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Lo strudel di Lu Boss
 La vera punizione a cui ambiscono i penitenziari per i detenuti è rendere approssimativa l importanza del luogo in cui ti trovi: il carcere diventa così fuori dal mondo, a se, privo d importanza e di conseguenza sono privi d importanza i suoi abitanti. Eppure anche qui esistono storie che si susseguono e valgono la pena di essere raccontate.
Si chiamava Gerard. Nessuno nel carcere sapeva perche era li dentro, anche perche avevano paura di domandarglielo. Sicuro era che viveva li orma da molto tempo e si era guadagnato un rispetto notevole agevolato dal tempo. Il rispetto non si può solo guadagnare, bisogna avere il portamento, il viso, il carisma, nel mondo civile bisogna meritarselo avere una carica potente, con la quale puoi manovrare chi è sotto di te che di conseguenza ti rispetterà ma il carcere è una giungla l unico modo per guadagnarlo è la violenza, ma soprattutto avere qualcuno che ti appoggi :nessun grande criminale ha mai fatto niente senza che qualcuno appoggiasse i suoi folli piani. Gerard aveva trovato dall'inizio due "sicari" che per ritrovarsi in una posizione privilegiata hanno accompagnato Gerard che mai, salvo tradimento, si permetterebbe di fargli del male. Questo non vale per il resto dei detenuti che qualsiasi offesa o fraintendimento compiano rischiano una brutta fine. Il modo di far male lo ha elaborato col tempo facendo esperienza aveva cominciato con semplici pugni o calci ma poi si accorse come la fuoriuscita di sangue potesse essere scoperta dalle guardie carcerarie, fu così che dopo un paio di punizioni cominciò a piegare le mani o le dita della vittima spingendolo con estenuante forza verso l avambraccio rendendo cosi impossibile lo scorrimento del sangue e, cosa più importante, procuravano un dolore atroce;altra pratica era spingere 3-4 dita nel fianco della vittima procurando soffocamento e crampi, anche successivi alle costole, tutti ovviamente, per timore di una nuova cattiva esperienza, tacevano ed alimentava l omertà che tanto aveva caratterizzato la loro esistenza anche in libertà. Fu così che col tempo cominciarono a chiamarlo "Lu boss" tutti sarebbero stati disposti a fargli un favore, o a volte cedergli oggetti personali, ne la dirigenza potè mai incolparlo vista l omertà e il timore delle vittime. Lo conoscevano tutti nell'ambiente, tutti i carceri dell'Alta Normandia aveva sentito parlare de "Lu boss".
Era riuscito a corrompere poliziotti e guardie convincendoli a consegnarli sigarette, alcool e a volte droga, era il detenuto più ricco di Francia. Aveva imparato persino i luoghi adatti in cui compiere i suoi crimini, solitamente era lo sgabuzzino della cucina o camminando per il cortile poco dopo mezzodì nell'ombra procurata dall'edificio sapeva punire senza destare sospetti, inviava ripetutamente i suoi sicari a compiere atti per lui erano più che altro schiavi e non erano molto invidiati, ma ormai erano entrati nel giro e non erano curiosi di sapere la reazione del loro capo se avessero abbandonato. Era anche un bell 'uomo alto, magro, muscoloso bei lineamenti e con un curioso codino che se l avesse avuto un altro sarebbe stato deriso. Molte erano le sue storie di conquiste al liceo e fuori, a volte mentendo accadeva che il suo dialogo avesse qualche incongruenza ma ovviamente nessuno glielo fece mai notare. Insomma aveva creato una vera e proprio mafia dove nessuno pensava potesse accadere. Un giorno però sbagliò i calcoli. Stava raggiungendo il proprio tavolo a mensa, per gustarsi deliziosi cavoletti di Bruxelles, quando un carcerato di colore, originario del Senegal, era li per cose da poco probabilmente piccoli furti, erano molti gli immigrati che passavano per reati non gravi di li, ebbene camminava nella direzione opposta di Gerard e a testa bassa scorgendo le scarpe bianche slacciate e sbattè contro il robusto petto del protagonista, quest'ultimo non avendo voglia di guai chiese scusa mentre l'altro che indispettito non alzò lo sguardo senza accorgersi di chi si trattasse esclamò "Stai attento a dove cammini, imbecille" . Erano davvero molti anni che qualcuno non si permettesse di rivolgersi nei suoi confronti in questo modo, ferito nell'orgoglio e nella convinzione di aver raggiunto una venerabile rispettabilità la sua collera fu immensa, non potete immaginare il rimorso invece del senegalese quando vide chi offese, perse ogni forza dagli arti gli cadde il piatto e tentò di balbettare un "scusa" che non convinse affatto Gerard il quale lo prese per mano e dinanzi agli occhi increduli ed impauriti dei presenti fu trasportato nel solito sgabuzzino nel quale non vi entrava quasi mai nessuno ma nel tempore della rabbia lasciò aperta la porta e il silenzio che si era venuto a creare nella sala resero fragorose le urla di dolore della vittima, di conseguenza fu sentito da una guardia che, chiamato un collega, andarono a placcare Gerard e salvare dallo svenimento il senegalese. Gerard fu portato, quasi trascinato dal direttore e dopo aver indossato le manette fu introdotto nell'suo ufficio. Il direttore era il signor Gurandot, conosceva bene Gerard sapeva ciò che faceva e aveva sempre sognato un occasione come questa, un faccia a faccia fra potenti nel proprio piccolo, e quel momento era arrivato. Gerard si sentì a disagio, non impaurito semplicemente disarmato e dunque privo di potere, condizione a cui non era più abituato da molto tempo fu sistemato su una scomodissima sedia arrugginita e i numerosi libri ed enciclopedie nei scaffali attaccati al muro facevano da sfondo al colloquio tra il signor Gurandot e Gerard.
-Non vedevo l ora che accadesse Gerard -disse il direttore
-cosa?
-questo.
-cosa?
-questo incontro, meeting, encuentro, non sei molto istruito vero?
Gurandot cercava di mettere di rendere impossibile la vita del suo interlocutore rendendolo inferiore nel suo punto più debole:la cultura e l orazione, ma Gerard non si fece spiazzare
-Non mi sembra sia un reato!?
-non lo è ma tu di reati ne hai fatti tanti più qua che fuori da queste mura.
-il carcere-continuò Gurandot- punta a rieducare i suoi detenuti non ad accrescere la criminalità
-e quindi?
-e quindi devi cercare di venirmi incontro
-in che modo?
-io non voglio punirti e penso che neanche tu voglia finire in isolamento ma per questo mi devi aiutare ti darò un ruolo qui affinchè tu ti senta utile ma soprattutto affinchè tu impara a rispettare gli altri
-e quindi?
-e quindi siccome non desidero farti fare una cosa a te sgradita ti chiedo cosa ti piacerebbe fare qui dentro, un hobby una passione, qualcosa, qualsiasi cosa
-niente
-niente?
-niente
-so che sei qui da molto tempo ma prima avrai avuto una vita una passione qualcosa che ti piacesse perche non posso credere che hai cominciato a picchiare la gente dai 5 anni!
-niente
-d accordo ti do un ultima possibilità rispondimi se no ti caccio via a calci nel culo in isolamento e manderò uno strizzacervelli ad insegnarti l'educazione!!
Gerard si rese conto che non poteva continuare a fare l indifferente e, rischiando grosso, doveva scoprire un proprio punto dolente. Si sa che molte volte nella vita si opprimono passioni ed abitudini per adeguarsi alla società e per non essere derisa da essa e dall'ambiente che si frequenta. La madre di Gerard era un ottima cuoca e da giovane sempre preparava i suoi pranzi con accanto Gerard facendogli assaggiare di tutto e facendogli sviluppare un gusto non indifferente così anche lui iniziò a frequentare i fornelli e preparare pasti ottimi e dolci strepitosi, ma appunto col tempo smise con dispiacere della madre e dei suoi "clienti" , ma ora era il momento giusto per riadoperare questa passione.
Alzando gli occhi guardando Gurandot che attendeva una risposta esclamò:
-Mi piace molto cucinare!
Fu addobbata la cucina a suo piacimento ed iniziò a cucinare arditamente, e a sorridere un po' più spesso tornava in cella la sera stanco ma soddisfatto, per evitare di metterlo in imbarazzo il direttore fece presente agli altri che era una punizione, ma mai "Lu boss" subì punizione migliore di questa, ed anche i detenuti mangiavano meglio essendo Gerard promotore di nuove ricette deliziose.
Un giorno volle cucinare dopo molto tempo lo Strudel, chiese gli ingredienti a Gurandot il quale notava dei cambiamenti ed acconsentì. Ancora non era evidente il suo mutamento di rapporto con gli altri, di cui non si poteva avere certezza ma il direttore era sicuro di essere sulla buona strada.
Dopo ogni pasto cucinato si riempiva d orgoglio veniva alle spalle paragonato ad un gallo americano ma sembrava particolarmente soddisfatto e dopo aver terminato di preparare lo strudel alzò il piatto in aria quasi come se fosse una coppa, girandosi, però, si accorse troppo tardi del aiuto cuoco, inciampò e la torta insieme al piatto si spiaccicarono sul pavimento e il fragoroso rumore e la scena che andava presentandosi fece fermare tutti dalle loro attività. Nessuno volle essere nei panni dell'aiuto cuoco tutti notavano il rigonfiamento del petto di Gerard e guardando minacciosamente l aiuto cuoco cominciò ad inspirare ed espirare ritmicamente mentre il suo interlocutore non aveva il coraggio di fiatare incrociando fortemente le dita dietro la schiena, infine Gerard abbassò il ritmo del respiro fino a rilassare i muscoli, poi guardando la sua amata opera per terra, la sfoglia distrutta, lo zucchero inutilizzato, elaborata con tanta cura, pianse. Inizio leggermente a lacrimare e dinanzi agli occhi sbalorditi dei presenti cominciò ad urlare invocando la sua torta, piangendo e singhiozzando mentre qualcuno gli si avvicinava per consolarlo, lui accettò le coccole.
Il direttor Gurandot fu molto soddisfatto quando lo venne a sapere.
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- grazie, lo farò
- Certo, l'idea è molto fantasiosa, ma nella sua fantasia e stravaganza mi piace veramente molto, davvero. Se mi permetti, vorrei consigliarti di dare un'occhiata particolare all'esposizione in quanto questa risulta (a mio avviso) spoglia di punteggiatura. Per il resto, continua a scrivere; mi piacerebbe leggere un'altra tua storia, mi raccomando, stravagante come questa!!
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