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La leggenda del pozzo senza fondo (prima parte)
Tanto tempo fa, in un piccolo paesino di campagna, viveva Camilla. Una fanciulla di circa venticinque anni, dai capelli lunghi e folti color castano chiaro, che legava spesso con un nastro rosa e gli occhi azzurri. Essa abitava in una semplice piccola casetta, con il padre Anselmo di cinquanta anni e con i capelli neri, ma anche qualcuno bianco. Accanto alla casetta c'era un negozio di antiquariato, dove il padre lavorava e Camilla lo aiutava.
Fin da quando era piccola, aveva vissuto lì e osservava sempre gli oggetti preziosi, che il padre recuperava da ogni parte del mondo, facendo viaggi, quando era molto giovane, oppure gli erano consegnati da molta gente. Purtroppo Camilla, perse la madre, perché era malata, quando aveva circa cinque anni, ma il padre riuscì a crescerla bene lo stesso. Lei diventò una ragazza seria, perché era molto responsabile delle sue azioni, dolce, sensibile, ma allo stesso tempo molto forte. Il padre era sempre stato buono con lei, anche se non voleva dimostrare tenerezze e amore, Camilla capì fin dall'inizio quanto le voleva bene.
Le sue azioni quotidiane, oltre ad aiutare il padre a sistemare il negozio, erano diverse. Puliva la casa, faceva da mangiare e lavava i panni al fiume come tutte le donne. Poi andava a prendere l'acqua in un pozzo, come faceva anche la sua mamma, quando lei era molto piccola. Il pozzo non era tanto distante da casa, si trovava su una bassa collinetta vicino all'entrata del bosco, era di una semplice forma circolare costruito con pietre, che lo contornavano per circa un metro di altezza e due colonne che reggevano una copertura di legno, decorato con foglie e fiori. E infine una carrucola con secchio di legno.
Il negozio era di piccole dimensioni e poco illuminato, (con minuscole finestre) per creare anche l'atmosfera antica e misteriosa. Conteneva cose antiquate, tra le quali c'erano una credenza con vetri e una libreria, non tanto grandi ed entrambi in noce massello. Quadri con splendide cornici decorative, che illustravano olio su tela dei paesaggi antichi e personaggi religiosi (come santi, la Vergine Maria e altri). Nel centro del negozio c'erano un tavolo rotondo e uno quadrato con forme particolari delle gambe (tornite e decorate) con accanto qualche poltrona di legno, fortemente intagliato e dorato. Nonché inginocchiatoi e bauli sempre in legno antico.
Poi si notavano gli orologi: da parete, da tavolo in porcellana, da tasca rotondi e da terra con pendoli a cassa lunga, tutti dell'ottocento. Una splendida bambola in biscuit, degli anni trenta e qualche libro molto antico e raro. Osservando poi verso l'angolo del negozio, c'era un raro tappeto persiano attaccato alla parete e un piatto di metallo giapponese. Piccole statue in avorio e bronzo esposte su delle mensole, come i vasi di terracotta e di porcellana, dipinti con disegni, che venivano dalla Cina. Un candelabro decorato e delle specchiere con cornici di vari tipi in tiglio, oro e legno con disegni decorativi.
Un giorno, mentre andava al pozzo a prendere l'acqua come il solito, vide passare un ragazzo giovane, circa della sua età, veniva dal bosco con un carro trainato da un cavallo e lei pensò che probabilmente fosse un contadino. Lui la osservò e lei quando se ne accorse, gli lanciò un dolce sorriso un po' imbarazzata. Era impossibile non guardarla con quel vestitino semplice color blu, quegli occhi intensi e uno sguardo che lasciava nell'aria solo tenerezza.
Fu così per qualche giorno, ogni tanto s'incontravano, se lui passava nello stesso momento in cui lei era lì, ma ogni tanto non s'incrociavano le loro vie e rimanevano un po' delusi, finché lui un giorno scese dal carro e si avvicinò, facendo finta di avere sete, così iniziarono a conoscersi. Il suo nome era Amos e Camilla ne rimase affascinata, senza farlo capire, provava emozioni, solo perché si era avvicinato. Nonostante l'imbarazzo, si sedettero accanto al pozzo e parlarono.
Lei gli raccontò della sua vita e del negozio, dove aiutava il padre e ogni cosa che faceva, sentendo ogni tanto la mancanza della mamma. Lui, aveva i capelli castano chiaro, come lei, ma corti e ricci, gli occhi azzurri ed era un po' basso ma aveva un fisico molto in forma. Le disse che aveva solo un anno in più di lei, lavorava in fattoria e nei campi con i suoi genitori e senza problemi. Era nata una splendida amicizia e ogni giorno il fiore cresceva sempre di più, finché il bocciolo si aprì come i loro cuori, la confidenza era sempre più profonda. S'incontravano al pozzo ma andavano anche a fare passeggiate, lui le mostrò i suoi campi, ma non andarono in paese, perché non volevano far sapere ancora a nessuno di ciò che fioriva tra di loro. Lui le faceva sempre complimenti era così dolce e la corteggiava teneramente.
"Sono contento di vedere, che sei allegra quando ci incontriamo, significa che ti fa piacere vedermi."
"Certo, sei molto simpatico e la tua compagnia è un piacere immenso."
Un giorno mentre passeggiavano dispersi nel bosco, parlavano e ogni tanto s'incontravano con lo sguardo, lui le disse: "Posso darti un bacino sulla guancia?" Lei sentì una cascata di emozioni nel cuore, ma confermò facendo cenno di sì con la testa. Così lui si avvicinò, le prese le mani e le diede un semplice bacino sulla guancia, mentre lei sorrideva. Poi le disse: "Ora tocca a te!" Lei rimase un po' perplessa, ma lo desiderava. Così si avvicinò lentamente a lui e quando si guardarono negli occhi, senza pensarci le sue labbra finirono, spontaneamente sulle sue e quello era il suo primo bacio di un sincero amore.
Purtroppo non si vedevano tanto, perché erano impegnati con il lavoro e lui le disse: "Mia principessa, il tempo che passo con te, è speciale, perché sono molto felice e mi rilasso, ti voglio bene." Lei rispose: "Anche per me è così, io credo in te e ascolto il mio cuore."
Dopo quel bacio e tanti altri capirono che il rapporto non era più una semplice amicizia, ma puro amore.
"Poiché non ti ho ancora regalato l'anello, ti chiamerò fidansata."
Lei sorrise, e ne fu felice, lui era così simpatico, tenero, dolce e originale. Insomma unico, perché considerava molto anche la sua intelligenza.
Un giorno, mentre lei raggiungeva il pozzo e sapeva che lui passava nello stesso momento, senza pensarci stava cantando, serenamente, con il cinguettio degli uccellini. Lui la sentì e le disse: "Superfidansata, sei davvero allegra, non ti ho mai sentito canticchiare. Ti voglio bene, mia tenera cucciolina e vorrei che fossi sempre così felice." Lei era sempre più eccitata nel sentire quelle dolci parole, che le accarezzavano il cuore
e risvegliavano stupende emozioni.
I loro genitori però non sapevano ancora nulla, così decisero di presentarsi. Lui cominciò a conoscere suo padre. Andarono insieme nel negozio, dove rimase incantato dalle belle cose che vide, a suo padre fece piacere al momento, non era entusiasta della cosa, ma neanche lo cacciò via. Camilla sapeva quanto era geloso suo padre, in fondo lei era l'unica figlia che aveva e non voleva perderla subito. Infatti, quando lui se ne andò, la rimproverò un po': "Perché non mi hai detto niente, da quanto tempo vi frequentate, sei sicura che sia un bravo ragazzo?" Camilla un po'intimidita lo rassicurò, raccontandogli che era un ragazzo serio, sia nel rapporto con lei, che nella vita, perché aveva un lavoro sicuro.
Il giorno dopo, lui la portò alla fattoria per presentargli i suoi genitori, salirono insieme sul carro e pian piano arrivarono, mentre lei gli confidava ogni cosa, riguardo a quello che le aveva detto suo padre. Lui la rassicurò dicendole: "Sono contento che tu mi abbia confidato tutto, vuol dire che ti fidi di me, vedrai che riusciremo a vivere una vita piacevole e a progettare qualcosa, per costruire un futuro insieme." Lei sorrise e disse: "Io credo in te, perché sei troppo importante, l'amore non è facile, ma tra noi sarà possibile è il mio cuore che me lo dice."
I suoi genitori furono gentilissimi con lei, le fecero un ottimo pranzo per conoscersi. Finito il pranzo, uscirono per mostrarle tutta la fattoria e gli animali, facendole conoscere anche i suoi fratellini più piccoli, un bimbo timido di cinque anni e l'altra una graziosa bimba di tre anni. Camilla sorrise dolcemente ai bimbi e prese confidenza con la bimba, che contenta la trascinò a giocare con lei. Amos non disse nulla e la lasciò fare guardandole e notando, come lei ci sapeva fare con i bambini. Dopo un po' la riaccompagno a casa e le disse: "Mia principessa sei dolcissima, quando giochi con i bimbi e sembra che vuoi tornare bimba, ti amo anche per questo." E ancora, accese uno splendido sorriso, più forte del sole, che accecava le sue emozioni d'amore.
Dopo le presentazioni però il padre cominciò a vietarle di vederlo, perché la sua gelosia cancellava ogni fiducia. Lei cercava di convincerlo in tutti i modi, ma inutilmente. Riuscì a vederlo un giorno, di nascosto e cercò di spiegargli il problema. Lui cercò di pensare a qualcosa per fare una bella figura, così un giorno si presentò, con una bella rosa rossa per regalarla a lei. Poi voleva parlare con il padre per farsi conoscere meglio e dimostrare le buone intenzioni con la figlia. Lei rimase sorpresa, quando la rosa volò delicatamente tra le sue mani e nel suo sorriso, c'era gioia immensa. Lui vide quanto era felice e le disse: "Amore mio sei proprio una ragazza molto romantica, tenera e dolce. E ti basta poco per essere felice, ogni cosa la apprezzi per il suo semplice significato e valore."
Il signor Anselmo vide che la figlia era felice con lui, così decise di dargli qualche possibilità in più e gli propose di venire lì ad aiutarlo a lavorare, così l'avrebbe conosciuto di più. L'idea per Amos aveva un giusto obiettivo così accettò. Camilla ne fu entusiasta e gli disse: "Ti amo tanto, non vedo l'ora di starti vicino tutti i giorni!"
"Lo desidero anch'io e spero che rimarrai per sempre serena, voglio che le cose continuino così per tutta la vita."
Ogni giorno si presentava lì, trascurando un po' i campi, ma solo per un'ora circa. Lo aiutava a restaurare oggetti di valore antico che gli portavano i clienti, spolverava delicatamente e con cura ogni oggetto, puliva il locale e faceva tante altre cose.
I lavori aumentavano, perché il negozio aveva una piccola crisi economica e da un'ora che doveva rimanere, il tempo divenne sempre più dilungato. Era difficile sopravvivere, dal lavoro nella fattoria recuperava poco e lui non gli dava nulla. Non sapeva cosa fare, le speranze di fidanzarsi e un giorno sposarsi, possedendo una casa con Camilla stavano appassendo, come la rosa che le aveva regalato. Ma lei dopo averla curata tanto, anche appassita, decise di tenere un petalo di ricordo. Così la speranza non poteva sfiorire del tutto, ma lasciare del profumo nei loro cuori. Amos cercò di parlarne con lei, per spiegarle che forse involontariamente suo padre lo stava sfruttando, non aveva abbastanza soldi, per la spesa e lui ne cercava sempre di più. Lei rimase molto amareggiata, conosceva suo padre e gli voleva bene, non si aspettava una cosa del genere. Così rimase molto confusa e gli chiese tempo per riflettere.
Dopo qualche giorno, lui voleva sapere come si sentiva e se aveva pensato alla situazione. Lei si sentiva ancora più confusa di prima, cercava di capire se aveva ragione lui oppure suo padre. Si sentiva come dispersa in mezzo al mare, con due braccia per salvarsi, ma ancora non sapeva quale afferrare. Lui le propose di andare ad abitare alla fattoria dei suoi genitori, così lo avrebbero aiutato e si sarebbero preparati per il matrimonio. Lei lo vedeva come una bella cosa, ma facendola si sarebbe sentita in colpa nei confronti del padre, così era ancora nell'indecisione totale. Si sentiva con le mani legate, non sapeva come intervenire, per risolvere la brutta situazione in cui aveva messo il suo amato, ma non voleva neanche odiare suo padre, che l'aveva cresciuta con tanto amore.
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