Lei viveva così, di un mestiere umile e silenzioso. Armata di una tagliente convinzione eliminava il superfluo, l'inutile, il dannoso. Potava i suoi sentimenti, che le apparivano secchi, vuoti, abusivi nel manifestare la loro ragione di essere. Paladina dell'ordine della natura giustiziava la sua parte irrazionale, ed era così cieca nella suo esser ligia al dovere,
da non accorgersi delle ferite che infliggeva e dell'omicidio dei frutti che quei rami tagliati avrebbero potuto dare. Non se ne sarebbe accorta mai.
Da parte sua, il suo Ego emotivo, inconscio, così violentato non perdeva occasione di vendicarsi: emergeva come la punta di un iceberg pronta a far colare a picco le sue credenze razionali, la sua concreta matematica di tutti i giorni... E dopo un pianto ingiustificato, un attacco d'ansia asfissiante, un litigio illogico.. si svegliava confusa, disorientata come un Dio alle prese con la creazione del mondo e che si trova con del fango tra le mani e si chiede: " cosa sto facendo? cosa manca per finire il mio progetto?"E poi riprendeva, forbice alle mani a decapitare il suo futile, emotivo, sè