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Difetto Visivo
Adesso che ho le mani completamente imbrattate di sangue mi rendo conto che il fatto è compiuto.
L'odore della paura ha invaso la stanza. Odore di merda. L'uomo si è letteralmente cagato addosso. Io non lo biasimo, non fatelo nemmeno voi. Chiunque se la sarebbe fatta nelle mutande davanti all'uomo completamente invasato e alienato dalla rabbia in cui mi sono trasformato.
Il suo corpo giace ai miei piedi. Sono seduto sul divano del suo appartamento situato al quinto piano di uno di quei palazzi nuovi. Quelli che hanno costruito a ridosso del centro commerciale. Appartamenti belli e spaziosi. Una vista panoramica. Una bella inquadratura dall'alto sul mondo fuori. Un bel posto per sputare sentenze sulla testa delle persone che vivono qui sotto ogni giorno. Perché è questo che faceva quest'uomo. Sentenziava. Giudicava idonee o non idonee le persone. Non si dovrebbe mai dare questo potere a un uomo. È un potere troppo grande: impossibile da gestire per un essere umano. Prima o poi incappa in qualche errore. E si sa: gli errori a volte possono rivelarsi fatali, irreversibili.
Prima o poi arriva il punto in cui la soglia di sopportazione viene infranta. Per la maggior parte della mia vita, fino ad oggi insomma, sono stato una persona normale. Negli ultimi anni effettivamente ero un po' depresso, ma è una condizione comune a molta gente. Specialmente da quando la crisi economica ha fatto aumentare in maniera esponenziale la mancanza di lavoro. Esatto. Appartengo a quella categoria di giovani precari a cui giorno dopo giorno è stata strappata l'identità. A cui è stata privata la possibilità di crescere come individuo e come uomo. Il futuro per molte persone della mia generazione non è altro che un baratro nero in cui giorno dopo giorno si scivola verso un fondo dove l'insegna con la scritta fallimento è perennemente accesa. Stratificazioni di delusioni schiacciano il capo verso il basso come se il peso dell'esistenza diventasse insopportabile. Dieci anni di questa vita mi hanno spinto a questo gesto. Certo, ammetto che c'è gente che è in queste condizioni anche da più tempo, ma io parlo di me, è la mia soglia di sopportazione quella di cui sto raccontando ed è durata dieci anni.
Finalmente ero riuscito a trovare un lavoro fisso. Un lavoro da operario, certo non il sogno della mia vita, ma è necessario rivalutare i propri sogni a volte. Farli diventare più semplici. Un lavoro che se mi avessero offerto dieci anni prima forse avrei rifiutato, ma a cui ora era stato associato l'aggettivo indeterminato. Lavoro a tempo indeterminato. La svolta.
Avevo visto l'inserzione sul giornale venti giorni prima. Una tessitura cercava un giovane operaio. Volenteroso e dinamico. Ho chiamato subito, riuscendo a fissare un colloquio per il giorno dopo. Le classiche domande sulla formazione lavorativa sulle aspettative e le ambizioni. Tutto come al solito. Nella norma. In questa azienda cercavano un operario da formare, a cui insegnare il lavoro, cosa che nella mia carriera decennale di precariato non avevo mai sentito. Dopo un primo contratto di apprendistato sarei diventato un operario specializzato con un contratto a tempo indeterminato.
Il colloquio era andato benissimo. Dopo una settimana ho ricevuto la telefonata tanto aspettata. Marco, il datore di lavoro m'informava che aveva fissato la visita medica per l'idoneità per il lunedì successivo e che poi avrei potuto incominciare. Una sensazione che mi era estranea da molto tempo mi ha invaso: ero contento. Finalmente, un lavoro che mi permetteva di programmare la mia vita. Certo sempre a piccoli passi. Passi che però non mi erano concessi fino al giorno prima. Di colpo tutti i progetti accantonati tornavano a bussare alla porta della mia mente e nuovi si formavano perché ero stato abbeverato nella fonte della speranza. -Eterna la speranza risorge come un fungo velenoso- diceva Bukowski.
Io ho un difetto dalla nascita. Il mio nervo ottico sinistro ha sviluppato pochissimo la vista, lasciando tutto il lavoro al nervo ottico destro con il quale ho sviluppato una vista binoculare. Visite oculistiche stabiliscono che io nell'occhio destro ho quattordici decimi, una supervista insomma. Di fatto io ci vedo benissimo. Ovviamente se mi copro in qualche modo l'occhio destro, l'occhio sinistro vede tutto sfuocato. Questo però non mi ha mai procurato nessuna sorta d'impedimento. Non ho diritto all'invalidità. Ho una normale patente di guida. Non ho bisogno di lenti. Niente. La mia vista è normale. La mia vista è buona.
La visita medica si è svolta come di consueto. Ovviamente il problema è venuto fuori nel momento in cui ho dovuto indicare le lettere comprendoni con la mano l'occhio destro. È una cosa a cui sono abituato. In tutte le visite mediche svolte nella mia vita, si è verificata questa situazione e ovviamente con tutta la documentazione apposita, il risultato era sempre lo stesso: la normalità.
A due giorni di distanza è arrivata la telefonata dall'azienda: volevano vedermi. Una volta sul posto Marco mi ha mostrato il foglio in cui il medico ha indicato il mio difetto. C'era scritto: Il paziente mostra un difetto visivo. Per tanto mi riservo di dare l'idoneità al lavoro in quanto è soggetto, è a rischio d'infortuni. Con imbarazzo evidente Marco alla fine della nostra conversazione mi ha congedato. Carta cantava come si dice. L'ultima visita medica diceva che io non ci vedevo bene e lui non poteva assumermi.
Inutile dirvi che lo sconforto ha preso il posto di tutte le speranze.
Quel medico aveva scritto che avevo un difetto visivo e che non potevo svolgere il lavoro. Il falso. Ho fatto un ricorso, dove è stato dimostrato che io ci vedo bene e che quel medico era in errore. Il posto però era ormai perduto. Dato a un'altra persona.
Non mi sembrava vero. Ero arrivato così vicino a un cambiamento radicale. Finalmente avrei potuto vivere, perché la vita è così che dovrebbe essere: viva.
Un lavoro fisso. Qualcosa che dovrebbero avere tutti senza faticare si è trasformato nel tempo in un sogno quasi irraggiungibile, per molte persone che non hanno avuto la fortuna di raccomandazioni o situazioni simili. Quel lavoro a cui tanto agognavo mi era stato strappato via dalla negligenza di un dottore che per farsi bello aveva scritto quella stupida e falsa frase.
Forse avrete già intuito che l'uomo che si trova ai miei piedi in quest'appartamento è il medico in questione. L'ho pedinato per due giorni e quando mi sono presentato con lui alla porta dell'ascensore del palazzo non mi ha nemmeno riconosciuto. Forse voi penserete che abbia esagerato. Che forse prima di tagliargli la gola avrei dovuto parlargli: cosa credete che non l'abbia fatto? Lui si è dimostrato così arrogante e menefreghista nel momento in cui gli ho esposto il mio disappunto. Tanto lui conduceva la sua vita perfetta nel suo perfetto appartamento arredato in stile liberty che sinceramente è anche di cattivo gusto. È così sfacciatamente snob e pieno di clichè.
Ho appena sputato sul corpo di questo essere schifoso che è stato capace di farmi perdere il lume della ragione. Il problema sono questi presupposti illusori su cui basiamo la nostra vita. Tutto crolla a un certo punto. Tutto si trasforma in cumulo di cenere da cui nasce il frutto marcio e maleodorante dell'odio. Sono nato io: un assassino.
Guardo fuori da questa vetrata il mondo che vive aspettando l'ineluttabilità della morte. E tutto ora mi sembra così chiaro ed evidente. Ho compiuto il mio dovere.
Lascio questa lettera perché chi troverà il corpo, dovrà sapere cosa mi ha spinto fino a questo punto.
La finestra indica il mio destino. La mia vita è completata, terminata.
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0 recensioni:
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- occhio pigro? ne so qualcosa, ma per me è ancora peggio, del tuop racconto cosa dire, hai usato bene la carta e la fantasia, almeno sul foglio... hai trovato una sorte di giustizia, a me è piaciuto, grazie

- Scusa il ritardo Michele! Grazie mille per il commento
Anche tu hai l'occhio pigro? Siamo in tanti mi sa! La storia della visita è vera, ma solo quella! hehehe
- Accidenti, non mi sognerò mai di criticare i tuoi racconti, la tua reazione induce alla prudenza. Caro mio, comprendo lo stato d'animo del protagonista, avendo 10/10 al destro e 2/10 al sinistro, in pratica leggo bene solo la prima fila di lettere (che poi sono due e, avendole già lette col destro le so a memoria).
Bel finale tragico, io l'avrei anche maciullato.


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