Ero ancora immerso nell'acqua non avevo aria, l'ultimo sforzo per risalire su è stato letale, devo aver perso coscienza e... appena prima di perdere i sensi ho visto una stanza, buia, fredda mi ha percorso una brivido.
Mi sono risvegliato a riva, tutto inzuppato, mi sentivo uno sciocco. Sono tornato alla casa di mia nonna con l'immagine in testa di quella visione: la stanza era trasandata mi dava l'idea di una cantina riaggiustata. Ero certo si trovasse in quella casa e mi sono messo alla sua ricerca. L'unica cantina che c'era, era quella che conoscevo già. Sono uscito fuori ed ho osservato la casa in ogni sua angolazione; poi un sospetto, la cantina era più piccola rispetto alle fondamenta. Che ci fosse stata un'altra cantina con un'entrata diversa? Ho percorso tutto il perimetro, niente! Sul retro solo la porta finestra della camera di mio padre, sono entrato dentro ed ho osservato la stanza: uguale a come me la ricordavo. Ero stanco, i pensieri non mi abbandonavano, mi sono sdraiato sul letto e devo essermi addormentato.
Ho avuto un incubo. All'inizio era lo stesso: io nell'acqua a nuotare e lo scheletro di una mano che mi afferrava la caviglia. Io mi dibattevo per liberarmi ma le ossa erano una morsa micidiale, mi tiravano giù, sempre più giù sembrava che il lago non avesse fondo. Poi mi sono ritrovato legato ed imbavagliato ad un letto, era tutto buio intorno a me; la stanza era umida ed avevo freddo. Avevo paura e mi sentivo impotente.
Ho sentito una mano che mi sfiorava una guancia e l'ho vista! Era lei, la ragazza scomparsa che mi sorrideva.
Mi ha indicato un punto nella parete, poi è scomparsa e mi sono svegliato.
Ero più stanco di prima ma dovevo porre fine a questa storia. C'era un passaggio, doveva esserci un passaggio. Ho rovistato la stanza, le pareti, ho spostato i mobili ed infine il letto. Finalmente! Proprio sotto al letto c'era una botola! Ho avuto la sensazione che mia nonna non abbia mai saputo dell'esistenza di questa botola. L'ho aperta e sono sceso giù, era proprio quella. Piccola, angusta mi sono tornate in mente le stesse sensazioni dell'incubo; c'era solo una piccola luce che accesa mostrava un letto, un tavolino ed una sedia. Viviana era stata prigioniera proprio lì.
Mi sono ricordato dove mi aveva indicato nel sogno, ho toccato le pareti, ho guardato fra un mattone e l'altro e infilato e nascosto dal terriccio ho trovato questo."
Filippo tirò fuori dalla sua giacca un piccolo libro, lo aprì e nelle pagine lasciate bianche dalla stampa appariva una piccola e fitta calligrafia che riempiva pagine e pagine nei pochi spazi bianchi rimasti.
"Qui c'è tutta la sua storia, dall'incontro con mio padre a quando ha partorito ed è stata uccisa". Filippo sospirò e questa volta piangeva veramente.
"Era tutto pianificato. Mio padre e sua moglie non potevano avere figli insieme, la scelta di Viviana un'orfana cresciuta dalla zia, l'inganno del promesso matrimonio e quando lei è rimasta incinta è stata segregata nove mesi in quella prigione. Una volta partorito me, è stata uccisa.
Ho fatto dragare il lago, ero certo che il suo cadavere fosse lì. Infatti, ormai era ridotto in scheletro. Spero che adesso riposi in pace".