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Il cazzotto
il cazzotto è un pane. è un pane meridionale, come è facile intuire dal nome corposo e casereccio, dalla metafora ben evidenziata. infatti proprio come un diretto da peso massimo arriva in tavola in tutta la sua affusolata e fragrante beltà.
si mette sulla tavola precedentemente ricoperta da una tovaglia bianca o colorata, possibilmente pulita o che, almeno, non presenti vistosi versamenti, indizi di precedenti libagioni, in attesa dell'ora di pranzo.
nelle case dei ricchi la tovaglia è rigorosamente bianca, poichè si presuppone un'abbondanza tale di acqua, detersivo ed energia elettrica da poterla lavare ogni qualvolta vi si sia consumato un pasto, anche se trattasi di innocenti minestrine, così che dispiegandola qual vela al vento emani sempre olezzo d'aria fresca e di pulito, e non d'untume e sugo rappreso, come invece avviene nelle case dei poveri dove essa è bianca solo nei giorni delle feste terribili:il battesimo del primogenito, il primo compleanno del primogenito, la prima comunione del primogenito, il fidanzamento del primogenito, il matrimonio del primogenito.
in quei giorni si prepara un pranzo da far invidia a Lucullo in persona, portando in tavola tutto quanto possano concedere le proprie disgraziate finanze e anche di più, mescolando arrosti e pesci, ragù e frutti di mare, fritture e grigliate, peperoni melanzane e olive, sovrapponendo gagliardamente affettati e caciocavalli, mozzarelle e caciottine, spolverando il tutto di pepe, peperoncino e diavoletti.
e tutta la casa è percorsa da variegati e contrastanti aromi, indiscutibile segno d'opulenza per l'attento vicinato; in certi casi esasperati, o se in clima invernale, ne rimane intrisa fino all'indomani, così che a tarda ora le nari vengono, a tratti, colpite da zaffate erranti e, ormai, leggermente nauseabonde.
in queste occasioni, dicevamo, la tovaglia è bianca, sovente ricamata, e accuratamente ricoperta da una sottile pellicola trasparente, perchè conservi quel bianco color del nuovo fino alla prossima occasione, nulla serbando sull'immacolato candore.
per la circostanza anche il cazzotto viene elevato alla dignità di esile e raffinato grissino, tagliato a fette di spessore quasi uguale e morbidamente adagiato in un cestino comune da cui tutti i commensali si serviranno afferrando la fetta prescelta con le dita; talvolta, dato il numero dei convitati o l'eccessiva lunghezza della tavola, un cestino non basta, allora occorrono due cestini, che quasi mai saranno uguali, e due cazzotti, uno a destra e un altro a sinistra, cosicchè quelli delle postazioni intermedie s'alzeranno e s'abbasseranno con ritmato sghembo movimento ogniqualvolta abbisognano del quotidiano alimento, e lungo la traiettoria percorsa dal loro arto superiore destro con le dita ad artigli è un tintinnar di bicchieri, oscillar di bottiglie, e c'è anche chi riesce a deviare forchette e cucchiai dal loro meccanico andirivieni.
di solito, a questo punto, c'è un'anima caritatevole che si decide a ornar la tavola col terzo e dcecisivo cazzotto, che porrà giusto al centro dell'universo gastronomico, dove il più lesto lo afferra, lo mutila come gli pare e lascia il resto agli ulteriori contendenti.
nei giorni feriali, o comunque quando non ci sono ospiti dinanzi ai quali occorre dimostrarsi diversi da ciò che si è, il cazzotto è messo in tavola intero, a volte avvolto ancora nella carta, per proteggerlo dalle mosche, e man mano che i commensali arrivano furtivamente ne staccano un pezzetto, una crosta, una pallina di mollica.
c'è anche chi più affamato degli altri ne tira via un pezzo dalla parte della punta, ne scava via la bianca e soffice mollica e versa, nella cavità rimasta, una generosa cucchiaiata di sugo, o di peperoni o di quello che c'è.
se il piatto tarda ad arrivare, il cazzotto rischia di venir eliminato prima che sia scoccata la sua ora fungendo, così, da vero e proprio antipasto.
tuttavia, ciò non sarà servito ad eliminare il robusto appetito dei poveri, la cui fame vanta origini tanto antiche e gloriose da non permettere ad un semplice pane di tacitarla.
e così si prosegue inzuppando fino all'ultima briciola.
quelle troppo piccole per essere addentate serviranno da trastullo ai più piccoli o ai nervosi, che le rotoleranno fra le dita o sotto il palmo della mano fino a farle diventar grigie, compatte e lievemente lucide.
sulle tavole ricche il cazzotto appare raramente e solo fra intimissimi, poichè nelle grandi occasioni è d'uopo porre piccoli panini pallidi in un piattino accanto al piatto, a imperitura dimostrazione dell'atavica sazietà del ceto. ma anche quando esso appare, è rigorosamente affettato e ricoperto da un candido tovagliolo ricamato, dove sonnecchierà indisturbato fino al momento del pasto. non sarà sbocconcellato, nell'attesa, da chicchessia, non sarà inzuppato neanche nel più succulento dei sughi e. soprattutto, non sarà ridotto a palline antistress.
ma la fatina buona della favola fa sì che talvolta anche i poveri abbiano poco appetito, e allora eccoti che arriva uno che, come nulla fosse, v'infila a mò di diretto l'avambraccio, estrae il mollicoso cilindro, reinfila la galleria così ottenuta e, accompagnandosi con l'altra mano, rivolto al mondo intero esplode in un energico, liberatorio... Tiè...!
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0 recensioni:
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- eh sì il Tiè, nella vita, c'azzecca. sempre. grazie
- Beh questo panegirico al "cazzotto" credo che sia meritato in toto. Se a qualcuno non sta bene, merita anche lui qualcosa: quel bellissimo e insostituibile "tiè", con lode di chiusura! Brava è descritto alla perfezione.
- grazie Matilda Marina, amica cara. sì, alla faccia di tutti!
- Simpaticissimo racconto! Mi è piaciuto il Tiè finale... alla faccia di tutti!!!!
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