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La pensione a rate
Prima che inizi a narrarvi questa storia vorrei presentarvi i personaggi che incontrerete: Milena, Viviana, Ferdinando, ed infine io stesso. Io non sarò una voce narrante, ma un personaggio che entra nel vivo del racconto e interagisce con gli altri, soprattutto con Milena. Tra me e Milena c'è una relazione speciale. Anche tra Viviana e Ferdinando c'è una relazione, ma quella tra me e Milena è speciale.
Non voglio anticiparvi molto di più. Avrò tempo per descrivervi i personaggi, le loro idee, i loro sentimenti, le loro famiglie. A pensarci bene non voglio descrivervi le loro famiglie. Ai fini di questo racconto non ha importanza. Per esempio io e Milena abbiamo figli? Non lo saprete.
A questo punto sarebbe bellissimo se mi potessi fermare per ascoltare le vostre voci e i vostri pensieri.
- Perché non vuole dirci se hanno figli? -
- Secondo me perché non ne hanno. -
- Dici che è sterile? -
- Chi? Lui? -
- Penso di sì. -
- No! deve essere lei ad esserlo, ed è anche frigida. -
- Dice che hanno una relazione speciale: bugia! Non credo che il loro sia un matrimonio felice. -
- Forse non sono neanche sposati. Non ha detto che sono sposati. Ha solo detto che hanno una relazione speciale. -
- Secondo me sono sposati, ma lui non è sposato con lei. Lui è sposato con Viviana e lei con Ferdinando. -
- E forse hanno dei figli. Lui con Viviana e lei con Ferdinando. -
Ci avete mai pensato? Tutti questi commenti, anzi chiamamoli con il loro nome, tutti questi pettegolezzi potrebbero essere degli ottimi spunti per un racconto.
Ho detto che non avrei parlato delle nostre famiglie, però una cosa ve la posso dire: Viviana e Ferdinando sono sposati.
Ritorniamo ai nostri quattro personaggi. Ci siamo incontrati da poco, stiamo bevendo qualcosa e stiamo parlando di un argomento che tocca ciascuno da vicino: la pensione. È normale che se ne parli spesso, anche se siamo poco più che trentenni. La pensione è stato un traguardo per i nostri genitori; lontano, agli inizi della loro carriera, ma sicuro. È stato il meritato riposo a cui si arriva dopo anni di sacrifici, soprattutto per la famiglia e per i figli. La pensione è stata la ricompensa per tanti anni di fatica. Nella mia città non si lavora: si fatica.
Oggi sembra tutto più incerto. Ogni volta che parliamo di pensione Viviana diventa isterica.
- La mia bisnonna viveva in una casa patronale. - ripete continuamente - Mia madre me lo raccontava spesso: i nonni venivano assistiti dai figli, insegnavano quello che conoscevano ai nipoti e facevano quello che potevano in casa.
- Erano tempi diversi. - conferma Milena con un sospiro - Era un'Italia contadina. In campagna c'è sempre tanto da fare e c'era sempre qualcosa che poteva essere fatta da una persona anziana. -
- È vero. Gli anziani erano parte integrante della famiglia, si sentivano utili, non erano abbandonati come oggi, - continua Viviana - erano in compagnia ed erano accuditi. -
- Non ti preoccupare cara. Ci sarò io con te. - la rassicura puntualmente Ferdinando.
- Per i primi anni, ma dopo? Lo sanno tutti che la vita media delle donne è dieci anni più lunga di quella degli uomini e sei anche tre anni più vecchio di me! Rimarrò sola, povera e con una pensione da fame! -
- Figlia mia! - esclama Milena, che ha cinque anni meno di Viviana - Queste cose non si dicono neanche per scherzo. -
Ferdinando approfitta di un attimo di distrazione dei presenti per toccarsi le parti intime. Lo conosco da dieci anni. È sempre stato un po' superstizioso.
Sono sempre i soliti discorsi, ma questo pomeriggio mi è venuta un'idea geniale.
- Ferdinando, - gli ho detto - secondo me c'è bisogno di una grande riforma.
- Raffaele, hai fatto la scoperta dell'acqua calda! -
- Prima di tutto bisogna dare più soldi a questi pensionati. -
- Fin qui siamo tutti d'accordo! Poi mi devi spiegare dove li trovi questi soldi, ma siamo d'accordo. -
- E poi non è possibile che uno deve aspettare di avere settant'anni per andare in pensione! Se io fossi primo ministro sai cosa farei? -
Ferdinando mi guarda un po' perplesso. È un conservatore. Sissignore: superstizioso e conservatore. Non è che non voglia mai cambiare niente, ma ha paura dei cambiamenti. La verità è che Ferdinando è un po' pessimista, è uno che preferisce non muovere niente perché teme sempre di finire dalla padella nella brace.
- Al peggio non c'è mai fine! - ci dice ogni volta che consigliamo di provare qualcosa di nuovo.
Milena, invece, mi squadra con interesse. Cosa sto per tirare fuori dal cilindro? Milena mi conosce bene. Sa che sono una persona tranquilla, ma che ogni tanto ho bisogno di aria nuova, di cambiamento, di imbarcarmi in qualche avventura. Mi appassiono quando si aprono nuove prospettive, quando si sperimentano nuove soluzioni, quando qualcuno propone un'idea nuova. Diciamoci la verità: le novità aggiungono un po' di pepe alla vita! Le novità sono il sale della vita! E, se vogliamo dirla tutta, un'idea nuova ha sempre portato buoni frutti. Chi non la pensa così fa lo stesso ragionamento di quel tale che non aveva mai mangiato i fichi d'india. Per apprezzarli basta saperli sbucciare.
Ferdinando non ha mai capito niente di fichi d'india. Milena, per contro, sa bene che le idee nuove si dividono in due categorie: quelle che possono essere realizzate e danno un riscontro oggettivo e quelle che richiedono un po' di immaginazione.
Facciamo finta che per un anno avete lavorato anima e corpo ad un'innovazione che non vi ha portato da nessuna parte. Cosa fareste in questo caso? sicuramente Ferdinando si darebbe per vinto. Ma se ci pensate un attimo vi renderete conto che se la vostra esperienza fosse narrata nel modo giusto, con i toni giusti, con un pizzico di ambientazione drammatica e un po' di autoironia si trasformerebbe in un racconto affascinante, divertente, coinvolgente, epico. Cosa vi ho detto prima? Ci vuole un po' di immaginazione!
Milena questa cose le sa bene. Ogni volta che dico che ho un'idea nuova Milena mi guarda con interesse e si prepara a sbucciare un altro fico d'india.
Sì!! Sbucciami tutto! Mangiami! Quando mi guarda in quel modo mi viene voglia di strapparle i vestiti di dosso e di fare l'amore come quando avevamo diciotto anni.
- Ferdinando, quello che dovrebbe fare il governo è cambiare il modello pensionistico. Se io fossi presidente del consiglio introdurrei la pensione a rate. -
Pensateci bene e ditemi se non vi sembra una bella trovata.
Attualmente ogni lavoratore deve svolgere le sue mansioni fino al momento in cui raggiunge l'età di pensionamento. Ciò significa che ogni lavoratore è tenuto a lavorare ininterrottamente fino ai sessantacinque o settantant'anni per guadagnare il diritto ad un altrettanto ininterrotto periodo di riposo, preludio dell'immancabile eterno riposo.
Questa soluzione non consente al lavoratore di godere di lunghi periodi da dedicare ai propri interessi se non quando ha già perso parte del vigore e dell'entusiasmo giovanile. Notate bene. Ho detto parte del vigore giovanile. A settant'anni quanta parte del vigore gli sarà mai rimasta al nostro lavoratore?
- Ferdinando, ascoltami bene. La mia idea è semplice: ogni lavoratore deve usufruire obbligatoriamente di un anno di pensoniamento, pagato dalla comunità, ogni volta che abbia maturato due anni di lavoro. -
- Raffaele, a me, me pare 'na strunzata! -
- Ma no Ferdinando! - interviene Milena - Cosa dici? A me sembra un'idea interessante. -
Apparentemente Milena mi sta dando ragione, ma non è così. Lo so, ma faccio finta di non averlo capito.
- Ferdinando, perché devi sempre fare lo sfasciacarrozze? Questa volta si tratta di una buon'idea. Anzi, dovrei inviare una proposta al presidente del consiglio. Tra l'altro abbiamo un governo di centrosinistra, vicino ai lavoratori, innovatore, riformista. -
- Raffaele, - mi interrompe Ferdinando con un sorriso ironico. - ma che credi? che sia arrivato Baffone? -
- Chi? - chiede Milena incuriosita.
- Baffone! È un modi di dire. - le spiega Ferdinando - Devi sapere che negli anni cinquanta i comunisti erano convinti che l'Unione Sovietica fosse la società perfetta e volevano realizzare la grande rivoluzione proletaria. -
- Questo lo so anch'io, ma non ho ancora capito chi è questo Baffone. -
- Baffone era Stalin. Un simbolo per i comunisti, prima che si scoprisse quanto fossero state dure e crudeli le sue repressioni, ed uno spauracchio per i democristiani. - le risponde Viviana.
- Vabbeh! Ferdinando. Hai ragione. - ammetto con rammarico - Mi sono lasciato trasportare un po', però quella della pensione a rate sarebbe una grande riforma. Non ti piacerebbe fare un anno di pausa ogni due anni di lavoro? -
- Io ho già lavorato sei anni. - interviene Viviana - Ho tanto bisogno di riposarmi e di andare in vacanza. Ferdinando, amore mio, non sarebbe bellissimo andare via per un anno? -
- Sì, amore. Sarebbe bello, ma come facciamo con Pablo? -
Pablo è il loro cane. Ogni volta che devono partire per un viaggio hanno il problema del cane. Ci pensano un po', chiedono a qualche amico di tenerglielo per un paio di settimane e partono.
Poi gli viene la nostalgia.
- Chissà se Pablo sta bene? -
- Secondo me sta piangendo, povero caro! -
- Com'era bello Pablo quando ci veniva a svegliare, alle cinque di mattina. -
- Tutte le sante mattine! -
- Mi manca tanto! A te no? -
- Si, anche a me! -
Morale della favola. dopo una settimana li rivedi alla tua porta che vengono a riprendere Pablo e ritornano a casa. Che vi devo dire? Ferdinando e Viviana sono dei personaggi.
- Con un anno a disposizione potremmo prendere in affitto una casetta in montagna, con un bel giardino. - suggerisce Viviana. - Pablo potrebbe venire con noi. -
- Ma il lavoro? - obbietta Ferdinando - Come faccio a lasciare il lavoro per un anno? Già mi chiamano sul cellulare ogni volta che prendo un giorno di vacanza, figurati cosa succederebbe se mi assentassi per un anno. -
- Non è un aspetto da sottovalutare. - interviene Milena - Le aziende non sono preparate a gestire questo modo di intendere la pensione. -
- Sì, è vero, ma sono dettagli. Se si lavora bene su questa idea, se ci sarà una concertazione seria con tutte le parti sociali, i sindacati, l'industria, il mondo politico, sono certo che troveremo delle soluzioni. -
- Ma tu ne sei veramente convinto? Secondo te le aziende accettaranno quest'idea? Dimmi un motivo per cui dovrebbero farlo. -
Cosa vi dicevo prima? Ferdinando è un po' conservatore, è nella sua natura. In compenso Viviana si stava appassionando all'idea.
- Io sono stanca, ho avuto un anno molto duro. Se andassimo in montagna per un anno ritornerei molto più rilassata. -
- Brava! Ecco un vantaggio per le aziende. I loro dipendenti tornerebbero dall'anno di pausa rilassati, motivati e quindi più efficienti. Senza considerare che ci sono molti altri aspetti che le aziende dovrebbero prendere in considerazioni. - aggiungo prontamente.
- Per esempio? - mi chiede Milena.
- Io conosco molte persone che vorrebbero migliorarsi, fare un corso d'aggiornamento, imparare l'inglese. -
- È vero. - interviene Viviana - C'è Carmelo che vuole andare in America. E Mattia? non dice sempre che vorrebbe studiare per un Master in Business Administration? -
- E perché non lo fanno? -
- Ferdinando, ma che stai dicendo? Noi lavoriamo cinque giorni a settimana. Ci vuole un'ora per arrivare al lavoro, una di pausa pranzo, otto ore lavorative ed una per tornare. Questo quando non ci sono straordinari da fare, turni di notte e altre fesserie simili. Il fine settimana siamo impegnati con le pulizie di casa, la spesa, le visite ai parenti. Me lo dici tu dove troviamo il tempo per studiare? -
- Non hai tutti i torti. - ammette Ferdinando - Se avessi un anno di tempo potrei fare un MBA. Con un Master in tasca potrei aspirare ad una posizione di prestigio nell'azienda. -
- E potresti avere uno stipendio più alto - aggiunge Viviana - ti assegnano già tanti incarichi di prestigio amore mio, ma sono passati due anni da quando hai avuto un aumento di stipendio. -
- Oppure si potrebbe usare l'anno di pensionamento per cercare qualcosa di più gratificante. Avete presente tutti quelli che si lamentano del lavoro che svolgono e sognano di cambiare radicalmente? -
- Certo! - mi interrompe Viviana - C'è Giovanni che non parla d'altro.
- Brava! Giovanni potrebbe fare un corso di formazione e rimettersi in gioco, tornare sul mercato proponendosi in un altro ruolo. -
- No! Guarda, io lo conosco da quando eravamo piccoli. Giovanni e lo studio non sono mai andati d'accordo. -
- Dicevo per fare un esempio. Se non vuole studiare potrebbe mettere su qualcosa in proprio. -
Ferdinando non è convinto. Ha sempre un po' di paura quando parlo di sperimentare, imprenditoria, mettersi in proprio.
- Secondo me molti vorrebbero aprire una piccola impresa, - continuo imperterrito - un agriturismo, o scrivere un romanzo. Ma non hanno il tempo necessario per la fase di start-up. -
- Non è solo un problema di tempo. Sai quanti soldi ci vogliono? e se poi non funziona? -
- Appunto! Molti hanno paura di non riuscire nell'attività e di trovarsi senza una lira e senza un lavoro. Se aprissi un'attività nell'anno di pensionamento non solo avresti il tempo per gestire lo start-up, ma avresti anche un bel paracadute. -
- Ha ragione! - conferma Milena - Se le cose dovessero andare male potresti sempre ritornare al tuo lavoro alla fine dell'anno di pensione. Viviana, tu potresti aprire la ludoteca di cui parli tanto. -
- Dai Ferdinando! Amore! Tesoro! Apriamo una ludoteca. A me sono sempre piaciuti i bambini. -
- Io ti aiuterei. - aggiunge Milena - Conosco tanta gente. Ti farei pubblicità. -
Le ragazze sono ormai perse nei loro progetti. Guardo Ferdinando. Ha lo sguardo assente. Sta pensando di riprendere a suonare? Quando l'ho conosciuto aveva messo in piedi un gruppo musicale, ma aveva smesso per un posto sicuro, a tempo indeterminato, nel ministero dei trasporti. Qualche volta parla di andare in Asia. Lì molti sono interessati alla musica e potrebbe guadagnarsi da vivere insegnando e suonando nei locali. Tenterebbe questa strada se, male che vada, avesse la sicurezza di poter tornare al proprio lavoro?
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- scritto bene. manca la conclusione. ragionando nel merito del contesto: si và in pensione a 35 anni di contributi giusto? quindi 20 + 35 = 55. facendo come dici tu si andrebbe in pensione "definitivamente" a 20 + 70 (facendo però 35 anni di pensione a rate). Ma dico, quando arrivi a 60 anni, dici che riusciresti ancora a lavorare?
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