Fontecorniale.. non ho mai capito da dove attingesse l'origine quel nome, a quale fonte, a quale sorgente.
Un perchè che è rimasto chiuso dentro... insieme ad un passato che ritorna più che mai presente.
Eppure era così semplice, un prato, un locale in cima ad un sentiero di pietra bianca e cartucce rosse e verdi di cacciatori, nonostante i cartelli DIVIETO DI CACCIA.
Profumo di piadina e cannelloni la domenica, comunioni e matrimoni e altalene in cui volavano in alto i sogni, tante ginestre che inebriavano i pomeriggi d'estate, il posto magico delle capriole, delle parole, delle risate... di sorrisi che parlano muti di parole da quei filmini super otto che mio padre girava.
E una torre misteriosa... guardandola da fuori aveva forma esagonale e finestre come occhi chiusi che custodivano un segreto... forse era per questo quel lamento, quel sussurrare continuo al vento.
La mia fantasia entrava da quell'uscio e quelle finestre chiuse e si immaginava orchi e streghe e fantasmi che spiavano la nostra curiosità. Mi stringevo a mia madre e alle sue risposte -è u ripetitore telefonico- mi diceva, ma io non ci credevo...
E poi come in quel libro si volta pagina... e la favola finisce. Tornare e trovare ancora le tracce di quel passaggio, i segni di ruote sul sentiero di sassi e ortiche, i ruderi del ristorante, l'erba alta nel prato dove non esistono più le altalene, qualche pezzo di marmo, resti di tavolini e legni rotti di panchine là dove i sogni sono già volati via... e poi quella torre... che triste e solitaria osserva incustodita una desolazione, respirando il vento che è soffiato che si è portato via gli anni.
Cicatrici i segni e un filo spinato, un cartello giallo ACCESSO VIETATO.
Non parla più la torre, muta aspetta. Ai suoi piedi un monumento ai partigiani che hanno scritto in quel monte il libro di un passato... forse era loro quella voce...
E anche quella torre che resta isolata in fondo è solo un monumento ad una tecnologia già superata.