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Se suoni la mattina non aspettarti che io sia vestito
Suonano alla porta. Vado ad aprire ed è dio... sotto forma di una coppia di vecchie, una con gli occhi storti, l'altra con i denti marci. E quella con gli occhi storti mi dice:
"Oh sig. Adami, meno male che la trovo in casa."
Mi lanciano un'occhiata che puzza più di lussuria che di chiesa. In effetti ho indosso solo un asciugamano da doccia e sono ancora bagnato fradicio. Buono a sapersi, comunque, che faccio quest'effetto sulle vecchiette. Può tornare utile se deciderò di intraprendere una carriera da scippatore di strada.
La vecchia con i denti marci, finora rimasta muta, si sveglia dal suo letargo e mi domanda:
"Non è che sta male, vero?"
Mi tocco le palle perché i suoi occhi rivelano più speranza che mera curiosità medica, lei vuole che io stia male. Forse devono vendere un medicinale portentoso dal sapore di olio di ricino. Il fatto è che nei suoi occhi e in quelli della sua collega si accende, ora, una breve luce di speranza che io affievolisco subito guardandomi intorno con noncuranza, poi alzando gli occhi al cielo e rispondendo:
"No, niente malattie. Ero in doccia, come si evince dall'asciugamano che ho in cinta. Vi serve qualcosa?"
Chissà perché quando suonano a casa, ormai, uno pensa subito che lo facciano per chiedere piuttosto che per offrire. È uno dei retaggi che ci portiamo dietro per colpa dello zio Silvio, da quando vendeva gli aspirapolveri porta a porta... non è cambiata poi molto la situazione. Al punto che, ancora oggi, quando suona dio alla porta un uomo medio come il sottoscritto si domanda se sia venuto per domandargli una tazza di caffè, invece di aprire il proprio cuore e offrire la sua anima. Ma le vecchine che ho davanti impersonano dio con una certa leggerezza, nulla a che vedere con le immagini da cartolina... ops, affresco... che si vedono qua e là nei documentari. Anche nelle chiese. Più nelle chiese, in effetti.
Ma quando il prete si avvicina al presbiterio si rende conto di parlare nel nome di un omone gigante dalla barba bianca che si incazza con gli uomini ogni quarto di secolo? Forse lo sa, ma non lo può dire... e d'altra parte è impossibile antropomorfizzare dio e spiegare la fede con la ragione, motivo per cui è inutile domandarsi anche se Gesù Cristo sia mai vissuto: chi se ne frega?
"Lei crede in Gesù Cristo, nostro salvatore?" mi domanda la vecchia con gli occhi storti.
"Credere è una parola grossa, diciamo che lo stimo."
Rubo le battute, lo so. Lo fanno tutti.
"Lei non pensa, sig. Adami, che il mondo potrebbe in qualche modo essere migliore?" fa eco la seconda vecchina, quella coi denti marci e la voglia di vedermi agonizzante.
"E chi non lo pensa?"
Solo ora le due agate sorridono di compiacimento, e sarebbe stato meglio non farlo mai succedere: quella con gli occhi storti li socchiude talmente tanto da far schizzare una pupilla all'indietro, lasciando solo il bianco vitreo rivolto al mondo esterno. I bulbi le si schiacciano a tal punto che penso debbano sputare fuori insetti e cavallette, insieme ai mali del vaso di Pandora. La sua amica, meglio non parlarne: i denti marci in realtà sono gengive marce. Un obbrobrio mai visto prima, neanche fra gli anziani sdentati di una qualunque tribù dell'Africa Centrale. "L'igiene orale è importante!" mi raccomandava il dentista quando ero piccolo. Ora so perché. Se non mi fossi lavato i denti ogni giorno, adesso sarei una vecchia dalle gengive marce.
Sputando mentre parla, la strizza-occhi mi racconta brevemente la storia del mondo: genesi, filogenesi e ostracismo moderno. Il tutto era poco sapientemente condito da parole di cui lei stessa ignorava il significato: Divino, Salvatore, Signore, Colui-Che-Vede, L'Occhio, Incarnazione Terrena, Bene e altre fandonie del genere. No, fandonie è troppo... fantasie romanzesche.
"Noi vendiamo una rivista, sig. Adami..."
Ah, qui vi volevo! Vecchiette bagascie!
"Una rivista?"
"Già. In cui parliamo della società odierna e dei mali che la affliggono."
"Ma davvero?"
"Sì, sig. Adami. Per questo sono contenta di averla trovata in casa. Così può essere informato su ciò che avviene nel mondo!"
Come glielo spieghi a queste due cavernicole che in camera da letto ho una finestra sul mondo contenuta dentro a una scatola fatta di plastica e microchip? Meno male che non le ho invitate ad entrare, penso. E nel frattempo le balle mi si stanno gelando. L'asciugamano che copre le mie parti intime è zuppo di acqua fredda e il pene mi si è ritratto, più per colpa delle vecchie che del gelo autunnale a cui l'ho sottoposto. Nonostante tutto, credo che le due agate vogliano ugualmente vedere l'asciugamano sfilarsi e cadere a terra. Potrei essere un buono scippatore: prima le distraggo col nudo e poi le rapino... ma sto divagando.
La vecchia con gli occhi storti mi incalza:
"Allora, sig. Adami! Non ha paura del mondo?"
Rimango un attimo in silenzio, atterrito dalla banalità della domanda.
"Di tutte le brutte cose che succedono al mondo?" aggiunge la vecchia gengive-marce.
"Lo sa quanti bambini innocenti muoiono ogni giorno?"
"Lo sa quanto è grave il problema della fame nel mondo?"
"Lo sa che siamo in guerra con noi stessi?"
"Lo sa che Angelina Jolie ha adottato un altro figlio?"
Ehi un momento, ma questo che caz...
"Lo sa che stiamo perdendo il senso del dovere?"
"E il senso civico?"
"E i nostri diritti?"
"E Venezia?"
Che cazzo c'entra adesso Venez...
"Sig. Adami! Lei è un cittadino del mondo?"
Così pare.
"Non si sente in dovere di fare qualcosa?"
"Noi dobbiamo fare qualcosa per il mondo!"
Impassibile come sempre, alzo un braccio indicando prima una vecchia e poi l'altra. La mano è a forma di pistola e con il pollice faccio scattare il cane. Psciouh-psciouh! Due colpi, due centri perfetti. Le teste delle agate si voltano una di fronte all'altra e atterriscono alla vista dei buchi proprio in mezzo alla fronte. Le loro bocche si deformano in una smorfia di paura, mista a dolore e anche un po' sorprese. Non se l'aspettavano: una rivoltellata in pieno cervello, per cercare di farle capire quanto inutili siano le loro chiacchiere presuntuose. Arrogante come pochi, mi sistemo l'asciugamano in cinta e le guardo mentre mi fissano mute.
"Mie care signore, la paura è per i morti. Ai vivi resta solo la voglia di tirare avanti fino al giorno dopo."
Chiudo la porta, sento le due vecchie allontanarsi a passi lenti e borbottare qualche frase di scherno. Di sicuro non hanno capito cosa intendevo dire. Penseranno che i morti stanno solo sottoterra e i vivi dovrebbero essere felici solo per il fatto di esserlo. Non ci sono solo il Biafra e le carestie, al mondo. Non m'importa se una famiglia è allargata mentre il mio vicino è uno scapolo di ottanta anni. C'è giustizia e ingiustizia, ultimamente più ingiustizia. Ci sono valori che cadono marci al suolo e fatti reali che si commentano solo con vero o falso.
Il mondo fa schifo... falso.
La vita è noiosa... falso.
Bisogna migliorare... vero.
La religione aiuta... falso.
E mentre sono immerso in questi ragionamenti pseudo-fondamentali ricevo una telefonata. Il mio capo mi chiama da Milano, direttamente al cellulare. Non è una buona cosa. Lavoro on-line e se ricevi una chiamata invece di una mail significa che hai fatto una cazzata o che ti stanno per liquidare. O entrambe le cose.
"Dimmi, Andrea."
"Senti, Luca... Ho visto che hai in archivio molte commissioni, oggi."
"24 per la precisione, te le chiudo tutte in giornata."
"Ecco, non puoi..."
"In che senso?"
"Te ne ho tolte un po'..."
"Che cosa? E perché?"
"Beh, il fatto è che se tu tieni 24 commissioni solo per te... poi gli altri come lavorano?"
"Gli altri... chi?"
"Tutti gli altri copywriter, come lavorano?"
"Ne avevi messe a disposizione più di quaranta... Non le ho mica prese tutte, no?"
"Sì, ma ne hai prese più della metà. C'è anche altra gente che deve lavorare al mondo, sai?"
Ci risiamo, il mondo che va male e via discorrendo.
"Poiché chiunque ha le bollette da pagare, o le rate della macchina... Oppure..."
Allontano il telefono dall'orecchio perché l'elenco potrebbe andare avanti a lungo: ognuno di loro si diverte a dire sempre le stesse cose, trite e ritrite, condendole in una salsa nuova ogni volta. Sia per la fame nel mondo, sia per lo smog nella città, sia per le bollette in scadenza ravvicinata... Le teste di cazzo troveranno sempre una buona scusa per farti sentire in colpa.
"Ascoltami, Andrea." lo interrompo, "Io ti chiudo più commissioni di chiunque altro, non mi hai mai criticato per il modo in cui lavoro... finora i rapporti fra noi sono sempre andati per il verso giusto. Quindi perché ora..."
"Perché non posso permetterti di togliere il lavoro agli altri!" tuona lui, "Come fai a non capirlo?"
"Andrea... ma chi sono questi altri?"
"Sono tutti quelli che lavorano come te, aspettando di vedere crescere il numero delle commissioni disponibili."
"Ma chi li conosce?"
"Non fare l'egoista, adesso!"
"Non è questione di egoismo..." e vorrei aggiungere anche un epiteto tipo Stronzo!, ma non mi pare il caso di perdere il lavoro per così poco.
"Non è per egoismo, Andrea." gli spiego, "Se fossero miei amici di sicuro qualche scrupolo me lo farei. Ma loro sono gente che lavora, ed io sono un altro che lavora... Mica devo uscire a mangiare una pizza con loro, o bere una birra in compagnia. Si tratta puramente e meramente di lavoro, cioè un sorriso a fine mese quando vedo caricare un bonifico sul conto corrente. Tutto qui. Al di là di questo, fra noi non c'è alcun rapporto."
"Guarda che anche loro hanno i loro problemi, l'affitto e robe varie... Non è che tu sei l'unico!"
"Proprio per questo trovo strano che tu mi rinfacci che lavoro troppo: non è che il mio mondo è diverso dal loro, abbiamo tutti qualche gatta da pelare. E non sempre le tue sono le più folte."
Sì, ogni tanto mi piace gasarmi con un'autocitazione...
"Comunque sia, non puoi andare avanti così. Ora ti ho tolto alcuni lavori, per oggi ne hai 10 in archivio. Per quanto riguarda i prossimi giorni vedi di prenderne al massimo quattro o cinque per volta. Altrimenti mi costringi..."
"Non dirlo neanche, Andrea. Tu hai le tue ragioni, io le mie. Cosa vuoi che ti risponda, boss? Agli ordini."
"Bene, ciao."
Chiude la telefonata e mi lascia sconfitto come sempre. Sono appena stato criticato e richiamato dal mio capo perché voglio lavorare troppo. È un paradosso. E poi dicono che il classismo conservatore fra padrone e operaio è una questione chiusa... Ho ancora addosso l'asciugamano, ormai penzolante quanto le mie balle, e ripenso alle due vecchine di poco fa. I mali del mondo? La fame in Centro Africa? La famiglia allargata? Il sesso prematrimoniale? La religione su misura? La guerra al terrorismo?
Ma andatevene tutti quanti, cordialmente, a fare in culo.
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