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Guia
" E il nostro dolore sia alleviato dal sapere che quest'anima ha raggiunto la casa del Signore, e che accanto a Lui essa ora sorride..."
Una lacrima incandescente le scese prima lentemente poi sempre più rapidamente lungo la guancia fino a raggiungere e a fermarsi ad un lato della bocca. Laura fu contenta che piovesse e che quella lacrima probabilmente non poté essere vista.
Le castagne cadute a terra splendevano come piccoli globi accesi in mezzo al ghiaino rimasto opaco mentre più in alto gli ombrelli aperti formavano una coltre scura che ondeggiava lentamente a mezz'aria.
Tutte quelle zie venute da lontano a salutare sua madre sarebbero ripartite quella sera stessa o al massimo la mattina dopo. Alcune di loro gli avevano detto che, se aveva bisogno, un piatto di minestra gli sarebbe stato dato. Laura aveva arrossito a quelle proposte e aveva risposto che non faceva niente e che pensava che se la sarebbe cavata. E loro non avevano insistito.
Alcune di queste zie erano state presenti durante l'infanzia di Laura. Una in particolare, Guia, aveva vissuto a casa sua per diversi anni quando era ragazza, perché era venuta in quella città per lavorare con sua madre ed era certa che non si sarebbe sposata.
Sua madre diceva talvolta di Guia che non era molto intelligente e che al lavoro doveva spesso aiutarla per non farle fare brutta figura. Laura soffriva nel sentire questi commenti. Guia, è vero, era un po' come una bambina mai cresciuta. Dopo le scuole dell'obbligo non era più riuscita ad andare avanti e il padre gli aveva fatto fare un corso di dattilografia, corso che poi le era servito per entrare nell'ufficio della sorella.
Quando Laura aveva pochi anni, Guia, seduta per terra e con le gambe incrociate, amava tenersela per ore tra le sue gambe, nella sottana che formava come una culla. E la faceva giocare con i bambolotti o la induceva a ridere a crepapelle, facendole le smorfie o il solletico sotto le ascelle o i piedi nudi. Laura avrebbe sempre ricordato il calore delle sue cosce e il profumo di lavanda della sua sottana. Le vennero in mente anche quel giorno, nonostante quella pioggia freddina e quell'odore di foglie marcite nell'acqua, e volse così lo sguardo a Guia che se ne stava con un'aria vergognosa un po' in disparte, ma non lontano da suo nipote, il fratello di Laura, il quale pareva invece che da quel momento non avrebbe più cessato di piangere.
Quando passarono vent'anni da quel giorno, a Laura, che aveva due gemelli maschi ormai grandicelli, venne in mente di chiamarla per telefono. Erano un paio di anni che non la sentiva. L'ultima volta che l'aveva fatto, Guia era andata da poco in pensione. Aveva potuto farlo perché la bambina che accudiva da anni si era fatta grande e si era messa a lavorare non gravando più sul suo stipendio di dattilografa. Quella bambina non l'aveva avuta in adozione né in affidamento perché non essendo sposata la legge non glielo concedeva: tuttavia la sua vera madre, una donna divorziata che andava sempre in giro nella regione con il suo banco da mercato, gliel'aveva lasciata volentieri, accontentandosi di venirla a trovare di tanto in tanto. Dopo essere andata in pensione Guia si era accorta però che la rendita mensile dello stato era troppo bassa per poter tirare avanti anche da sola, e aveva dovuto rimettersi a lavorare, andando a fare le pulizie da una signora sua vicina di casa.
Durante quell'ultimo incontro telefonico Guia le disse anche, e chissà perché aveva sentito il bisogno di farlo dopo tutti quegli anni, che quando Laura e suo fratello erano piccoli, ella aveva sempre avuto un debole per Laura, per il suo modo di rispondere alle intemperanze del fratello, ossia per quel suo ritirarsi in disparte senza piangere ma chiedendo in qualche modo aiuto con il silenzio e lo sguardo, e per il suo modo di rimanere incantata per ore di fronte alla finestra del terrazzo, quando il sole del pomeriggio si abbassava da una parte e con la sua luce faceva emergere dai vasi i gerani rossi di sua madre, avvolgendoli prima in una calda trasparenza e poi pian piano oscurandoli. Ma naturalmente, aveva tenuto a dirle, questa sua preferenza non aveva potuto mai manifestarla, perché una brava zia queste cose non può farle.
Quel giorno la società dei telefoni rispose meccanicamente che il numero di telefono di Guia non esisteva. Laura rimase un po' perplessa, poi andò a guardare in internet per sapere se Guia avesse cambiato città, ma non fu così, il suo nome non risultando da nessuna parte.
Nei giorni seguenti pensò di rintracciare qualcuna delle altre zie per avere notizie, ma non le aveva sentite dal giorno che aveva salutato sua madre e pian piano quel pensiero si affievolì fino a scomparire.
Quando raggiunse i settant'anni Laura si convinse che Guia a quel punto dovesse essere senz'altro morta e trascorse i suoi ultimi anni nella consapevolezza che i ricordi della sua giovinezza o meglio le persone che l'avevano popolata e amata erano tutte finite in qualche angolo della sua mente, la qual cosa se da una parte le dava conforto, perché ormai nulla ella poteva fare per poter interagire veramente con loro, dall'altra le procurava un senso di angoscia e di soffocamento in quanto il giorno che ella avrebbe chiuso definitivamente gli occhi, come poi fu di lì a poco, quelle persone sarebbero scomparse dagli occhi di tutti per sempre.
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- Scorrevole e lineare, in poche parole ben scritto. Sul contenuto?.. struggente!
Bravo, letto volentieri.
Ciao
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