Eravamo due bambini, io e mio cugino Vincenzo. Avremo avuto nove o dieci anni...
Lo zio Michele (era uno che beveva forte sapete) ci ha detto: "andate da Carbone a prendermi un bel bicchiere di vino".
Noi tutti trotterellanti siamo corsi all'osteria in cima a Via del Corso.
Correvano di quei tempi sapete... Erano tempi di guerra, fame e miseria dappertutto, e quanta fame, ma quanta fame avevamo.
L'oste che ci conosceva, dopo averci dato il vino è andato nel retrobottega e ci ha regalato una fantastica arancia, tutta per noi.
Io e mio cugino ci siamo detti: "la mangiamo mentre torniamo a casa"... Che acquolina, che fame, e quanto era bella quell'arancia, non vedevamo l'ora di assaggiarla.
Usciamo dal negozio e ci incamminiamo per tornare dallo zio e a casa.
Non resistiamo di più, iniziamo a sbucciare l'arancia, le bucce cadono per terra, sembra la strada di pollicino, che bella tutta arancio...
Ma! aspetta un momento, e quel tipo là cosa sta facendo?
Dietro di noi, ancora un po' distante, c'è una strana persona, ha un mantello nero, e un cappello a tesa larga, e adesso cosa fa?
L'uomo raccoglie le bucce dell'arancia e se le mette in bocca, "mamma mia, ma quel signore vuole la nostra arancia" dico a mio cugino, "guarda quanta fame che ha".
L'uomo infatti con avidità e bramosia raccoglie i pezzi di buccia per mangiarli.
Io e mio cugino ci guardiamo, ancora un'occhiata indietro, e poi...
Via di corsa.
E corriamo e corriamo e scappiamo da quell'uomo che vuole rubarci l'arancia, e corriamo così forte che quasi il cuore ci scoppia in gola, ma non ci fermiamo, e no! Mica ci facciamo prendere.
E siamo stati così veloci che l'uomo dall'enorme mantello non ci ha presi, e arrivati a casa... che buona quell'arancia, non ne ho più mangiata una così...