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Scuola Serale

Fanny era una 19enne di boccoli e sogni. Bionda di capelli, ed occhi azzurri, Nonostante la timidezza, centrava numerosi cuori maschili. Cresciuta in una famiglia numerosa; 5 figli ( lei era la primogenita). Il padre lavorava come imprenditore edile, e riusciva a soddisfare i bisogni della numerosa prole. Fanny, non avendo molta voglia di lavorare nella ditta paterna, coltivava la passione del ballo. Era determinata a partecipare al programma televisivo "Saranno Famosi"; si allenava costantemente. Incurante della zavorra costituita dal sedere abbondante.
Seduta vicino a lei si accomodò Beatrice. Una ruvida donna, originaria di Trento, di pressappoco 30 anni. Al compimento della maggiore età, Beatrice era stata buttata fuori casa dai genitori. Si era barcamenata, per un quinquennio, con lavori saltuari. Finchè decise di trasferirsi in Lombardia, a Como. Trovando, poi, occupazione come magazziniere in una fabbrica di caramelle. La ruggente capigliatura corvina ed il rimmel marcato promettevano battaglia. Lei era pronta a sfruttare al 100% i mezzi a disposizione. Al suo domicilio di Cadorago l'avrebbe supportata, e sopportata, Peppe Popi. L'idraulico con cui lei conviveva.
Pose lo zaino, e si mise in disparte. Basilare non dare troppa confidenza ai nemici. Mirco Pezzenti annusava l'aria, prendendo nervosamente appunti. 26enne, fisico asciutto, volto emaciato. Sembrava rigido come uno stoccafisso. Pochi capelli incorniciavano la testa; vestiva dei jeans sdruciti, e scarpe Nike di seconda mano. Da giorni contava i minuti che lo separavano da quell'evento. Incurante delle proteste della madre Luisa, che vaticinava una sua sconfitta. No; era la chiave di volta. Fra tre anni, con il titolo in mano, sarebbe diventato uno yuppie rampante. Al diavolo l'infimo lavoro di operaio; briciole per il genio che lui si sentiva. Un bulldozer, disposto a passare sopra al mondo.
Qual era il filo conduttore che univa le tre anime? Il recupero anni scolastici alla scuola "Conti" di Como.
La partenza era soft; un'ora d'Italiano, ed una di Storia. Con passo da funerale, entrò il prof. Manetta.
Manetta era un insegnante di 57 anni, già in pensione. Arrotondava insegnando alle scuole serali, e con le ripetizioni private.
Si allacciò i bottoni della giacca, aggiustò la cravatta, e sedette in cattedra. Scrutò il popolo studentesco, lanciando una smorfia semidisgustata. Tra il vociare generale procedette all'appello.
<<Pezzenti?>>.
<<Presente!>>.
<<Ti chiami come un avvocato bolognese, amico del grande poeta di Recanati>>.
<<Ah sì?>>.
<<Sapresti dirmi "L'Infinito" di Leopardi>>.
<<Leopardare>>.
Sghignazzi corsero tra i banchi; Manetta incassò il colpo con nonchalance:
<<Beh... io conosco la versione che inizia con "Sempre caro mi fu quest'ermo colle...". In ogni modo hai dato una risposta interessante; ne riparleremo>>.

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5 commenti:

  • Anonimo il 15/12/2010 10:07
    Se è l'incipit di un romanzo, allora quest'ultimo promette bene. Ottimo!
  • Vincenzo Brighenti il 14/12/2010 07:01
    Visto che farà parte di un libro, non è che posso scrivere tutto al primo capitolo.
  • Michele Rotunno il 13/12/2010 18:21
    È uno di quei racconti che ti lascia un senso di incompletezza come quando gusti un assaggio di un piatto prelibato e aspetti, poi, la pietanza completa che mai arriva. Proprio per questo l'avrei preferito più corposo.
    Complimenti.
  • Vincenzo Brighenti il 12/12/2010 20:32
    grazie
  • Anonimo il 12/12/2010 19:56
    Come insegnante non potevo perdermi questa simpatica chicca. Divertente, ben scritto ed in modo personale che denota una certa padronanza. Il contenuto mi garba assai e, per la forma, non guardo tanto per il sottile ma m'è sembrata buona pure quella, ortografia compresa. Bravo... ciaociao

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