racconti » Racconti fantastici » 82, Washington Road (Episodio 10)
82, Washington Road (Episodio 10)
L'automobile avanzava a velocità sostenuta emettendo soltanto un mormorio costante, quasi che non volesse disturbare la silenziosa oscurità che l'avvolgeva. Non c'erano luci sulla statale 19, niente lampioni o catarifrangenti; aldilà della luce dei fari poteva ben esserci un abisso di nulla. In fondo non c'era ragione di illuminare una strada che nessuno percorreva di notte, perché la gente di Rockford non amava lasciare Rockford e il resto del mondo, se proprio si trovava a passare da quelle parti, preferiva seguire la 18 anziché arrampicarsi su quella verruca franosa che era il Monte Weilong, la montagna che stringeva la città tra sé ed il Dead Lake, la gigantesca depressione lasciata da un antico lago secco. Incuneata tra queste due sciagure geologiche, Rockford non era mai una scelta, ci stava solo chi vi nasceva.
<<Io dico che i Nuggets possono farcela>>, proclamò Meltzer dal posto di guida. <<Miami ha quei tre, è vero, ma a Denver non si passa facilmente.>>
Hensenn alzò le spalle e scosse il capo. <<Non mi preoccupano Bosh e James, è quel dannato di Wade il problema, se è in forma non lo ferma nessuno!>>
Nella quasi oscurità del sedile posteriore, Jake si meravigliò che potessero parlare di basket come se niente fosse, quasi che stessero facendo una gita anziché fuggendo dalla morte stessa. Anche loro avevano perso qualcuno, anche loro si lasciavano alle spalle famigliari che nella migliore delle ipotesi erano cadaveri, ma allora perché non piangevano, e perché non piangeva lui?
<<Credo che ce la faremo>>, gli confidò Sarah in un bisbiglio.
Le loro dita erano allacciate, i loro corpi premuti l'uno contro l'altro al centro del sedile posteriore. Appena quel pomeriggio Jake aveva sognato di fare l'amore con lei, quel pomeriggio nell'aula delle punizioni con Double T ed il professor Finnies, si era perso tra i suoi capelli e sulle sue labbra sperando che lei non lo vedesse e desiderando che invece fosse proprio così. Adesso era disgustato dalla sua vicinanza, detestava il tocco della sua mano, le sentiva addosso l'odore del sangue di sua madre. Era davvero lo stesso giorno?
No, non lo era. L'orologio digitale nel quadrante dell'auto gli disse che era passata la mezzanotte, dunque non era affatto lo stesso giorno, quel giorno era passato. Ma Jake non sapeva dire se si fosse lasciato alle spalle il giorno della fine di Rockford o quello prima, se stesse dicendo addio ad una parentesi di assurda morte o a tutto quello che c'era stato in precedenza e che lui chiamava vita.
<<Penso che ci porteranno in uno di quei luoghi di raccolta>>, proseguì la ragazza. Il suo alito caldo sapeva di terrore, ma Jake non aveva alcuna voglia di consolarla. <<Sai, come nei film di zombie. Ci faranno qualche visita, delle iniezioni e poi ci sveglieremo lontano da qui, al sicuro.>>
<<No, non sarà così>>, si limitò a rispondere Jake.
Non sarebbe stato così perché dal buio stavano emergendo luci, luci disposte in cima a mura, mura per proteggere chi sta fuori. La struttura era ancora distante, ma le sue dimensioni la rendevano ben visibile. Ancora una volta Jake si scoprì avvantaggiato per via della propria immaginazione, come era accaduto quando per primo aveva capito che il professor Finnies era diventato un mostro famelico, riuscendo a vedere quelle mura per ciò che erano: una recinzione, come per una grande prigione, una prigione che era l'intera città, come in quei due film di Carpenter.
Fu certo che se si fossero avvicinati troppo sarebbero stati colpiti da sventagliate di armi automatiche impugnate da guardie sistemate ad intervalli regolari. Stava per avvertire Meltzer, quando Hensenn lo anticipò e fece notare a tutti qualcos'altro, di assai peggiore.
<<Spegni i fari e ferma la macchina>>, intimò al venditore di elettrodomestici. <<Spegni i fari, Meltzer, subito!>>
Il gruppo più nutrito di sopravvissuti aveva lasciato la rimessa di Weeler prima di loro, a bordo del pulmino giallo delle elementari guidato da Miller, mentre Hensenn spremeva il tempo che avevano a disposizione per cercare la pistola del meccanico. Pochi minuti erano bastati perché non riuscissero più a raggiungere il bus, evidentemente lanciato a grande velocità per allontanarsi dalla cittadina morente. Ora, però, potevano di nuovo vederlo, fermo al centro della carreggiata meno di un quarto di miglio davanti alla loro BMW, le luci di posizione accese come quelle interne. Le sagome dei loro concittadini erano tutte immobili nei sedili, fatta eccezione per una che sporgeva da un finestrino.
Meltzer spense i fari, fermò dolcemente la vettura e mise in folle. Il mormorio prodotto dal motore cessò, i quattro si ritrovarono seduti al buio in una piccola e terrificante sala cinematografica, ad assistere alla proiezione di una pellicola raggelante.
Alcune luci presero a danzare a mezz'aria intorno al pulmino, lucciole curiose che indugiavano intorno al veicolo, lucciole posate sulle canne di letali fucili. Delle serie di scoppiettii ovattati risuonarono nella notte a poca distanza l'una dall'altra, poche ma eloquenti. Il fragore essenziale delle armi dell'esercito testimoniava del lavoro di una squadra di militari, impegnati a finire da vicino ciò che doveva essere cominciato con un tiro al bersaglio dalla sommità delle mura di cinta.
Due riflettori si accesero solo a conferma di ciò, illuminando l'autobus giallo pieno di cadaveri. Jake notò che la sagoma sporgente da un finestrino era quella di Robert Miller, probabilmente morto per primo quando, in prossimità del presidio militare, aveva fermato il pulmino e si era sporto per spiegare la situazione sua e dei passeggeri e chiedere aiuto, esattamente ciò che avrebbero fatto loro altri se fossero arrivati per primi o qualche minuto più tardi.
<<E adesso che si fa?>> chiese Meltzer sconfortato.
Hensenn non pareva avere una risposta, controllò che il caricatore della pistola fosse pieno e la puntò davanti a sé, verso i militari che ancora non si erano accorti di loro. <<Non lo so, ma in ogni caso si muore cercando di vivere.>>
<<Il cantiere>>, propose Jake. La stretta della mano di Sarah si intensificò, come a chiedergli di rimangiarsi l'idea. La ignorò. <<Il cantiere vicino alla nostra scuola. Dovremmo andarci. Prima che voi ci trovaste eravamo lì mentre degli uomini vestiti di nero ne parlavano in modo strano, prima di farlo saltare.>>
<<Farlo saltare?>> Meltzer si voltò verso di lui e lo fissò come fosse un alieno. <<Perciò quell'esplosione...?>>
<<Credo che il cantiere fosse una copertura>>, ipotizzò Jake. <<Credo che vi facessero degli esperimenti segreti e che qualcuno di questi sia andato storto. Gli uomini in nero, federali o chissà chi, hanno fatto saltare tutto per coprire un incidente, magari il motivo per cui Rockford è diventata un inferno.>>
<<Tornare lì sarebbe inutile, Jake>>, lo interruppe Sarah. <<Se pure vi fosse stato qualcosa di utile per noi, per la nostra situazione, adesso sarebbe sepolto o distrutto!>>
Meltzer annuì e si voltò di nuovo verso il volante. <<Ha ragione lei, ragazzo. Se pure fosse come hai detto, e guardando quelle mura e quei bastardi assassini davanti a noi credo lo sia, tornare in città sarebbe rischioso. Se non trovassimo niente di utile, poi, saremmo morti e sepolti.>>
Le lucciole avevano ripreso a svolazzare, e si avvicinavano.
<<Per me va bene>>, disse invece Hensenn, sempre immobile con la pistola puntata. <<Se è l'unica idea è un'idea buona, perciò gira la macchina e vai a tavoletta, Sonny.>>
<<Ma, io credo...>>
Le residue incertezze di Sonny Meltzer furono cancellate dal proiettile che forò il parabrezza e gli sfiorò la guancia sinistra prima di conficcarsi nel gancio della cintura di sicurezza. Il motore rombò a pieni giri, la BMW girò su se stessa facendo fumo dalle ruote e poi partì con un sobbalzo. Delle raffiche ruggirono molto vicino, qualche proiettile colpì la vettura. Mentre Meltzer voltava l'auto in direzione di Rockford, Hensenn si sporse dal finestrino e fece fuoco più volte fino a che furono abbastanza lontano da non vedere più le torce dei soldati.
Quella notte il destino era molto ironico, per loro quattro, poiché tornavano a gran velocità verso i mostri di Rockford, e per questo si sentivano perfino sollevati.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Guarda, io non ho visto l'originale di Romero, ma il remake che hanno fatto l'anno scorso o due anni fa, non ricordo, perché è più facile da trovare. Non è male, anche se mi aspettavo di più, ma la cosa che mi ha scioccato è proprio la somiglianza con questa mia serie senza che io l'avessi voluto: ho visto il film tre mesi fa, mi pare, assai dopo aver iniziato "Washington Road", e a metà film avevo deciso di interrompere la serie per eccessiva similitudine, anche perché un conto sono quegli altri film, dai quali ho volutamente preso, e altro è questo, che nemmeno conoscevo. Poi cambiai idea, soprattutto perché nel mio caso ci sono implicazioni che vanno oltre la classica epidemia batteriologica, ma anche perché infine il film risulta un pochino banale nelle ultime battute.
Insomma, somiglianze a parte, questo remake non è male, merita di essere visto una volta, ma può anche darsi che l'originale sia migliore, o peggiore. Se ti piace il genere, guardali entrambi.
- allora siamo nella stessa situazione... anche a me piacciono molti, forse troppi sport (ah già, il curling no ). E sono anche consapevole della situazione in cui versano i Nets.
A proposito, dei film che hai citato non ho visto solo, La città verrà distrutta all'alba. Me lo consiglieresti?
- Beh, se vi siete spinti fin qui mi tocca rendere giustizia al vostro interesse e scrivere degli episodi all'altezza!!
Sui film, Ste, come ho detto a Robi, non sbagli mai perché sono un appassionato, allora mi piace citare apertamente e non; questa serie attinge a così tanti film che non li conto più e d'altronde Sarah stessa accenna al "filone zombie" col quale ha molto in comune. Resident Evil, 28 Giorni Dopo, L'alba dei Morti Viventi, La città Verrà Distrutta all'Alba, Benvenuti a Zombieland... ma anche letteratura, ovviamente, su tutti Le Notti di Salem e Desperation di King.
Quanto al basket, devo dire che lo seguivo più assiduamente in passato, ma la NBA resta uno spettacolo che mi piace gustare di tanto in tanto. Non è la prima volta che entra nei miei scritti, in "Per un segreto", che è pubblicato qui sul sito e credo tu abbia letto, c'è un accenno ai Nets, i poveri New Jersey che dopo Jason Kidd non se li è filati più nessuno. Comunque la risposta è si, il basket mi piace, come circa trenta o quaranta altri sport(curling compreso, quelli con la scopettina)!!
Vabbé, grazie per i complimenti, Ste, ciao!!
- ... eccomi qua, tornato in pari con gli episodi!!! Splendido anche questo episodio, non c'è che dire. Ricorda parecchi film dove i sopravvissuti non vengono fatti uscire dalla città per i motivi più disparati (Resident Evil su tutti) e inoltre l'hai accompagnato con un'atmosfera decisamente notevole.
La citazione di Carpenter ci stava eccome... diciamo che aumenta ancora di più il mio apprezzamento... eh sì, assieme a Sam Raimi è uno dei registi (filone horror) che preferisco.
Ps. quella breve parentesi sull'Nba è causale oppure dovuta ad un tuo interessamento a questo sport? Sono curioso visto che, per quanto mi riguarda, adoro il basket americano.
- Sai che non l'avrei mai detto che prediligi quel genere là? Ahah!
- Si, "Grosso Guaio a Chinatown" è un classico, ogni tanto ci vuole proprio, però essendo un appassionato di horror ho una predilezione per il Carpenter horror: La Cosa, Il seme della follia, Fantasmi da Marte, Vampires... Ha uno stile unico, ed è un peccato che faccia pochi film!!
- Io di Jeepers Creepers ho visto proprio solo il secondo, e mi è bastato. Ahah! No vabbè, la scena iniziale si salva (il bambino nel campo e lo spaventapassari)!
Di Carpenter per me esiste solo un film, ed il suo nome è "Grosso guaio a Chinatown".
Lo so a memoria: lo vedo da quando avevo sei anni... e nonostante ne abbia una copia in dvd acquistata qualche anno fa, il VHS registrato nei lontani anni '90 su Italia Uno, mantiene il suo posto al sicuro nel cassetto. Ahahahahah!
Ovviamente concordo quando dici che la nostra fantasia di scrittori si è formata anche visionando film a volontà! Siano lodati, eheh!
Per quanto riguarda il tuo "82, Washington Road" è un piacere! Peccato che da parte di altri utenti non ci sia stata costanza nel seguirti, sono certa che le reazioni sarebbero state pari alle mie!
- Ho un'idea vaghissima, Robi, però credo che altri cinque o sei episodi ci vogliano, d'altronde iniziai con l'intenzione di imitare la struttura a piccoli, veloci episodi delle serie TV, quindi ci sta di finire tra i 18 e 22 episodi!!
Quanto a "Fuga da -inserire nome di città-" non ho potuto resistere, adoro quei film, come tutti quelli di Carpenter, e la citazione di stava!!
Non avevo pensato a Jeepers Creepers 2, però il modello di pulmino è quello, insomma quello guidato da Otto nei Simpson. Che poi Jeepers 2 non mi è piaciuto molto, meglio il primo, decisamente, ma non divaghiamo... Diciamo che se trovi presunti riferimenti al cinema in ciò che scrivo non sbagli mai del tutto, credo che valga anche per quello che scrivi tu: la nostra fantasia si è formata anche, forse soprattutto, grazie ai film, quindi citarli è il minimo!!
Grazie, come sempre, anche perché in questa lunga serie sei l'unica ad aver tenuto il passo e ad avere la pazienza di continuare a seguirla. Ciao!!
- Auahahahahahah!!! No, dai! Jena Plissken, no!!!
Istintivamente invece, il pulmino giallo mi ha ricordato Jeepers Creepers 2.
Riferimenti cinematografici a parte (che siano volontari o meno)... bravo bravo, Mottola! Chissà come e quando lo farai terminare...! Hai già un'idea?
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0