L'orgoglio di essere italiani appartiene a chi ha combattuto e sofferto per la giustizia, ai loro figli e nipoti che ne hanno vivo l'esempio. Appartiene a chi ha sostenuto, aiutato, conservato, trasmesso. A chi ha pensato agli altri prima che a se stesso, come hanno fatto e fanno tanti italiani. Appartiene all'immigrato arrivato una volta clandestino, trattato con diffidenza e sempre in apprensione per dare un pasto e la salute ai suoi cari; ma ora forte del suo lavoro e della sua esperienza, sorridente nel dire "grazie Italia", accomunato a milioni di italiani dal bisogno e dalla sofferenza del partire.
L'orgoglio di essere italiani non appartiene agli immigrati magari regolari, entrati in Italia dopo aver comprato un visto, per delinquere, sfruttare e commettere azioni abiette, per arricchirsi velocemente, come i corrotti e i corruttori, i mafiosi, i grandi evasori, le cancrene ambulanti di "italiani da più generazioni", traditori della patria e dei loro stessi genitori.
Appartiene a chi si spende, a chi non si arrende, agli italiani veri. A chi forse non canta l'inno ma trasmette i valori, contro quelli che sbandierano le forme ma vivono da parassiti.
Non appartiene ai carabinieri che ricattano o violentano in branco, né ai loro superiori se in precedenza hanno "coperto" o non hanno vigilato.
Appartiene a chiunque, di ogni stato, che rifugga la gloria esteriore ed ami la sua bella lingua, i suoi poeti, la sua storia.