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La signora degli angeli
Quel giorno Eric non vedeva l'ora di uscire da scuola per fare un giro al mercatino di Natale. Sapeva bene che non avrebbe potuto acquistare nulla, perché dopo la morte del padre avvenuta alcuni mesi prima, la situazione in casa era precipitata. Per quanto sua madre si desse da fare cercando mille lavoretti, si riusciva a malapena a mettere qualcosa in tavola. I debiti erano aumentati e lei era sempre più stanca e triste. Eric avrebbe tanto desiderato aiutarla, ma non sapeva come fare anche perché aveva solo undici anni.
Giunse in piazza quasi correndo, tutto eccitato all'idea di ammirare le decorazioni, i giocattoli e le leccornie il cui profumo aveva saturato l'aria.
Mentre si aggirava tra le bancarelle, udì una donna che urlava a squarciagola.
" Venite signori, venite. Un angelo portafortuna per soli cinque penny. Ogni vostro desiderio espresso la notte di Natale, si avvererà".
Incuriosito, si avvicinò e si fece largo tra un nutrito gruppo di persone che sostava davanti alla venditrice. La donna era molto bella, e con tratti gentili. Appena si accorse di Eric, gli porse una statuetta. Era un angelo di cristallo dalle fattezze perfette.
"Cinque penny per i tuoi desideri".
Il giovane la strinse tra le mani. Sentì come una scossa elettrica attraversargli la schiena e gli parve per un attimo che l'oggetto si illuminasse.
"Dammi qui" disse un ragazzo ben vestito strappandogliela "Tu non te la puoi permettere. La comprerò io". Era Albert, il figlio di uno degli uomini più ricchi della cittadina. Dopo averla pagata, guardò Eric con aria di denigrazione e velocemente si allontanò.
Al giovane non rimase che fissarlo mentre saliva sulla carrozza in fondo alla strada, dove ad attenderlo si trovava il padre. Un dolore improvviso gli strinse il petto come una morsa ed a stento riuscì a trattenere le lacrime. Alla fine, decise di continuare il suo giro, anche se l'entusiasmo era passato.
Si era fatto tardi e le bancarelle stavano chiudendo. Eric si ritrovò nel punto in cui prima si era fermata la carrozza di Albert e notò a terra, qualcosa che brillava. Era un angelo di cristallo. Esattamente quello che aveva tenuto in mano, qualche ora prima. A quanto pare il suo indisponente amico lo aveva perso.
"Dovrei restituirglielo" pensò osservando il bellissimo angelo. Mentre una parte di lui diceva così, una vocina gli suggeriva di tenerlo. "È la prima volta che ho un oggetto simile. Se poi fosse vero che porta fortuna, potrei aiutare la mamma". Decise di tenerlo.
Arrivò a casa all'imbrunire e nascose il tesoro nel suo lettino, sotto il cuscino. In quel momento qualcuno bussò alla porta.
Era il signor Spauldhing, il padrone di casa.
"Mia cara signora, lei capisce bene che non posso aspettare oltre. È in ritardo di due mesi con il pagamento della pigione".
"Ha ragione" rispose sommessamente la donna "Mi dia ancora un po' di tempo".
L'uomo le si avvicinò e sfiorandole il viso sospirò "Io potrei darle tutto il tempo che vuole, se solo fosse più carina con me"
Eric si frappose subito tra i due mentre la donna indietreggiava.
"Oppure, mi dia il ragazzo. Lo farò lavorare per me".
"Ha undici anni. È solo un bambino, va ancora a scuola".
"Bisogna crescere presto quando non si hanno soldi" ribatté l'uomo "Se per Natale non mi pagate, vi caccio subito di qui" mentre si allontanava si voltò e con aria di disprezzo ribadì "Passerete il Natale per strada. So che in chiesa offrono un pasto caldo" uscendo sbatté la porta.
La madre di Eric si lasciò cadere sulla sedia disperata. La testa tra le mani iniziò a singhiozzare.
"Stai tranquilla mamma, vedrai che qualcosa succederà, non ti abbattere" le disse abbracciandola forte.
La notte passò in un baleno, nonostante l'angoscia e la tristezza aleggiasse sui loro cuori. Eric però si addormentò con la fievole speranza che quell'angelo gli avrebbe portato fortuna.
Purtroppo le cose non vanno sempre come uno desidera. La mattina seguente, infatti...
"Che cos'è questo? Dove lo hai preso?" esclamò la madre del ragazzo mostrando l'oggetto che aveva trovato per terra.
Erci non fece molte storie e gli raccontò la verità. "Vedi mamma, una parte di me voleva restituirlo, te lo assicuro, ma una vocina mi ha detto di tenerlo. Ci porterà fortuna. Vedrai. Questa sera esprimerò un desiderio e sono sicuro che si avvererà" disse tutto d'un fiato.
"Non essere sciocco, figlio mio. Queste cose non esistono. Sei abbastanza grande per smettere di credere nelle favole. Lo restituirai subito".
"Ma mamma..."
"Niente ma! Non si discute, lo riporti subito al legittimo proprietario. Non ti appartiene. Non è questo che ti ho insegnato." Insisté la madre furiosa.
Giunto a scuola, trovò molta agitazione tra i compagni e venne a sapere che durante la notte, Albert si era improvvisamente ammalato di un'inspiegabile malattia. Si sentì subito in colpa per quello che aveva fatto. "Stupida vocina. È sicuramente colpa mia" ripeteva a sé stesso mentre arrivava davanti alla casa del compagno.
Suonò alla porta e venne ad aprire il maggiordomo.
"Questo oggetto è di Albert, lo ha perso ieri. Glielo deve portare subito"
"Il ragazzo è molto malato. Il medico pensa che non passerà un'altra notte" esclamò l'uomo col volto chino.
"No! Non è possibile" urlò Eric "Gli porti subito l'angelo e guarirà". Detto questo corse via con una terribile angoscia nel cuore. "Sono stato davvero stupido a prenderlo. Non era mio, la mamma ha ragione. Dovevo fare subito la cosa giusta e riportarglielo. Se muore, sarà solo colpa mia". Questi pensieri gli rimbombavano nella mente, mentre si incamminava verso la piazza del mercato. Eric fece nuovamente un giro delle bancarelle, ma della signora degli angeli non c'era più traccia.
Giunse la sera, ed Eric aprì l'unico pacchetto che aveva: una maglia di lana sferruzzata dalla madre.
"Mamma, dove andremo domani se dobbiamo lasciare la casa?" chiese con un filo di voce.
"Non lo so caro" rispose la donna "Proveremo da qualche conoscente, sperando che ci ospiti per qualche giorno... poi..." la voce si fermò in gola, perché il pianto non le dava più modo di parlare.
Eric si alzò e la strinse. I due si abbracciarono forte ed il calore del loro abbraccio scaldò la stanza più della stufa a legna.
La mattina di Natale si recarono in chiesa per assistere alla funzione. Arrivati in prossimità della chiesa notarono una bella carrozza, dalla quale scese Albert e suo padre.
"Com'è possibile!" esclamò la donna meravigliata "Ma non era molto malato?"
"Dev'essere stato un miracolo" rispose l'uomo "Ieri suo figlio gli ha riportato un oggetto, un piccolo angelo di cristallo e da quel momento ha iniziato a star meglio. È fresco come una rosa. Neanche il medico se lo sa spiegare, ma sta benone".
"Grazie Eric" disse il ragazzo "Mi hai salvato la vita con il tuo gesto, sicuramente senza quel portafortuna, sarei morto".
Il giovane frastornato era felice. Nonostante la brutta situazione nella quale si trovava, era felice di aver fatto la cosa giusta.
Durante la funzione pareva distratto, qualcosa attirava la sua attenzione.
"Si può sapere che cosa continui a guardare?" gli domandò la madre.
"Quella statua laggiù. Assomiglia tanto alla signora degli angeli".
"Non dire assurdità. È la Beata Vergine Maria".
Eppure Eric ci trovava una strana somiglianza.
Ad attenderli finita la messa una brutta sorpresa. Il signor Spauldhing.
"Ha trovato i soldi?" domandò con un ghigno sul volto.
"Nel pomeriggio lasciamo la casa, non si preoccupi" rispose risoluta la donna.
"Una voce d'uomo s'intromise "La signora verrà a stare a casa mia con suo figlio. Ho bisogno di una brava governante". Era il padre di Albert.
Il desiderio di Eric si avverò, nonostante non avesse tenuto per sé il famoso angelo portafortuna.
Da allora alcuni giorni prima di Natale, si dice che in diverse cittadine del mondo, compaia una venditrice di angeli. La bella signora invita ad acquistare i suoi oggetti portafortuna, con la promessa che il desiderio di un cuore puro, la notte di Natale si avvererà.
Ancora oggi, dopo tantissimi anni, l'identità della venditrice rimane un mistero.
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0 recensioni:
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Anonimo il 15/12/2010 09:59
Bella favola, bello l'argomento trattato. Il materialismo ha ormai completamente stravolto il senso del Natale, ma se ci pensiamo bene forse riusciamo a ricordarci di quando, nella nostra infanzia, aspettavamo la sua venuta con ansia e trepidazione.
complimenti!
- Grazie Giacomo
Qui ho pubblicato poco, ma se vuoi dare un'occhiata, questo è il mio sito: www. doramillaci. com
Anonimo il 14/12/2010 07:21
Cavoli... mi sono incartato con il commento... volevo dire che Io queste storie a lieto fine le amo da morire... poi mi sono incartato come un principiante... vabbè, l'età! Piuttosto, sbaglio o pubblichi con cadenza inferiore all'anno solare? ciaociao
- Grazie amici... siete gentilissimi!!!
Anonimo il 13/12/2010 20:15
Non posso che associarmi all'amico Michele... una lettura che mi ha commosso, pur essendo un agnostico... piaciuto molto e scritto anche bene. Io queste storie piene di bei sentimenti e con il lieto fine mi piacciono tanto. Brva... ciaociao
- Una bella favola scritta benissimo. Molto educativa.
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