Fuori infuriava la tempesta, la pioggia cadeva incessante accompagnata da un terribile susseguirsi di tuoni e lampi. Tziu Luisi, all'interno della sua squallida casupola di campagna, sedeva pensieroso dinanzi al focolare; attendeva visite e, date le avverse condizioni del tempo, cominciava a dubitare che quell'uomo sarebbe arrivato:- Aspetto invano: in una tale nottata nessuno si metterebbe in viaggio! Forse è meglio che vada a letto, si farà certamente vivo nei prossimi giorni-. Scoraggiato dall'inutile attesa, il vecchio si alzò faticosamente dallo sgabello, quando tutto ad un tratto si udirono due tocchi decisi sul portone. Sorpreso, si avvicinò lentamente all'uscio e, levato il ferro, aprì leggermente: davanti a lui apparve un uomo inzuppato fradicio, avvolto in un lungo cappotto d'orbace, col viso seminascosto dal largo cappuccio acuminato; una figura alquanto inquietante e misteriosa. Dopo un attimo di silenzio, tziu Luisi invitò il sicario ad entrare:- Vi attendevo con ansia, entrate vi prego, sedete dinanzi al camino-. Appoggiato il fucile a doppia canna, il sicario sedette senza pronunciare una parola, impassibile, come totalmente privo di emozioni. Traspariva in lui solo una certa fretta di concludere l'affare. L'anziano pastore, senza perdere alcun tempo, porse all'uomo un'ingente somma di denaro ma non prima di averlo messo in guardia con le seguenti parole:- Ecco a voi la somma pattuita. Badate, però, di non fallire nell'impresa! Simili affronti non possono essere vendicati che con la sola morte!-. Intascata la somma, il killer tenebroso scattò in piedi; fissando il mandante con occhi scintillanti rispose sicuro:- Sarete pienamente soddisfatto dei miei servigi, datemi solo sette giorni-. Lasciata la casupola montò il suo cavallo nero e, come l'ombra del male, sparì rapidamente nella notte tempestosa. In una terra di odi e inimicizie quale era la Sardegna, il mestiere del sicario era assai diffuso; non erano in pochi a rivolgersi a tali individui, spesso banditi, per liberarsi dei propri nemici. La famiglia di Tziu luisi era stata vittima di un dramma, per quei tempi imperdonabile: un giovane incauto, di nome Marieddu, aveva mancato alla promessa di matrimonio nei confronti della figlia del vecchio; tale gesto destò irrimediabilmente la sua ira e, nonostante le tristi lacrime della ventenne, fu irremovibile dall'attuare i suoi propositi vendicativi. L'onore era tutto! Violarlo con simili atti sconsiderati, significava andare incontro ad una serie di tremende disgrazie. La mattinata era gelida; il fitto bosco ai piedi del monte, dove Marieddu soleva abitualmente recarsi per tagliare del legname, era deserto, avvolto in una nebbia fittissima. Non badando a fatiche, il giovane laborioso abbatteva svelto vari arboscelli, assicurandosi una discreta quantità di legna da ardere. Non molto distante dal ragazzo, avanzava a passi lenti il sicario, sicuro di cogliere la vittima alla sprovvista. E vi riuscì. Non trascorse molto che, distratto dal calpestio delle frasche, il giovane si voltò atterrito. Un'amara sorpresa! Alla vista di quell'oscura sagoma dal fucile spianato, Marieddu rimase come elettrizzato; la scure gli scivolò lentamente dalle mani come se fosse stato colto da una paralisi improvvisa. Sapeva bene chi fosse e cosa volesse quell'uomo, aveva dinanzi agli occhi il suo carnefice, ben consapevole di non poter più tornare indietro. In pochi istanti una moltitudine di pensieri attraversarono la mente del giovane sventurato: quello di mancare al giuramento di matrimonio era stato certamente un errore fatale; in fondo, doveva aspettarselo! La sua vita giungeva ora all'epilogo e un'eventuale fuga sarebbe stata inutile. Sconsolato chiese in cuor suo perdono e, inginocchiatosi, attese che il piombo infuocato lo finisse... Fu un improvviso levarsi di uccelli, un'eco sorda nella desolazione del bosco. Il lavoro era stato portato a termine.