racconti » Racconti gialli » Monologo di un Serial Killer
Monologo di un Serial Killer
Io sono Dio.
Ho vistro. Ho visto oltre le ideologie, le menzogne, il sistema, la politica, le consuetudini, il codice morale, l'amore e l'odio, il bene e il male.
Ho navigato oltre i confini dell'essere, ho visto cosa si nasconde dietro la nebbia, dietro il buio, dietro l'ignoto, dietro quel muro costruito, mattone dopo mattone, nei secoli dei secoli, sull'autoconservazione.
Perchè io sono Dio.
Io non ho carne.
Ho spirito.
Perchè dove sono arrivato io, anche il proprio corpo è superfluo: è solo lo strumento di qualcosa di più grande, l'artefice di una volontà superiore: quella di Dio. La mia.
Ho guardato oltre gli scogli, oltre l'ultima onda, oltre l'orizzonte e mi sono detto:
" È li che voglio andare".
I primi passi sono stati i più duri. Perchè ti sforzi di andare avanti, navigare verso l'orizzonte, ma quello non è l'oceano aperto, è un altro inganno e te ne accorgi solo quando lo hai percorso tutto ed è qui che capisci, proprio sulla strada del ritorno, quando hai raggiunto il limite e pensi che non ci sia libertà.
" Non devo andare avanti. Ma indietro"
Passare la terra ferma, le montagne, le colline. Passare uno dopo l'altro i dogmi e le regole metabolizzate in anni e anni. Andare oltre il bambino. Togliere tutta l'immondizia che ci è stata buttata addosso. Diventare puro.
Attraversare il vero oceano. Per vedere cosa c'è oltre.
Ma non sei l'unico. Sono pochissimi, ma qualcuno c'è come te. Perchè il vero viaggio è appena iniziato.
Navighi senza direzione per acque sconosciute, senza sicurezze e certezze, vedi quanto può essere buio e terribile l'animo umano: vedi il tuo marcio, la tua cattiveria, il tuo male e la maggior parte si ferma qui.
Oltre ancora ci sono le tue perversioni, le più segrete, quelle che neppure tu pensavi di avere e ammetto che anche io mi sono fermato molto in queste acque, incapace di andare avanti.
Avevo pensato di aver trovato un altro limite.
Erano acque troppo tempestose e troppo buie. Era il momento in cui scegli di tenere la mano ancora sull'albero maestro, o decidi di abbracciare ciò che nessuno sa e raggiungere la verità oltre la più totale follia.
Perchè non c'è modo di domare quelle onde, se non farsi trasportare da esse stesse ed è cosi che dominerò il mondo, lasciando che sia lui a dominare me.
Ora mi è tutto chiaro.
Dovevo avere il coraggio di lasciare l'ultimo residuo. Arrivare alla risposta del perchè lo faccio,
anche oltre l'ultimo microscopico senso di irrequietudine che ho, quando penso alle mie vittime.
Qui muore l'uomo.
Qui nasce Dio.
Hai raggiunto la pace, dove l'oceano è completamente piatto e sta appena sorgendo il sole e lì, assieme al suo riflesso e quello degli altri astri sulla superficie oscura dell'acqua, ti trovi al centro dell'universo.
Sei nel posto che spetta a un Dio.
Qui non c'è nessuno. C'è il silenzio. La pace.
Sono illuminato.
Ciò che faccio non è per perversione o sadismo, ma lo faccio perchè sono l'apice, il faro che indica la vera via, La mano di chi conosce la verità e non si nasconde dietro nessuna bugia, è la realtà, spoglia perfino del suo aggettivo "cruda".
La mia strada è quella giusta.
Ho raggunto la purezza.
Sono gli altri a dovermi raggiungere.
Non io a tornare nella polvere.
E ora mi alzo dal suo corpo esangue.
Estraggo il pugnale dallo stomaco della vittima, stavolta non la guardo neppure negli occhi mentre si spegne, non ne ho piu bisogno. Sono arrivato alla fine del viaggio.
Io so perchè lo faccio.
Perchè posso.
Sono Dio.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0