Osò come non mai, pavido, titubante e timido, bussare alla dimora antica. Con grande meraviglia e sorpresa si spalancarono le enormi porte, la tensione l'assalì e lo irrigidì.
Con passo incerto e cauto, come colui che volge lo sguardo all'orizzonte verso terre selvagge e vergini da esplorare e conquistare, si apprestò a varcare la soglia e un improvviso, inaspettato abbraccio caldo umido l'assalì: non gli dispiacque, ma come tutte le cose inattese ed impreviste provocò per pochi istanti l'arresto del cammino, pietrificando di colpo l'azione pensata. Una volta dentro, gustò ed apprezzò l'ospitalità.
Seguirono dapprima assalti oscillanti e sussultori, separati da brevi pause preparatorie a movimenti sempre più complessi ed articolati per poi delinearsi e concretizzarsi in un confuso vorticare ciclico e crescente, raggiungendo uno stato vertiginoso dove tutto, dal pensiero alle cose possono fluttuare: così fluttuavano arditi in direzione delle maestose e misteriose profondità dello spazio.
Fu una visita breve; si propose in futuro una permanenza più lunga in quel luogo torrido ed oscuro ma accogliente, deciso a prendersi cura, a mostrare maggiore sensibilità ed attenzione ai dettagli e alla complessità della dimora antica, poco frequentata, ma ben tenuta e accudita, a ricordo di antichi fasti.