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Il tesoro
"Mamma, perché il papà lo chiami tesoro, che non è il suo vero nome?" Queste erano le parole della piccola Lara. La mamma sorrise e le rispose: "Perché io gli voglio tanto bene e l'amore è prezioso come un tesoro!" Lei sorrise e tornò a giocare perché era solo curiosità, mentre sua sorella più grande ascoltò attentamente e capì il significato della risposta. Era una ragazza di circa 16 anni, di nome Berenice, dai capelli castano scuro con piccoli colpi di sole naturali, occhi celesti e un corpo atletico. Viveva in un piccolo villaggio sull'Adriatico, con la sua famiglia di modeste condizioni economiche e dopo aver ascoltato prese il cestino e disse: "Vado a prendere il pane mamma!" " Va bene, non fare tardi!"
Era una splendida giornata soleggiata, ma non troppo calda, lei si mise un semplice vestito azzurro con leggere decorazioni e dalla gonna non tanto lunga. Uscì di casa e si avviò dal fornaio del villaggio, sentì subito il profumo del pane appena sfornato e chiese il solito alla commessa, mettendolo poi nel cestino il sacchetto. Dato che non era tanto tardi, decise di andare a fare un giro al mercato per guardare qualcosa anche senza comprarla. Raggiunse il centro del villaggio, vide tanta gente e molte bancarelle.
Passeggiando tranquillamente osservava tante cose come frutta e verdura fresca, carne e salumi, oggetti da cucina e formaggi. Si fermò un attimo vicino alla bancarella dei vestiti, trovandone qualcuno di uno splendido stile e colore, così come notò le scarpe e i vari accessori da donna. La colpì molto un fermaglio per capelli, mollette, braccialetti e collane. Anche se non d'oro, molto graziose.
Poi si avvicinò alla bancarella dell'artigiano e vide diverse creazioni, fatte naturalmente e con semplicità. C'erano diversi oggetti come vasi, cesti, tappeti, statuette scolpite a mano tra le quali una la colpì particolarmente. Era vicino al bordo della bancarella come dimenticata. Il mercante stava servendo e non diede attenzione a lei, che non riuscì a resistere prendendola in mano per osservarla meglio. Era una statuetta in legno che rappresentava una donna, era scolpita così bene che sembrava vera. Berenice vide che aveva uno splendido vestito con una gonna lunga e molto larga da principessa, ma non aveva la corona sui lunghi capelli e nella mano sinistra teneva un bastoncino con attaccata una stella, come se fosse una bacchetta magica, però vide anche che l'altro braccio leggermente aperto non aveva la mano e capì che non l'avevano dimenticata, ma l'avevano rotta. Ad un certo punto concentrata ad osservare non pensò più al mercante che le rivolse la parola.
"Ti piace?"
"Si, mi scusi io non volevo..." Era un po' spaventata, perché non aveva chiesto il permesso per toccarla.
"Non preoccuparti non hai fatto nulla di male! Sai quella statuetta è molto antica non ricordo più neanche da dove viene, purtroppo è rotta, se vuoi te la regalo."
"Davvero! No, non posso io..."
"Accettala, un regalo non si rifiuta mai!"
"Grazie, lei è davvero gentile io la conserverò con gioia e attenzione!"
Entrambi si salutarono sorridendo, Berenice si accorse di aver fatto tardi e mettendo la statuetta nel cestino corse verso casa. La mamma era ancora ai fornelli, così non la sgridò, le chiese dove era stata e lei le disse che aveva fatto un giro al mercato, ma non le fece vedere la statuetta che le aveva regalato il mercante.
Pomeriggio uscì ancora per fare una passeggiata e decise di andare dalla sua amica. Era una saggia vecchietta di nome Maria, che ogni tanto sedeva fuori vicino alla porta di casa per prendere un po'd'aria. Nonostante la sua età aveva un bell'aspetto gioviale, i capelli raccolti e gli occhi molto accesi. Tutti la definivano la strega buona, perchè raccontava storie strane, ma Berenice non aveva paura la conosceva e si fidava, ogni tanto le dava consigli così decise di mostrarle la statuetta di legno che le avevano regalato. La trovò al solito posto con un ventaglio in mano e la raggiunse sorridendo e salutandola, lei l'accolse con piacere e le disse: "Ciao, piccola Berenice come stai? Sono contenta che sei venuta a trovarmi."
"Ho una cosa nuova da farti vedere."
"Bene allora mostramela pure"
"Eccola!" Berenice tirò fuori la statuetta in legno della fatina e spiegò a Maria che l'aveva vista sulla bancarella del mercato, ricevendola poi in regalo dal mercante.
"Oh, ma questa non è una semplice statuetta!"
"Perchè cosa ha di speciale?"
"È legata a un'antica leggenda che adesso ti racconto. Si narra che tanto tempo fa, un bellissimo principe e una splendida fata si incontrarono nel bosco, dove lui andava a cavalcare e lei viveva, infatti se hai notato la statuetta ha in mano una bacchetta magica. Il loro era un amore impossibile, perchè lei era una fata con una lunga vita e lui un principe che doveva sposare una principessa. Però il loro amore era molto intenso e non volevano lasciarsi, cercarono di superare ogni ostacolo, per rimanere uniti e il principe fece scolpire i loro corpi in legno uniti, dove la fata avrebbe fatto un incantesimo per fare in modo che il destino non li separasse."
"Allora perchè manca la mano della fata e non ha vicino il principe?"
"Ora ti spiego, purtroppo un vecchio e cattivo stregone si innamorò della fata e con prepotenza la desiderava, così per dividerli fece una maledizione alle statue staccandole, ma non precisamente, infatti la mano della fata rimase attaccata a quella del principe e le lanciò lontane, una da una parte e una dall'altra del mondo. Da quel momento i cuori dei due innamorati si divisero per sempre, ma la fata riuscì a salvarsi dall'amore possessivo dello stregone."
"Ho capito" Rispose Berenice un po' rattristata e interessata dalla storia.
"Se hai trovato la statua, vuol dire che sei tu la destinata a trovare il tesoro!"
"Quale tesoro?"
"Lo scoprirai al più presto, intanto ti dò questa conchiglia, tu lanciala nel mare il più lontano possibile e capirai cosa fare."
Berenice ascoltò il consiglio di Maria, perchè le dispiaceva per l'ingiustizia d'amore che il principe e la fata avevano subito. Così si avviò verso il mare, ma non disse nulla alla mamma, perchè non gli e lo avrebbe permesso. Arrivata alla spiaggia il sole batteva ancora sulla sabbia e si rifletteva sulle acque, lei si avvicinò ad uno scoglio non tanto alto e si arrampicò, raggiunta la cima lanciò la conchiglia il più lontano possibile, la quale sprofondò nel immenso del mare. Scese dallo scoglio perchè non vide nulla di particolare e mentre passeggiava le onde accarezzavano tranquillamente la riva e i suoi piedi. Dopo qualche passo, vide sulla spiaggia una pianta particolare, non era un alga marina e prendendola in mano vide che era una felce di bosco. Le sembrò molto strano vedere una foglia di felce in riva al mare, però riflettendo e pensando ai consigli di Maria capì che quello era un indizio arrivando alla conclusione che doveva raggiungere il bosco.
Raggiunse il principio del bosco, si fermò a respirare e bere un po' d'acqua fresca del torrente. Ormai il sole stava per tramontare, ma si fece coraggio e oltrepassò il margine della paura penetrando nel mistero della natura oscura. Il buio l'avvolgeva, ma la piccola luce delle lucciole la guidava. Passo dopo passo stava attraversando il bosco, finchè non sentì degli strani rumori ai quali si avvicinava, un po' impaurita si fermò dietro un albero e all'improvviso vide delle streghe. Stavano facendo dei balli notturni per le maledizioni, con una musica che metteva ansia nell'anima. Tutte unite formavano un cerchio e ballavano, lanciando fulmini dalle mani per invocare il diavolo. Infatti al centro del cerchio cominciò ad accendersi un fiamma che si innalzava sempre di più. Sembrava non si fossero accorte di Berenice che terrorizzata stava nascosta, ma erano streghe e sentivano un spirito buono nell'aria. Fermarono il ballo per un attimo, la fiamma si abbassò e cercarono di lanciare qualche fulmine contro di lei per eliminarla, ma non le fecero nulla perchè la felce aveva creato una bolla d'aria attorno a lei che la proteggeva da ogni cosa, non se ne era accorta nemmeno lei e il fulmine rimbalzando tornò indietro alla strega che l'aveva mandato anche se non si ferì. Cominciò a correre per allontanarsi e le streghe la lasciarono perdere continuando i loro balli notturni, perchè capirono che era protetta.
Si allontanò dalle streghe dopo aver camminato molto e arrivò alla fine del bosco, ormai era quasi l'alba, ma non sapeva come continuare la sua ricerca, si mangiò qualche frutto e all'improvviso sentì volare in modo pesante e sgraziato un insetto intorno a lei. All'inizio non riuscì a riconoscerlo perchè volava veloce, poi lo vide appoggiarsi alla felce che aveva ancora in mano e si mise ad osservarlo attentamente. Era un coleottero chiamato cetonia dorata, la sua caratteristica che affascinò subito Berenice, era di avere il dorso di una colorazione metallica verde smeraldo, con un segno a v subito dopo la testa e strisce bianche sempre sul dorso.
Dopo un po' si allontanò dalla felce e volò via, Berenice si accorse che si avviava verso una grotta non lontano dal bosco e decise di seguirla come se fosse un segnale, abbandonando la felce.
Raggiunsero la grotta che era molto luminosa all'entrata e provò l'emozione di un mondo rovesciato e nascosto, le sculture naturali la affascinavano perchè avevano diverse forme particolari. C'erano stallattiti e stalagmiti, dove le gocce d'acqua che cadevano in laghetti di cristallo, amplificavano il rumore nel silenzio assoluto. Cominciò a camminare lentamente, in un ambiente un po' umido e si accorse che la grotta era illuminata da torce attaccate alle pareti. Il coleottero le volava intorno e lei sorrise dicendo: "Sei diventato mio amico o amica?" Non si aspettava una risposta, perchè era un animale, ma lei rivolgeva spesso la parola a loro come se la capissero. Questa volta rimase sorpresa, perchè lei con una voce bassa e acuta le disse: "Piacere, mi chiamo Dorata e se vuoi puoi considerarmi tua amica!" Berenice rimase sorpresa e senza parole, ma le sorrise contenta di avere compagnia, che già le faceva anche se non parlava.
Continuarono ad attraversare la grotta che sembrava infinita, vide un pozzo molto profondo, Berenice osservò il fondo, dove c'era dell'acqua, ma senza avvicinarsi troppo per paura di cadere. Dorata era lì vicino a lei e all'impovviso un vecchio uomo, con lunga barba e aspetto orribile uscì dal profondo del pozzo spaventandole entrambe. Era lo stregone che aveva diviso i due innamorati, ma lei non lo sapeva.
Berenice capì che non aveva buone intenzioni ed entrò nel panico, senza sapere cosa fare, cercò di indietreggiare per poi scappare, ma Dorata sorvolò su di lei a spirale dalle testa ai piedi. Si vide della polverina d'oro che scendeva e in un attimo la trasformò in una bellisima farfalla dalle ali color arcobaleno. Insieme presero il volo e si allontanarono continuando a esplorare la grotta. Lo stregone rinunciò all'attacco e Berenice quando sentì la calma respirare dentro l'anima, riprese le sue sembianze e vide che la statuetta era ancora in tasca. Attraversarono tutta la grotta, che sembrava infinitamente lunga, Berenice seguiva la strada che le mostrava Dorata e finalmente uscirono dalla grotta trovandosi dall'altra parte della montagna e vedendo splendere la luce del sole.
La natura che avevano davanti era uno spettacolo infinito, una fresca arietta le accarezzava i capelli, mentre ammiravano uno splendido stagno, con dentro pesciolini, ranocchie e insetti che volavano su splendide ninfee. Dorata rimase lì allo stagno, mentre Berenice si avviò verso i fiori e ne vede di mille tipi profumati e colorati. La colpirono molto anche i cespugli, ben tagliati, che formavano un piccolo labirinto posizionati nella parte posteriore di un enorme castello.
Iniziò a riflettere su cosa fare e dove andare in quel momento, la sua curiosità le fece raggiungere l'inizio del labirinto misterioso e si sentiva molto emozionata.
Cominciò a camminare tra i cespugli e dopo qualche metro svoltò a destra, poi c'era una scelta da fare o andare diritto o girare a destra o a sinistra. Decise di andare a sinistra ma era un vicolo cieco così tornò indietro. Continuò la strada verso destra si trovò altre due curve, ma finì ancora in un vicolo cieco, così tornò indietro un po'confusa e preoccupata. Infine provò a continuare la terza strada che era quella diritta e dopo diversi passi trovò la via d'uscita dal labirinto, ma un po' delusa perchè la statuetta non era lì.
Intanto uscì dal castello il principe, per fare una passeggiata nel giardino e la vide.
"Chi sei tu?" disse sorpreso.
"Mi chiamo Berenice e... scusa non volevo entrare, ma sto cercando una cosa molto importante e forse puoi aiutarmi." Disse lei un po' imbarazzata.
"Io sono Benedetto, il principe di questo castello e se mi dici in cosa posso aiutarti lo farò volentieri."
"Grazie, sei molto gentile."
Berenice spiegò a Benedetto cosa stava cercando, raccontandogli ciò che le aveva detto la sua amica e lui pensò che forse era nel giardino o nel castello.
"Vieni con me guardiamo nel giardino!" Il giardino era immenso e Berenice ne aveva visto solo una parte. Si avviarono, passando vicino allo stagno, per un sentiero con intorno splendidi alberi con fiori colorati e di vari tipi.
Non molto lontano Berenice notò una splendida fontanella, con in centro una statua bianca in gesso a forma di angioletto con piccole ali. Dalla fontanella uscivano sottili schizzi d'acqua e l'angioletto in centro era appoggiato solo con un piede, sollevando leggermente l'altro e con le mani unite verso l'alto. Lei rimase quasi incantata per la tenerezza e la osservò attentamente. "Ti piace?"
" Si, molto"
" Il giardino è ancora immenso vuoi continuare a cercare?"
" Certo!"
Ripresero il cammino e raggiunsero la fine del sentiero che era chiuso da una porta naturale di fili di piante con attaccate foglie. Si fermò perplessa Berenice, ma Benedetto sapeva cosa c'era dietro e come si apriva quella porta creata naturalmente. Sorrise, aprì lentamente le braccia e le piante le seguirono dividendosi e aprendosi come una tenda. Guardò il viso di Berenice un po' stupita, la prese per mano, facendole provare una dolce emozione e insieme attraversarono liberamente il passaggio.
Videro subito un immenso prato verde e una stalla, Benedetto spiegò che ora era abbandonata ma un tempo i suoi antenati tenevano in quella stalla dei bellissimi cavalli alati.
Entrarono nella stalla per vederla anche se era vuota e improvvisamente ricomparve lo stregone che voleva ostacolare la missione di Berenice. Prima che lo stregone infuriato lanciasse loro incantesimi, uscirono dalla stalla e dopo aver fatto il giro del castello raggiunsero la parte anteriore.
A questo punto erano delusi e Berenice aveva perso le speranze, per proteggersi entrarono nel castello. Berenice cominciò a contemplarlo, visto che non l'aveva mai visto e con occhi illuminati vedeva tante meraviglie, ma nessun indizio.
Cercava di osservare bene e ad un certo punto vide su una bassa colonna di marmo un cofanetto d'oro. Le venne in mente la parola tesoro e chiese il permesso a Benedetto di aprirlo. Lui si avvicinò e quando lo aprirono vi trovarono la statuetta del principe che cercavano.
"Guarda è il principe e ha la mano della fata attaccata alla sua mano."
"Proviamo a unirli" Lei aveva la fatina, lui prese il principe e li unirono ognuno con la sua mano. Si accese una luce intensa, accecati chiusero entrambi gli occhi e quando la luce si spense riaprendoli scomparvero le statue e apparvero le anime dei due innamorati sospese nell'aria, con un sorriso immenso di gioia nel cuore.
"Grazie avete unito ancora i nostri cuori e questa volta per sempre!" disse il principe
"Che il nostro profondo amore possa far gioire anche il vostro cuore!" così disse la fatina
Salutandoli scomparvero nel regno del amore e con una splendida atmosfera silenziosa, Berenice e Benedetto, uno davanti all'altra unirono entrambe le mani, guardandosi intensamente negli occhi nacque un appassionante bacio spontaneo, che faceva risaltare i loro sentimenti nascosti.
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