racconti » Racconti surreale » È arrivato il circo!
È arrivato il circo!
C'è stato un periodo della mia vita in cui, avendo tempo a disposizione, mi sono dilettato a vagare in auto senza meta. Mi piaceva perdermi seguendo l'istinto piuttosto che una cartina stradale.
Un giorno, dopo aver guidato per qualche ora senza aver incontrato alcun centro abitato, mi ritrovai in un paesino di cui ancora oggi ignoro il nome - non vi era infatti alcun cartello né all'entrata né all'uscita del borgo.
Rimasi colpito dal fatto che appariva deserto: nessuno per strada, negozi chiusi, nessuno alle finestre delle case. Parcheggia l'auto, faticando a trovare un posto libero, segno quindi che qualcuno doveva esserci.
Improvvisamente, sul lato opposto della strada, vidi un ragazzino - avrà avuto dodici anni - correre affannosamente.
"Scusa ragazzino" domando "sai dirmi dove mi trovo?"
"Anf. . Anf... Presto, si sbrighi che inizia."
"Inizia cosa?"
"Su, si muova, non vorrà mica perderselo."
Dato che il ragazzino non accennava a fermarsi, e neppure a rallentare, decisi di seguirlo.
Prendemmo una piccola strada pedonale che partiva da quella che immaginai essere la piazza principale del paese - nonché unica - e continuammo a correre - lui - e a procedere a passo spedito - io.
Dopo un paio di minuti mi ritrovai davanti ad un grande spiazzo sul quale era montato un tendone da circo. Tutt'attorno c'era la tipica aria di festa che circonda tutti i circhi, i luna park e simili: odore zucchero a velo, bambini che ridono e si rincorrono, altri che trascinano i genitori per la mano cercando di far loro accelerare il passo, altri ancora che guardano con aria desolata il palloncino che gli è sfuggito di mano e che adesso è diretto verso mete esotiche.
Decisi di continuare a seguire il ragazzino.
"E così tutta la tua fretta è dovuto a questo, un circo"
"Venga signore, dobbiamo fare subito i biglietti altrimenti non avremmo il tempo di vedere i Fenomeni"
"No, guarda, ci deve essere un errore, io non voglio vedere lo spettacolo"
Il ragazzino si fermò all'improvviso, voltandosi e guardandomi con aria stupita.
"Non vuole vedere lo spettacolo? Tutti vogliono vedere lo spettacolo. Tutto il paese è qua. Questo è il più bel circo del mondo"
Dubitavo che il circo migliore del mondo avesse deciso di fare tappa proprio in quel posto desolato, ma decisi comunque di accettare l'invito del ragazzino, tanto non avevo nessun impegno ad impedirmi di intrattenermi per un paio d'ore.
Così ci mettemmo in coda e comprai due biglietti, dandone uno al mio nuovo amico, il quale sembrò apprezzare il gesto, dato che da quel momento diventò la mia guida.
"Venga signore, prima di entrare nel tendone dobbiamo vedere i Fenomeni"
"I Fenomeni?"
"Sì, i Fenomeni"
E così dicendo si diresse verso un'area adiacente al tendone, dove vidi gruppetti di persone intente ad osservare qualcosa, un po' come accade quando si esibisce un bravo artista di strada. Compresi allora che con il termine Fenomeno il ragazzino si riferiva a quelli che sono noti come fenomeni da baraccone, ossia persone dotate di particolari caratteristiche o capacità da suscitare curiosità nel pubblico.
Non amo quel genere di attrazioni, non mi piace vedere la gente provare meraviglia o disgusto per le particolarità, spesso fisiche, di altri esseri umani, ma decisi comunque di seguire la mia piccola guida.
Notai un gruppo di uomini attorno a qualcuno. Mi feci faticosamente spazio tra la folla e vidi una ragazza, con dei bei lineamenti, quasi angelici. Cercai il mio cicerone e gli domandai chi fosse.
"È la donna barbuta."
La guardai meglio, ma non vidi traccia di alcun pelo sul suo volto.
"Ma non ha la barba."
"Certo, l'ha tagliata."
Guardai incredulo il ragazzino, chiedendomi se mi stesse prendendo in giro.
"Tra l'latro molti uomini la corteggiano" continuò incurante della mia espressione il mio giovane amico "e quindi vengono qui tutti i giorni, pagando sempre il biglietto e facendo guadagnare molti soldi al circo"
Appena finita la frase si spostò verso uno spiazzo delimitato da una ringhiera. Mi avvicinai a lui.
"Ecco l'uomo invisibile" mi disse.
"L'uomo invisibile? E come si fa a sapere che c'è veramente? Voglio dire, non parla, non emette alcun rumore. Potrebbe almeno spostare qualche oggetto."
"Starà dormendo" Rispose con naturalità.
Spostò il suo sguardo verso un punto alla sua destra e prese a correre verso due uomini esclamando:
"Eccoli! Eccoli!"
Mi avvicinai notando che i due uomini erano perfettamente identici, evidentemente gemelli.
Forse, pensai, questo ragazzino non ha mai visto una coppia di gemelli dal vivo, ma non capisco perché debbano essere considerati dei Fenomeni.
"Non sono incredibili" disse il bambino in tono euforico.
"Sì, sono gemelli, ma non è poi un fatto così particolare."
"Dai, li guardi attentamente."
Li osservai nuovamente senza trovare in loro nulla di particolare.
"Guardi la loro altezza."
Erano alti uguale, nella norma direi, stimai un metro e settanta.
"La loro altezza è nella norma" risposi.
"Appunto!" esclamò.
Lo guardai con aria perplessa.
"Ma come, non capisce? Tim è un nano gigante" mi disse indicandomi l'uomo alla nostra sinistra "Mentre Tom è un gigante nano. E per giunta sono gemelli siamesi! Un evento unico!"
Gemelli siamesi? Tra i due uomini c'era uno spazio di almeno trenta centimetri e non erano collegati tra loro in alcun modo.
"Ma sono separati!" esclamai.
"Appunto, gemelli siamesi nati separati. Ancora più rari. Non ce ne saranno altri per millenni, anzi, forse non ci saranno mai più casi simili."
Evidentemente il ragazzino aveva deciso di prendersi gioco di me.
Costruii mentalmente una frase per fargli capire che non ero un allocco, ma non ebbi il tempo di darle fiato, il piccolo burlone stava già correndo verso il tendone.
"Presto, presto! Inizia!"
Lo seguii e, una volta entrati, presi posto accanto a lui.
Poco dopo entrò il presentatore, accolto dalla folla con grandi applausi e grida di ammirazione. Dopo un discorso di circostanza con il quale espresse la sua gioia di essere nuovamente ospitato dalla comunità - non pronunciò il nome del paese, forse non lo sapeva neppure lui - annunciò Rufus, il più grande domatore di leoni di tutti i tempi.
La pista venne allestita con sgabelli e cerchi, di cui uno infuocato. Dopodiché venne fatta entrare una gabbia con all'interno un leone, accompagnata da una persona con giacca rossa, pantaloni bianchi e stivali neri che immaginai essere Rufus.
Successivamente assistetti ad uno spettacolo tra il comico e il patetico: Rufus salì sugli sgabelli e passò attraverso i cerchi, mentre il leone rimase nella gabbia. Alla fine il presunto domatore saltò attraverso il cerchio infuocato per poi inchinarsi davanti al pubblico. La folla applaudì in preda all'estasi.
Mi rivolsi alla mia piccola guida:
"Lo spettacolo sarebbe finito?"
"Sì. Fantastico vero?"
"Ma il leone non è mai uscita dalla gabbia, ha fatto tutto il domatore."
"Certo. Rufus è il migliore."
"Come scusa?"
"Non capisce? Rufus ha insegnato al leone ad addomesticare gli uomini. È il leone a dire a Rufus cosa fare."
Ero stupito e confuso, ma decisi di lasciar perdere.
Venne poi il turno di un altro domatore, questa volta di animali certamente meno pericolosi di un leone, ma molto fastidiosi: pulci.
Un uomo stava in piedi accanto ad un tavolo tenendo tra le dita della mano sinistra dei piccoli cerchi della dimensione di comuni anelli, mentre nell'altra mano stringeva una bacchetta che veniva agitata continuamente, probabilmente per impartire ordini agli insetti.
Il domatore si muoveva con animatamente, il pubblico applaudiva e lanciava grida di incoraggiamento. Peccato che non si vedesse assolutamente nulla, a parte un uomo che si agitava come un pazzo.
Anche il mio piccolo amico sembrava godersi lo spettacolo, così gli chiesi lumi:
"Scusa, ma tu vedi qualcosa?"
"Certo, vedo il domatore che fa saltare le pulci."
"intendo dire, tu vedi le pulci?"
"No, le pulci no."
"Allora come fai a sapere che fanno esattamente ciò che dice loro il domatore? Voglio dire, per quanto ne sappiamo noi, potrebbero anche non esserci."
"Certo che ci sono! Non vede come si impegna il domatore per tenerle a bada."
Ogni ragionamento logico sembrava inutile. Mi venne il dubbio di essere entrato in un manicomio.
Successivamente il presentatore annunciò il mago Amadeus, maestro delle sparizioni e disse che aveva deciso di stupire tutti, scomparendo ancor prima dell'inizio dello spettacolo. La folla applaudì con entusiasmo.
Una volta che l'estasi si fu placata il ragazzino mi guardò e mi disse:
"L'anno passato c'è stato anche un altro mago che ha messo una donna in una cassa e poi l'ha segata a metà"
"E quest'anno non si esibisce?"
"No. Ora è in prigione per omicidio"
Fu poi la volta del giocoliere, che venne annunciato come colui che riusciva a lanciare in aria un numero di clavette diverso da qualunque altro saltimbanco del paese. Mi aspettavo un uomo in grado si far un centinaio di clavette contemporaneamente, potete quindi capire il mio stupore quando vidi che ne lanciava in aria una sola.
Anche questa volta il pubblico applaudiva entusiasta.
Il ragazzo mi guardò ed evidentemente lesse stupore sul mio volto.
"In passato giurò che avrebbe lanciato un aria un numero di clavette diverso da qualunque altro giocoliere. Imparò a gestirne un numero sempre maggiore, ma qualcuno lo raggiungeva sempre oppure lo anticipava. Così decise di esibirsi con una sola clavetta. Nessun'altro lo fa"
Mi astenni dal fare commenti.
Infine si esibirono i trapezisti, i quali, mi fu spiegato, avevano una caratteristica particolare per la professione scelta: soffrivano di vertigini. Si esibirono così con i trapezi a due metri da terra e, dato che il poco spazio tra il trapezio e il suolo non consentiva solo grandi spazi di manovra, saltavano a terra per poi darsi lo slancio per afferrare l'altro trapezio. Superfluo dire che anche questo numero incontrò il plauso del pubblico.
Il presentato annunciò quindi la fine dello spettacolo, ricordando che sarebbero rimasti ancora un paio di giorni per permettere a chi lo desiderassi di rivederle lo spettacolo - probabilmente pensava agli uomini che avrebbero pagato nuovamente il prezzo dell'intero biglietto sperando di strappare un incontro alla donna barbuta senza barba - e promettendo che sarebbero tornati anche l'anno successivo
Il pubblico si alzò in piedi applaudendo con energia per almeno cinque minuti.
Rimasi totalmente esterrefatto dal fatto che lo spettacolo fosse realmente piaciuto alla gente che mi circondava. Era chiaramente un truffa ai danni di persone con disturbi mentali.
Mentre ci avviavamo verso l'uscita il ragazzino non riusciva a tenere a freno l'entusiasmo.
"Ha visto che bello? Gliel'avevo detto che sarebbe stato supermegafantastico!"
Non sapevo cosa dire, non volevo ferire il mio giovane amico.
"Bello" mi limitai a dire.
Una volta fuori mi congedai dal ragazzino, mentre la folla intorno a me commentava con entusiasmo le scene viste poco prima.
Devono essere tutti pazzi, pensai mentre mi facevo largo tra la folla.
Mentre mi allontanavo sentii il ragazzino dire ad un signore accanto a lui:
"Mi sa che lo spettacolo non gli è piaciuto"
"Deve essere pazzo" rispose l'altro.
La fantasia è un'arma potente in grado di trasformare cose banali in qualcosa di eccezionale.
Chi è veramente il pazzo? Colui che utilizza la fantasia per alterare la realtà oppure colui che si rifiuta di fare uso di tale dono concesso dalla natura al genere umano?
12345
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Unnracconto dal contenuto molto interessante. Bravo
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0