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Dolce illusione
 Dicono che prima o poi Afrodite faccia visita a tutti. Non era così per Davide, o meglio si era innamorato ma non si trattava di alcun essere umano di qualsiasi sesso. Lui dai 10 anni in su ebbe un'intramontabile storia d'amore con i fumetti. Amava la loro chiarezza, spontaneità di cui tanto abbiamo bisogno nel mondo contemporaneo, i supereroi figura ormai assente dalla realtà. Passava giornate intere immergendosi in una lettura ossessiva di prodotti Marvel e non. Conosceva, dopo tanti anni d'esperienza, qualsiasi fumettista autore di un qualsiasi fumetto che sia mai arrivato in Italia, ne aveva anche creati di diversi lui stesso, senza mai avere particolare successo ma ne era comunque orgoglioso, aprì un negozio specializzato, erano molti i ragazzi che gli facevano visita ma la per maggior parte di loro si trattava di una passione temporanea, mentre la sua vita dipendeva da quelle pagine sottili plastificate che sfogliava in modo incessabile, ammirava persino il loro odore, lo definiva prezioso, fine. Aveva sempre preferito a fumetti alla vita. Non studiò mai in modo eccessivo, il minimo indispensabile, ma non ebbe mai un hobby differente, uno sport, un corso tornava da scuola e mangiava in fretta per raggiungere le sue amate riviste. Dunque aveva socializzato poco ed era quasi totalmente privo di capacità oratorie, i suoi parenti provavano compassione nei suoi confronti, ogni cena, ogni festività ogni occasione per riunirsi con la famiglia era un incubo per Davide. Non parlava molto mentre gli altri lo incitavano ad intervenire in una qualsiasi discussione declinava l'offerta sentendosi offeso come se la sua fosse una malattia. Non ebbe mai veri amici, i pochi che ebbe lo consideravano "noioso" visto che qualsiasi argomento qualsiasi parola sentita poteva essere da lui utilizzata per fare riferimento a un qualsiasi fumetto per, dunque, ripiegare il discorso sull'unica cosa di cui sapeva parlare. Le ragazze, le donne stettero sempre alla larga da lui, deridendolo per la sua innocente passione, che nonostante i pregiudizi non volle mai nascondere. Lui soffriva per questa avversione da parte del sesso opposto ma poi si arrendeva all'idea che questo fosse il suo destino e non fece mai niente per cambiarlo, più volte ci pensò ma mai ebbe il coraggio di abbandonare l habitat al quale era ormai più che abituato, gli mancavano i supereroi le grandi imprese, i mondi inventati dalla fantasia degli autori, l'odore della carta e la sensazione delle dita a contatto con la pagina plastificata. Invidiava chi era riuscito a diventare ricco e ad avere successo mediante i fumetti, lui impazziva si batteva la testa dalla disperazione dopo un estenuante lavoro, a un fumetto rifiutato per l ennesima volta di essere pubblicato, e lacrimava al pensiero della vita e del rispetto che avrebbe potuto avere se fosse riuscito a rendere famoso un suo fumetto o magari essere scoperto e portato a lavorare in una vera redazione. Ma non ci riuscì mai. Dunque la sua vita era solo il negozio grazie al quale viveva, e la lettura estenuante che non lo soddisfaceva realmente ma s'illudeva che quello fosse il suo destino. Ma un incontro gli cambiò , moralmente, per sempre l'esistenza.
Non era molto affascinante ne appariscente di aspetto ma non era nemmeno brutto, era calvo, alto a prima vista poteva sembrare sportivo ma non lo era affatto, lineamenti dolci, occhi scavati, ricordava il viso di un bambino s'imbarazzava per poco, salvo che non si trattasse di fumetti, quando accadeva era evidente :abbassava il capo e si massaggiava ripetutamente gli occhi, quasi come se tentasse di fermare le sue palpebre dal piangere, sguardo dolce, intenso che sicuramente potrebbe essere apprezzato da molte donne. Un giorno entrò nel suo negozio una signorina, giovane, snella sensuale nel camminare, carnagione scura, bellissime gambe coperte da un illusoria autoreggente, era sorridente si notava a prima vista come potesse essere espansiva e priva di vergogna. Lui la guardò distratto, sorpreso dal vedere una donna come lei nel suo negozio ma compiaciuto e speranzoso che potesse rivolgergli la parola.
-Scusi,-attaccò lei- dovrei comprare un fumetto per mio figlio. . . ma non ricordo il nome è qualcosa con la s...
Davide iniziò un discorso dispersivo parlando come un forsennato di argomenti di cui la sua interlocutrice non aveva idea, lei lo fermò poggiando la sua mano su quella di Davide, provocandogli un brivido.
-Vorrei, prima che continui, presentarmi:mi chiamo Sara, e mi sono ricordato che il fumetto in questione è Spiderman
Sorrise, lui imbarazzatissimo ricambiò e abbassando la testo pensò che fosse opportuno ricambiare la presentazione
-Io mi chiamo Davide
-piacere
Dando la mano a Sara paragonò la sensazione a contatto con la pelle della donna rispetto
allo sfogliare fumetti, e preferì decisamente il contatto umano. Lui le regalò il fumetto per il figlio, e ripensando alla scena appena accaduta rise, rise in modo fragoroso come se avesse vinto alla lotteria, era stato un grande ostacolo per lui, ed essere riuscito a superarlo equivaleva a vincere. Sperò infinitamente che tornasse avrebbe trovato il coraggio di invitarla a cena, salvo poi ricordarsi che avesse un figlio. Questa realtà divorò in un attimo qualsiasi illusione avesse scovato in quell'incontro e qualsiasi speranza di condividere un giorno un letto con una donna. Si rendeva conto che non gli sarebbe capitata un'altra occasione del genere, e anche se fosse capitato non avrebbe saputo come comportarsi, amareggiato riprese Superman e lesse fino a sera. Quando ogni speranza sembra persa, Sara di ripresentò al negozio col solito sorriso, e fu accolta in un misto di gioia ed ammirazione dal propietario. Dopo aver girato senza un vero scopo o meta nel negozio ritornò da Davide ed esclamò velocemente senza fermarsi, come se non volesse permettersi di cambiar idea:
-Ti va di uscire con me qualche volta?
Davide si chiese come potesse essere cosi fortunato, trovare una donna estroversa che senza render fatica e preoccupazione all'uomo si propose lei per prima e nonostante le incertezze accettò spontaneamente l'invito.
Per quel Sabato Davide si propose di non nominare mai la parola fumetto durante l incontro con la donna perche non poteva assolutamente permettersi di sbagliare ancora. Aveva colto al volo quell'occasione adesso non gli restava che coltivare la terra donatagli. Rimase a lungo dinanzi allo specchio a guardarsi come per convincere la sua coscienza a dimenticare qualsiasi cosa riguardasse un fumetto, tremò al pensiero di sbagliare. Lei era bellissima. Un vestito rosso, sensuale attillato e leggermente scollata, lasciavano intravedere le sue bellissime gambe. Sapeva di metterlo in imbarazzo, ed era questo il suo obbiettivo.
Si sedettero ad un tavolo in un ristorante notevole. Non aveva idea di come iniziare il discorso, allora tentò di fare chiarezza sulla situazione familiare di Sara.
-Tuo figlio come sta?
-mio figlio?
- non avevi detto di avere un figlio?
-oh... oh gia.. No realmente l ho detto solo per avere un pretesto per entrare nella tua vita
-com è -continuò lei-com è nata la tua passione per i fumetti?
-ti prego, non parliamo di fumetti vorrei davvero poter sapere di più su di te
. Com è abitudine femminile, parlare, chiaccherare senza tregua, riguardo i più svariati argomenti, neanche Sara si asteneva da questa legge, specialmente trattandosi della propria vita.
Davide si limito ad annuire per un po' finche cominciò a prenderci gusto e a partecipare più ardentemente, scoprendo che entrambi i genitori di Sara morirono in un incidente stradale ma che era comunque riuscita a superare quel momento ed ora era alla disperata ricerca di un lavoro dopo il precoce licenziamento. Due cuori soli. Due anime sole. Due labbra sole, che la se sera di quel sabato s'incontrarono. L'ebbrezza di quella giornata esaltarono Davide il quale alla minima schiocchezza rideva e si meravigliava come un fanciullo. Uscirono altre volte. Finchè un sera condivisero il proprio letto a casa di Davide, mai la paura di fallire in lui fu cosi grande. Ma andò bene e verso l'alba Davide guardava fuori dalla finestra scorgendo una fine pioggia che batteva sul vetro e il ritmo tranquillizzava il suo respiro, Sara lo raggiunse ed alle spalle gli chiese, a cosa stesse pensando
-Stavo pensando che oggi, non ho letto alcun fumetto, non accadeva da 30 anni. E sono felice-. Rispose Davide. Altri giorni ed altri incontri videro quelle 2 labbra che non erano più sole, ma a volte la vita fa brutti scherzi. Erano diversi giorni che Sara non rispondeva al telefono. Lui all'inizio pensò stesse cercando un lavoro, ma dopo un po' si preoccupò ed andò a cercarla nel suo appartamento che una volta le aveva indicato. Sali, non impaurito, tutt' altro, sicuro di trovarla, ma persisteva la curiosità del perche non gli rispondesse al telefono. Bussò invano alla sua porta per diversi minuti, e nel momento in cui si stava arrendendo s'imbattè in una donna anziana che usciva dall'appartamento opposto
-se state cercando la signora Sara, sappia che è partita-disse
A Davide impaurì quel "signora" , e chiese:
-Sa dove sia andata?
-Non ne ho idea, so solo che è partita 2 giorni fa con il figlio e il marito.
Davide scrollò le spalle senza salutare la vecchia scese rapidamente le scale, e ci mise un po' a rendersi conto di quanto male potesse fare l'amore. Ci aveva creduto. Ci aveva creduto che potesse essere quella giusta, ed aveva creduto anche a lei, e alle sue storie. Pensò che sarebbe stato meglio non incontrarla sarebbe rimasto con i suoi sogni, le illusioni ed i fumetti.
Tornò al negozio, appoggiò i gomiti sulla scrivani e la testa fra le mani, poi si sedette, prese un fumetto lo sfogliò, lo sfogliò , lo sfogliò per il resto della sua vita.
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0 recensioni:
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- grazie, e spero che tu abbia occasione di leggerle.
- comunque ho visitato il tuo sito, davvero molto istruttivo, e credo mi aiuterà nelle mie prossime stesure.
- no, nn sn io
- Sei tu quello su FB fidanzato con Katiuscia?
Se sì, ci sono anch'io.
- Questo un po' l'avevo intuito, però se ti piace davvero scrivere devi essere meno inpulsivo.
La prima stesura è certamente immediata, di getto. Dopo si rilegge, si correggono le incongruenze, si sitema la punteggiatura, si aggiustano le frasi torppo lunghe e/o contorte, si controlla la "consecutio temporum", le parole ripetute spesso e nello stesso periodo.
Aiuta la lettura anche una forma grafica costituita da spaziature fra periodi non collegati al precedente e andare a capo alla fine di un periodo.
Ecc. ecc.
Questi sono consigli da dilettante a dilettante, credo però di avre molti più anni di te e come in tutte le cose, l'esperienza ha la sua parte.
Su questo sito non mi affacciavo più da tempo, come anche su tutti gli altri dove sono registrato, perché spesso ho rilevato una carenza di modestia e l'incapacità di accettare anche piccoli rilievi di tutta evidenza.
Per questo motivo, quando ci riprovo entro sempre in punta di piedi perché non sono sicuro di far bene e ogni tanto i diretti interessati s'impermaliscono, senza, poi, dimostrare, se io abbia errato o meno.
Rilevo che tu non sei afflitto da questo difetto e che accetti di buon grado e comprendi il significato degli appunti che ti ho fatto.
La modestia e l'onestà intellettuale sono un altro motivo perché si riesca a far bene; lo stilema giusto l'architettura sintattica e grammaticale di un brano alla fine arrivano...
Quindi ti faccio i miei auguri e se hai tempo da perdere puoi anche andare sul mio blog dove ci sono quasi tutti i miei racconti, non i libri perché non sarebbe opportuno, per lo spazio insufficiente e... nessuno li leggerebbe.
Ti do l'indirizzo: www. leggisergioracconta. splinder. com (ovviamente ci sono anche i pochi che ho inserito in questo sito.)
Il consiglio è sempre e comunque quello di leggere con attenzione e prender nota di ciò che nella lettura ti piace e delle parole che non conosci.
Basta!
Ora ti saluto.
Ciao Antonio.
- no grazie, apprezzo i tuoi consigli, il fatto è che pecco di pazienza e molte volte sono superficiale nei miei racconti
- Per non andare troppo oltre e sembrare eccessivamente pignolo, mi permetto di fare una chiosa alle frasi iniziali, solo perché tu ci possa ragionare sopra e poi stabilire se ho detto una castroneria o no.
Dicono (non essendoci il soggetto ed essendo una frase d'esprdio, meglio: Si dice... impersonale) -
... innammorato, ma non si trattava di alcun essere umano di qualsiasi sesso. Alcun, basta un... essere umano (essere umano comprende il maschile ed il femminile, quindi, di qualsiasi (generico sembrerebbe che di sessi ne esistano più di due... anche se eh, eh,).
Lui, dai dieci anni in su (poi), ha (non ebbe se l'azione dura ancora). Altrettanto dicasi per i verbi al passato successivi, la parte finale della frase non è ben compresibile.
Egli trascorreva (passava è colloquiale, quasi gergale)
Mi fermo qui sennò ti annoierei.
Ti consiglio sempre di rileggere più volte quello che scrivi prima di stamparlo e fatti sempre venire dei dubbi, approfondendo, quindi, con dei testi adatti:enciclopedia o un buon vocabolario, se il tuo dubbio sia o no fondato.
Per ora ti saluto e, se del caso, ci rileggeremo!
Ci tengo a specificare che questi interventi non sono frutto di spocchia o di supponenza, sono solo consigli di viaggio per affrontare il mar di Letteraria.
Ciao
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