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Menage a Trois
Brandon non era un ragazzo bello: era ricco.
Frequentava una prestigiosa scuola universitaria in una famosa metropoli.
Non era attraente, ma in ogni caso riusciva a adescare molte ragazze attirate da una sicura posizione di prestigio all'interno della società.
Il potere o la prospettiva di esso è una caratteristica che spesso si sostituisce alla bellezza, al fascino o alla simpatia quando si parla di seduzione.
Brandon era consapevole di tutto questo. Oltre alla ricchezza aveva anche la dote dell'intelligenza. Aveva sviluppato una naturale predisposizione: riconosceva le sue prede al primo sguardo. Lui parcheggiava la sua spyder davanti alla facoltà, una Lotus Elise arancione dalla carrozzeria in vetroresina e telaio d'alluminio, e alcune ragazze abboccavano all'amo. Lanciavano sguardi eccitati verso quella macchina e lui coglieva quelle occhiate fugaci, ma significative, con precisione assoluta. Non era poi difficile per lui avvicinarle e invitarle fuori di conseguenza. Quelle uscite inevitabilmente si trasformavano in notti di sesso che si consumavano in un appartamento situato al ventesimo piano di un palazzo che si trovava in centro. Ovviamente non era l'appartamento dove abitava: era solo il luogo in cui dare sfogo ai suoi vizi e alle sue ossessioni.
In effetti, Brandon non provava niente. Una volta ottenuto quello che desiderava perdeva ogni interesse. Quelle ragazze per lui erano solo dei preservativi: si usavano una volta e poi si buttavano via.
Lui era ossessionato dalla possessione. La parola "no" non faceva parte delle espressioni a cui lui dava significato. L'abitudine ad avere qualsiasi cosa, la facilità con cui otteneva tutto quello che gli interessava gli aveva impedito di sviluppare la comprensione per il rifiuto.
In un giorno di visita ai genitori aveva stuprato la ragazza che faceva da cameriera nella casa. Era una polacca di venti anni. Lei aveva rifiutato le sue avance, ma lui aveva considerato quella negazione solo come un pretesto per prendersi quello che voleva con la forza. La sua posizione di potere e le condizioni deficitarie della ragazza, che era senza permesso di soggiorno, gli avevano poi permesso inizialmente di insabbiare tutto. La giovane in seguito aveva deciso di ribellarsi a quella schiavitù mentale. Aveva raccontato tutto ai genitori di Brandon i quali, dopo un iniziale imbarazzo, liquidarono tutto dando alla cameriera una discreta somma di denaro: diecimila euro. Briciole per loro, ma comunque sufficienti a comprare il silenzio della giovane.
Per Brandon quella fu una delle lezioni più importanti per la sua filosofia di vita. Tutto ha un costo. Tutto è merce comprabile. La vita, l'anima, il silenzio, i sogni non sono altro che materiale a cui dare un prezzo. Lui era in possesso della materia prima. Quella che gli dava la possibilità di appropriarsi di tutto: i soldi.
Pagare per ottenere in cambio prestazioni sessuali era una delle sue più morbose attività. Non era tanto l'atto sessuale in sé che lo eccitava, ma la dominazione. Vedere quelle ragazze che si davano a lui grazie al denaro, lo faceva quasi sentire onnipotente. Tutto questo non faceva altro che rafforzare la sua teoria: tutto perde significato e importanza davanti alla grana.
Lui aveva la capacità di mettere inquietudine e imbarazzo a quelle ragazze, nonostante loro fossero abituate o concedersi per denaro. Gli altri clienti erano grati del loro servizio, mentre lui aveva disegnata sulla faccia l'immagine del disprezzo. Riusciva a farle sentire puttane come la prima volta.
La nuova ossessione di Brandon era Josephine, una ragazza del secondo anno.
Aveva capelli che arrivavano sotto le scapole, biondi, non perfettamente lisci, delle leggere ondulazioni accompagnavano la lunghezza dei suoi capelli dando al suo volto una rotondità erotica molto forte. Era alta circa un metro e settantacinque. La linearità del suo corpo aveva una sensualità evidente. Josephine sembrava non essere conscia del potenziale attrattivo della sua fisicità. Questo le permetteva di attirare sguardi anche in mezzo ad una folla di ragazze similmente belle. La particolarità di Josephine era lo sguardo. Lo sguardo che attira a sè per quello strano mescolarsi di furbizia e bisogno di protezione.
Brandon, dopo vari ed estenuanti tentativi di approccio, si era dovuto rassegnare a quello che sicuramente era il primo rifiuto dai tempi della giovane cameriera polacca.
Anche questa volta l'impulso di prendere Josephine con la forza era stato fortissimo.
La differenza sostanziale consisteva nella presenza di Nicholas: il ragazzo di Josephine. Tra i due c'era stato un diverbio molto acceso in cui più che altro c'erano state minacce intimidatorie di Nicholas nei confronti di Brandon.
L'ossessione di Brandon aveva raggiunto livelli parossistici. Appostamenti si susseguivano senza sosta. L'idea di non poterla possedere lo stava spingendo in un baratro di follia. Il muro del suo appartamento era tappezzato di fotografie che la ritraevano nelle sue abitudini. Ogni giorno lui sceglieva una di quelle foto e osservandola si masturbava, schizzandoci sopra il suo sperma. Ognuna di quelle immagini, ognuno di quei volti di Josephine era macchiato, sporcato, dalla voglia e dalla bramosia di Brandon. I rapporti occasionali, le donne che pagava in cambio delle più disparate prestazioni sessuali, non servivano più a niente.
Costringeva quelle donne a travestirsi da Josephine. Si portava dietro una parrucca che aveva fatto preparare con precise indicazioni. L'aveva fatta confezionare facendo visionare vari scatti. Le ragazze dovevano recitare quella parte: Brandon le istruiva. Loro dovevano ribellarsi con tutta la forza che avevano, in modo tale che lui dovesse prenderle con la forza. Brandon non scherzava: pagava quelle donne per stuprarle. Ogni sera violentava un'imitazione di Josephine.
La dominazione del corpo di Josephine stava diventando la sua unica ragione di vita.
Brandon non riusciva a sopportare il sincero affetto che quei due provavano uno per l'altro. Era convinto, che la bellezza di quel rapporto fosse semplicemente una maschera dietro la quale nascondere la precarietà della natura umana. Lui sapeva che una piccola falla, una crepa, il preludio alla disfatta era comunque presente all'interno di quell'illusoria perfezione.
Lui sapeva cosa fare, per trovarla.
Josephine e Nicholas erano innamorati. Entrambi erano ottimi studenti.
Lei aveva una famiglia perfettamente inserita nella società, ma che non poteva permettersi spese eccessive. Riuscivano a mantenere gli studi della figlia con non poche difficoltà.
Nicholas invece aveva perso i genitori due anni prima. Un tragico incidente. Erano in una strada che scendeva dalla montagna verso il mare. I coniugi avevano affittato un appartamento in un piccolo paese arroccato sul mare. Una settimana di isolamento lontano dalla metropoli. Seguivano la strada fatta di tornanti che si dirigeva verso le località balneari, un gabbiano si scontrò contro il vetro. Il padre di Nicholas perse il controllo della macchina. Il veicolo venne risucchiato da un precipizio. Non ci fu scampo per loro: ottanta metri nel vuoto prima dello schianto.
Nicholas si manteneva gli studi con una borsa di studio: guadagnata grazie alla serie di lodi conseguite e dando ripetizioni agli studenti delle scuole medie. Le difficoltà erano grandi. I soldi non erano mai sufficienti.
I due innamorati riuscirono comunque a trovare un appartamento e nonostante le difficoltà riuscirono a vivere felici.
Tutto questo sarebbe molto bello se fosse vero.
Brandon era perfettamente conscio dei suoi mezzi. È vero: Josephine aveva resistito alla tentazione del lusso, dei soldi. Non si era fatta ingannare. Brandon però aveva individuato in Nicholas l'elemento debole. Corruttibile.
Dopo le iniziali diatribe, Brandon aveva cambiato tattica. Lo aveva avvicinato, proponendogli un affare. Voleva delle foto di Josephine in cambio di denaro. Cento euro a scatto. Una cifra irrisoria per Brandon, ma molto utile a Nicholas.
Il ragazzo consegnava settimanalmente una decina di foto: le scattava nei momenti più normali e la ragazza non sospettava di niente.
Nicholas amava veramente Josephine, ma questa è l'ennesima prova, di come il denaro possa rendere qualcosa di pulito così sporco da renderlo irrecuperabile.
La somma di cinquantamila euro, bastò per convincere Nicholas. Il piano era portare Josephine sul lago. Nicholas doveva dirle che un amico gli aveva lasciato le chiavi del suo cottage. Brandon nella notte avrebbe fatto irruzione a volto coperto. Avrebbero inscenato un'aggressione in cui Nicholas fingeva di perdere i sensi. Dopodiché Brandon avrebbe potuto violentare Josephine.
La linea telefonica sarebbe stata staccata preventivamente da Brandon. Nicholas con la scusa di isolarsi dal mondo per due giorni avrebbe convinto Josephine a non portare i telefoni cellulari.
Brandon era furbo. Sapeva che poi i sensi di colpa avrebbero sopraffatto Nicholas. Per questo aveva registrato ogni conversazione.
Tutto questo sarebbe molto bello se non fosse successo veramente.
Josephine cadde in mutismo cronico. Nei suoi occhi si poteva vedere: la sofferenza, la rassegnazione a vivere in un mondo in cui il concetto di vita era identico a quello di morte.
Josephine una mattina vide fuori dalla porta un pacchettino. Sopra c'era scritto: "per Josephine". Ovviamente era la registrazione di tutto.
Brandon voleva che Josephine sapesse. Voleva che Josephine riuscisse a dare un volto al suo aguzzino. Un volto che non sarebbe mai stato cancellato dalla sua mente: il suo.
Voleva anche farle sapere che la chiave per far sì che tutto ciò avvenisse gliela aveva data il suo amore. Il suo Nicholas.
Brandon non si stupì più di tanto quando lesse sul giornale che Nicholas aveva ucciso Josephine per impedirle di andare alla polizia e che poi sopraffatto dai sensi di colpa si era sparato in bocca.
Ora siamo di fronte a due possibili verità.
La prima è che Brandon sia stato arrestato, rinchiuso in un ospedale psichiatrico criminale: dove poi è stato ucciso da un detenuto dai capelli biondi, stufo di sentirsi chiamare Josephine.
L'altra verità possibile e che Brandon ora viva la sua vita sguazzando nelle sue perversioni e che il potere del denaro gli ha permesso di comprarsi la sua libertà.
Mentre voi pensate a quale dei finali sia più plausibile, i genitori di Josephine devono rispedire al mittente l'ennesimo giornalista che, volendo scrivere un articolo sulla storia dei due innamorati, ha suonato il campanello.
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