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L'ennesimo scherzo della natura
Questa mattina mi sono svegliato, ed il mio sogno si era finalmente avverato.
Mi chiamo Marco Genovese, e come molte persone, vivevo in un corpo che non mi apparteneva. Erano ormai due anni che mi ero attivato per riuscire a cambiare sesso.
Fin da piccolo mi hanno diagnosticato il disturbo di identità di genere, quando fui maggiorenne, iniziai a conservarmi i soldi per poter raggiungere il mio sogno.
Due anni fa, quando avevo 25 anni ed una buona disponibilità finanziaria, iniziai il mio percorso, nel quale conobbi Francesca, la psicologa, che avrebbe dovuto tramite il suo parere medico, dare il consenso all'operazione, giorno per giorno, lei, diventava fondamentale per me, era come una sorella, mi sosteneva e mi faceva esprimere, non giudicava mai. Un anno fa, Francesca, mi diede il consenso di iniziare le cure ormonali pre-intervento, fui felicissimo, mi misi a piangere, il mio sogno si concretizzava. Finalmente non sarei più stato l'ennesimo scherzo della natura.
Oggi, lunedì 23 aprile, il giorno più bello della mia vita, la sveglia suonò alle 8. 00, puntuale come ogni mattina, mi sentivo estremamente strano, mi alzai dal letto e andai in bagno, per farmi la doccia. Camminavo con fatica, ero ancora completamente intontito dal sonno, sentivo qualcosa sulla mia schiena, ma non capivo.
Arrivato in bagno, guardandomi allo specchio, urlai. Avevo dei capelli lunghissimi che coprivano la mia schiena, un bellissimo seno, mi commossi, iniziai a toccarmi la faccia, strabuzzando gli occhi. Era un sogno! Doveva esserlo!
Il giorno prima ero andato a dormire con le sembianze di un uomo, e questa mattina ero una bellissima donna! Un miracolo.
Mi feci una doccia, la più lunga della mia vita, lavandomi, ispezionavo ogni mia parte del corpo, continuavo a non crederci.
Aprii l'armadio con forza e presi il vestito che comprai quattro anni fa, mi ripromisi di mettermelo quando sarei diventato una donna, finalmente lo indossai, il mio battito cardiaco era arrivato alle stelle. Presi il beauty case comprato sempre con la premessa che lo avrei usato un domani, presi i trucchi e iniziai a truccarmi, mi sentivo come un pittore che sta per completare il quadro per cui diventerà famoso. Alla fine uscii di casa.
Camminavo per le strade del mio quartiere, finalmente a testa alta, ero orgoglioso. Entrai nel negozio di dischi dove vado abitualmente, la musica era una delle mie passioni, oltre al cassiere si intende!
Quando fui dentro per un secondo la gente si girò verso di me con gli occhi sbarrati, forse perché non mi avevano mai vista da quelle parti. Lorenzo, il cassiere, era sempre li, ormai con lui avevo un rapporto di amicizia speciale, gli dicevo tutto di me, anche che lui mi piaceva e che prima o poi avrei cambiato sesso. Ricordo benissimo il giorno che mi aprii a lui, ma soprattutto ricordo la sua risposta. Cinque mesi fa gli dissi: "Lorenzo, tu mi piaci, so che ti piacciono le donne, e so che adesso non ti piace la persona che conosci, ma quando mi chiamerò Marta spero che tu vorrai uscire con me, e conoscermi sotto un altro punto di vista". Lui rispose, scherzando: "Beh.. allora non vedo l'ora di incontrare Marta, a patto che sia molto bella".
Presi un disco e mi avvicinai alla cassa, Lorenzo mi guardò, appoggiai il disco sul bancone e gli porsi la mano, lui la strinse con la sua e dissi: "Piacere, Marta". Lui rispose normalmente: "Lorenzo". Non mi aveva riconosciuto. Pagai il cd e uscii, anche se per un attimo mi era sembrato di sentire una persona dire: "Ma come ti sei conciato?". Ma non gli diedi peso, pensai fosse il mio inconscio che era ancora incredulo.
Dopo il negozio di dischi andai dalla mia psicologa, Francesca, ero così eccitato di dirgli che le mie preghiere erano state ascoltate.
Entrai nello studio della dottoressa con un sorriso gigantesco, la salutai e mi presentai come Marta.
Era incredula, aveva gli occhi sbarrati anche lei, mi disse che non si spiegava come potesse essere successo. Gli espressi anche io, la mia confusione a riguardo, ma ero troppo felice, e nessuno poteva più distruggermi, ormai ero una donna.
Ero così euforico che mentre raccontavo diedi una botta con la testa, ad uno scaffale sopra la mia sedia. Svenni.
Mi risvegliai in ospedale, quando aprii gli occhi davanti a me c'erano Francesca e Lorenzo, chiesi di corsa uno specchio temevo che il mio sogno fosse svanito, continuavo a toccarmi i capelli che sentivo ancora lunghi, quindi mi tranquillizzai, quando arrivò lo specchio ero ancora una donna, feci un respiro di sollievo. Non mi spiegavo cosa ci fosse a fare Lorenzo nella mia stanza, non gli avevo detto che in realtà ero Marco, forse lo sentiva.
Francesca continuava ad urlare: "Sei bellissima!". Ed io continuavo a ringraziarla e a chiederle perché urlasse. Lorenzo, anche lui gridando, ripeteva: "Ti amo!".
Non capivo perché mi continuavano a gridare ed io continuavo a ripetere incredulo: "Mi ami? Sono bellissima?".
La mia testa esplodeva di pensieri, non capivo più nulla. Il mio cuore batteva forte, vidi Lorenzo avvicinarsi alle mie labbra, per baciarmi, ed un secondo prima che riuscisse a farlo, sentii il rumore di uno schiaffo, e vidi tutto nero.
Dopo poco ripresi la vista, i due gridavano: "Riprenditi!".
Ora tutto iniziava ad avere un senso.
Presi lo specchio lentamente, lo avvicinai davanti alla mia faccia, rabbrividii, l'immagine riflessa era quella di Marco, truccato e con addosso un vestito da donna e una parrucca, una lacrima mi rigò il viso, con voce fioca e tremolante rassicurai Francesca e Lorenzo, dicendogli che mi ero ripreso.
Quel grande miracolo era svanito.
Lorenzo iniziò a parlare, raccontandomi che quando ero entrato nel suo negozio, la gente aveva iniziato a mormorare, e che quando io gli porsi la mano, presentandomi come Marta, lui iniziò a chiedermi se scherzavo e il perché mi ero conciato in quel modo, ma mentre lui parlava io uscivo dal negozio.
Francesca mi disse che nel suo studio, aveva provato più volte a calmarmi inutilmente, e quindi fu costretta a sedarmi per portarmi in ospedale. Poi aggiunse la cosa più brutta che potesse dire: "Visto l'accaduto di oggi, sono costretta a dichiararti non idoneo all'intervento, poiché non sei più in grado di distinguere la realtà da ciò che vorresti essere, e quindi dalla fantasia, mi dispiace". Mentre diceva quelle parole, con molta fatica, una lacrima gli scese e alla fine del discorso mi abbracciò.
Con quelle poche parole mi aveva condannato ad una vita, dove non solo sarei stato una donna nel corpo sbagliato, ma non avrei neanche distinto la finzione dalla realtà.
Come si può vivere una vita nella quale non si trova un ruolo, un posto, un obiettivo?
Lorenzo e Francesca uscivano dalla mia stanza, rimasi sola, sola in un corpo che non mi apparteneva, in una stanza che non mi apparteneva, in un mondo che non mi apparteneva, sola, in una vita che ormai non mi apparteneva più.
Presi il primo oggetto appuntito che trovai e mi pugnalai al petto.
Oggi, lunedì 23 aprile, il giorno più bello della mia vita, ho ucciso un ennesimo scherzo della natura.
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