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Come s'avessi cald'in petto
Un saluto, delle mani in aria ora, mentre la via è lunga e continuo incessante la mia lunga passeggiata. La nebbia s'interseca tra le architetture dei nuovi sfavillanti palazzi, mi sfiora allegramente il viso, un cane solitario passeggia per la via. Ho superato la via, via Europa.
Le 16:38, lo ricordo ancora. ''Quando vuoi, (:'' e poi hai chiamato, è apparso il tuo nome sull oschermo quando appena stavo attraversando un lato soleggiato di via Lido. Quel poco Sole, che mi ha abbagliato in quel momento, e in quello successivo, mentre spariva tra la nebbia che s'infittiva nelle montagne lontane, e si spargeva nell'orizzonte, lontano.
La curiosità di sentire la tua voce, ma m'ero completamente dimenticato di chiederti se potevo chiamarti, un giorno o quasi un'altro giorno, ma sei stato tu, a chiedermelo, e questo è stato davvero bello. La tua voce, ''ansiosa'' ti dissi, ma pensiamo a quest'ansioso tremolio che mi venne sentendoti rispondere, di quest'ansiosa vocina allegra e spensierata che mi ha accompagnato lungo i miei passi successivi.
Ecco, i miei passi si trasferiscono sulla sabbia, formano note tangibili di un passaggio umano, un calpestio, la sabbia che rovina le mie scarpe. Ecco, il mare, l'unica cosa che allevia i miei sensi, che li appaga, satura la mente e libera i pensieri, cui li dono al vento dolcemente.
''Alghero si trova su un'insenatura praticamente. Quindi la spiaggia si trova un po' lontana dal centro, e si può ammirare la sua bellezza, la nebbia ricopre persino il campanile.'' La battigia mi appaga; gioco coi tronchi posati da vecchi passaggi qui.
''Mani in'aria, occhi al cielo.'' La voce stridula, e Sanremo, che non mi piace. Ma basta vivere le parole per accorgersi di chi scrive. Vivere le parole, vivere la, voce espressa nel singolo attimo quand'è che le alghe si alzano al cielo.
Rifrangersi delle onde. Immaginalo ora, sentilo. ''Lo senti il rumore del mare?'' Si che lo senti, è nel cuore. Le onde sono basse tenere piccole dolci, terminano sulla sabbia che le accoglie senza esitare. Il nero delle alghe, si fonde e la sabbia è ricca di frammenti di vita: conchiglie, gusci, posidonia.
Torno sul cemento. ''Sono già stanco, ho camminato molto.'' Ho camminato molto ma non me ne sono accorto. ''Bè, siediti no?'' Sedutostante sulla panchina di legno, fisso il mare e tu parli. La voce sta risuonando nelle mie orecchie, mentre i gabbiani gracchiano le loro melodie.
Sedici Gennaio e qui c'è troppo caos, voglio andare ai giardini, mentre l'umidità scende.
La panchina è bagnata, umidiccia. ''Sai, c'è un bambino che gioca... ci sono le luci per terra qui, e lui ci passa sopra con la bici, che carino.'' Sorrido, le campane stanno suonando, ma oggi non c'è gioia di entrare in chiesa, non voglio pregare, ho i miei passi da colmare verso casa.
Leccio strofina la tua essenza porosa sui capelli miei biondi alla luce. I miei passi dirigono persino lo sguardo verso casa. ''No... Le chiavi cazzo! Ho dimenticato le chiavi, speriamo ci siano i miei...''
No, seduto al muretto, in via Foradada dietro casa, i miei non ci sono proprio ma, ci sei tu.
Voce del telefono che risuona, tra la Luna ch'è alta ed accompagnata dalle stelle che luccicano divertite.
C'è l'umidità che allegra si posa e m'innervosisce. ''L'accento sardo, ''ajò'', ''eja''.'' Ricordo ora quella tua frase che mi fece morire dal ridere perchè io non ho, l'accento sardo. Io l'ho diverso dal sardo puro!
E così, che tu sei al caldo tra le coperte ed io, a morire assiderato al freddo, ma non importa, ho lo sguardo in alto, c'è persino la Via Lattea che mi sorride.
Hai staccato, ho staccato. Due ore sono passate così, io camminavo per tutta la lunghezza della mia città, tu fermo nelle coperte, a stento qualche movimento.
Ora aspetto, Dà. Pensai, e camminai con Alessandra Amoroso nelle cuffie. Otto passi di lunghezza una piroetta e un giro, sono in mezzo alla strada e, i lampioni si spengono. Meraviglioso black-out.
Un sorriso lungo ottocentosessanta denti mi ricopre il viso. ''Dormi, stai tranquillo e lontano dai miei sbagli. Intanto che tu riposi io continuo a chiedermi perchè urlo e non mi senti.''
Stavo saltando, di gioia, il cielo era tutto per me.
Sulle macchine, pareva esserci neve, una leggera luce bianca le avvolgeva.
La purezza del momento, la carezza delle foglie. La musica nelle orecchie, L'asfalto come pista da ballo. E che meraviglia il cielo stellato come conclusione di una perfetta, serata.
Perchè sei speciale, te l'ho già detto tante volte ma a me non mette la nausea dirlo tante volte. Perchè mentr'io camminavo lungo le vie d'Alghero, tu eri seduto nel letto ma tenevi compagnia me, la voce su per il cielo. Mani in aria, occhi al cielo. Quante volte l'ho dimenticata, sicuramente l'ho sbaglaita pure ora. Ma il mare m'ha appagato, tu hai reso le due ore delicate e strette, come s'avessi caldo e tepore nel petto.
La voce del vento, abbandonala a lui che la porterà qui.
La sentirò anche la mattina, insieme a tant'altre voci che or suonano qui.
E la brezza marina mi costringeva a farti sentire il rumore delle onde, forse per sicurezza, semplice.
Non ho che mancato una semplice parola, ma non era il caso, io non la dico sempre quella semplice parola che conta davvero tanto e, in un mondo vigile, la dovrei dire ancora di più, urlarla a tutta la monotonia che non si scontra con la diversità.
Immagina la parola, il mio tragitto, l'ho fatto esclusivamente per questa chiamata.
Il mio Sole, scompariva nella nebbia.
Ma tu parlavi, riempivi i vuoti.
Lascia le parole al vento così che le possa raccogliere e conservarle, qui nella mia mente.
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