Saranno state le 4 di notte, ero stanco. Sentivo che dovevo ritornare a letto, nella mia cabina.
Mi trovavo su una nave, non so dire che dimensioni avesse. Era grande, abbastanza da perdercisi dentro. Non c'era luce, nessuno che mi potesse aiutare. Tutti dormivano mentre io ero là, solo, al buio, in un posto sconosciuto. Quando realizzai le mie condizioni sentii il mio cuore battere più forte. Il sonno però ebbe la meglio e quindi iniziai subito a studiare l'ambiente circostante. Non conoscevo il posto e per di più era buio ma ero sicuro che la mia via andasse in quella direzione. Perché in questa e non in quella opposta? Non lo so. Può essere che sia una strada a senso unico, oppure forse perché dall'altra parte ci ero già passato, ma ero sicuro, convinto della mia scelta, come se una vocina interiore me lo consigliasse. Così mi misi in cammino ed iniziai ad esplorare. I miei occhi ormai si erano abituati al buio e riuscivo a distinguere le forme presenti nella stanza. C'erano dei fogli sparsi sul tavolo, un pianoforte, un bancone rialzato su due gradini su cui c'erano una ventina di bottiglie contenenti varie bevande alcoliche. In un'altra occasione ci avrei fatto un pensierino, ma adesso avevo un'altra priorità. Iniziai a camminare per la stanza e mi misi a cercare qualcosa. Cosa? Non lo sapevo neanch'io con certezza.
Arrivai a una porta chiusa. La mia curiosità era tanta e non esitai ad abbassare la maniglia. Mi ritrovai in un'altra stanza, simile a quella precedente. Riuscii a distinguere un divano di grandi dimensioni, diverse sedie e perfino una palla da calcio in un angolo. Camminavo avanti, a passo lento, un po' indeciso, ma non mi fermavo. Arrivai a un'altra porta, questa leggermente più pesante, la attraversai, e riconobbi di essere sul ponte della nave. Faceva freschino, ma ero tentato di rimanere là fuori ancora un momento. La luna illuminava il mare e disegnava una via di luce sull'acqua.
Giusto la via, dovevo tornare a cercare la mia cabina. Era una distrazione, ero stato tentato da qualcosa ma dovevo ricominciare. Che male c'è? Del resto, che vita sarebbe senza un po' di distrazioni?
Cercai di ricordare la strada che avevo seguito, in modo da ritornare al punto di partenza, quella porta. Superata di nuovo, mi misi a girare ancora per la stanza. Sulla parete opposta ne vidi un'altra e, senza pensarci due volte, la imboccai. Questo ambiente era più grande di tutti quelli in cui ero stato. C'erano molti tavoli sparsi al suo interno. Al centro, un menù. Provai a leggerlo, ma l'assenza di luce mi impedì di mettere a fuoco le lettere. Poi mi ricordai di avere un compito più importante. Ripresi a camminare fino a raggiungere una porta più grossa di tutte le altre. Conduceva ai letti. In lontananza vidi quello che pensavo fosse il mio. Di questo non ne ero più tanto convinto perché vidi un corpo che lo occupava. Mi avvicinai per capire meglio. Sì, il mio letto era occupato da un ragazzo, più o meno della mia età, che stava dormendo beatamente. Non lo conoscevo e piano piano mi stava salendo una grossa rabbia, accusata forse un po' anche per la stanchezza. Svegliai con uno strattone lo sconosciuto e urlando gli chiesi: "E tu chi sei?"
Quello stronzo, senza lasciar trasparire alcun segno di paura, rispose tranquillamente: "Sono Vas."