Ho cercato di spiegare a mio figlio venticinquenne che noi "matusa", come chiama lui tutti coloro che hanno superato i 50, da giovani ci divertivamo con poco o niente.
Nel mio esporre i giochi di allora cominciai con "il giro d'Italia" che si svolgeva disegnando col gesso la penisola per terra, poi si posizionavano le "grette" (a Genova chiamiamo così i tappi di latta delle bottiglie) ripiene di stucco per appesantirle un po' di modo chè non scivolassero fuori pista quando c'era da affrontare una curva e, partendo da Genova, davamo il via alla grande gara...
... oppure il gioco delle figurine lasciate cadere dal muro... quando una di queste cadeva sopra quella di un altro giocatore (era quelo lo scopo) se ne diventava proprietari e si rimetteva in gioco o, se mancava alla collezione, la si teneva per l'album di raccolta...
... poi vennero le biglie, trasparenti e colorate, e anche qui, quando si riusciva a colpirne una avversaria, lanciata fra pollice e indice con la forza adeguata alla distanza, ce l'accaparavamo come "bottino di guerra"...
... e venne la cerbottana con nel centro un bel po' di stucco (quello da vetri per intenderci) con la quale ingaggiavamo vere e autentiche battaglie fra giovani dei rioni... facendoci diventare dei moderni "ragazzi della via Pall"...
... poi l'elastico. Legata una molletta da stendere i panni alla solita cerbottana che serviva ai diversi scopi, posizionavamo un elastico appoggiato all'estremità e terminante appunto nell'incavo della molletta; quando premevamo la "coda" di questa, l'elastico partiva verso il malcapitato di turno facendogli bruciare un po' le gambe scoperte. Ricordate i calzoncini corti?...
... la novità però ci prese di mano quando allo stucco sostituemmo le freccette di carta arrotolate ed appuntite sulla cui estremità posizionavamo degli spilli divertendoci, un po' sadicamente, a "sparare" nel didietro delle pulzelle di allora, nascosti dalle panchine o dietro a un albero...
Gioci semplici, alcuni apparentemente sadici come quest'ultimo, che facevamo però stando attenti a non farci male e senza malizia... Oltre allo svago forse era anche una maniera per dimenticare che il cibo a casa era scarso e i compiti erano troppi (visti da noi scolari di allora).
Per uscire di casa, all'insaputa dei genitori, si usava lo "spaghetto". In che maniera? Si legava il capo della cordicella alla cricca all'interno della porta di casa per poi passarne l'estremità fuori, nascosta tra questa e lo stipite, di modo che per rientrare bastava tirare lo spaghetto...
Mio figlio mi guardò interessato, poi, senza dire una sola parola si alzò, prese un mazzo di carte dicendomi:
"mi fai vedere il gioco del muro?".
Una forte emozione mi percorso il corpo... sorrisi e iniziai quel che per lui era un diversivo e una novità... mentre per me era la mia gioventù che riaffiorava...