Ero in classe. Il professore stava spiegando storia, il periodo di Carlo Magno. Io all' ultimo banco guardavo fuori dalla finestra. Ero assorta nei miei pensieri. Le gocce di pioggia si scontravano sui vetri delle finestre.
Le urla dei miei compagni rimbombavano nella mia mente. Il professore non riusciva a farsi rispettare.
Ero così pensierosa che non mi accorsi neanche della nota che prendemmo. Guardavo quella pioggia che scendeva e quell' arcobaleno che stava per uscire. Ripensavo alla sera prima, quando ti parlai.
Decidesti di partire per raggiungere tuo padre a Londra. Mi avresti lasciato per sempre e questo non potevo sopportarlo. Perdere il mio migliore amico, quell' amico che mi era sempre stato accanto, non potevo permetterlo.
Le lacrime stavano per scendere sul mio volto. Gli occhi non riuscivano più a trattenerle. Scoppiai così, davanti a tutta la mia classe.
Passai due ore in piena crisi. Pensare ad una vita senza te. No.
Tornai a casa e là, sul tappetino del pianerottolo trovai quei fiori. Gli stessi che mi regalasti per il mio compleanno o onomastico. C'era allegata una lettera scritta da te.
" È più di un anno che ci conosciamo. Di cavolate ne abbiamo fatte a migliaia e rimarranno sempre impresse nel mio cuore. I tuoi consigli mi hanno sempre aiutato. Tu mi hai sempre aiutata e non mi hai mai abbandonato. Sei la mia Piccola, carissima, bellissima, migliore amica. Anche se partirò, resterai sempre con me, vicino a me. Ti voglio bene Amica mia. Grazie di esistere. Il destino anche tra anni ci farà di nuovo incontrare!! "
E leggendo quella lettera ripensai a tutti i momenti passati insieme. Per strada, a casa, ai centri commerciali. Momenti bellissimi. Stupendi. Eterni nel mio cuore e nel tuo.
Erano le 15. 17 e il tuo aereo tra meno di due ore sarebbe partito.
Non ci pensai due volte. Entrai in casa, mangiai di corsa e mi cambiai. Ero lì, di nuovo con te per darti l'ultimo saluto. Ci saremmo rivisti, me lo giurasti.
Lì ci abbracciamo, così forte da farmi mancare il fiato.
Ti voglio bene, mi dissi. E tra le tue braccia piansi, a dirotto come una bambina piccola alla quale avevano tolto il suo giocattolo preferito.
Mi mancherai, ti dissi.
E passarono così cinque anni.