Piero guarda il calendario appeso in cucina. Manca ancora una settimana. Ha tutto il tempo per prepararsi come si conviene. Non è stata certo una decisione facile, ma ora che l'ha presa non vuole ripensarci su. Sette giorni sono tanti, o pochi. Dipende come si considera la cosa. Ciò che lo preoccupa di più sono le notti. Quelle pastigliette che prende prima di andare a letto ormai sono poco efficaci. Proverà ad aumentare le dosi. C'è un maledetto cane che ogni tanto si mette ad abbaiare nel cuore della notte e va avanti per un tempo che sembra interminabile. Non è un randagio sicuramente: è sempre lo stesso cane. Chissà chi è il proprietario, perché non interviene? In altre circostanze si metterebbe alla sua ricerca, ma ora che manca una sola settimana non ne vale la pena. Poi, a pensarci bene, non c'è solo il cane a rubargli il sonno. Ieri notte si è messa a suonare la sirena di un'auto parcheggiata nella via. Saranno state le due: si è affacciato ma non ha visto nessuno. Il proprietario è sceso dopo dieci lunghi minuti e l'ha disinserita. Voleva gridargli qualcosa, ma poi ha pensato che non era il caso. Non deve crearsi delle complicazioni, in questo periodo. Ha già provveduto per il mangiare: il frigo e il freezer sono pieni. Non deve scendere a fare la spesa. Il giornale lo trova tutte le mattine davanti alla porta, come da abbonamento. Il telefono l'ha staccato; quanto ai vicini di casa è sicuro che non suoneranno alla sua porta. Si è sempre mantenuto scostante con loro e quelli lo hanno ripagato ignorandolo. Meglio così, pensa, poi, per maggior precauzione, prende gli attrezzi e stacca i fili del campanello. Le persiane sono tutte chiuse e in casa ci si vede poco, ma non ha voglia di accendere le luci. Va a sbirciare attraverso le stecche della persiana: sembra che abbia smesso di piovere, ma le strade sono ancora bagnate. Riesce a vedere un'autobus alla fermata davanti al portone del palazzo. È pieno di studenti che vanno a casa da scuola: deve essere l'una passata. Non ha ancora pranzato, ma non ha voglia di farlo. Del resto nessuno lo obbliga a seguire degli orari: mangerà quando e se gli verrà fame. Qualcosa dovrà però mangiare, non deve indebolirsi. Decide per una fetta di carne ai ferri e un po' di insalata. La carne non è particolarmente tenera: riesce a ingurgitarla dopo una lunga e lenta masticazione. Beve un mezzo bicchiere di rosato e si sbuccia un'arancia. Il caffè no, meglio di no. Ripone piatti e posate nell'acquaio e va a distendersi sul letto. Non riesce però ad assopirsi. Cerca di pensare a cose piacevoli, ma non ne riesce a trovare. Si alza e spalanca l'armadio. I suoi vestiti sono disposti in bell'ordine. Li fa scorrere tutti, per poi decidere quello che indosserà tra sette giorni. Sceglie un completo grigio con camicia azzurra. Gli altri non gli serviranno più. Deve pensare come disfarsene: sono tutti in ottimo stato, sarebbe un peccato che non fossero riutilizzati. Gli viene in mente che ci sono delle associazioni caritatevoli che raccolgono indumenti usati. Ne contatterà una.
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Il furgone bianco si ferma davanti al portone. Il ragazzo alla guida controlla il numero sul suo bloc-notes, tira il freno a mano e spegne il motore. Entra nel caseggiato, sale al terzo piano e suona il campanello. All'interno si sente un rumore di passi e poco dopo la porta viene aperta. "Sono l'incaricato della Parrocchia San Matteo. Mi hanno detto che ci sono da ritirare degli indumenti."
"Entra pure, ti faccio strada." L'armadio è già spalancato e sul letto sono disposte ben impilate camicie e magliette. "Bella roba, tutta in ordine e quasi nuova! Scendo a prendere dei cartoni nel furgone." Mentre scende le scale dà nuovamente una sbirciata al blocchetto: "Piera Conterni... si chiama. Bella donna, non c'è che dire! Chissà di chi erano tutti quegli abiti da uomo che ha in casa?"