treno.
Durante il viaggio, gli passarono nella mente tutti i ricordi più belli, le corse in spiaggia, le gite fatte con il motorino, ma soprattutto la ricordava mentre giocava con un agnellino in campagna, era così innocente, forse lei aveva sempre conosciuto il suo destino, forse era per questo che i suoi occhi erano così infinitamente tristi.
Intanto il treno correva fischiando sui binari, e come la neve si posava sui vetri diventando presto acqua, alla stessa maniera, quei pensieri così dolci gli si posavano sul cuore trasformandosi in dolore.
Arrivò a Monaco e ad aspettarlo oltre ai genitori di Rosanna trovò un freddo glaciale, ma sicuramente il suo cuore era molto più freddo, stringeva nelle mani una rosa rossa, era il suo ultimo regalo per lei.
La prima cosa che disse era che voleva vederla, almeno un'ultima volta, gli rispose il padre, "sei sicuro? Guarda forse è meglio di no..." " no.. la voglio vedere.."
Lo accompagnarono nella camera ardente dell'ospedale, la stanza era illuminata dalla luce delle candele e da una piccola lampada al neon, in fondo poggiato su di un tavolo c' era un feretro bianco, l'odore dei fiori avvolgeva l'intera stanza, Carlo avvicinandosi, la vide, era ancora bellissima, sembrava la bella addormentata, ma nessun bacio avrebbe più svegliato quella bellissima principessa da quel sonno così innaturale.
Le sue guance non avevano più quell'inconfondibile colore rosa, era vestita con un abito bianco, i capelli erano legati con un nastro anch' esso bianco, proprio come piaceva a lei, sembrava una sposa, Uncino le prese una mano era freddissima quel freddo che solo la morte può dare, " ho fatto più di mille chilometri, lo so è tardi per parlarti, ma dovevo assolutamente dirti due cose, la prima è che ti amo e ti amerò per sempre, la seconda è che non c' è stato un giorno in cui io non ho pensato a te, al tuo sorriso, ti chiedo scusa se hai sofferto per me, vivrai in tutti i miei giorni ti amo."
Le diede un ultimo bacio sulle labbra, poi le poggiò la rosa delicatamente sul corpo, fissò il viso, e si scolpì quell'immagine nel cuore, nessuno l'avrebbe mai potuta scalfire, e andò via senza lacrime, le aveva piante già tutte, da quel giorno perse oltre che il suo amore anche la sua fede, non la volle vedere seppellita, era un male troppo grande per lui, voleva ricordarla come quando le aveva detto " Rosy in questo mondo sono due le persone che amo, la prima è mia madre che mi ha portato dal cielo in terra facendomi nascere, la seconda sei tu, che con il tuo amore mi porti dalla terra in cielo..." e lei aveva sorriso felice, felice di vivere...
Carlo chiuse il dolore nel suo cuore, sapeva però che in ogni istante della sua vita, lei lo avrebbe accompagnato, con il suo amore.
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- È uno "stralcio" del mio romanzo "CUORE TESTARDO"

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