Non avevo ancora 20 anni e mio padre mi aveva regalato in un tentativo di femminilizzarmi, credo - lui, abile venditore di stoffe, uso ad un pubblico quasi esclusivamente di donne che, sempre, riusciva ad intortare alla grande - un rossetto rosso corallo, effetto lucido brillante e, pure, recitava una scritta sull'astuccio, "indelebile" che si stendeva con un pennellino incorporato.
Convinta che il rossetto stesse bene alle nostre mamme e basta ero però, davanti alla novità, capitolata e così, un pomeriggio avevo dipinto le labbra prima di andarmene a lezione e poiché ero in ritardo ero salita su un'autobus al volo per scendere alla fermata successiva.
Un minuto dei due necessari a percorrere la galleria e il guidatore, in procinto di raggiungere la fermata, per evitare un'auto che aveva compiuto una manovra azzardata, tagliando la strada al mezzo pubblico, dà una brusca frenata proprio mentre io mi appropinquo alle porte centrali per discenderne.
Quale risultato io protrudo le labbra e vado a stampare sulla parte posteriore del colletto di una oxford azzurra indossata da un ignaro signore davanti a me che, per altezza, aveva il collo alla portata giusta, la perfetta riproduzione in rosso corallo delle mia bocca...
Genata.
Sono rimasta genata. E non ho avuto il coraggio di dirglielo.
Siamo scesi entrambi alla fermata, ricordo di aver fatto in tempo a vedergli uno scintillio all'anulare sinistro e lo ho visto allontanarsi con il mio marchio a fuoco, incredula.