racconti » Riflessioni » Monologo sul millennio - primo quarto
Monologo sul millennio - primo quarto
Fatevi avanti, accomodatevi! Lo spettacolo è incominciato, potete entrare, il divertimento sarà grande!
Venite dentro, grandi e piccini, semplici e potenti, uomini e donne di ogni età! Non siate esitanti, lo spettacolo è proprio per voi! I più intraprendenti sono già in sala e se la stanno godendo alla grande, ve lo assicuro, perché il nuovo millennio scintilla di mille colori! Oh! I tempi sì che sono cambiati!
Vi abbiamo mandato i nostri menestrelli - ve li ricordate? - ad annunciare cose mirabolanti. Ve li abbiamo mandati sul finire del vecchio secolo, per raccontarvi l'arrivo di una nuova età. Per consentirvi di lasciare alle spalle mille anni bui, colmi di cadaveri e di sofferenze, finiti con il duplice botto mondiale! Via gli stenti, via lo spettro della fame che si annidava fin dentro le vostre case! Via i regimi sanguinari che tenevano a freno le vostre coscienze a colpi di bastone e di sciabola! Via anche le epidemie, le malattie e le sofferenze dalla carne! Un progresso inarrestabile veniva annunciato dai nostri menestrelli.
Come dice, che non se li ricorda? Ma via, non è possibile! Le dice niente questo ritornello?
Come gather 'round people
Wherever you roam...
Ah, vede che se lo ricorda! Allora non aspetti, entri a vedere! Anche voi, venite a sentire le meraviglie realizzate! Sì, signore, ha ragione. Il nuovo millennio non comincia ora, ha già più di dieci anni, lo so. Ma proprio qui sta il bello. Perché noi vogliamo raccontarvi solo la verità, solo ed esclusivamente quello che di fantastico ha già fatto. Noi non siamo menestrelli, o profeti e indovini. No, siamo persone serie, che parlano solo di fatti accaduti, verificabili, tangibili.
È che il nuovo millennio prorompe di forze positive, di magnifiche invenzioni, di sorprese e divertimento per tutti. Che bello esserci! Che gioia poter dire a se stessi: io c'ero! Io ho vissuto proprio dentro quel periodo, l'epoca della perfetta felicità!
E, signori che siete venuti qui così numerosi, vi dirò subito che Lui, il nostro bel millennio, ha l'animo di un grande attore, la mente e i sensi di un'animale da palcoscenico. Come, non mi credete? Un momento, un momento, via, non vi scaldate. Posso dimostrarvelo. Sissignori, lo ripeto: Lui è un attore, anzi: il più grande di tutti. Ma non vi ricordate come si è annunciato? Non ha rullato i tamburi, non ha voluto le chiarine ed il tappeto rosso. No! Lui si è materializzato con un brivido (in largo anticipo sui tempi, quando ancora nessuno lo aspettava), con un sospetto che ci ha tenuto in ansia per anni. Ancor prima di arrivare ha gettato lì due paroline, due piccole e semplici parole, che hanno messo in agitazione scienziati, mobilitato governi, fatto lavorare tecnici ed impiegati. Gli è bastato soffiarci nell'orecchio quel termine così inquietante, quel "millenium bug" che noi, ve lo ricordate?, ci siamo persuasi che la catastrofe ci avrebbe travolti. Tutti all'erta, ad aspettare il mostro che avrebbe fatto morire le nostre carte di credito, inchiodato a terra gli aerei, spento i terminali di tutto il mondo e via, fino alla catastrofe!
Poi, quando la tensione era al massimo, quando ci ha avuto in pugno, quando eravamo veramente pronti al peggio, puf! Niente. Nessun problema. Tutto regolare. Il "bug" non c'è stato. Signori, dovete ammetterlo, ci ha giocato. Con uno dei suoi bluff, innocuo, ma ugualmente capace di suscitare la nostra curiosità. Quale maestria messa in campo per attirare l'attenzione su di sé!
Ma questo è ancora niente.
Vi chiedo: cosa ha dato Lui a quelli che erano bramosi di sapere come sarebbe stato il terzo millennio? A coloro che hanno scrutato i suoi primi giorni, come si fa con il viso di un neonato per trovare le somiglianze? Ai profeti che cercavano conferma delle loro strampalate previsioni? Ve lo chiedo: cosa ci ha concesso? Semplicemente nulla. Ancora una volta la risposta è questa: nulla di nulla. Se provate ad andar con la mente ai primi mesi o anche al suo primo anno, non trovate nulla di meritevole. Sarà stato forse perché era timido? Incapace di sciogliersi? No, cari miei, egli è un grande attore. Ha il senso dello spettacolo nel sangue, credetemi. Non ha fatto altro che giocare con noi. Prima ci ha instillato l'ansia del "bug", poi più nulla per oltre venti mesi, quasi a nascondersi, a farci dimenticare di essere veramente entrati negli anni duemila. E alla fine, quando ci siamo rilassati... BUM! Ci ha scodellato sotto gli occhi un colpo di teatro, uno spettacolo grandioso, una catena di effetti speciali da mozzare il fiato. Nessun regista mai, né di cinema né di teatro, si era azzardato a fare tanto. In un attimo ci ha portati dal niente al tutto. È stato come se ci apparisse all'improvviso, dopo essersi a lungo nascosto, dicendoci "eccomi qua, volevate vedermi?" e mostrandoci tutta la sua arte. L'ha fatto con cura, con la massima attenzione per tutti i dettagli. Non a caso ha scelto una mattina delle più radiose, con un cielo limpido, di smalto. Poi, diciamolo, una location di grandissimo fascino. Un panorama da urlo. Non ancora contento, ha calamitato, in un modo che definirei quasi magico, tutte le telecamere che erano nei dintorni e le ha costrette ad inquadrare la scena che Lui aveva preparato, perché non una frazione infinitesima dello spettacolo, neppure un'angolazione andasse persa. Ha quindi usato tutti i mezzi, telefonate, SMS, email ed ogni diavoleria possibile per farci vivere l'Evento da vicino, per renderci partecipi dal di dentro, per abbattere le barriere fra chi recita e chi sta a guardare.
Il più grande spettacolo di tutti i tempi. In diretta televisiva su tutti i canali di tutte le televisioni del pianeta, su tutte le radio. Tutto, sotto la sua regia, ha funzionato a meraviglia. Ha saputo dosare magistralmente i tempi. Ha mescolato effetti sensazionali e sentimenti veri, morte, catastrofe, odio, amore, sacrificio e vendetta in quantità e di intensità tali che mai, vivessimo cent'anni, potremo rivedere più.
Che giorno, quel giorno! Che grande entrata in scena, che rivoluzione nei canoni del teatro. Che effetti, dieci, cento, mille volte più belli e più veri e unicamente per dirci che lo spettacolo, negli anni successivi, sarebbe stato grande, e per tutti. Che saremmo stati tutti spettatori ed attori al tempo stesso, che nessuno sarebbe stato lasciato da parte. Con un solo colpo ci ha chiamati sulla scena, ognuno con la sua parte, con la sua storia da sparare dentro ogni casa all'ora di pranzo. Forza signori, diamoci dentro! Abbiamo tutti un futuro da star!
Sissignori! Saremo tutti attori, e famosi per giunta! Qualcuno, forse addirittura qualcuno dei presenti, lo ha già sperimentato. Non sono passati invano i primi dieci anni del millennio! Qualcuno di voi era forse a New Orleans nel 2005? O a rosolarsi su una spiaggia del Pacifico il giorno di S. Stefano del 2004? O almeno in Cile, pochi mesi fa?
Ecco, appunto il Cile. Ve lo ricordate, sì? È passato così poco tempo! Ma vi siete accorti di cosa ha significato? Siete riusciti a cogliere la grandiosità del messaggio che Egli ci ha voluto dare? Come? Può parlare più forte, non la sento. Ah, la tecnica, dice. La capacità dei nostri ingegneri. No, no signore, non ci siamo, non ci siamo davvero. Ma come fate a non capire, insomma, non vorrei dispiacervi ma mi si impone di dirvi che dovete svegliarvi, che dovete essere più reattivi, più pronti. Scusate, ma non si può dormire mentre Lui è in scena. Poi finisce che tocca sempre a me dirvi le cose!
Quindi, vediamo di concentrarci un po'. Dal Cile, Lui ci manda un messaggio fondamentale. Ci dice che siamo sempre al centro del palcoscenico. Non importa se siamo in fondo al mondo, in un buco mille metri sotto il deserto, lontani come mai si può immaginare di esserlo. Soli, tagliati fuori, peggio che morti. Non importa, siamo pur sempre attori e anche il fondo di una miniera può essere un palcoscenico, in un baleno le luci si accendono ed abbiamo tutto il mondo che ci guarda. Mille metri sotto terra, mille chilometri dalla più vicina città e la nostra vita diventa un reality, i nostri volti fanno il giro del mondo, le più grandi celebrità ci chiamano per nome, come fossimo gli amici della loro infanzia. Che spettacolo, che velocità, oggi il Cile domani chissà ... forse un delitto in famiglia, forse un terremoto, una gravidanza un po' particolare... sì, qualunque cosa, basta che lo spettacolo non smetta mai di stupirci!
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Anonimo il 17/04/2011 09:06
Grande Giovanni... che idea!!! geniale... mi trovo d'accordo sia con Nunzio che Medina ed anch'io, come Roberta, ho avuto l'impressione di assistere ad un inizio di spettacolo alla mangiafuoco.
sono andato a sentirmi L'entrata dei gladiatori... che non sapevo fosse una marcia militare... ma Medina, quante ne sai???... ed ho avuto anch'io quella sensazione della nostra lariana... ciaociao, vado a leggermi l'altro, dopo una passeggiata in bici.
- Prima di tutto vi sgrido: un po' più di critiche, per favore! Altrimenti mi monto la testa
Per il resto vi dico solo che sono nel panico: in realtà non ho ancora scrito il finale... Speriamo bene!
Anonimo il 29/03/2011 09:45
bellissimo bellissimo bellissimo!!!!
mi sembra di assistere all'inizio di uno spettacolo... stile Mangiafuoco coi i suoi burattini!!!
bravo Gianniiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Anonimo il 28/03/2011 20:25
Si sente benissimo "l'entrata dei gladiatori" di Fucik che accompagna tutto il pezzo, e qui non c'é audio quindi figurati come l'hai suonata forte. Ho timore di leggere il seguito.
Grazie.
Anonimo il 28/03/2011 20:05
Sottoscrivo in pieno. E controfirmo. Credo però che ormai sino in atto i primi effetti della metastasi, che si sta diffondendo a velocità allarmante. Che fine ingloriosa che faremo Gianni. Che si può fare?
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0