Osservo la povertà dei sorrisi e vivo nei pianti improvvisi. Mi ricopro di lacrime non solo mie e compiaciuto denigro il mio sentire.
Navigo negli universi infiniti cupi ma vivi e reciclo sempre un ennesimo dolore. Mi fermo pochi istanti e la mia vita scorre via senza aspettare che mi rialzi.
Son stanco. Son corroso dall'apatia che mi circonda e che lungo la mia via mi controlla e tante volte blocca il mio sentire.
Ma chi sono mai io? Son forse troppo diverso?
Ai posteri ardua sentenza. La mia sentenza è già viva in me.
Il nulla avvolto da dubbi e speranze che cade e non si rialza. Il niente mascherato da speranza inutile e ripetitiva.
L'auto stima? Non conosco questo termine. Mi è estraneo come il mio ridere ed inneggiare alla felicità. Tutto mi è estraneo. Alcuni giorni la mia ombra che si nasconde dai miei occhi, l'amore ed il rispetto che sfuggono ripetitivamente dai miei semplici e ripetitivi sguardi mi deridono e vincono.
Sfogo adolescenziale?
Sì, forse è così. I quaranta son vicini ed il racolto non è dei migliori. Non mi piace e condivido. Condivido il mio... un po' pazzo pensiero. Non son fesso e nemmeno un genio. Mi leggo dentro e sorrido.
Son proprio perso!