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Una camera in affitto
In quella stanza anonima mi rivedo da fuori. Mi sento bella e sexy. Il mio profumo preferito aleggia nell'aria. Ho quel vestito che arriva fino al ginocchio, sembra un velo. Le maniche sono lunghe e le tiro con le dita, come faccio sempre quando sono nervosa.
Ho messo i sandali bassi, mi fanno sentire stabile. Le gambe invece tremano, ti sentono già qui. Ma ancora non ci sei, o non fisicamente...
Mi siedo sulla sedia, poi mi rialzo. Mi avvicino alla finestra e sento musica nell'aria. Una musica strana, che non riconosco. Poi mi risiedo e mi rialzo. Devo impiegare il tempo. Quest'attesa mi scava dentro. Mi accendo una sigaretta e butto fuori il fumo con forza, lontano da me. Il primo profumo che dovrai sentire dovrà essere il mio, profumo di voglia di te oggi. Una voglia che c'è da sempre ma che non ho mai conosciuto davvero.
Mi guardo allo specchio. Controllo che i denti siano puliti. Mi alzo i capelli. Sono indecisa se tenerli sciolti o sù, come piacciono a te.
Gli occhiali li tengo, mi sento più sicura con i loro vetri che vedono prima di me, fanno da filtri alle mie immagini.
Butto la sigaretta a metà. Spalanco la finestra e mi faccio invadere da quel vento forte. Mi rigenero di aria. Il vestito si alza un po' e vedo gli autoreggenti. Mi sento ridicola. O forse è ridicolo tutto. Questa stanza, questa finestra, questo vento, questa musica che non c'è. È ridicola questa attesa. Potrei ripensarci, all'ultimo minuto. Potrei decidere di andare, di lasciarti lì sulla porta, di rassegnarmi a quella voglia sterile che ho sentito fino ad oggi. Mi guardo allo specchio. Sono spaventata. Non ricordo una me così, viva negli occhi.
Mi sento drogata. Vorrei andar via, ma vorrei anche restare. Mi ripeto il ritornello per un pò, nella testa. Mentre le maniche di quel vestito sono ormai sgualcite.
Squilla il telefono. Mi volto di scatto, e un brivido mi attraversa la schiena. Rispondo dopo il terzo squillo. Una voce sconosciuta dice "il suo amico è arrivato, sta salendo". Riattacco, senza dire nulla e guardo la porta. Sei a pochi passi da me. D'istinto prendo la borsa e mi avvicino alla porta. Ad un tratto mi sento sbagliata. Vedo tutto sbagliato. Mi dico che è giusto così. Esco sul corridoio e guardo. Prima a destra, poi a sinistra. La moquette degli alberghi mi ha sempre angosciata. Non ricordo da quale lato è l'ascensore. Mi spingo verso sinistra, trascinata da non so cosa. Ed eccoti. Ti sei aperto davanti a me, in un secondo. Mi guardi un po' stranito. Dove credevi di andare? Mi dici, guardandomi fisso negli occhi, col tuo sorriso maturo che non avevo mai visto così per davvero. Abbasso lo sguardo, imbarazzata. Inizio a ridere. Sapevo che lo avrei fatto. Ridere di questo. Ridere di noi. Farfuglio qualcosa di incomprensibile. Ma tu hai capito. Hai capito che se fossi arrivato qualche minuto dopo mi avresti persa, per sempre. Lo leggi nel mio non guardarti. Invece siamo qui, uno di fronte all'altra, con l'imbarazzo come scudo. Non ti guardo negli occhi. Non lo faccio, non ci riesco. Te ne accorgi e mi dici che se voglio possiamo uscire, andare a prendere un caffè. Non dobbiamo stare per forza chiusi in camera. Scapperei sì, da te. Ma se poi mi acchiappi? Decido che no, non è un caffè che voglio. Voglio quello che sarà.
Finalmente ti guardo, solo per un secondo e dico un semplice "no". Mi volto verso la porta e sento i tuoi occhi addosso. Mi sbucciano lentamente.
Una volta in camera mi accendo una sigaretta, le mie mani non riescono a stare ferme. Mi affaccio alla finestra e faccio finta di guardare interessata. È una bella giornata. Dico, banalmente. Non devi farlo. Mi dici. Non devi per forza parlare...
Lo so. So che posso stare in silenzio, concentrata su quello che è a un passo da noi. So che posso farlo, ma aspetto. Aspetto che qualcosa faccia il primo passo.
Così ti avvicini e mi prendi la sigaretta dalle mani. La spegni delicatamente nel posacenere. Con la stessa delicatezza mi alzi il viso prendomi dal mento. Ora mi costringi, a specchiarmi in te. E lo faccio, per un secondo. Poi ti abbraccio e lascio che, da quel momento, le cose vadano da sole.
Mi baci il collo e mi dici che ho un buon profumo. Vedi? Lo sapevo che ti sarebbe piacuto. E poi so che parli del mio profumo naturale, della mia pelle. Non rispondo. Non ti ringrazio. Ho la gola secca e mi schiarisco la voce. Vorrei sprofondare pur di non sentire questo piacere. Arriva lento, lo sento partire dai piedi, è quasi fastidioso. Decido di lasciarmi andare, di guardarmi come in un film. Ormai non si torna indietro, ci siamo dentro. Mi avvicino alla tua bocca e sento la tua barba pizzicarmi il viso. Mi fa il solletico, sorrido. E poi incrocio di nuovo i tuoi occhi. Questa volta però non esco dalla visuale. Ti guardo dentro, ti guardo e sorrido maliziosamente. Ti bacio. È un bacio lento e lungo. Mi mordi il labbro inferiore e lo capisco. Hai voglia di me. Mi giri lentamente e ti appoggi su di me. Mi fai sentire tutta la voglia di me che esplode nei tuoi pantaloni.
Da quel momento è tutto un miscuglio di cose.
Di sguardi rubati e ridati. Di mani grandi e piccole, sul corpo, sui fianchi, tra le cosce. Dentro. Mi riempi di te. Mi riempi di tutto.
La tua lingua scia su di me. Mi bagni, mi assapori. Voglio farti godere. Voglio darti tutto di me. La mia bocca, la mia lingua, le mie mani, la mia fica, il mio culo. Ti regalo me stessa, ti dono il mio corpo. Violentiamoci in questa stanza che ora è nostra. Poi ci ridiamo a noi stessi. Scarichi di sudore e pieni di noi.
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0 recensioni:
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Anonimo il 11/06/2013 20:02
l'ho trovato molto ben scritto con uno stile incalzante ed allo stesso tempo con uno studio fino all'esasperazione delle sensazioni intime della protagonista. Di ottimo livello
- Fenice grazie cara!
Noir Santiago a me non piace molto, o meglio non piace la struttura. Rileggendolo ci sono decine di "orrori", ma ti ringrazio comunque, molto
- Mi piace perchè è pieno di passione, cosa che adoro in ogni sua sfumatura. In più è descritto e raccontato benissimo, mi pareva quasi di essere lì, con i protagonisti. Un racconto a 5 stelle, grazie per questo "regalo" mi ha ridato la voglia di scrivere della passione.
Anonimo il 21/12/2010 20:24
ketty... ho vissuto anche io, momenti simili a quelli che descrivi tu.
molto sentito e scritto bene... brava
- giacomo uhm, non so.. mentre lo scrivevo non pensavo al finale, forse oggi cambierei tutta la costruzione
Anonimo il 21/12/2010 07:14
Infatti ho detto realistica... credibile... per questo sei stata brava. Il ma è nella parte finale... l'avrei caricata un po' meno, non tanto, un pochino... ma sono inezie, via. È un fatto personale... bella la scena di sesso ma a me piacciono i finali dolci... sono un po' vecchia maniera. ciaociao
- Giacomo ciao!
Grazie per i complimenti, forse ti deluderò dicendoti che è tutto inventato, anche se la protagonista mi somiglia forse in qualcosa. Ora però devi dirmi il "ma", non mi fare scervellare!
Anonimo il 20/12/2010 18:26
Molto da dire su questo brano... non credo basti lo spazio dei commenti. Intanto il contenuto, un incontro fra amanti in erba che viene descritto in maniera realistica, credibile. Belli i passaggi introspettivi, i dubbi dell'attesa. Originale il modo di scrivere... io lo trovo sempre molto personale il modo di scrivere degli altri ma in questo caso ancor più.
Simpatico anche quel modo di descrivere il dialogo, parnadone come se fosse appunto un racconto... lui mi dice... e via la frase... io dico... tutto di fila. Forse questa cosa la copierò, mi piace.
Poi i periodi incisivi, brevi, chiari... tutto bene o benissimo, insomma. Anche il voto è cinque. Ci sarà il solito ma... non te lo dico ma dovresti intuirlo perchè non ne ho parlato. ciaociao
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