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Rocco Lampo
Dei suoi sessantotto anni di vita trascorsi a Montepiano per almeno cinquanta Rocco Chito, per gli amici Lampo, Rocco Lampo per la precisione, è stato al centro di quasi tutti gli avvenimenti paesani.
Eppure a vederlo veniva da commentare che non contasse una cicca, alto appena un metro e cinquantacinque e grassoccio come un gomitolo di lana era riuscito a farsi esentare dagli obblighi militari non per l'altezza ma per insufficienza toracica perché a venti anni era magro come un filo di ferro. Il guaio era che dopo i venti anni, causa le abbondanti libagioni e la sua attività sedentaria aveva cominciato a mettere su peso fino a diventare in pochi anni quel batuffolo che tutti abbiamo conosciuto.
Rocco aveva un mestiere che per almeno fino agli anni novanta, compresi, gli ha reso bene, il ciabattino, poi con l'avvento sul mercato di calzature da quattro soldi la gente faceva prima a sostituirle che a riparale perché farlo costava di più.
La caratteristica di Rocco era quella di promettere sempre la rapidità nella riparazione e quindi in una veloce consegna, perciò usava sempre ripetere "sarà fatto in un lampo".
Lampo oggi, lampo domani, gli rimase attaccato sulla pelle per cui divenne ben presto Rocco Lampo.
Nelle ore libere (e lui ne trovava quante ne voleva perché a dispetto del nomignolo le sue consegne si facevano desiderare a lungo) si occupava di mille cose, dai preparativi per i festeggiamenti civili del santo patrono alla ricerca di funghi, dalla pesca nei torrenti e laghetti nei pressi di Montepiano alla caccia grossa, quella per intenderci al cinghiale.
In questa circostanza vedere Rocco Lampo agghindato con stivaloni, calzoni di fustagno, giacca militare mimetica con mille tasche, cartucciera e cappellaccio e, dulcis in fundo, una due canne sovrapposte a momenti più lunga di quanto fosse alto era un vero spettacolo. E il primo a gioirne era proprio lui che quanto ad autoironia non aveva nulla da imparare.
Eppure una volta Rocco Lampo un cinghiale di circa due quintali lo ha fatto secco. Appostato presso un grosso cespuglio se n'è stato immobile come una statua per un paio d'ore lasciando agli altri compagni il lavoro di pilotare l'animale verso di lui o meglio verso la sua direzione, nei cui dintorni vi erano un paio di cecchini appostati.
Rocco, con la canna del fucile poggiata su un robusto sterpo, all'insaputa dei due cecchini appostati qualche decina di metri dietro di lui, appena il cinghiale si è venuto a trovare a pochi metri da lui, con notevole sangue freddo, ha fatto fuoco per ben due volte centrandolo entrambe le volte, alla testa e al collo, suscitando lo stupore e l'ira dei due cacciatori già pronti per sparare. Giustamente questi erano piuttosto incavolati, non tanto per il fatto di essere stati preceduti ma perché quello sciagurato si era messo sotto la linea di tiro dei loro fucili. In pratica se avessero sparato senza prendere il cinghiale qualcosa a casa lo avrebbero portato, tanto dicevano loro che Rocco, per le sue dimensioni non si differenziava molto dai cinghiali.
Rocco Lampo è stato un amicone per tutti, sempre pronto alla battuta spiritosa e a dare consigli a dritta e a manca, inoltre era un rinomato conoscitore di funghi. E proprio per questa sua attitudine che ci giocò un tiraccio di quelli che non si scordano mai. Le cose andarono così.
Con il solito gruppetto dell'ave maria, quelli che ho già citato in altra occasione, ovvero Giulio, il medico di famiglia, Antonio il meccanico e un altro Rocco, il consulente, si va per il bosco a cercar funghi.
Dopo quasi un intero pomeriggio trascorso a raccattare funghi sparsi di ogni tipo alla fine ci imbattiamo per puro caso in un fungo per noi fino ad allora sconosciuto. Era enorme, alto quasi un metro, carnoso tanto da somigliare a un grosso cavolo riccio. Ci guardammo straniti l'un l'altro chiedendoci a chissà quale famiglia appartenesse ed eravamo piuttosto dubbiosi se raccoglierlo o meno. Ne nacque un breve discussione chiusa dall'argomentazione di Antonio il meccanico, il genialaccio del gruppo.
"So io come fare" asserì deciso.
"Che vuoi dire, che lo mangi per primo?" gli chiedemmo noi ridendo.
"No, glie ne passo un pezzetto a Rocco Lampo" disse lui con sconcertante naturalezza.
"Come sarebbe, lo vuoi usare come cavia?"
"Perché, che male c'è?"
"Ma tu sei un pazzo disgraziato!" esclamò Giulio il medico.
"Ma non rompete, cacasotto! Vi pare che sia questo un fungo velenoso?"
"Ma che ne sai tu, mica si vedono dall'aspetto se sono velenosi" controbatteva Giulio.
"Scusa ma tu che cazzo di medico sei, che ti teniamo a fare nel gruppo, eh?"
"Ma tu sei tutto scemo!" Giulio cominciava a innervosirsi, cosa piuttosto da evitare essendo debole di coronarie.
"Aspettate, non ha tutti i torti poi Antonio" s'intromise Rocco il consulente, ragioniere e calcolatore ed anche uno di poche parole.
"Che vuoi dire tu?" gli chiese scortese Giulio.
"Anche a me non sembra velenoso, poi sarai tu a tenerlo sotto controllo, se noti dei segni d'intossicazione intervieni prontamente" prima di rispondere Giulio lo guardò a lungo stranito.
"Ma voi siete una banda di criminali nazisti! Devo mettere a rischio la mia reputazione per la vostra soddisfazione. Ma andate a fanculo Tutti quanti!"
"Statti calmo, io che c'entro?" gli chiesi coivolto nelle sue offese.
"Sì, tu non c'entri mai, sei il solito angioletto che non si sporca mai" Giulio era ragionevolmente furibondo, bisognava far calare la tensione. Al ché provvide Rocco.
"Dai Giulio, che cazzo hai capito? Mica lo dobbiamo avvelenare! Due o trecento grammi cosa possono fare? Al massimo gli verrà un mal di pancia, poi abita vicino a te e, appena dovesse avvertire mal di pancia ci fai anche la figura dell'eroe"
"Tu sei tutto scemo, credi che per ammazzare una persona con un fungo velenoso ce ne voglia un chilo?"
"Senti, facciamo così, te non ti ci mettiamo in mezzo, anzi non ci metto nessuno di voi, questa faccenda me la gestisco io, va bene?" concluse infine Antonio.
"In che modo?" chiesi questa volta io, curioso di scoprire cos'altro avesse escogitato.
"Niente, gli dico che ieri sera dei parenti me l'hanno regalato e che l'ho trovato squisito e per rispetto a lui glie ne offro un pezzetto. Va bene? Vi lascio tutti fuori. Solo tu Giulio lo devi tenere d'occhio. Ok?"
Ammansito Giulio e sedotto noi Antonio mise a punto il suo piano e al ritorno in paese, prima che facesse sera si recò dal ciabattino.
"Rocco, amico mio, devo farti un regalo" esordì mostrandogli il pezzetto di fungo.
"Me l'hanno portato dei parenti questa mattina, era enorme e più della metà l'abbiamo fatto fuori a pranzo, sai non me l'aspettavo, ma arrostito è una vera leccornia. Tieni, te ne ho conservato un pezzetto, sai per la nostra amicizia e per tutti i consigli che m'hai dato sui funghi"
"Grazie Antonio, questa sera lo assaggio" promise Lampo.
"Sì, fallo stasera, non vorrei che cominciasse a seccarsi, non so quando l'hanno raccolto i parenti"
Consegnato il fungo a Rocco Lampo Antonio ci raggiunse al solito ritrovo raccontandoci che tutto era andato come previsto. Ora l'indomani sarebbe ripassato dal ciabattino per farsi dire com'era.
"Ammesso che lo trovi vivo" sentenziò acido Giulio, asserendo che di notte come poteva tenerlo sotto controllo? Beh, non aveva tutti i torti! E questo c'indusse a trascorrere una notte tribolata, sta a vedere che alla fine ci dobbiamo trovare con un peso sulla coscienza! Era il pensiero di tutti noi.
Il mattino dopo un trepidante Antonio finse di passare per caso per davanti la bottega di Lampo e con grande sorpresa lo trovò in piena attività.
"Ciao Lampo, al lavoro presto stamani?" chiese osservandolo attentamente.
"Antonio mio, devo consegnare questi stivaletti prima di mezzogiorno, sai la padrona deve partire!"
"Allora non ti do impiccio" disse lui avviandosi.
"A proposito, Antonio, devo ringraziarti per il fungo di ieri, sai era troppo piccolo per farlo arrostito così la mia signora l'ha cucinato con un bel sughetto" rivelò Lampo con indifferenza.
"Allora? Com'era in umido?" chiese entusiasta Antonio.
"Una vera manna, pensa che dopo la scarpetta sono rimasto con una voglia in bocca!"
"Sai che ti dico Lampo? Me n'è rimasto un pezzetto simile al tuo e oggi lo faccio cucinare in umido anch'io, così ti so dire come viene meglio"
"Ecco bravo, mi raccomando poi fammi sapere"
Euforico Antonio fece il giro di noialtri e sollevati dagli spauracchi dei rimorsi organizzammo una cenetta come si deve tutta a base del fungo riccio.
Effettivamente sia in umido che arrostito quel fungo fu davvero saporito, mai cenato con tanta soddisfazione e digerito con altrettanta leggerezza. Al mattino dopo Antonio, baldanzoso come non mai si recò di proposito da Rocco Lampo per dargli la bella notizia.
"Lampo, amico mio, avevi ragione da vendere, ieri sera ho invitato gli amici a finire il fungo e l'abbiamo cucinato in umido come tu hai consigliato!
"Quindi avevo ragione io che in umido è una vera delizia?"
"Una vera delizia? È la fine del mondo Lampo mio, peccato sia finito"
"Peccato davvero! Sai cosa ti dico? Che visto che l'avete trovato così buono oggi dico alla Rosa di cucinarmelo con un bel sughetto" e così dicendo quel vecchio marpione caccia fuori da una scatola di cartone il pezzo di fungo che Antonio gli aveva dato per fargli fare da cavia mostrandolo fieramente tra lo sbigottimento totale di Antonio.
Per tutta la sera non fummo capaci di arrabbiarci per la perfidia di Lampo, anche perché i primi a mostrarla eravamo stati noi, perciò la serata passò tra sfottimento comune davanti a un bel fiasco di vino, brindando alla faccia di Rocco Lampo.
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0 recensioni:
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Anonimo il 20/01/2011 13:22
Chi la fa l'aspetti!!!!
Troppo forte questa storiella!!!
E bravo Rocco Lampo... hihihihihihi
- Michele, sei un asso quando si tratta delle "tue" storie! Divertentissima, con una trama da Decamerone (sì, nel Decamerone ci sono anche novelle non a base di sesso, anche se tu le hai sicuramente saltate...)
- Piccolo di statura ma alto di quoziente intellettivo! Le tue cronache sono come sempre belle da leggere e maliziose.
Anonimo il 12/01/2011 08:26
Molto simpatica la storiella... io poi queste storie di paese le amo alla follia ed a mia volta ne ho tantissime. prima o poi mi ci metto a raccontarle.
Mi sono arrovellato per capire che fungo potesse essere in quanto ho sempre creduto di conoscerli proprio tutti. Gli amici ancor oggi mi portano con loro a cercare porcini ma alla fine continuano a chiamarmi per chiedermi dei tanti funghi che si trovano... Mino, che fungo è?.. io passo da un posto all'altro a fare perizie e non trovo mai una benedetta sega.
Forse se mi dicevi il colore... la dimensione potrebbe essere un'anomalia di una specie che normalmente non è così grossa, capita anche con i porcini.
Se dovessi tentare direi che era un grosso fungo del pane, un poliporus... se fosse quello, sotto non era un agarico, cioè un fungo a lamelle... piuttosto uniforme e ruvido, sopra un po' squamoso, colore bianco panna grigio con tonalità più marroncine dove si squama... il gambo quasi inesistente, un blocco come un sasso, per capirci. vabbè, chissà cos'era. ciaociao Michele, bravissimo.
Anonimo il 11/01/2011 20:03
E bravo Michelle! Io odio qualsiasi tipo di fungo, anche quelli porcini. Figuriamoci se mi venisse mai in mente di andare a cercarli tra le boscaglie. Mio padre sì; una volta aveva la passione di alzarsi alle cinque, salutare moglie e figli, e partire col suo amico "femminaro". Risultati? Si ritiravano a mani vuote, e quanto mai sporchi dalla testa ai piedi. Poi da quando ha capito che non era cosa per lui, ha preferito optare per la pesca, fra l'altro coinvolgendomi in questo nuovo hobby!
Al ché? Glie ne? Perché queste forme desuete?
Poi in un periodo ho contato circa settanta parole, ben oltre il numero che si consiglia per la sua leggibilità. Ma in fondo chi se ne frega delle leggi? "Mangiamo e arrostiamo"
Ciao papà
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