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Laudato sii tu
"Va bene Helen, puoi alzarti, per oggi abbiamo finito!" - disse una voce metallica attraverso un piccolo altoparlante posto sul soffitto. Helen si alzò, si rivestì lentamente ed uscì da quella camera isolata. Il radiologo era seduto davanti a lei che scriveva sopra un foglio.
" Mi raccomando, ci vediamo martedì alla stessa ora!" - continuò con una voce vellutata e al tempo stesso ferma.
" Certo! Come al solito! - rispose sconsolata Helen. Salutò l'uomo in camice verde e si allontanò dal reparto.
Helen aveva 18 anni. Le era stato diagnosticato un cancro all'intestino e ora si stava sottoponendo a svariate cure allo scopo di rallentarne l'avanzata. Stava perdendo i capelli, era molto dimagrita e sapeva, con la certezza cinica che contraddistingue chi ha quell'età, che le sarebbe rimasto ben poco da vivere.
Il tragitto, dall'ospedale a casa sua, era piuttosto lungo ma ogni giorno che passava sembrava accorciarsi sempre più. Non voleva far ritorno in quella casa ma doveva. Era debole e sdraiarsi sul suo letto pareva essere l'unico sollievo. Quando giunse davanti alla porta d'entrata suonò. Sentì dei piccoli passi, come di una processione
di nani all'interno di una cabina telefonica, poi la serratura girò e finalmente poté entrare.
" Helen, mia piccola Helen, com'è andata oggi?".
Era sua madre. Le rivolgeva la stessa stupida domanda da almeno 8 mesi. Con lo stesso identico sorriso stampato malamente su un viso rugoso e raggrinzito. Piccola di statura e magra all'inverosimile, aveva orrendi capelli bianchi intrecciati che troneggiavano su una testa sgraziata, come se il suo cranio avesse dimensioni diverse da ciò che lo rivestiva. Stava perennemente avvolta in un gigantesco drappo di seta nera e aveva al collo un lungo rosario di legno con agganciato ad esso un crocefisso di avorio.
" Papà corri, è tornata Helen, la nostra Helen!" - gridò con voce stridula. Suo padre arrivò dondolando. Era zoppo dalla gamba destra, molto più alto della madre e anche molto più pesante: diciamo un centinaio di kg in più.
" Oh Helen, sei tornata!" - disse l'uomo melodiosamente. Era un essere insignificante, Senza carattere e completamente succube di sua moglie. Helen ricordava le innumerevoli volte in cui lei l'aveva insultato come un cane, urlandogli in faccia che lui, da solo, sarebbe morto. E, forse, aveva ragione. Li guardò per qualche istante. Le parve di farlo per la prima volta. Erano davanti a lei:due pazzi arteriosclerotici e, cosa ben più grave, vecchi... terribilmente, disgustosamente vecchi. La sua era stata una nascita ponderata. Molto ponderata.
Abbozzò un sorriso e si diresse verso la sua stanza. Si lanciò sul letto e iniziò ad osservare il soffitto. La madre le si avvicinò lentamente.
" Sai... è tornato di nuovo!" - disse a bassa voce e con un gran sorriso.
" Chi?" - chiese Helen; ma la sua domanda suonava come un rituale, come qualcosa di meccanico, come quando si conosce già la risposta perché si è sentita decine di volte.
" GESU'! Ed era splendido!" - rispose la donna con le lacrime agli occhi. Suo padre stava immobile all'ingresso della stanza, annuendo estatico.
" Ha di nuovo chiesto di Te! Non vede l'ora di averti accanto a Lui. Tu sei l'eletta!" - gracchiò.
Erano pazzi. Indiscutibilmente psicopatici. Avrebbe potuto parlarne con qualcuno che li avrebbe scaraventati in qualche manicomio per il resto dei loro giorni, ma non poteva farlo: aveva bisogno del loro denaro per continuare le visite e comprare i farmaci. Non sarebbe riuscita a lavorare per procurarseli. Doveva prendere tempo. Forse sarebbe guarita o forse, ancor meglio, sarebbe morta.
" DIO È IN QUESTA CASA E VUOLE NOSTRA FIGLIA!" - urlò ad un tratto la donna, alzando le mani al cielo.
" PRENDI QUELLO CHE VUOI, O MIO SIGNORE, PER LA TUA GLORIA E LA TUA POTENZA!" - continuò cadendo in ginocchio e iniziando a pregare.
L'uomo sulla porta era a mani giunte e pregava concitatamente. Helen piangeva in silenzio. Non era già abbastanza dover morire così giovane? Perché doveva sopportare tutto questo? Quale malefica mente lo aveva ideato? E perché proprio a lei e non a questi vecchi idioti? Troppe domande intelligenti in un mondo stupido.
" Potete uscire da questa stanza che devo pregare?" - chiese Helen cantilenando.
" Ma certamente, amore mio!" - la donna si alzò sorridendo e si diresse verso la porta
dove il marito era ancora assorto.
" Vieni papà... lasciamo il nostro angelo alle sue preghiere!" - detto questo uscirono.
Aveva deciso di assecondarli. Era più semplice che lottare. Tanto non si sarebbero mai accorti della sua sofferenza. Non c'era altro da fare. Erano sempre stati così. Fin da quando poteva ricordare, avevano costantemente attribuito, qualunque cosa accadesse loro, nel bene e nel male, alla volontà divina. C'era sempre una spiegazione a tutto. Perfino quella volta in cui il televisore si guastò a causa di un banale cortocircuito, riuscirono a relativizzare quella situazione dandole una spiegazione "celeste": Gesù non voleva che loro guardassero quei programmi così, da quel giorno, l'apparecchio sparì dalla casa. Una sorta di integralismo religioso che con gli anni degenera e può portare chiunque ad una lucida pazzia o a una opaca realtà.
" Helen, amore, il pranzo è in tavola!". La disgustosa voce mielosa di sua madre la riportò alla realtà. Erano trascorse quasi tre ore mentre viaggiava sui suoi pensieri.
" Arrivo subito! - rispose Helen - dammi ancora 5 minuti!".
" Come vuoi tu, tesoro!" - belò la donna attraverso la porta.
Helen si sedette sul letto. La testa era come una trottola. Si sentiva debole a causa dei farmaci. Tentò di alzarsi con fatica e quando vi riuscì iniziò a dirigersi verso la cucina. Più si avvicinava, più si facevano chiare le lente preghiere in latino che i suoi genitori usavano recitare prima del pranzo. Si sedette e fece finta di parteciparvi, muovendo le labbra a casaccio. Poi le preghiere, come erano iniziate, finirono. Solo allora pensò di piluccare qualcosa dal tavolo.
" Oh, Helen... come sei magra! Dovresti mangiare di più!" - esordì la madre. Non sapeva, la megera, che la metà di ciò che ingoiava giornalmente finiva nello scarico.
" Prendi troppe di quelle orrende medicine!" - sentenziò la vecchia.
Il padre annuiva, mangiando come un maiale all'ingrasso.
" Non c'è nulla che tu possa fare per evitare ciò che è scritto nell'alto dei cieli!" - disse la donna con gli occhi sbarrati, fissando un punto sopra la sua testa.
Helen mangiava nervosamente e dal più profondo del suo animo sentiva salire quell'odio che sino ad allora era rimasto sopito.
" GESU' TI VUOLE! VUOLE LA NOSTRA FIGLIOLA! VUOLE CIO' CHE DI PIU' CARO ABBIAMO E NOI LO LASCEREMO FARE, PERCHÈ LUI È IL NOSTRO SIGNORE, DIO DEL CIELO E DELLA TERRA!!" - urlò la donna, con lo sguardo e le braccia rivolte al cielo.
Helen, a testa bassa, cercava di reprimere quell'enorme massa di rancore e violenza che stava risalendo, a velocità inimmaginabile, dal suo più recondito essere.
" Mia piccola cara - intervenne il padre - lasciati andare... cerca di capire l'immensa fortuna che ti è capitata quando Gesù ha deciso di scegliere Te per il regno dei cieli!
Ah... se questa grazia fosse capitata a noi!". Anche lui alzò il suo testone matto verso il soffitto, con le mani giunte e tremanti.
Era veramente troppo! Certo, non poteva far nulla per evitare di morire ma, forse, poteva far qualcosa per evitare, a quei due pazzoidi, di vivere.
Afferrò con la mano destra il coltello accanto al suo piatto e con un breve ma poderoso colpo lo conficcò nel petto dell'uomo alla sua sinistra.
Calò un silenzio innaturale. L'affondo era stato letale. Gli doveva aver sicuramente aperto il cuore in due, a quell'essere, perché rimase con gli occhi sbarrati al cielo, appoggiato allo schienale e con ancora la forchetta in mano.
Helen sfilò quel coltello dal petto del padre con un unico movimento. Lo strinse nella sua mano e girò lo sguardo verso la madre che, annichilita dal terrore, era pietrificata e terrea al suo fianco.
" Oh, mamma... mammina mia! Ti immagini la felicità di papà adesso? Egli è finalmente con Gesù; felice ma sostanzialmente triste perché tu non sei con lui a condividere quella gioia! Non credi?" - e rise come non aveva mai fatto prima.
La madre, riavutasi dallo shock, iniziò una inutile e penosa fuga verso la porta d'uscita, urlando come una vacca al macello.
Ma Helen fu più veloce. La raggiunse e le vibrò il primo colpo alla schiena. La donna cadde rantolando. Poi sfilò la lama e colpì ancora... e ancora... e ancora...
Esaurite le forze si riposò per qualche secondo. Dopo si avviò verso il lavandino; lavò accuratamente il coltello, mise in ordine la cucina, lavò i piatti e stese una tovaglia pulita sul tavolo.
Suo padre era sempre seduto con gli occhi sbarrati al cielo e la testa lievemente inclinata a destra. Lo guardò come un oggetto strano: la morte lo aveva reso... come dire... buffo!
Andò in bagno, fece una doccia, si cambiò i vestiti ed uscì, evitando accuratamente di sporcarsi le scarpe con quel sangue, ormai inutile, sparso nel corridoio.
Scese in strada e si sentì stranamente felice al pensiero che i suoi genitori ora erano con il loro porco di un Gesù. C'erano arrivati prima di lei, come ospiti inattesi. Quasi le sembrava di vederli tutti e tre che cantavano e ballavano felici.
Un brivido di gioia le scosse il corpo.
Camminò fino al posto di polizia più vicino e prima di entrarvi pensò alla condanna.
Le avrebbero dato non meno di vent'anni.
VENT'ANNI!!!
Rise.
Non sarebbe vissuta così a lungo.
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- Mi è piaciuto, bravo! Triste con finale sarcastico. Comunque a parte tutto, esiste anche un modo sano di amare Gesù. Cosa che a me succede ad anni alterni.

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