racconti » Favole per bambini » La leggenda del pozzo senza fondo (seconda parte)
La leggenda del pozzo senza fondo (seconda parte)
Passò ancora poco tempo e Amos era arrivato alla disperazione, non sapeva cosa fare e decise di scappare. Avvisò Camilla e le disse: "Se mi ami veramente, vieni con me, non ce la faccio più! Sto rovinando la mia vita e la tua." Lei non voleva farsi abbandonare e si buttò nel vuoto delle scelte. Non sapevano, dove andare, perché la sua casa era troppo vicino, così decisero di incamminarsi per il bosco prima dell'alba, sperando di trovare qualcosa, con quello che si era messo da parte Amos per le emergenze.
Entrambi non presero molte cose, ma lei non poteva lasciare lì ciò che racchiudeva i ricordi più importanti della sua vita. Era un piccolo cofanetto di legno dolce con all'interno uno specchietto, laccato su tutta la superficie in nero, con decorazioni dorate raffiguranti paesaggi e pagode; coperchio bombato con fascia mossa. Cerniere e bocchetta cesellati in lamierino sbalzato, formanti nastri d'amore ed altri motivi tipici della Cina. Questo cofanetto era tra i vari oggetti del negozio, quando lei era piccola, ne rimase così incantata che suo padre lo regalò a lei che lo custodì con amore, sul comodino vicino al letto, fino a oggi. Dentro questo cofanetto ci mise il petalo della rosa, che le aveva regalato Amos, un ricordo importante come l'amuleto che le aveva regalato la madre.
Un giorno quando sua madre era ancora viva, entrò nel negozio una signora giapponese con kimono colorato, capelli tradizionalmente legati a chignon e un fiore di ciliegio sulla testa. Aveva notato il negozio e si mise a guardare senza disturbo, ogni oggetto antico, ma senza comprare nulla. Infatti, regalò alla mamma di Camilla un amuleto, perché lei non aveva figli e nella tradizione della sua civiltà dopo cinque anni, doveva essere passato a un figlio. La signora notò la bimba molto tranquilla e graziosa ed era convinta che se lo meritasse. Quest'amuleto era una splendida spilla a forma di farfalla, con ali decorate e di colore bianco come un diamante. La madre di Camilla non credeva molto a queste cose, ma la signora era tanto gentile e sicura che la convinse dicendole che un amuleto è molto protettivo. E fu così che quando sua madre volò in cielo lasciò per sempre quella spilla nel cofanetto come suo ricordo.
Amos aveva avvisato i suoi genitori e gli disse: "Non preoccupatevi, appena mi sarò sistemato vi farò sapere tutto, fidatevi di me, riuscirò ad arrangiarmi." I genitori non erano tanto convinti, ma lui lo era, così lo lasciarono fare come voleva, con mille raccomandazioni.
Camilla non disse nulla a suo padre, andò al pozzo, dove doveva incontrarsi con Amos, ma lui non era ancora arrivato, così lei decise di riempire il secchio e recuperare dell'acqua per il viaggio.
Mentre tirava su il secchio però, senza accorgersi perse il nastro rosa che aveva tra i capelli, perché rimase impigliato tra i fiori rampicanti del pozzo. Non si accorse di nulla perché in quel istante arrivò Amos, lei lo raggiunse per abbracciarlo e lui le sorrise.
Iniziava così una bella giornata, sorgeva il sole e non faceva freddo, così con qualche provvista s'incamminarono senza una meta, ma per raggiungere il loro obiettivo di vivere insieme felici.
Attraversarono il bosco, fermandosi ogni tanto a riposare e a mangiare qualcosa. Camilla era molto preoccupata e agitata, ma Amos riuscì a rassicurarla parlandole e distraendola, facendole pensare ai sogni e ai suoi desideri. Nonostante avessero camminato tanto, erano ancora nel bosco, invece volevano raggiungere un paese lontano da quello in cui abitavano. Cominciava a calare il tramonto e visto che quel bosco era tranquillo, non aveva pericoli, decisero di riposarsi. Amos si appoggiò a un albero rilassandosi un momento e Camilla si avvicinò appoggiando la testa sul suo petto e sdraiandosi sul suo corpo. Osservarono il cielo e le stelle, scambiandosi qualche carezza e dolce parola. Poi appoggiarono sull'erba la coperta morbida che si erano portati e si addormentarono tranquillamente e molto vicini.
Intanto, il padre di Camilla che non l'aveva vista tornare, era molto preoccupato. La mattina andò a cercarla lì intorno, perché non avrebbe mai pensato che si sarebbe allontanata tanto, non l'aveva mai fatto. Arrivò fino al pozzo, dove andava di solito e poi voleva raggiungere la fattoria del ragazzo, ma quando vide il suo nastro impigliato tra i rami, rimase deluso e sconvolto, era convinto che la sua dolce figlia fosse caduta nel pozzo. Disperato cercò di calare il secchio e chiamarla, ricevendo l'eco come risposte, guardava nel fondo il buio intenso e il secchio non riusciva nemmeno a riempirsi di acqua così si accorse che il pozzo era diventato senza fondo. Molto dispiaciuto tornò al negozio, continuando a vivere e sperare che la figlia potesse tornare, anche se sapeva di averla persa per sempre. Pentendosi poi della sua gelosia e protezione eccessiva. Da quel giorno il pozzo non fu più usato da nessuno perché era vuoto e la sua profondità era immensa.
Raggi tiepidi di luce s'intravedevano tra rami degli alberi e il cinguettio degli uccellini li svegliò dolcemente. Si preparano per partire di nuovo, dopo aver mangiato qualcosa. La fine del bosco non era lontana e usciti dal bosco non trovarono nessun paese ma campi liberi. Continuarono lo stesso a viaggiare alla fine un paesino l'avrebbero trovato. Un attimo dopo non lontano s'intravedeva qualcosa, ad Amos sembrava una fattoria con dei campi vicini, l'unica in zona. Amos propose a Camilla di chiedere se avevano bisogno di aiuto, perché era un lavoro che conosceva e così si avvicinarono.
Si presentarono e cominciarono a conoscere la signora Margherita che li accolse gentilmente, mentre stava raccogliendo le uova delle galline e puliva il pollaio. Era una signora molto buona, con i capelli corti e un po' grassa, ma molto agile. Ormai, era ora di pranzo e tornò dai campi anche il marito Pasquale, un uomo robusto e simpatico, con pochi capelli ricci e un po'sporco per il lavoro. Entrarono in casa e loro raccontarono ad entrambi la loro storia. Amos, chiese subito se avevano bisogno di aiuto e spiegò che fin da piccolo aveva lavorato in una fattoria e nei campi, quindi se ne intendeva.
Margherita e Pasquale, non avevano mai avuto bisogno di aiuto, ma ormai erano arrivati a una certa età. Chiesero un momento per pensarci, intanto offrirono a loro di visitare la fattoria completamente. Amos e Camilla andarono alla stalla, dove c'erano qualche vitello, asino pecore e capre che riposavano e mangiavano, le mucche da mungere per un latte bello fresco. Poi c'erano dei maialini nel loro porcile, dei conigli e il pollaio che avevano già visto. Una cuccia per il cane e un cuscino per il gatto che Camilla non riuscì a resistere e accarezzò dolcemente. Poi si avvicinarono ai campi, non erano tanto lontani dalla casa e videro che nei campi c'erano molte verdure.
Camilla non aveva visto spesso fattorie con animali, perché era abituata a stare in paese nel negozio e si sentiva un po' a disagio, ma quando si confidò con Amos, lui la rassicurò dicendole che si sarebbe abituata e non ci sarebbe stato problema, se li avessero accettati.
Si avviarono verso la casa e quando entrarono, erano un po'dubbiosi e imbarazzati, perché non sapevano la risposta, così Margherita e Pasquale alzando la voce dissero: " Benvenuti!"
I ragazzi rimasero a bocca aperta sollevarono il viso e sorrisero: "Grazie siete davvero gentili, vi assicuro che aiuteremo il più possibile." Pasquale disse: "Abbiamo deciso di accettarvi, perché ormai siamo vecchi e abbiamo bisogno di aiuto, ma non abbiamo abbastanza soldi per lo stipendio di entrambi." Amos intervenne subito dicendo: "Non preoccupatevi ci basterà poco, l'importante è che siamo felici insieme io e lei." Pasquale aggiunse: "Volevamo farvi una proposta, se per qualche anno vi accontenterete di poco, poiché non abbiamo figli, lasceremo a voi la nostra proprietà." Amos e Camilla rimasero ancora più sorpresi e accettarono con gioia. Li sistemarono nella stanza degli ospiti e subito la mattina dopo iniziarono a lavorare. Amos andò presto nei campi con Pasquale e Camilla si occupava degli animali con Margherita. Dopo qualche giorno, al momento della pausa, si ritrovarono come sempre a mangiare e loro gli fecero i complimenti: "Bravi, siete una coppia giovane, ma con tanta buona volontà e voglia di lavorare." Loro ringraziarono e dissero. "Siete più bravi voi, perché avete più esperienza e perché ci avete dato la possibilità di aiutarvi."
Curare l'orto era un lavoro faticoso, ma Amos era abituato e si fece forza. I campi erano arati, seminati, bagnati per essere coltivati come qualche pianta da frutto che era vicina. I frutti poi venivano raccolti da Margherita e Camilla come le verdure. Ogni tanto Amos si avvicinava al fiume per rinfrescarsi, mentre Camilla raccoglieva le uova, puliva il pollaio e ogni tanto correva dietro a qualche gallina. Poi si occupava della stalla e del porcile dando da mangiare agli animali. Anche se ogni tanto combinava qualche guaio era sempre perdonata. Il cane le faceva le feste e giocava, mentre il micio ogni tanto voleva le coccole facendo le fusa, che penetravano nelle sue emozioni.
Era come se fossero sposati perché erano sempre insieme, ma ancora non lo erano. Lei voleva eseguire il rito in chiesa e avere la fede al dito, però si fidava di lui ed era sicura che il suo sogno un giorno si sarebbe avverato. Vivendo con loro non avevano molta indipendenza ancora, perché erano loro i padroni della casa e le decisioni le prendevano loro, però per adesso si accontentavano. Ogni tanto, la sera dopo aver cenato, uscivano a fare una passeggiata intorno alla fattoria, per restare soli. Lei gli prendeva la mano, perché lui si vergognava, anche se erano soli, cadendo nel totale imbarazzo, ma poi riuscivano a scambiarsi qualche bacio. Parlavano spesso della situazione in cui si erano messi e lui la rassicurava, quasi come una promessa, che un giorno si sarebbero sposati e avrebbero vissuto felici nella loro casa. Lei le disse: "Sono preoccupata per mio padre e ne sento la mancanza." Lui rispose: "Ormai hai fatto la tua scelta e questa è la tua vita, se rimanevi con lui, dovevi rinunciare a me." Angosciata e perplessa, svuotò la mente dai pensieri e si lasciò prendere dalla libertà di vita e dall'amore, che lui le regalava.
Questo successe per poco tempo, perché poi lui non lo ammetteva, ma era molto preoccupato di non riuscire ad aiutare abbastanza e poi assumersi la responsabilità di tutto. Uscivano tutte le sere, ma lui era molto nervoso e distante da tenerezze. La gentilezza che c'era un tempo, non esisteva più e Camilla sentiva spezzarsi il cuore, vedendolo così agitato senza poter far nulla. Soffriva molto, perché non sentiva più il suo affetto ed era come se l'amore del suo cuore si stesse sciogliendo, come neve al sole, aprendo una parete di ghiaccio tra di loro. C'erano dialoghi molto acidi e lui era offensivo e irritabile per nulla. Lei cercava di tirarlo su di morale, scherzando e regalandogli tenere carezze o baci affettuosi. Provava anche, in modo naturale come da carattere suo, aprendo il cuore e costellandolo di emozioni intense che sentiva, perché era veramente innamorata di lui. Ammirava ciò che aveva attorno, per esempio le stelle o i fiori, ma per lui faceva solo versi e smorfie.
L'unico momento, in cui lo trovava nella tenerezza infinita, era quando arrivavano al cuscino del micio, non era la prima volta, capitava già da un po' di sere. Lo accarezzava e lo prendeva in braccio portandolo vicino al viso, dove lui strofinava il musetto teneramente. Quando lo vedeva, nasceva in lui un sorriso, lo stesso che fioriva prima con lei, ma ora il suo viso non lo inteneriva più. Il gatto era come diventato suo figlio, gli dava dei soprannomi, come faceva con lei e certe sere lo portava nel letto, come se fosse un peluche. Camilla non era mai stata gelosa, perché lui non guardava altre ragazze oltre a lei, non era un dongiovanni, ma quando lo guardava coccolare così il micio e lei era trattata freddamente, sentiva dentro di sé una profonda invidia, un fastidio e una rabbia. Cominciava a odiare il gatto, ma lui non centrava nulla, anzi dentro di lei c'era un contrasto, perché lei adorava i gatti, li aveva sempre amati. Era il suo animale preferito fin da piccola, ma soffriva nel vedere che il suo viso non lo inteneriva come il musetto del gatto e si sentiva trascurata.
1234
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati