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Nel nome del padre (Sesta ed ultima parte)
Mi fiondai su Lentini e mi accertai che fosse vivo. Lo chiamai svariate volte, e lui mi rispose con dei rantoli. Lo sfiorai appena e notai le contusioni e il sangue sul viso. "Merda."
Recuperai il cellulare e composi il numero di LoRusso. "Sta scendendo! Il killer sta scendendo! Mandate su due barelle!"
In quell'istante udii dei deboli lamenti provenire dal bagno. Chiusi la chiamata, mi alzai e misi una mano sul pomello della porta. Poi mi bloccai, pensando potesse trattarsi di una trappola.
L'acqua scorreva e una radio cantava.
"Ilaria?", chiesi. "Ilaria, sei là dentro?"
Sentii nuovamente dei lamenti e compresi che la ragazza doveva essere ancora viva. "Stai tranquilla, d'accordo? L'ambulanza sta arrivando!"
Recuperai l'arma sul tappeto, corsi alla porta d'ingresso e vidi entrare i paramedici con le barelle. Dietro, c'era LoRusso.
"L'avete preso?", domandai.
Scosse il capo. "È scappato."
Distolsi lo sguardo e feci una smorfia.
Raggiungemmo la camera da letto.
"Come sta?", chiesi riferendomi alle condizioni del mio partner.
"Ne ha prese parecchie e a giudicare dal viso sembrerebbero violente, ma è cosciente: se la caverà."
Mentre caricavano Lentini su una barella, uno dei paramedici si avvicinò alla porta del bagno.
"No!", gridai mettendo le mani avanti. "Non aprite quella porta!"
Tutti i presenti mi fissarono senza capire, ed io spiegai loro quello che supponevo avesse ideato l'assassino.
"Credo che il killer abbia messo in atto qualche congegno che funziona quando la porta si apre. E non deve aprirsi perché ucciderebbe Ilaria e chiunque entri là dentro."
"E come facciamo?", mi domandò uno.
Mi rivolsi a LoRusso. "Chiami i vigili del fuoco, fateli entrare dalla finestra del bagno. Fate in fretta, Ilaria è ancora intrappolata."
Il vicequestore annuì.
"La prego, stia dietro a Lentini", dissi.
Poi mi mossi verso l'uscita.
"Perché, tu dove vai?", mi domandò.
Mi voltai a fissarlo. "Nell'ultimo posto in cui mi sarei mai sognata di tornare."
Infine uscii correndo.
Parcheggiai l'auto, e fissai la struttura da fuori. L'ultima volta che avevo messo piede dentro una chiesa era stata per il funerale di mio padre. Diedi un ultimo sguardo ed entrai. Aprii la porta e questa cigolò.
La chiesa era deserta se non per una coppia di anziani in prima fila. Feci qualche passo e vidi che entrambi erano genuflessi con un rosario stretto tra le mani.
A quel punto udii dei passi e vidi farsi avanti un uomo in tunica nera. "Ha bisogno di confessarsi?", mi chiese.
"No. Sono qua per un altro motivo."
Gli mostrai il distintivo e lui divenne cupo in viso. "Avrei bisogno di farle qualche domanda"", continuai.
Mi sfiorò un braccio quando disse: "Da questa parte."
Lo seguii sul retro, e a quel punto gli riferii il perché mi trovavo là. "Stiamo indagando sul caso del killer che uccide chi crede peccatori, e sono sicura che chiunque sia, passi spesso di qua."
Il viso del prete cercò di restare impassibile, ma scorsi che qualcosa non andava. "E perché lo crede, commissario?"
"Chi meglio del peccatore stesso e credente non verrebbe a confessarsi per i peccati commessi?"
Fece spallucce. "Mi spiace, non posso aiutarla."
Lo fissai, irritata. "Sarò molto franca con lei, padre: non ho tempo da perdere. Mi dia quel nome, lo sa di chi sto parlando."
L'uomo attese e si morsicò un labbro. "La persona che cercate ha un passato estremamente problematico, non capireste."
Feci qualche passo verso l'uomo. "Il nome", scandii.
"Io... non posso. Si tratta di un segreto svelatomi in confessione. Non posso, verrei meno alla parola data."
"Lei non può?", feci una pausa. "Padre, qua non si tratta di mantenere i segreti di confessione. Qua si tratta di collaborare per fermare un assassino che va in giro ad uccidere incondizionatamente."
Attese, sull'orlo di sputare tutto quello che sapeva, ma indeciso se rendermene partecipe o meno.
"È sempre stato un ragazzo problematico, sin da bambino. Perse la madre e la sorella in età infantile, e si pensava che ad ucciderle fosse stato il padre."
"Scommetto che lei non ha mai avuto dubbi", insinuai.
Lui mi fissò, esausto. Poi si decise a parlare.
"Sì, è vero. Allora ero un seminarista e mi capitò di ascoltare la sua confessione. Ho sempre saputo che il padre era colpevole."
"E non si è mai detto che forse non avrebbe dovuto tenerselo per sé?"
"Il mio compito è quello di ascoltare e di assolvere i peccati delle persone, non di trasformali in gossip."
"Trasformarli in gossip?", chiesi incredula. "Va bene tutto, ma c'è un limite che non bisogna oltrepassare. Qua si tratta di omicidio e lei era obbligato dal senso morale a parlarne con la polizia, perché qualcuno si è creduto una specie di Dio e se n'è andato in giro pensando di possedere la licenza di uccidere!"
Mi fissò per qualche istante. "Milani. Goffredo Milani."
"Dove lo trovo?"
L'uomo esitò, e sembrò sconfitto quando disse: "Al Po. Ha una piccola motonave, una casa galleggiante. Quando non uccide, la maggior parte del suo tempo lo passa là."
Udire quelle parole mi fece gelare il sangue. Non lo chiesi ad alta voce, ma dentro di me pensai a come avesse potuto tenere per sé quel segreto tanto macabro quanto pericoloso.
"Non fategli del male", mi disse con tono di supplica.
Esitai. "È ferito. Non so se ce la farà."
Feci per andarmene quando il prete parlò. "Allora non lo troverete al Po."
Mi voltai. "E dove allora?"
"Un punto alto della città, sulla Mole. Se Goffredo deve raggiungere il Signore, lo farà là."
Lo fissai senza capire bene, ma non chiesi ulteriori spiegazioni. Uscii dalla chiesa, correndo e diretta alla Mole Antonelliana.
Una volta arrivata sul posto, parcheggiai e mostrai il distintivo alla reception. Spiegai la situazione al personale responsabile, che sgombrò il posto dal pubblico, e mi fece accedere all'ascensore per portarmi in alto.
"Da qua continuo da sola", affermai.
"Ne è sicura, commissario?"
Annuii.
Le porte dell'ascensore si richiusero, e attesi di sentirlo scendere.
A quel punto mi guardai intorno e sul pavimento notai del sangue che si trascinava fino alle porte del balcone. Caricai l'arma, e senza smettere di impugnarla, feci qualche passo e seguii le orme fino fuori. Un vento gelido mi investii il viso, e i capelli presero a svolazzarmi.
Da lassù fissai le luci della città.
"Non ti muovere", sentii come un rantolo.
Ubbidii.
"Voltati lentamente e getta l'arma a terra."
Lo feci e alzai le mani in segno di resa. Notai che l'uomo, con una mano mi puntava un'arma contro, e con l'altra si teneva premuta la ferita che gli avevo causato per salvare la vita di Lentini. Mi meravigliai che non fosse ancora morto.
"Stai perdendo sangue."
"Mi hai sparato, ricordi?"
"Non volevo, ma..."
"Ma stavo ammazzando il tuo collega. Beata te che sai cosa significa volere bene ed essere contraccambiata."
Quelle parole mi colpirono, ma non dissi altro in merito.
"Possiamo fare conoscenza?", chiesi.
"So già chi sei, commissario. E a questo punto immagino che anche tu sappia chi sono io."
Annuii. "Okay."
Attesi. Poi parlai. "Posso chiederti una cosa?"
Lui annuì.
"Perché hai scelto proprio Lentini?"
Con voce dolorante, spiegò: "È capitato. Com'è capitata quella coppia di coniugi, quell'uomo saltato in aria e come quelle persone arse vive. Seguivo a caso i peccatori e poi li punivo."
"Tutti possiamo sbagliare."
"Sì. È assolutamente vero. Tutti possiamo sbagliare, ma poi c'è la punizione per chi non si pente dei propri peccati, così come per coloro che subiscono il peccato stesso."
"Ma il Signore non predica forse la pace?"
"Salmo ventisei, passo diciassette: perocchè le braccia del peccatore saranno rotte, ma il Signore corrobora i giusti."
"Ascoltami..."
Fece una smorfia per il dolore, ma continuò: "Salmo ventisei, passo quaranta: e il Signore li aiuterà, e li libererà, e li trarrà dalle mani dei peccatori, e li salverà, perché in lui hanno sperato."
"Salvare non equivale ad uccidere."
Fece spallucce. "Punti di vista."
"È per tuo padre?", domandai all'improvviso.
L'uomo si irrigidì, e sembrò dimenticarsi del dolore quando mi chiese: "Che cosa hai detto?"
"È per tuo padre, che fai tutto questo?"
"Tu non sai niente."
"Padre Davide mi ha raccontato di tua madre e di tua sorella."
"Erano due puttane! Lui si è sempre preso cura di me. Lui mi ha insegnato tante buone cose."
Scossi il capo.
A quel punto emise un lamento e premette maggiormente la ferita, facendo fuoriuscire il sangue d'un rosso acceso. "Papà mi ha insegnato a servire il Signore. Devo servirlo. Devo ammazzare i peccatori, altrimenti punirà me."
"Non ti farà più nulla."
"Non posso nascondermi da nessuna parte. Lui conosce tutta la casa", farfugliò.
In quel momento ripensai a tutte le vite che aveva spezzato, ma allo stesso tempo non riuscii a non vedere anche tutto il dolore che quell'uomo conservava dentro sé. Del male col quale era stato cresciuto, del suo aguzzino e di tante altre cose che forse avevo paura di scoprire.
"Tuo padre non può più farti del male, perché ti aiuterò io", feci una brevissima pausa. "In ospedale cureranno la ferita, e dopo ti porterò dove si prenderanno cura di te."
A quel punto mi fissò con gli occhi lucidi ed io annuii.
Ma invece di controbattere o di spararmi, con le ultime forze si tirò in piedi sul balcone in pietra e lanciò giù l'arma.
"Che vuoi fare?", chiesi.
Goffredo sospirò. "Farla finita, e raggiungere il Signore."
Mi umettai le labbra e pensai a qualcosa da dire. "Ascoltami, lasciati aiutare."
Feci qualche passo.
"Non ti avvicinare!", mi ordinò.
Mi bloccai, ma gli tesi comunque la mano.
Lui la fissò.
"Ti prego, non voglio farti del male", continuai.
L'uomo sorrise appena ed inclinò il capo. "Che Dio ti benedica."
Poi come perso in un sogno lontano, disse: "In questo momento vorrei morire, e rinascere uccello."
Infine spalancò le braccia e si lasciò cadere giù.
Corsi, mi sporsi e tesi il braccio, ma l'unica cosa che riuscii ad afferrare fu l'aria gelida e tagliente di quella sera di novembre.
Affacciata al balcone, vidi il suo corpo farsi sempre più piccolo fino a scomparire inghiottito dal buio.
Pensai alle parole del prete quando aveva detto che se Goffredo doveva morire, lo avrebbe fatto in un punto alto della città. Che da lassù quello potesse sembrargli il Paradiso, con tutte quelle luci? Forse era quello che intendeva.
Infine udii delle grida lontane ed indistinte, e compresi che il corpo si era schiantato al suolo. Socchiusi gli occhi e li riaprii l'istante dopo. Mentre rientravo convinta di aver fallito nella mia missione, chiamai i rinforzi.
A pochi giorni dall'accaduto, Lentini sarebbe tornato a lavoro, ma Ilaria era rimasta ancora sotto osservazione.
Avevo appena parcheggiato e chiuso l'auto, quando udii: "Ho imparato la lezione."
Mi voltai e sorrisi al mio partner intento a reggersi su una stampella. "Ehi! Non dirmi che per qualche pugno che hai preso, necessiti di sorreggerti."
Mi sorrise ironico. "Ebbene sì, ti assicuro che aveva un diretto non indifferente."
Gli andai in contro e lo abbracciai. Poi lo guardai. "E sentiamo, che cos'è che avresti imparato?"
"Che le donne non sono oggetti."
"E ci voleva che qualcuno tentasse di uccidere Ilaria e sciogliere te nell'acido, per fartelo capire?"
Mi fissò ed io ricambiai lo sguardo con ovvietà.
"Sono in debito con te", mi disse infine.
Distolsi lo sguardo. "Piantala, Lentini. È il mio lavoro, l'avrei fatto per chiunque."
"Ci tieni, che ti piaccia o no."
Tornai a fissarlo. "A chi?"
"A me."
"Adesso non ti montare la testa."
"Mi dispiace smontare il tuo cuore di ghiaccio, ma mi vuoi bene. E non lo puoi negare."
"Non darti tanta importanza, ti piacerebbe."
Mi incamminai verso il commissariato e lui mi seguì. "Okay, però tu ammettilo."
Senza smettere di camminare, risposi ironica: "Sei sicuro che l'ospedale dovesse già dimetterti oggi?"
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l'autore Roberta P. ha riportato queste note sull'opera
Giunti al termine!
Questa è l'ultima parte del racconto a staffetta scritto con Vincenzo Mottola. Per la prima, la terza e la quinta parte dovrete fare riferimento al suo profilo. Buona lettura! :)
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0 recensioni:
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- Beh, grazie anche da parte mia, Giovanni, la lettura è stata lunga ma se l'hai terminata vuol dire che ti ha preso bene. Scrivere così non sarà semplice, ma di certo non è stato difficile, anzi, direi che è stato naturale. Grazie ancora, ciao.
- Giova!!! Ti ringrazio!
Sì, è vero: non è cosa semplice, però quando dall'altra parte c'è collaborazione e bravura, il lavoro è più facile. Poi mi sono divertita un sacco!
Grazie dei complimenti! E ovviamente un grazie anche da parte di Fermi, buahahahah!
Buonissima giornata, ciaooooo!
- finalmente ce l'ho fatta a finire le letture di tutte e sei le parti. intanto volevo fare i complimenti a tutti e due perchè immagino che non sia facile continuare a scrivere qualcosa iniziato da un'altra persona... insieme avete fatto proprio un bel lavoro.
detto da un ragazzo forse sarà strano ma riguardo alla femminilità io sono d'accordo con Robi. sarà che io sono innamorato di Fermi e che mi piace così come la leggo penso che la sua personalità sia il suo punto di forza: è forte e sensibile insieme... io la trovo super sexy col comportamento che ha, ma questo l'autrice già lo sà
rinnovo i complimenti ad entrambi!!
- Credo sia normale che tu non lo condivida anzi, mi sarei stupito del contrario... e poi c'è da dire una cosa. Sono parecchio strano nell'interpretazione dei personaggi di racconti e romanzi che leggo... in pratica ho un modo tutto mio di vedere le cose ecco
- "Mantenere un comportamento sempre troppo professionale".
Mmm... vabbè, lo accetto ma non lo condivido.
Concordo invece sulla tua prima parte dove parli della società, dei luoghi comuni, etc etc.
Ahah! E sei stato fortunato che dopo sette tentativi te li abbia pubblicati. A volte non ne vuole proprio sapere di salvare i commenti.
Ciaooo!
- ps. oggi sette tentativi per inviarti due commenti... la volta che lo accetterà al primo colpo dovrò esultare
- Anche secondo me non dovrebbero esistere comportamenti "maschili" o "femminili", su questo sono perfettamente d'accordo... la distinzione tra i due è stata creata dalla società che ci circonda e dai soliti luoghi comuni per i quali un uomo deve fare certe cose e la donna altre... sbagliatissimo!!!
Per quanto riguarda la Fermi però il discorso non va preso così alla larga, non ce n'è bisogno... il fatto che la reputi "maschiaccio" è appunto una mia semplice impressione data dai numerosi racconti letti su di lei; poi magari qualcun'altro pensa l'esatto contrario. Vuoi sapere cosa mi porta a considerarla tale?
L'atteggiamento che ha, solo questo. Non c'entra nulla il fatto di elargire sorrisi, indossare un certo tipo di abiti od altro... solo l'atteggiamento. Vediamo se rendo l'idea... da l'impressione di mantere un comportamento sempre "troppo" professionale, mi spiego?
- Che intendi per "troppo maschiaccio"? Okay Ste, mi dici cosa dovrebbe avere o fare Fermi in questo caso, per risultare secondo il tuo parere e come dici tu "meno maschiaccio"?
Poi secondo me non dovrebbero proprio esistere comportamenti femminili o maschili per i quali una donna si dovrebbe comportare o porsi in una determinata maniera, e l'uomo in un'altra. Quello che li differenzia è un'altra cosa, e tutti sappiamo cosa.
Io la femminilità l'abbino ad altro, non di certo da come una donna elargisce sorrisi, si innamora, parla, o se indossa una gonna piuttosto che un pantalone.
Dal mio punto di vista, la femminilità è ben altro e soprattutto la si dimostra in modo diverso.
Chiudo questo commento citando una frase stupenda, tratta dal libro "Dalla parte delle bambine" e che dice:
<<L'operazione da compiere dunque non è di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene.>>
- più che l'appunto di Michele, penso sia stata la mia spiegazione a dare il via alla discussione... cavoli, chi l'avrebbe detto!!! Ho lasciato il racconto ieri con 5 commenti ed ora ne trovo 14
Robi, la detective va benissimo così appunto perchè è un "tuo" personaggio, una tua creatura che oramai hai fatto conoscere molto bene anche a noi lettori... e bada bene che l'opinione arriva da qualcuno che non va proprio "matto" per il suo personaggio; proprio così, anch'io la reputo un po' troppo "maschiaccio".
Però è innegabile che questo atteggiamento la avvicini molto alla realtà... una donna detective che prende sul serio il suo lavoro beh, in nove casi su dieci deve per forza di cose comportarsi così. Non è il dipartimento di polizia il luogo ideale dove sfoggiare la propria femminilità, per quella c'è tempo una volta finito il lavoro, magari a casa con il proprio compagno o marito.
Ehm, meglio che chiudo... ho scritto l'ultima frase come se fossi io stesso una donna; un po' troppo pretenzioso
- Credo che Michele si riferisse più al mio di commento, che al tuo.
Beh! Ovviamente non stavo ridendo mentre lo scrivevo, però da qua a scatenare una bagarre...
Mottola? Sì per il noir ambientato negli anni quaranta, ma anche no a quelle due parti là!!!
- Aspé, fermi lì, sono passato per uno incazzato? Allora non ho usato abbastanza faccine!!
Non c'è alcuna bagarre, ci mancherebbe che parlare diventi qualcosa di cui pentirsi. Capisco perché hai tirato in ballo il paragone di Marlene, ed in maniera scherzosa ti ho dato ragione, Michele, sono d'accordo che sia un'ottima caratterizzazione, Jessica Rabbit non era un paragone con lei, bensì l'espressione visiva di ciò che andrebbe evitato per non rendere una donna di fantasia troppo caricaturale, idealizzata e pure nella maniera sbagliata.
Poi sapete che c'è? A me viene sempre più voglia di scrivere un noir ambientato degli anni quaranta... che dici Robi, in futuro si fa?? Io scrivo le parti della donna fascinosa e tu quelle del detective che ingaggio sculettando!!
Ancora faccine, dai, che è meglio...
- No, perchè te ne penti? Nessuna bagarre, ci mancherebbe.
Questa è la pecca di parlare sul web: le espressioni facciali e i toni di voce si possono solo immaginare.
Semplicemente mi piace il dialogo e mi piace essere chiara.
- Cara Roberta la Marlene l'ho tirata fuori per dare un'idea caratteriale di un personaggio femminile "forte" nonchè abbastanza femminile da far perdere la testa. Ciò non toglie che possa e sia un ufficiale con gli attributi. Così come un qualsiasi autore possa creare un personaggio maschile "diverso", non ci vedrei nulla di male.
Comunque mi pento di aver tirato fuori questa idea del "femminile" già da prima, non pensavo affatto di scatenare una bagarre.
- Mottola, il tuo secondo commento era perfetto!!!
Noto comunque che la discussione vi ha preso bene. "Carino" tornare sulla pagina e leggere che le donne vengono paragonate a delle auto e che peggio ancora le si vorrebbero disponibili come le ragazze prepagate da quel coso che è Berlusconi.
Molto sfortunatamente ce ne sono già parecchie: Fermi la tengo volentieri fuori, e orgogliosamente confermo che non la farò mai scendere a simili livelli.
Non tollero in generale il fatto che la donna venga paragonata ad una bambola. Anzi: è qualcosa che detesto fortemente!
Per quanto riguarda i due partner, non vedo perchè Fermi si dovrebbe presentare come una sorta di Marlene Dietrich e cominciare a sussurrare parole ambigue. Lentini non è né il suo fidanzato, né suo marito: è il suo migliore amico. Sai com'è, Miro... c'è differenza!
Ah, e ovviamente grazie a Ste per i complimenti! Il faccia a faccia finale tra killer e polizia è un'altra caratteristica che adoro!
- Scusa Vincenzo, ma non facciamo confusione, Marlene Dietrich non è Jessica Rabbit.
Eheheheh!
- Sarebbe maledettamente sexy!!
Ma un'altra persona, non la poliziotta della quale parliamo. Magari Robi un giorno creerà anche questo tipo di personaggio, ma anche no, cioé, noi(e per noi intendo uomini tendenzialmente sbavanti) le vorremmo sempre luccicanti come auto nuove e disponibili come le ragazze prepagate che vanno da Berlusconi, ma sta di fatto che non sono così più di quanto noi possiamo essere fascinosi e profumati dopo aver perso un'ora a cercare parcheggio!!
Insomma, veniamo al dunque, sta povera Fermi dovrebbe presentarsi da quel maiale di Lentini con un abito lungo, un bocchino tra le labbra e fare un po' di smorfie alla Jessica Rabbit?? Per questo occorre Jessica Rabbit, non lei, lei è così, punto. Non sta scritto da nessuna parte che ci si debba innamorare dei protagonisti delle storie che leggiamo, che debbano essere come noi li vorremmo... io non riesco nemmeno a crearli i personaggi come li vorrei, sono sempre un po' diversi, imperfetti e perciò credibili.
Ora, se volete scusarmi, vado a rivedere la scena di Jessica Rabbit che canta "Why don't you do right"!!
- Ok, sono in minoranza, allora mettiamola così:
Immaginate una poliziotta tipo Marlene Dietrich con una cicca all'angolo della bocca, slanciata, coscia lunga con tanto di spacco, voce roca che quando si rivolge al suo collega gli fa salire gli ormoni a mille e gli sussurra "ci vediamo dopo caro", toglierebbe o aggiungerebbe qualcosa di femminile alla nostra poliziotta?
- Concordo con Stefano sulla questione "femminilità", io il detective, che sia maschio o femmina, lo voglio ruvido e scontroso, che poi è difficile essere diversamente se si passa le giornate a vedere cadaveri o a raccogliere indizi inconcludenti di una mente malata. Fermi ha il suo modo di essere, che nei vari racconti si è delineato attraverso vicende crude e, talvolta, sottilmente ingiuste; credo poi che il suo carattere sia stato reso aldilà della superficie, che sia più stratificato di quanto sembri.
Insomma, lei è una specie di eroina dei fumetti noir, il punto fermo di ogni episodio in un mondo che non riesce a fare a meno di decadere. Mi piace così, non mi va che perda ore per scegliere le mutandine da indossare prima di un pedinamento, non sarebbe da lei!!
Grazie, Ste, lieto di averti dato qualcosa di bello da leggere!!
- eccomi qui Robi... cavoli, avete DAVVERO stabilito un recordo, dopo quella settimana di pausa, le parti sono filate via come un treno in corsa
Devo dire che non potevi inserire un finale migliore di questo e poi c'è un elemento che caratterizza quasi tutti i tuoi racconti... il dialogo che la nostra detective cerca sempre con l'assassino prima di arrestarlo (o in questo caso, prima che lui si butti di sotto )
Eh sì, direi che Fermi ci tiene proprio al suo collega, questo è certo!!!
Ps. posso dire la mia sulla "femminilità"? Io non credo che la Fermi sia poco femminile perchè lontana da ogni tipo di innamoramento o altro... non è questo particolare che può renderla tale. Penso invece che l'impressione derivi dal suo atteggiamento in generale... il modo di porsi verso i colleghi o, perchè no, anche quel non voler mai mostrare apertamente le sue emozioni e gli stati d'animo. Una sorta di freddezza che, spesso, viene affiancata ad un personaggio maschile (e sinceramente non so perchè ) invece che ad uno femminile. Una protagonista così però intriga moolto di più, questo è certo.
Ecco, dopo questo papiro penso sia meglio chiudere facendo i complimenti ad entrambi gli scrittori... davvero bravi!!!!
- Ahahah! Buondì, Michele!
Un sincero grazie per aver seguito la mia coppia di poliziotti anche in questo caso!
Ora: mi spiegheresti che cosa intendi per femminilità?! Io non trovo che il fatto di non descrivere Fermi in atteggiamenti di innamoramento o di natura sessuale, la renda poco femminile.
Delucidazioni a parte, grazie ancora del passaggio!
- A parte i cenni personali, proprio perchè tali, concordo pienamente con Vincenzo. Chiederti se nella prossima vicenda ci metti un pizzico di femminilità in più? mi dovrei noiosamente ripetere.
Ciao
- Poveri, hanno avuto dei problemi con i server... però hanno saputo riscattarsi (parlo per le mie parti, sì.
E così siamo giunti al termine di questo racconto a staffetta...! Un sincero ringraziamento, Mottola! Sono io che ringrazio te per avermi proposto questa collaborazione: mi sono proprio divertita un sacco!
La conclusione è sempre importante: sono contenta dunque che ti sia piaciuta.
Alla prossima!
- Beh, devono aver trovato nuovi collaboratori, perché questo è davvero un record!! Abbiamo stabilito record negativi e positivi con questa storia, roba memorabile!!
Venendo a noi, è palese che sei stata bravissima, superfluo dirti che è stata eccezionale la conclusione della vicenda, dura ma serena, una storia crudele in ogni sfaccettatura che si chiude con serenità, Goffredo che muore volando, Lentini che impara una lezione e Fermi che lo sfotte e che si, dai, un po' ci tiene.
Avevi parlato di onore in un commento precedente, ma devo dire che l'onore è stato mio, e più ancora il piacere, perciò anziché chiudere salutandoti devo chiudere dicendoti semplicemente grazie.
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