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Mazzacane - cap. V
Dopo la cena in pizzeria Nino accompagna Stefania verso casa. I due, chiacchierando, passeggiano lentamente.
"È incredibile! - dice Stefania - credevo di conoscerti bene dopo tanti anni e, invece, sono bastate poche settimane per scoprire tante dfaccettature"
"Mi trovi davvero tanto cambiato?"
"Sì, e molto anche. Direi che sei in continua trasformazione. Stamattina eri allegro e... sfacciato e stasera, poi, non so.. sei pacato, riflessivo e anche.. come dire.. sicuro di te stesso"
"Per la verità anch'io mi sento diverso stasera"
"È sempre per via del libro?"
"Sì, lo ammetto, quel libro mi sta cambiando"
"Ed anche profondamente. Lo sai, mi piace stare con te stasera"
"Ti scoccio se parlo delle mie ricerche?"
"Al contrario, mi affascina"
"Oggi ho fatto una lunga chiacchierata con Gibbì. Ha detto delle cose che mi hanno fatto riflettere e, non volendo, mi sono sentito coinvolto"
"Su cosa in particolare?"
Abbiamo parlato dell'emigrazione, di quello che è costato in sentimenti, di quandto abbia condizionato i rapporti familiari. Sai, anche la mia famiglia vi è passata ed io nemmeno lo sapevo. Mio padre è morto in Svizzera cadendo da una impalcatura, io non ero ancora nato"
"Perciò sei cresciuto senza neanche avvertire la sua mancanza"
"No, senza neanche avvertire la sua presenza. Il concetto è diverso"
"C'è qualche appunto che riguarda l'emigrazione nei documenti in tuo possesso?"
"In un cereto senso, non proprio edificante, ma vi è qualcosa. Forse più di qualcosa"
"Si tratta di considerazioni politiche?" Sorridendo Nino puntualizza
"Noo, affatto. Si tratta di gestione del potere. Sai cosa sono le vedove bianche?"
"Le vedove bianche? No, mai sentito"
"Erano le mogli degli emigranti, quelle che restavano in paese ad attendere la buona sorte dei mariti. Un'attesa lunga.. troppo lunga per delle donne sole e.. a volte anche indifese"
"Forse capisco cosa vuoi dire. Donne sole e..."
"anch'io redevo di capire la stessa cosa, finchè Gibbì non mi ha chiarito il concetto. Erano solo povere vittime di un sistema in cui tutto era permesso, dove il potente schiaccia il debole e il debole conosce ed accetta il suo destino"
"Ma non è una novità. È sempre stato così. Lo è anche oggi e non cambierà mai. In fondo è una legge naturale"
"Lo so, lo so, ma la trovo ugualmente perniciosa"
"Sei molto pessimista. Sarà perché ancora scosso. Le ingiustizie fanno parte della vita. Oggi almeno i compromessi sono diversi"
"Ma offendono sempre la dignità dell'uomo"
Stefania con un gesto spontaneo gli scompiglia teneramente i capelli. Lui ferma la mano di lei e, accarenzzandole il volto, le confessa finalmente il suo amore e, senza alcuna opposizione da parte sua, la bacia con passione ricambiata.
Qualche giorno dopo, alle dieci e trentuno, in biblioteca, Nino è tutto intento a leggere le pagine sportive di un quotidiano. Gibbì, come un'anima in pena, si aggira sbuffando tra i banchi, infine sbotta
"Che palle! Ma quando si decide a suonare la campanella quel deficiente di Pasquale? Sono le dieci e trentacinque"
"Perché anche tu mangi la merendina nella ricreazione?"
"Perché così sentiamo un po di rumore. Sembra di stare in un cimitero qua dentro!"
"In ogni biblioteca che si rispetti il silenzio è un fattore basilare"
"Ma va! Questo è solo un mortorio. Ogni tanto mi assale il dubbio che la biblioteca è una scusa per dare un senso allo stipendio che ci danno"
"Allora dovresti essere grato all'Amministrazione"
"Almeno venisse qualcuno a portarci una tazzina di caffè. Mi ero illuso dopo quella volta di don Cosimo... Ehi, Nino, ma quello laggiù non è il garzone del bar con un cestino? Sembra diretto qui."
"Sì, illuditi tu! Sicuramente va su dal direttore"
"Se è così perche ha scelto la strada più lunga? Eh no, quello, ti dico, viene proprio qui"
"Ok, ho capito, non ti va che leggo il giornale"
Gibbì non si sbaglia, il garzone, pochi secondi dopo, entra nella sala della biblioteca con due tazzine e un thermos dicendo
"Buongiorno! Caffè per i signori. Lo bevete subito o dopo? Se lo bevete subito mi riporto tazze e thermos indietro"
"Ma chi lo ha mandato?" chiede Nino.
"Che c'è, vai di fretta?" Chiede scorbutico Gibbì.
"Sì, oggi sarà una giornata d'inferno, prevedo che farò avanti e indietro fino a notte"
"Perché?" chiede Gibbì.
"È morto Mazzacane. Mezz'ora fa hanno spalancato il portone del palazzo"
Pur essendo una scomparsa da tempo attesa Nino e Gibbì si guardano sorpresi, dimentichi di sapere chi ha offerto loro il caffè.
Ovviamente fino all'ora di chiusura l'argomento tra i due resta la notizia del decesso e, anche dopo, l'emozione rimane viva. Infatti Nino entra in casa e rivolgendosi alla madre le dice
"Hai sentito la notizia, mà? È morto Mazzacane"
"Sì l'ho sentita. Pace all'anima sua"
"Il paese è in subbuglio. Credo che gli faranno un funerale coi fiocchi, non ti pare?"
"Perché, perché dovrebbero?"
"Beh.. è stato il sindaco per circa trent'anni"
"E allora? Adesso è un morto come tanti altri"
"Mamma che hai, perché sei così scontrosa?"
"Niente, cosa dovrei avere? Ho tanti problemi per la testa che dovrei anche preoccuparmi della morte di Mazzacane. Piuttosto, perché hai fatto così tardi ieri sera? Non hai nemmeno cenato a casa ed erano anni che non lo facevi"
"Ahh, allora è per questo che sei di malumore! Sono stato in pizzeria con Stefania e poi, non erano ancora le undici quando sono rientrato"
"Ma io sono stata in pensiero lo stesso. Potevi anche avvisarmi.. non c'era nulla di male"
"Scusa, me ne sono dimenticato"
"Allora.. lascerai perdere il libro, immagino"
"No, perché dovrei? Mi sono impegnato a scriverlo"
"E a che punto sei? Finora ti ho solo visto leggere e prendere una montagna di appunti"
"Ne ho presi abbastanza da cominciare a scrivere una prima bozza. Comunque non ho fretta"
"Ma ti vedrai ancora con quella ragazza?"
"Ci puoi scommettere mà.. ehi, il libro, comunque, lo scriverò lo stesso"
Intanto Nino assapora una vita nuova e diversa. Di giorno il rilassante impiego in biblioteca in completa armonia con Gibbì, col quale non ha più avuto alcun diverbio, quindi le passeggiate serali con Stefania con la quale il rapporto sentimentale si fa sempre più intimo e, infine, le ore notturne dedicate al libro, rileggendo i documenti e scrivendo appunti su appunti.
Dopo le vicende sessuali dei vari personaggi citati nei primi documenti Nino presta attenzione alle altre sfaccettature del potere di Mazzacane. E questo gli fa dimenticare i quadernetti neri che giacciono avvolti in una cellofhane in fondo a un tiretto della scrivania.
Qualche settimana dopo Gibbì ritorna sull'argomento del libro.
"Nino, è da un po' di giorni che ti osservo e noto in te un cambiamento che mi preoccupa"
"Cioè, che vuoi dire?"
"Non so, psicologicamente sembri a posto. Da quando poi fai coppia fissa con Stefania hai sorale alle stelle, eppure sei sciupato, dimagrito. Fisicamente sembri più maturo, solo non mi spiego gli occhi lucidi che hai, come se avessi la febbre"
"Saranno le ore piccole. Ogni notte faccio le tre"
"Perché non lasci perdere? Ormai con Stefania non dovresti avere più problemi"
"Non so Gibbì, effettivamente ci ho pensato più d'una volta"
"E perché continui, allora?"
"Prima era una sfida con me stesso ora, invece, avverto l'ansia di conoscere il passato"
"Appunto, è solo "passato", che ti frega quando hai un presente davanti e un bel futuro che ti attende?"
"Non mi sono mai occupato del passato e, forse, avrei dovuto. È come dentro di vi sia qualcosa che mi spinge a continuare"
"Ne avrai anvcora per molto?"
"Francamente non lo so. Scrivo e riscrivo pagine su pagine che poi correggo e alla fine mi sembra di stare sempre allo stesso punto"
"Dove in particolare?"
"A Mazzacane. Non riesco a definirlo. È così complesso quel personaggio! A volte mi affascina, per il modo come supera gli ostacoli, così.. così.. come dire.. sbrigativo, determinante, sfrontato, sicuro e inappellabile.."
"Era Mazzacane e basta"
"Un personaggio che ti attira e ti soggioga"
"Mazzacane significa Potere"
"E sapeva gestirlo bene"
Gibbì, con uno sguardo penetrante, commenta lentamente
"Senza alcun dubbio"
La sera stessa Nino e Stefania ritornano in pizzeria e vi si attardano. È quasi mezzanotte quando lentamente s'incamminano verso la casa di lei, mano nella mano.
"Dovremmo andarci più spesso in quella pizzeria, si sta davvero bene" dice Nino.
"Sì è vero, è gente accogliente e simpatica" conferma lei.
"E si mangia pure bene!"
"Me ne sono accorta.. da come hai divorato la pizza"
"Cioè?"
"Se non era buona dovevi avere un arretrato.."
"Divoro il cibo in due circostanze, quando sono felice o quando sono in ansia"
"E stasera com'eri?"
"L'uno e l'altro"
"Sommando quindi...?"
"Vuoi sapere perché sono felice?"
Con civetteria mista a divertimento Stefania sussurra..
"Perché?" sorridendo senza impaccio Nino le risponde..
"Perché sei qui con me. Perché sei bellissima e perché ti amo"
"Che strano.. non me n'ero accorta. E da quando?
"Da domani.."
"E perché sei in ansia?"
La domanda di Stefania fa ritornare Nino serio. Dopo una lunga pausa le risponde..
"Il libro"
"Maledetto libro - sbotta lei - ti sta togliendo la salute. Hai gli occhi lucidi e due borse così"
"Ci sto sopra fino a tardi ma sono a un punto fermo"
"Non me ne hai mai parlato ma cosa c'è scritto in quelle carte?"
"Sono come un diario scritto su fogli volanti, ma con poche date. Quelle sono rimaste nella mente di chi li ha scritti. Riguardano un po' tutto, atti amministrativi, riunioni di partito.. e cose del genere, insomma. E poi.."
Nino s'interrompe, come scosso da una rivelazione. Stefania, incuriosita, gli chiede..
"E poi cosa?"
"Niente, è che solo ora mi è venuto in mente un particolare. A parte qualche documento ufficiale la maggior parte riguarda un arco di tempo di poco più di di una dozzina d'anni. Dal cinquantasette al settanta"
"Sono stati anni particolari per la storia del paese?"
"Direi di no, a parte l'emigrazione massiccia. E indirettamente nei documenti non si parla d'altro"
"Un elenco cronologico di chi è partito?"
"No no, per carità! Storie di posti e di donne"
"Dai raccontami, ora sono curiosa"
"Se vogliamo sono vicende tristi e meschine. Con i mariti lontano da casa alcune mogli si sono date da fare, molte per trovare loro una sistemazione qui in paese. Si sono concesse ai potenti di allora.."
"Mazzacane??" chiede lei impaziente. Perplesso e accigliato Nino le risponde..
"No, lui no. Vero è che alcuni sono stati piazzati da lui personalmente, un paio pagando e altri due o tre per via di mezze parentele ma, stranamente, non vi è traccia di mantenute"
"Peccato" e gli altri chi erano?" chiede lei sempre più morbosa.
"Puoi immaginarlo, i soliti due porconi, don Cosimo il farmacista e don Ferdinando, il barone. Poi c'è una terza persona che non sono riuscito a scoprire, un certo Emme puntato. Doveva essere, dopo Mazzacane, uno dei più potenti. Discreto ma decisamente influente"
"E non hai fatto alcuna indagine? Chissà chiedendo a Gibbi? Lui sa vita e miracoli di tutto il paese"
"Glie l'ho chiesto, ma non ha saputo dirmelo. Dice nìdi non saperlo. È strano, ma a volte Gibbì mi da l'impressione che voglia nascondermi qualcosa"
"Perché non chiedi a tua madre, è piuttosto anziana.."
"Meglio di no, è abbastanza preoccupate per il fatto che mi sto impegnando in questa faccenda"
"La comprendo, lei teme che tu possa farti dei nemici"
"Nemici? E perche? In fondo non li ho scritti io gli appunti e il libro, se non lo scrivo io lo farebbe certamente qualcun altro"
"Ma intanto lo stai facendo tu. Tesoro ti confido che anch'io, quando ci penso, a volte sono preoccupata"
"Suvvia.. davvero lo sei?"
"Si lo sono, o meglio, ora lo sono un po' meno ma prima lo ero di più"
"Come sarebbe che ora lo sei di meno?"
"Te l'ho già detto, ogni giorno che passa ti vedo diverso, più maturo, più sicuro, all'inizio sembravi un pulcino indifeso"
"È il tuo amore a rendermi forte"
"Davvero?"
"Ti amo, ti amo, ti amo immensamente"
Nino l'attira a sé e la bacia, ricambiato con eguale passione. Circa un'ora dopo, in un luogo appartato, si distacca da Stefania e con la mente rivolta all'onnipresente libro le dice..
"È incredibile come quell'uomo abbia gestito un potere quasi assoluto senza un gesto violento. Tra le carte emerge una perconalità controversa. Nessun legame affettivo, nessuna corruzione, nessuna cricca di squadristi, nessun lusso sfrenato, nessuna ambizione, niente di niente. Eppure ogni sua parola era un comando"
"Perché nessuna corruzione? Tu stesso hai affermato che alcuni posti furono comprati"
"Comprati per modo di dire. Era gente benestante, che desiderava un posto tranquillo e di rilievo e, poi, furono più che altro dei finanziamenti al partito"
"Resta sempre un intrigante"
"Eppure non ha fatto del male a nessuno.. Sai un potente come lui il bene non è obbligato a farlo ma il male può farlo volontariamente. Ha solo posseduto una ferrea volontà"
"Così come sta possedendo te anche adesso"
"Ormai è morto!"
"Anche da morto si è impossessato di te, solo che tu non te ne sei accorto"
"Quanto vorrei parlare con qualcuno che lo abbia conosciuto bene al di fuori dalla politica!"
"A che scopo, non bastano i documenti?"
"Ho l'impressione debba esserci dell'altro. Quei documenti sembrano troppo ufficiali e superficiali"
"Allora dovresti cercare qualcuno che lo abbia conosciuto a fondo, magari un vecchio"
Improvvisamente Nino si batte la fronte con la mano ed esclama..
"I quadernetti! Che stupido che sono stato!"
"Quali quadernetti?"
"Nella valigia c'era una busta con dentro due piccoli quaderni neri. Erano strappati a metà, forse con l'intenzione di distruggerli. Poi ripensandoci sono stati conservati. Sono scritti con una calligrafia minutissima. Ricordo di aver letto una mezza pagina prima di conservarli in un tiretto della scrivania. Me li ero dimenticati del tutto. In quella mezza pagina era nominato un certo Rocco, un ortolano in pensione che lavorava per conto di Mazzacane"
"Ma sarà morto da un pezzo!"
"No, è ancora vivo. Quando andai a casa di Mazzacane vidi un cesto con della verdura in cucina e donna Rosaria disse che l'aveva portato il vecchio "Zi Rocco, il nostro ortolano", e ora che ci penso, poco prima che arrivassi, incrociai un vecchio che era appena uscito dal portone"
"Allora devi solo cercare questo Zi Rocco e parlarci"
"Lo farò domani. Ehi, accidenti, s'è fatto tardi! Ti accompagno a casa"
"Non mi pare sia tanto tardi"
"Ma è passata mezzanotte!"
"Hai detto bene "passata" perciò se devi andare a tuffarti nelle tue scartoffie o stare con me, allora scelgo che tu stia con me. Chiaro?"
Nino, ridendo, si lascia sopraffare e, di niovo abbracciati riprendono a baciarsi. Prima di lasciarsi, però, Stefania gli dice..
"Caro, ma non è domani che fa il mese Mazzavane?"
"Sì è domani, perché?"
"Allora diranno una messa. Tu ci andrai, vero?"
"Sì, alle otto nella cappella di famiglia"
"Ti passo a prendere, voglio venirci anch'io"
"Perché? Non lo conoscevi nemmeno!"
"Così, per curiosità. Voglio vedere quante persone ci saranno"
"Come vuoi. Ti aspetto alle sette e mezzo sotto casa"
"No, alle otto meno un quarto tesoro. Ciao, ti amo"
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- Un sospetto si insinua maligno nella mia mente... Piccole frasi come "quando mio padre è morto io non ero neanche nato" o " sono cresciuto senza neanche avvertire la sua presenza"... la madre che non vuole che scriva il libro, forse per paura che scopra qualche sconvolgente verità... l'accenno alle vedove bianche... Non sarà che Mazzacane... no, meglio non dire niente... per non sciupare la sorpresa o per non rischiare di aver preso una cantonata! Chi vivrà, vedrà.
Anonimo il 15/04/2011 11:49
ci stai tenenedo col fiato sospeso Michele!
per fortuna intanto Nino si è dichiarato... era ora!!!
mi è proprio simpatico!!! però la madre è un po' troppo rompi eh
Anonimo il 14/04/2011 21:00
Quella delle vedove bianche è stata una piaga sociale e infastidisce un po' la prima reazione di Nino. Poi proseguendo la lettura ci si rende conto che è giusto così, che in questo modo il racconto è più realistico. Sì, però usa il correttore ogni tanto
Anonimo il 14/04/2011 20:10
Mi convinco sempre più che va a finire in un bagno di sangue. magari mi sbaglio... povera Stefania, non vorrei che restasse senza fidanzato!... ciaociao, Michele, la storia è appassionante e ben scritta, refusi esclusi... ahahah...
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