È mezzanotte e mezza, sono a letto già da un pezzo, e solo ora ho deciso di ficcare la testa sotto le coperte e abbandonarmi a un sano sonno ristoratore; ma eccomi qua a fissare la piccokla nicchia buia e tiepida ricavata tra l'orlo spesso delle coperte e il mio naso dalla punta fredda, dove m'appare vuota e bianca la pagina di questa prefazione di me stessa, macchiata del solo titolo e che dovrò in qualche modo riempire, con altre macchie. la lascerei volentieri così com'è, e il risultato non cambierebbe, non riuscirei comunque a fornire un motivo valido all'esistenza di questo scritto né al fatto che sia ora davanti all'ochhio di un gentile e speranzoso lettore.
ma una sorte di indole buona o di angelo custode, mi induce a dare almeno qualche spiegazione: ciò che leggerete di me, non è un romanzo, né un dramma, né un poema, non è fatto per istruire il pubblico, nè per illuminargli l'anima e guidarne i passi, non spiega i segreti della Borsa, nè quelli del cuore umano, non è un saggio, non ha una trama stabilita dove condurre il pensiero.
del resto, non c'è da stupirsi, sono l'antitesi dello scrittore di mestiere: non sono un dotto, non sono un filosofo, non sono un letterato e nemmeno un poeta; ho la fantasia tarpata, la drammaticità beffarda, il pathos sottopeso, la liricità stonata; mi s'ingarbuglia la sintassi nella penna ad ogni pié sospinto, ragion per cui mi è d'uopo procedere a rilento nei meandri dei motivi ispiratori. non so neanche se scrivo per diletto o per inerzia. potrei dire che mi occupo di lettere, ma mi si potrebbe scambiare per un impiegato postale, o di stilistica, ma qualcuno mi scambierebbe per un parrucchiere.
del resto non vorrei deludere il lettore spiegandogli che la srittura in abito da professione perde in spontaneità e potenza, nè che segretamente invidio le copie vendute dagli autori di romanzi rosa! in compenso ho dalla mia la sincerità, e la consapevolezza che ciò che scrivo servirà almeno a pormi fra i bersagli preferiti dei demolitori di professione, con cui basterà giocare una partita a briscola per vedere dove hanno dimenticato il cervello.