Sdraiata sul pagliericcio della cella, vedeva e non vedeva il cielo ancora scuro fuori dalla piccola finestra, serrata da spranghe di ferro. Non aveva più forze, il corpo aveva ceduto alle torture; presto avrebbero messo fine alla sua esistenza.
La coscienza andava e veniva come piccoli flash. Una volta era stata potente, invincibile poi il tradimento di chi l'aveva resa tale; accecata dall'ambizione si era resa vulnerabile e adesso lui voleva la sua anima tutta per sé. Dalla vita alla non vita.
Sentiva le urla e gli schiamazzi della folla intorno. Qualcosa la colpì alla testa e le fece aprire gli occhi: attraverso le sbarre del carro di legno, i volti accaniti del popolo le urlavano la loro verità.
"Brucia strega!"
"All'inferno"
"Maledetta! Al rogo"
Ci mancava poco, la luce le si spense.
La trascinarono fuori dal carro. Un corpo inerme ormai vicino alla fine. Indossava una tonaca lacera e rotta. I capelli, una volta fluenti e neri erano stati tagliuzzati in segno di disprezzo.
La legarono ben stretta al palo, un corpo martoriato che non la rappresentava più.
L'odore del fumo, forte e secco le penetrò le narici, risvegliandola un'ultima volta. Fece appena in tempo a rialzare la testa e le sembrò di vedere Martino in fondo al mucchio dei volti. Poi crollò definitivamente, sperando di risparmiarsi gli atroci dolori che le avrebbe procurato il fuoco.