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Gli occhi di mia nonna
Negli occhi di mia nonna ritrovavo quelli di mia madre. In quelli di mia madre ritrovo sempre i miei.
Gli occhi dolci di mia nonna brillavano mentre lei mi teneva in braccio e sorrideva, guardando l'albero di Natale.
I regali erano stati tutti ben disposti alla base, nell'angolo del soggiorno, proprio di fronte alla porta d'entrata.
Nonna Alessandra sapeva che le mie attenzioni erano tutte per la scatola posta più a destra, quella con la carta rossa a stelle colorate e la coccarda blu che era stata scelta apposta per me.
Il blu era il mio colore preferito. Nei miei disegni c'era sempre il cielo, non mancava mai il mare.
La forma della scatola lasciava intuire che all'interno ci fosse proprio il regalo che tanto avevo chiesto: il mitico trenino elettrico della Lima.
La confezione, oltre alla bellissima motrice verde, conteneva cinque vagoni passeggeri ed uno per il trasporto delle auto. Quattro vetture erano incluse. C'erano anche passaggi a livello e gallerie. Era stato il tormentone per i miei genitori e chiunque mi avesse preso in braccio nei giorni che precedettero quel Natale.
Era stato esposto nella vetrina del negozio in centro. Mi era capitato di vederlo e non l'avevo più rimosso dalla mia mente.
"Non ho dubbi, da grande farai il ferroviere" diceva mio padre.
"È troppo bello, ha anche quattro macchine, sai?" gli dicevo.
"Mah, forse l'ho sentito dire un milione di volte da un bambino" rispondeva lui.
"Ci sono anche le gallerie"
"Anche i passaggi a livelli, vero?"
"Papà lo compriamo allora?" continuavo io.
"Lo compriamo? Quindi significa che sarà anche mio?"
"Si, però devi fare attenzione a non romperlo. Io sarò il padrone numero uno."
"Ah, è così quindi!" rispondeva mio padre, con un sorriso. "Scrivi a Babbo Natale, vediamo cosa può fare."
L'avevo fatto davvero, avevo scritto la mia letterina e credo che, se fosse esistito veramente il vecchietto tanto amato dai bambini, la mia lettera sarebbe stata prima da leggere in quel Natale.
Adesso quel regalo tanto atteso era di fronte a me, celato solo da una carta regalo.
Non potevano esserci dubbi che si trattasse proprio del mio Lima. L'ingenuità infantile, però, mi faceva fremere. Speravo di non restare deluso ed ero ansioso di montare i binari, veder muovere la locomotiva, far scendere le vetture dalle rampe del vagone che le trasportava.
"Nonna, quando apriamo i regali" chiesi.
"Lo sai che Babbo Natale arriva dopo cena, deve consegnarli lui" rispose. "Lasciamolo mangiare, altrimenti non ha forza per raggiungere le case di tutti i bambini."
"Ma può mangiare con noi" risposi. "E poi continuare le consegne"
"E lascia da sola la Befana?" rispose pronta lei.
"C'è tanto cibo qui" dissi io, ancora più pronto. "Può venire anche lei".
"Non è giusto per gli altri bimbi" continuò. "E poi a Natale è bello festeggiare con la propria famiglia."
"Va bene" mi rassegnai. "Speriamo facciano in fretta."
Intanto mia madre si affaccendava in cucina, sistemava i pezzi di polipo e gli scampi nel modo che meglio decorassero quell'insalata di pesce di cui sono diventato estimatore negli anni successivi.
Le mie zie davano una mano mentre mio padre scambiava battute e rideva con i suoi fratelli. Prima, però, si era trattenuto in camera da letto per un po'. Aveva preparato il costume per trasformarsi nel vecchio che suo figlio attendeva con ansia. Non potevo capirlo allora.
Tra le mura della nostra casa i profumi del fritto si mescolavano a quelli della brace e dei dolci. La legna scoppiettava e il focolare rifletteva nella cristalliera in cui c'erano i calici, preparati per il brindisi di mezzanotte. Pareti, porte, finestre erano state addobbate con cura.
Tutto quelle cose che si vedevano, ciò che si provava, erano un'ottima cornice per quel Natale. Il Natale 1980. Avevo sei anni.
"Babbo Natale ha ricevuto la mia lettera?" chiesi a Nonna Alessandra.
"Certamente. Lui legge quelle di tutti i bambini e poi prepara i regali" rispose lei.
"Allora c'è il mio treno! È sicuro!" esclamai felice.
"Prima, però" continuò, "Babbo Natale controlla che i bimbi siano stati bravi."
"Come fa?"
"Chiede a mamma e papà, alle maestre. Qualche volta ti osserva lui stesso senza fartene accorgere."
"Io sono bravo?"
"Mmm. . . Pensiamo un pochino"
"Dai nonna, sono bravo!"
"Chiedo a mamma?"
"Non l'ho fatto arrabbiare"
"Tu sei bravissimo" disse lei. Mi avvicinò energicamente a sé e baciò la mia guancia.
L'abbracciai pieno di gioia. Avevo meno dubbi adesso riguardo al contenuto del pacco.
"Sei la migliore nonna tra tutti i nonni" dissi.
I suoi occhi rimasero fissi su di me, brillavano. Non era solo l'effetto dei colori natalizi e delle fiamme che dal camino vi riflettevano. Con me in braccio lei tornava bambina.
Di mia nonna ricordo tante cose, la bontà, la dolcezza, le lunghe chiacchierate.
Quando penso a lei, però, mi proietto in quegli istanti. Rivedo i suoi occhi.
È quasi tutto pronto. Gianni, mio fratello maggiore, è arrivato da quasi un'ora, dopo essere passato a prendere sua moglie Rosa, in ufficio. Con loro c'è il mio primo nipote, Claudio, di sette anni.
Mia sorella è qui da noi già dal primo pomeriggio. Oggi l'azienda per la quale lavora ha deciso di iniziare due ore prima e chiudere alle due, invece che alle cinque come l'anno scorso.
"Serena, vieni direttamente da noi. Sei anche più vicina" le avevo detto.
"Con piacere" aveva risposto. Verso le tre è arrivata con mia nipote Giorgia.
Qualche ora dopo li ha raggiunti Simone, mio cognato. Sono sposati da cinque anni ed io e mia moglie Elisa siamo stati i loro testimoni.
I miei genitori sono nostri ospiti da ieri sera.
Elisa sta cucinando con le sue cognate. Dai vocii si capisce che hanno gran da fare ai fornelli ma, allo stesso tempo, si sentono provenire grandi risate dalla cucina.
È bellissimo per me riscoprire ancora una volta la magia del Natale.
Quel momento che forse è noioso per tutto l'anno, è ora una buona occasione per stare insieme. Oggi, come ogni Natale, cucinare ha un significato diverso.
Noi uomini abbiamo appena bevuto un aperitivo al tavolo del soggiorno, tra risate e discorsi sul lavoro. Oggi se ne riesce a parlare con più leggerezza, nonostante la crisi.
Il mio costume da Babbo Natale è già pronto, in camera, per stupire i bambini. I miei nipoti sono seduti sul tappeto, vicino al camino. Claudio simula scontri nel cielo tra robot. Giorgia una sfilata di moda della sua Barby. Mia figlia, invece, dopo aver speso fiumi d'energia, entusiasmata dai preparativi, è ora in braccio a mia madre.
Chissà cosa si dicono, la mia bambina e sua nonna.
Guardano l'albero, si soffermano sui doni.
La piccola indica il suo, la nonna l'abbraccia.
La nipote ha gli occhi accesi di gioia. Mia madre ha gli occhi da bambina.
Resto a guardarli in silenzio, sono felice. Ho un groppo alla gola.
Poi mi avvicino alle due. Do un bacio a mia madre.
Lei mi porge tra le braccia mia figlia.
La guardo e mi accorgo che è sempre più bella. La stringo e le dico: "Chiedevi alla nonna tra quanto arriva Babbo Natale, vero Alessandra?"
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