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Graziella e il direttore
Graziella Cordicella, la pazzerella napoletana ben messa in carne, che non si poteva lasciare a casa perché bisognosa della cura del lavoro, venne messa in un ufficio largo e soleggiato, nel corridoio del direttore generale del ministero.
Lì Graziella disegnava, pronunciando ad alta voce invettive e maledizioni ed esponendo di tanto in tanto, fuori della porta, i suoi disegni, con e senza didascalie.
A voler dire tutto, il direttore, che si era trovato a gestire la pazzerella suo malgrado, aveva precedentemente trovato per lei un ufficio nell'area "riservata", un quasi-bunker facile da raggiungere e facile da restarci, per via delle grandi comodità di cui disponeva: frigo-bar, TV a circuito chiuso, tostapane e materiale di cancelleria a volontà, incluse le matite morbide ed i cartoncini per il disegno ornato.
Ma quella sistemazione ben presto si era rivelata inadatta per la Cordicella. Nell'ambiente ovattato ed esclusivo del bunker abitavano altre persone, che mal tolleravano le sue grida improvvise. Dicevano che quell'ambiente era stato progettato per favorire la concentrazione, mentre le grida della nuova arrivata l'impedivano. Così il direttore non aveva potuto che venire incontro alle ragioni dei suoi dipendenti, spostando Graziella in un ufficio defilato al primo piano, in una vasta zona in ristrutturazione, dove si lavorava ed infatti c'erano numerosi e rumorosi operai che coprivano le sue grida con il rumore dei male-e-peggio, il martello a doppia funzione che fa parte dell'armamentario indispensabile dei muratori. Lì la Cordicella trascorreva le sue mattine, insultando i lavoratori ed approfittando di ogni loro pausa o distrazione per rubare loro i male-e-peggio (che cosa ne facesse, dove li andasse a nascondere, io non so e forse mai saprò, ma certamente era diventata una dei maggiori collezionisti al mondo di male-e-peggio). Fatto sta che gli operai, dopo il centesimo furto, ne furono avviliti e se ne lamentarono con il titolare dell'impresa, il quale a sua volta se ne lamentò con il direttore.
Fu così che Graziella venne ad essere trasferita al piano alto, accanto all'ufficio del direttore in persona, nella stanza luminosa di cui si parlava, posta in un'area del ministero dove persone use alla sopportazione ed altre capaci di tutto, quindi anche di sopportare, avrebbero potuto convivere con lei senza che il direttore dovesse aspettarsi altre lamentele.
Qui Graziella gridava di meno e disegnava di più. Girava timidamente per il corridoio dirigenziale, attorniata da un'evitazione generale, creata per evitare di innescarla. Lei osservava senza parlare. Poi si rinchiudeva per ore, a disegnare. Ogni mattina, prima nella voluta indifferenza e poi nella crescente preoccupazione di chi le stava intorno, esponeva i suoi disegni, le vignette: caricature di persone, che ne rivelavano gli aspetti più riposti del carattere, vignette con dialoghi compromettenti ed anche auto-ritratti in pose accattivanti, con spettatori riconoscibili che ostentavano una falsa indifferenza.
Disegnava bene, Graziella. Era diventata lo specchio delle altrui debolezze. "Fuori posto", mormoravano i forzati soggetti delle opere esposte. "Gli specchi stanno in camera da letto, non in cucina", pensò il direttore. E decise di sistemarla sulla poltroncina più comoda del suo ufficio, come ospite permanente.
Lì Graziella si accomodava ogni mattina. In sua presenza il direttore parlava al telefono, firmava documenti, riceveva visite. Ogni tanto Graziella imprecava, ma da fuori si sentiva sempre meno. Quando la porta del direttore si apriva, qualcuno la vedeva, con una borsetta in grembo, esaminare e strappare i suoi vecchi disegni, o farne di nuovi su piccoli rettangoli di cartoncino.
I visitatori del direttore, trovandosi lì per questioni comunque più importanti della presenza della Cordicella in quel luogo, non ponevano domande. Forse le ponevano a se stessi, mentre erano lì, però dimenticavano tutto appena si riapriva la porta e ne uscivano (per questa ragione io non sono in grado di riferirvi quali fossero le domande).
Un giorno venne una delegazione americana e si fermò all'uscio del direttore, in attesa di essere annunciata. Fu allora che saltò fuori una Graziella dinamica, a gridare improperi in lingua inglese. Dietro a lei il direttore, sorridente e composto nel suo abito grigio.
"Nessun problema signori" - disse in inglese - "si tratta di foolishtherapy, una nuova terapia che stiamo sperimentando in Italia per tenere in allenamento le capacità degli alti dirigenti." Strinse la mano agli ospiti incuriositi e spiegò: "Se mancano le situazioni difficili e inattese, le capacità si addormentano. Ma noi proprio di queste capacità abbiamo bisogno, per prevenire le situazioni difficili e inattese, you know. Così abbiamo pensato di introdurre stimoli appropriati, come questo per l'appunto, nelle capabilities bedrooms, le stanze dove si addormentano le capacità. E that's it, la foolishtherapy."
"Oh, I see" - annuirono gli ospiti con evidente interesse e chiesero a Graziella una business card, un biglietto da visita aziendale.
Lei lo estrasse prontamente dalla borsa, scritto in italiano, artisticamente a mano. Per logo una fune fissata al soffitto ed un arrampicatore avvinghiato ad essa, stilizzato a mo' di freccia direzionale.
"Cordicella incastrata al piano alto sopporta il direttore mannaggia", c'era scritto affianco al logo. "Cordicella -her surname - Inc, Trade, High Level Support for Managing Directors", spiegò pacatamente il direttore agli ospiti americani.
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